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La Fondazione Orestiadi e il Museo delle Trame del Mediterraneo.

Nel documento La Sicilia un museo a cielo aperto (pagine 55-62)

Capitolo secondo

RIQUALIFICAZIONE ATTRAVERSO L'ARTE: TRE ESEMPI DI RIGENERAZIONE URBANA IN SICILIA

2 Rinnovamenti in Sicilia grazie all’arte contemporanea.

2.3 La Fondazione Orestiadi e il Museo delle Trame del Mediterraneo.

Le Orestiadi di Gibellina, si svolgono ogni estate dal 1981, fondate da Ludovico Corrao, sono un festival internazionale con manifestazioni di teatro, musica, arti visive, spettacoli, concerti e mostre che negli anni hanno incluso la presenza di artisti, attori, musicisti e registi. Nascono con l‟intento di essere un‟iniziativa per la rinascita culturale e del territorio dopo il catastrofico terremoto nella Valle del Belice del 1968. Le rappresentazioni si svolgono presso il Baglio Di Stefano o al Cretto di Alberto Burri. “Per celebrare la rifondazione della città e segnare l‟alba di un destino tutto da riscrivere, sulle rovine della distrutta Gibellina, Ludovico Corrao ripropone la recita Orestea di Eschilo ideata da Emilio Isgrò: un vigoroso messaggio di rinascita culturale per tutti i popoli minacciati dai sismi della storia e dai non meno potenti terremoti di civiltà operati dalla guerra.” 82 La tragedia è stata riscritta e reinterpretata da Isgrò in modo tale da poterla adattare a Gibellina. Cosi come tantissimi altri artisti si sono occupati di cambiare e mettere in atto la scenografia delle varie rappresentazioni teatrali. Sono state create delle grandi macchine sceniche da Arnaldo Pomodoro che hanno trovato la loro collocazione all‟interno del contesto urbano e ambientale di Gibellina, assumendo successivamente il ruolo di scenografia fissa. L‟artista Arnaldo Pomodoro si occupa di realizzare vari opere e in occasione della rappresentazione teatrale della tragedia di Didione, regina di Cartagine, del 1986, ancora una volta si mette in gioco attraverso la creazione dell‟Aratro.

La scelta di questa macchina scenica, non è per nulla lasciata al caso. L‟Aratro acquisisce un valore simbolico legato al contesto nella quale è inserita ovvero agricolo e alla storia di esso e dei suoi abitanti. Lo stesso Pomodoro afferma “L‟Aratro ha per me un più alto valore di attività e di dimora. Mi è venuto in mente di fondere e di identificare la struttura abitativa con lo strumento stesso di lavoro e di produzione. In questa mia scelta vale anche l‟uso dell‟aratro per segnare il territorio che è sempre stata un‟operazione fondamentale della storia dell‟uomo”. Una volta terminato lo spettacolo teatrale, l‟aratro è stato posto al confine estremo della città, a sottolineare il limite perimetrale di Gibellina.

Dal 1992 le Orestiadi sono organizzate dalla Fondazione Istituto di Alta Cultura Orestiadi. Il sindaco Corrao è stato presidente dal 1992 fino al 2011 anno della sua scomparsa. Oggi Alfio Scuderi è il direttore, mentre il direttore Sezione "Arti Visive" è il noto critico d‟arte Achille Bonito Oliva.

56 La Fondazione ha anche una sede presso il Palazzo Bach Hamba, nella Medina di Tunisi, con lo scopo di estendere un dialogo tra le culture del Mediterraneo.

La Fondazione ha sede nel complesso del Baglio di Stefano, ex masseria, quindicambia la destinazione d‟uso del Baglio, da masseria a edificio pubblico adibito ad attività culturali, si trasforma in uno spazio espositivo all‟aperto, ed espone opere di grande interesse artistico. “Le opere documentano la permanenza degli artisti a Gibellina e il loro contributo per il progetto di ricostruzione della città, sono in mostra le macchine di Arnaldo Pomodoro per le Orestiadi, le opere degli artisti della Transavanguardia italiana (Paladino, Cucchi, Germanà), di quelli di Forma Uno (Consagra, Accardi, Dorazio, Turcato; e tra le tante testimonianze quelle eclatanti di Beuys, Matta, Corpora, Isgrò, Schifano, Rotella,)”.83 Mimmo Paladino, tra gli artisti più noti della Transavanguardia italiana, un movimento teorizzato da Achille Bonito Oliva come reazione all‟arte concettuale degli anni settanta, nel 1990 in occasione delle Orestiadi realizza un‟opera di fama internazionale Montagna di sale. Creata come scenografia per l‟opera teatrale La sposa di Messina di Friedrich Schiller, diretta da Elio de Capitani, è una montagna bianca fatta in sale, vetroresina e pietrisco alta quindici metri con trenta cavalli neri disposti in maniera varia o coricati o in piedi, realizzati in legno. Il sale simboleggia l‟aridità, in relazione ai sentimenti di odio e di antagonismo dei personaggi dell‟opera teatrale, mentre il fuoco, con cui sono stati anneriti i cavalli con la pece, rievoca la purificazione.84 Il cavallo è un animale ricorrente nelle opere di Paladino ed è un omaggio nei confrontidi Don Chisciotte di Cervantes; i cavalli appaiono non nella loro unità ma come parti di una totalità oramai impossibile: una distesa di rovine, che sembrano affiorare da un deserto senza increspature.85

L‟artista ha utilizzato 250 tonnellate di sale, una materia prima reperibile direttamente in loco sia a Mazzara del Vallo che a Trapani. Nel 1996 la montagna è stata cosparsa da una colata di cemento, quest‟ultimo è un elemento presente in altre opere dislocate nel paese, scelto appositamente per instaurare un dialogo con gli altri interventi. Purtroppo con la colata di cemento si elimina la lucentezza e luminosità di cui prima era portatrice.

È stata realizzata una riproduzione dell‟opera esposta nel 1995 in Piazza del Plebiscito a Napoli e nel 2011 in piazza Duomo a Milano in occasione dei 150 anni dell'Unità d'Italia,

83 Tratto da http://www.fondazioneorestiadi.it/fondazione/

84 Tratto dal sito La montagna di sale di Mimmo Paladino, Gibellina Over View, 17 marzo 2019, http://sicilygibellina.altervista.org/la-montagna-di-sala-di-mimmo-

paladino/?doing_wp_cron=1569840230.8897409439086914062500

85 Tratto dal sito La montagna di sale di Mimmo Paladino, Gibellina Over View, 17 marzo 2019, http://sicilygibellina.altervista.org/la-montagna-di-sala-di-mimmo-

57 cercando di creare una connessione geografica tra Nord (Milano), Centro (Napoli) e Sud (Gibellina).

Mimmo Paladino, Montagna di sale, Gibellina, 1996.

Il critico d‟arte Achille Bonito Oliva direttore delle “Arti Visive” della Fondazione ha pensato a un progetto che riguarda un soggiorno creativo per artisti di diversi paesi a Gibellina, o Tunisi, in modo tale da portare a contatto diretto l‟artista con i giovani del posto. Come afferma lo stesso critico “emerge un ventaglio di stili, tecniche e materiali, portatori tutti di una creatività tesa a cogliere anche lo spirito del nostro tempo. Un modo di approfondire un genius loci che è frutto di un‟ampia dialettica tra l‟antropologia esistenziale dell‟artista e quella riguardante la geografia del posto”.

Molti artisti lasciarono come omaggio a Corrao, disegni, dipinti e sculture. Proprio a casa di Ludovico Corrao, nei pressi di Alcamo, nel 1972 Pietro Consagra crea i cancelli d‟ingresso e un tavolo in marmo. Il tavolo e i cancelli di Consagra si trovano esposti adesso negli spazi esterni della Fondazione Orestiadi a Gibellina.

Sempre nel Baglio di Stefano sorge il Museo delle Trame del Mediterraneo istituito da Ludovico Corrao nel 1996, nasce dall‟unione di ricerche, donazioni da parte di Corrao e di acquisizioni, risultato d‟incontri, dibattiti, studi e seminari promossi dalla Fondazione Orestiadi. Il primo nucleo della collezione permanente del museo è rappresentato dalle opere raccolte insieme dal senatore Corrao. Afferma Corrao: “ho vissuto l‟arte contemporanea direttamente insieme agli artisti dei quali ho un magnifico ricordo anche per un rapporto personale e affettuoso. In particolare ricordo Carlo Levi e Guttuso, il maestro Corrado Cagli, Basaldella e tutta la corrente dei siciliani di “Forma Uno”, Pietro

58 Consagra, Carla Accardi, Sanfilippo. Era un rapporto di conoscenza, di amicizia e di riconoscimento da parte mia nei confronti di questi artisti che rompevano con la vecchia tradizione e sfidavano il mondo pur dichiarandosi marxisti. Questo era il nocciolo artistico ma anche in qualche modo politico, questo bisogno della libertà che per me, indipendente di sinistra, evidentemente aveva un grande valore. Così ho preso molte opere di questi artisti che poi ho donato al museo”.86

L„intento del museo è di realizzare un luogo che fosse in grado di dare spazio alla cultura del territorio, ma anche un posto dell‟accoglienza e della pace fra i popoli del Mediterraneo. “Il museo ritrae un inedito modello espositivo, poiché distingue e mostra opere e manufatti, che sono la materializzazione di diversi linguaggi artistici ma anche di manifestazioni della vita che vanno dal simbolico all‟abbigliamento quotidiano; il valore intrinseco di tale principio espositivo è quello di mostrare la coesistenza e la continuità di forme e segni appartenenti a diverse culture e differenti linguaggi”.87 Caratteristica fondamentale del museo è la coesistenza dei segni del passato nel presente, dell‟arcaico nel contemporaneo, dell‟arte classica nell‟avanguardia, accostando manufatti che sono espressione della creatività umana, uniti dal filo conduttore costituito dai colori e dai segni dell‟area europea, africana, asiatica e mediterranea. Il Museo delle Trame Mediterranee raccoglie costumi, gioielli, tessuti d‟arte, ceramiche e manufatti della cultura materiale dei popoli e culture dell‟area mediterranea: Sicilia, Egitto, Tunisia, Palestina, Marocco, Albania. “Il termine “trame” riassume l‟aspetto reale ed essenziale dei decori presenti nelle varie classi di materiali esposti che, come per incanto, dialogano tra loro riesumando i fosfeni della nostra immaginazione menandoci come in un tappeto volante tra le varie mete del variegato ricamo culturale del Mediterraneo e, più in generale del vasto mondo euro- afro-asiatico”. 88

Il Museo è suddiviso in due grandi sezioni le Arti Decorative e le Arti Contemporanee, la prima include le ceramiche, la collezione tessile e i gioielli, l‟altra è un percorso espositivo che mette a confronto contaminazioni linguistiche, stilistiche e culturali, in una sintesi armoniosa e complessa della cultura contemporanea. Il percorso espositivo delle arti decorative comprende una raccolta di abiti, tappeti, reperti, manufatti, ceramiche classiche e moderne provenienti prevalentemente dal Maghreb, dal Vicino Oriente e da altre aree del Mediterraneo. Il percorso si suddivide in due sezioni il “Segno” e la “Forma”. “Nella prima

86 Ludovico Corrao, intervista rilasciata all‟A. nel maggio 2010, Gibellina. 87 Tratto da http://www.fondazioneorestiadi.it/museo/

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Gibellina e il Museo delle Trame Mediterranee, Storia e Catalogo ragionato a cura di Orietta Sorgi e Fabio Militello, Palermo, CRICD, 2015, p. 47.

59 è possibile leggere, attraverso l‟accostamento degli oggetti di diversa provenienza e di differenti periodi l‟evoluzione dei principali motivi decorativi che hanno caratterizzato lo sviluppo dell‟arte e dell‟artigianato mediterraneo. I motivi dell‟arabesco, della scrittura e della pseudo scrittura, delle geometrie intrecciate, diffusi in Occidente dagli arabi, sono utilizzati come chiave d‟interpretazione per una lettura intrecciata dei caratteri che uniscono o che univano i popoli del Mediterraneo. Nel confronto tra oggetti di differente provenienza, periodo ed uso, si sono cercati i tratti comuni ed i percorsi storico artistici paralleli, con la possibilità di leggere la permanenza dei motivi decorativi nel tempo, le loro evoluzioni e varianti nelle differenti culture e periodi. Ne sono un esempio, in una delle sale, il raffronto degli arabeschi delle ceramiche di Caltagirone e Trapani del XVI secolo con i Kaftan marocchini del XIX secolo ed i costumi della corte albanese e le geometrie intrecciate delle piastrelle maiolicate per esterni tunisine del XIX secolo ed i mosaici delle cattedrali normanne siciliane del XII secolo”.89 La Sicilia è stata al centro di un sorprendente circuito di commercio mediterraneo nella storia dell‟arte tessile. La vasta collezione comprende tessuti di produzione popolare e aulica, abiti e costumi, tele e drappi, arazzi e tappeti provenienti prevalentemente dal Maghreb e dal Vicino Oriente e da altre aree del grande spazio mediterraneo. Il Museo conserva al suo interno dei drappi disegnati dagli artisti contemporanei e realizzati da ricamatrici locali. Questi manufatti tessili di forma rettangolare riproducono il lungo e stretto arazzo di seta, che aveva uno scopo devozionale, che si conduceva per le strade in occasione della festa di San Rocco. La seconda sezione delle “Forme” è composta da ceramiche siciliane arabe e spagnole del XIX secolo. “Il nucleo più cospicuo della collezione archeologica è costituito dalle ceramiche dello stile di Partanna e Naro riferibili all‟antica età del bronzo. Sono così denominate dalle due località dell‟agrigentino e del trapanese, dove sono stati rinvenuti numerosi corredi tombali con ceramiche peculiari”.90 La collezione comprende anche alcuni vasi attici a figure nere e rosse. Tra i vasi attici a figure rosse il cratere a calice della seconda metà del V a.C; sono esposti i buccheri, vasi di colore nero o grigio scuro tipici vasi etruschi. La collezione di maioliche e di terrecotte comprende un centinaio di pezzi databili tra il XIV e il XX secolo, provenienti dalla Sicilia e da alcuni paesi che si affacciano sul Mediterraneo. “Percorrendo le sale si percepisce immediatamente l‟impegno di Ludovico Corrao di volere creare una raccolta con l‟obiettivo di promuovere la diversità

89 Gibellina e il Museo delle Trame Mediterranee, Storia e Catalogo ragionato a cura di Orietta Sorgi e Fabio Militello, Palermo, CRICD, 2015, p. 97.

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Gibellina e il Museo delle Trame Mediterranee, Storia e Catalogo ragionato a cura di Orietta Sorgi e Fabio Militello, Palermo, CRICD, 2015, p. 104.

60 culturale, di innescare e favorire processi di dialogo e scambio dei cittadini e del territorio, di realizzare insomma quello che oggi gli addetti ai lavori chiamano il “museo relazionale”, ovvero il passaggio dalla concezione del museo santuario della raccolta del sapere e dei suoi oggetti a quella del museo come luogo di educazione “civile” oltreché di godimento culturale”.91 La collezione di arte contemporanea si è costituita grazie alla donazione di Ludovico Corrao e alle acquisizioni effettuate attraverso innumerevoli laboratori e mostre. La collezione è distribuita negli spazi esterni, nel granaio e negli edifici centrali del Baglio Di Stefano, dove è esposta la raccolta del Museo delle Trame Mediterranee con abiti, tappeti, reperti, manufatti, ceramiche classiche e moderne. Particolarmente significativa per l‟identità stessa del museo, è la presenza e l‟esposizione delle opere di Mario Schifano, di Carla Accardi, di Pietro Consagra, di Emilio Isgrò, di Arnaldo Pomodoro: artisti che nel loro contatto con Gibellina hanno lasciato testimonianze creative indelebili. Dichiara Achille Bonito Oliva: “Il Museo delle Trame Mediterranee di Gibellina rappresenta un‟interpretazione corretta ed aperta della storia mediterranea che scorre dalla Spagna, Francia attraverso l‟Italia attraverso i paesi arabi. Questo Museo presenta insieme tracce della cultura alta ed altre di quella materiale, tra fantasia individuale e vivere quotidiano collettivo...lo spazio frontale alle Case di Stefano diventa un contenitore di segni di un‟antropologia culturale fuori da ogni logica egemonica e di supremazia dell‟Occidente sull‟Oriente o del Nord sul Sud”. La collezione si può suddividere in un corpo centrale in cui si trova la collezione di Corrao: i quadri di esponenti storici del Novecento si mescolano ai manufatti decorativi provenienti dall‟area mediterranea. Tra le opere, si segnalano quelle di Lia Pasqualino Noto, Fausto Pirandello, Filippo De Pisis, Ottone Rosai, Fiorenzo Tomea e Renato Guttuso e l‟altro spazio dedicato ai lavori del gruppo Forma 1, con i dipinti di Carla Accardi, Piero Dorazio, Giulio Turcato e le sculture di Pietro Consagra. In seguito opere di Mario Schifano, Franco Angeli, Tano Festa e Mambor. La raccolta include anche l‟esperienza della ricerca visiva degli anni Settanta e Ottanta con opere di Alighiero Boetti, Toti Scialoja, Mimmo Germanà, Nunzio, Rocco Genovese, Joseph Beuys, Antonio Corpora, Sebastian Matta; degli esponenti dell‟arte verbo-visiva, Emilio Isgrò – che ha riscritto per le Orestiadi la trilogia di Eschilo – e Luca Patella; dei concettuali, Alfonso Leto, Nino Longobardi, Bruno Ceccobelli, Krzysztof Bednarsky, Crescenzio Del Vecchio Berlingeri.92 Il granaio include non solo

91 Gibellina e il Museo delle Trame Mediterranee, Storia e Catalogo ragionato a cura di Orietta Sorgi e Fabio Militello, Palermo, CRICD, 2015, p. 112.

61 opere degli artisti che provengono dal mediterraneo ma anche dell‟Africa del Nord come Algeria, Tunisia, Senegal. All‟interno si possono ammirare inoltre le macchine sceniche realizzate da Arnaldo Pomodoro.

Arnaldo Pomodoro, Macchine sceniche, Museo delle trame del Mediterraneo.

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Nel documento La Sicilia un museo a cielo aperto (pagine 55-62)