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Il Grande Cretto di Alberto Burri.

Nel documento La Sicilia un museo a cielo aperto (pagine 51-55)

Capitolo secondo

RIQUALIFICAZIONE ATTRAVERSO L'ARTE: TRE ESEMPI DI RIGENERAZIONE URBANA IN SICILIA

2 Rinnovamenti in Sicilia grazie all’arte contemporanea.

2.2 Il Grande Cretto di Alberto Burri.

Invitato dal sindaco Ludovico Corrao, il grande artista Alberto Burri (1915-1995) lascia un ricordo indelebile alla città di Gibellina e non solo. “Alberto Burri è l‟artista italiano, insieme a Lucio Fontana, ad aver dato il maggior contributo italiano al panorama artistico internazionale di questo secondo dopoguerra; la sua ricerca artistica è spaziata dalla pittura alla scultura avendo come unico fine l‟indagine sulle qualità espressive della materia. Ciò gli fa occupare a pieno titolo un posto di primissimo piano in quella tendenza che viene definita informale”.76 Alberto Burri si laurea in medicina nel 1940, ma è subito travolto dagli eventi bellici e nel 1944 è prigioniero di guerra in un campo di concentramento del Texas. È forse l‟esperienza della prigionia a far maturare in lui il desiderio di accostarsi alla pittura che una volta liberato, inizia a praticare a tempo pieno. Subito dopo la guerra Burri si trasferisce a Roma, dove ha modo di avvicinarsi agli ambienti dell‟avanguardia informale, interessandosi alle problematiche della materia che costituiva, insieme al gesto, uno dei principali temi conduttori della poetica informale.

Alberto Burri racconta, nel 1995 anno della sua morte, come nasce l‟idea di creare il Cretto di Gibellina: “Andammo a Gibellina con l‟architetto Zanmatti il quale era stato incaricato dal sindaco di occuparsi della cosa. Quando andai a visitare il posto in Sicilia, il paese nuovo era stato quasi ultimato ed era pieno di opere. Qui non faccio niente di sicuro, dissi subito. Andammo a vedere il posto, dove sorgeva il vecchio paese. Era a quasi venti chilometri, ne rimasi veramente colpito. Mi veniva quasi da piangere e subito mi venne l‟idea. Ecco io qui sento che potrei fare qualcosa. Io farei così: compattiamo le macerie che

52 tanto sono un problema anche per voi, le armiamo per bene e con il cemento facciamo un immenso cretto bianco, così che resti un perenne ricordo di quest‟avvenimento”.77

Prosegue dicendo “faremo un grande cretto, un sudario di blocchi di detriti del paese, che ripeta la pianta stradale di Gibellina. Sarà un'opera monumentale, per raccontare il dolore a chi non c'era e non dimenticare”.78 Nasce l‟esigenza di salvaguardare la memoria dei cittadini, per far fronte al dolore, alla tragedia e al lutto che ha colpito Gibellina e la sua identità. L‟opera site specific iniziata nel 1985 si conclude incompiuta nel 1989 per scarsità di fondi. Il progetto prevede di ridurre in macerie tutte le vecchie abitazioni, compattate in blocchi tenuti insieme dal filo metallico e poi ricoprirle da una colata di cemento bianco. I blocchi sono 122 alti circa m 1.70 e disposti in modo tale da ricreare la preesistente rete viaria. Le dimensioni dell‟opera sono vaste, ricoprono circa 65.000 metri quadrati di terreno, 30.000 metri quadrati in meno rispetto al progetto originale. Il Cretto occupa circa il 75% dell‟antica città e segue i diversi dislivelli del terreno sulle colline della Valle del Belice. Metaforicamente l‟opera è pensata come un grande lenzuolo funebre bianco, per ricordare e commemorare le vittime del terremoto del 1968. Con Burri le macerie del centro abitato hanno assunto una nuova forma, cementificate e trasformate nell‟opera di Land Art più grande del mondo. “Il Cretto di Gibellina di Burri non è solo un gesto umanissimo di pietas. Non si limita a commemorare poeticamente una tragedia”, commenta Massimo Recalcati, autore del libro Alberto Burri, Il Grande Cretto di Gibellina, “esso mostra il valore profondo che accompagna l‟azione dell‟arte in quanto tale: la morte non è l‟ultima parola sulla vita, la forma dell‟opera salva il mondo dal puro orrore”. Altra caratteristica importante del Cretto è la deteriorabilità, giacché il cemento a contatto sempre con gli agenti biologici o atmosferici quali vento, pioggia, sole e temporali tende a cambiarlo costantemente, infatti, il Cretto di Gibellina non è più di colore bianco ma è diventato negli ultimi anni di colore grigio; inoltre, per volontà dell‟artista sono stati lasciati fuori dai blocchi dei ferri e di conseguenza sono nate delle crepe e fessure. L‟opera non è adeguatamente tutelata e salvaguardata, le cause del degrado sono molteplici, alle cause intrinseche della natura del progetto si sono aggiunte l‟incuria e la mancanza d‟interventi manutentivi,nelle fessure è penetrata l‟acqua che ha portato alla formazione di vegetazione infestante e patina biologica. Purtroppo, si evidenzia un netto distacco di

77 Stefano Zorzi, Parola di Burri. Pensieri di una vita, Mondadori Electa, 2016. 78

Cretto di Gibellina. Memoria dimenticata [online], inchiesta a cura di M. Cappello e G. Di Girolamo, in “R‟E Le Inchieste”, periodico del gruppo editoriale La Repubblica-L‟Espresso, con un commento di Tomaso Montanari. Disponibile all‟indirizzo:

https://inchieste.repubblica.it/it/repubblica/rep-

53 trent‟anni tra un cantiere e l‟altro, a causa dell‟interruzione dei lavori nel 1989, l‟opera è rimasta incompiuta sino alla realizzazione avvenuta nel 2015, il bianco si può ammirare nei nuovi blocchi che sono stati aggiunti a completamento dell‟opera mentre l‟opera creata precedentemente è di colore grigio scuro. Accanto al Cretto si possono ammirare i resti di un rudere diventati una tela per street artist. Sui muri della casa disabitata sono visibili le opere di NemO‟s e Collettivo FX, i dipinti si integrano perfettamente con il paesaggio: il volto del sindaco Corrao, disegnato dal Collettivo FX, guarda verso l‟opera di Burri. All‟interno di quest‟abitazione distrutta è presente un‟opera che raffigura una ragazza inginocchiata che tiene tra le mani le macerie del traumatico terremoto del 1968.

Inoltre, il 24 maggio del 2019 è stato inaugurato il Museo del Grande Cretto, all‟interno dell‟ex Chiesa di Santa Caterina, voluto dall‟Amministrazione comunale guidata da Salvatore Sutera e ideato e curato dall‟Assessore alla Cultura, Tanino Bonifacio, espone al suo interno fotografie, documentazioni storiche, plastici e proiezioni che raccontano la nascita e la genesi dell‟opera di Burri. “Era necessario immaginare un luogo che spiegasse il significato di quest‟opera, il suo significato profondo”, ha dichiarato Bonifacio. “Il Cretto è un luogo di narrazione e conoscenza dove c‟era vita, oggi c‟è conservazione di memoria: prima era tabernacolo di morte, oggi sacrario che genera vita”.79 Tre percorsi tematici segmentano il museo, Gibellina prima del terremoto del 1968, Dalla tragedia alla rinascita e Nascita del Grande Cretto, il percorso museale si conclude con la proiezione di due opere dedicate al Grande Cretto: quella di Petra Noordkamp, presentata nel 2015 dal Guggenheim Museum di New York in occasione della grande retrospettiva dedicata a Burri The Trauma of Painting, e il cortometraggio Alberto Burri, La vita nell’Arte di Davide Gambino e Dario Guarneri prodotto dal Centro Sperimentale di Cinematografia di Palermo.80 “Completato il Cretto definitivamente nel maggio 2015, si è avvertita la forte necessità di dare uno strumento informativo ai visitatori dell‟opera di Burri”, spiega l‟assessore alla Cultura di Gibellina Tanino Bonifacio, “abbiamo così realizzato all‟interno dell‟ex Chiesa di Santa Caterina, che si trova a trecento metri di distanza dal Cretto, un piccolo museo con lo scopo di raccontare la genesi del Cretto: com‟è nato, com‟è stato progettato e realizzato, ho verificato spesso che sebbene molti sappiano che il Cretto è stato realizzato sulla vecchia Gibellina, non sanno però che sotto alle 122 isole del Cretto si

79 Desiree Maida, A Gibellina il Museo del Grande Cretto di Alberto Burri, Blog Artribune 30 maggio 2019, https://www.artribune.com/arti-visive/arte-contemporanea/2019/05/a-gibellina-il-museo-del-grande-cretto-di- alberto-burri/

54 trovano le macerie appunto della vecchia Gibellina”. 81 Per realizzare il museo ci sono voluti sei mesi d‟impegno; un grande lavoro che ha trasformato completamente la chiesa di Santa Caterina in un museo lineare e fruibile per tutti gli ospiti che visitano Gibellina.

Alberto Burri, Grande Cretto, Gibellina, 2015.

Collettivo FX, omaggio a Ludovico Corrao, Gibellina, 2014.

81 Ivi, Desiree Maida.

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Nel documento La Sicilia un museo a cielo aperto (pagine 51-55)