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Forme di partecipazione collettiva: associazionismo e mobilitazione

Parte II I risultati dell’indagine empirica

Capitolo 5 –L’analisi delle interviste

5.4 Socializzarsi a un nuovo sistema politico: l’attivazione nel paese di accoglienza

5.4.1 Forme di partecipazione collettiva: associazionismo e mobilitazione

A seconda del tipo di percorso inclusivo vi può essere più o meno attivismo e la partecipazione politica può dirigersi alla società di accoglienza o alla società di origine, altrimenti a entrambi i contesti. Un elemento caratteristico di tutte e tre le comunità considerate è che chi si attiva nella società di accoglienza tende a prediligere il contesto locale piuttosto che nazionale, in quanto il proprio impegno sembra essere corrisposto a risultati concreti e visibili. Fra le principali forme di attivismo collettivo considerate vi sono l’associazionismo e le forme di mobilitazione. L’associazionismo in questo studio è considerato sia come strumento

di partecipazione sociale sia politica secondo la composizione, gli obiettivi preposti, le modalità di relazione con gli altri attori del privato sociale e le istituzioni locali.

Per quanto riguarda il gruppo tedesco, l’analisi dell’approccio alla dimensione politica appare estremamente interessante. Innanzitutto si può notare la scarsa presenza di associazioni formate da tedeschi a livello Toscano. I dati del Consolato Onorario di Germania indicano che, nella città di Firenze è presente soltanto un’associazione che si occupa di diffondere la cultura tedesca fra i bambini e un istituto di lingua, il Deutsches Institut Florenz. L’associazionismo tedesco fiorentino sembra essere di tipo «culturale» (Recchi 2006) orientato alla diffusione della lingua e alla condivisione di esperienze educative. Vi è l’assenza di uno specifico associazionismo tedesco di tipo «caritatevole», «rivendicativo», «imprenditivo» (Ambrosini 2005) o «missionario» (Recchi 2006) sintomo di un disinteresse nei confronti di questa strategia di partecipazione di tipo etnico. Come per il caso toscano, nel panorama associativo della Comunidad Valenciana non si incontrano associazioni tedesche di tipo solidaristico o rivolte a promuovere l’integrazione dei propri membri, tuttavia è diffuso un associazionismo fra i diversi collettivi di residenti europei (Simóet al. 2006) soprattutto di tipo «culturale», ma anche «imprenditivo». Quest’ultima tipologia è diffusa soprattutto fra i residenti europei in pensione che hanno scelto di vivere nella Comunidad Valenciana per la qualità della vita e il buon clima. Vi è poi la presenza di associazioni di tipo professionale come nel caso della Asociación Hispano Alemana de Juristas che approfondisce alcune tematiche relative agli ordinamenti dei due paesi. Inoltre, come a Firenze, vi è la presenza dell’istituto Fundación Goethe che organizza corsi di tedesco, riconfermando la tendenza ad un basso livello di associazionismo di tipo etnico e, nel caso, a formare associazioni di tipo«culturale».

L’associazionismo etnico tedesco orienta le proprie attività prevalentemente all’interno, con scarsa tendenza alla costruzione di reti con le altre realtà associative o istituzionali presenti nel territorio. Dalle interviste effettuate sembra che i cittadini tedeschi residenti ad Alicante e Firenze si orientino verso forme di associazionismo simili a quelle degli autoctoni, tendenza che denota l’alto livello di integrazione nel tessuto locale. I cittadini tedeschi, al pari degli italiani e degli spagnoli, partecipano ad associazioni ambientali, gruppi di acquisto solidale, organizzazioni sportive e di beneficienza, in particolare, prendendo parte ad un associazionismo di tipo «missionario» e «caritatevole».

Partecipo al movimento animalista e vegan che per me è molto rivoluzionario. Siamo pochi, ma per me sono principi che globalmente sarebbe una rivoluzione globale. Abbiamo contatti con tutta Italia. Qui l’associazione si chiama vivere Vegan. A Roma fanno tante attività se potessi sarei lì tutte le settimane per stare con persone che la pensano come me. Già sono emarginata qui perché non ho figli, se ne avessi avuti avrei avuto contatti con altri genitori, e in più siamo emarginati come movimenti siamo ridicolizzati [cittadina tedesca residente a Firenze].

Da qualche anno faccio parte del Lions un’associazione che esiste in tutto il mondo. Mi hanno chiesto di entrare e l’ho fatto prima era un’associazione in cui si entrava per avere un certo tipo di contatti, ma comunque hanno una mission di beneficienza alle persone socialmente meno servite. Ora questa cosa si sta aprendo ci sono sempre più donne [cittadina tedesca residente a Firenze].

Faccio quello che facevo in Germania. Sono in una ONG che collabora con Amnesty International e gruppi di solidarietà con l’America Latina [cittadino tedesco residente ad Alicante. Traduzione propria].

Differenti le forme di associazionismo fra i cittadini romeni e peruviani che tendono a ricorrere in modo più significativo rispetto ai tedeschi ad un associazionismo di tipo etnico, soprattutto mono-nazionale. Se dai dati del Consolato Onorario della Romania di Firenze vi è la presenza di una sola associazione romena, vi sono però diverse associazioni di stranieri o per stranieri, soprattutto con un obiettivo «caritatevole», che organizzano iniziative per favorire l’integrazione di questo gruppo nel tessuto locale. Inoltre, molte associazioni non sono presenti nei registri del Consolato o della Regione, elemento che conferma l’informalità e la volatilità dell’associazionismo straniero. Nonostante i dati di MOVEACT (2012) segnalino la scarsa tendenza all’organizzazione collettiva da parte dei cittadini romeni, sette intervistati su dieci (di cui cinque ad Alicante e tre a Firenze) dichiarano di far parte di un’associazione romena nel territorio di accoglienza, mentre un cittadino romeno residente ad Alicante ha creato un’associazione di cittadini provenienti dall’Europa dell’Est.

Questo dato deve essere letto alla luce della struttura delle opportunità del contesto di accoglienza: le realtà considerate promuovono l’associazionismo di e per stranieri. Se nel caso di Alicante le istituzioni locali hanno mostrato solo recentemente un interesse verso queste forme di partecipazione alla società (Gómez

Gill 2006), Firenze è tra i capoluoghi d’Italia dove la presenza di associazioni di cittadini stranieri sul numero di abitanti risulta tra le più elevate81. La tipologia associativa presente nelle due differenti città si caratterizza per essere orientata a far conoscere la cultura romena e collaborare nel percorso di inclusione sociale. Vi è la tendenza a costruire network soprattutto con le associazioni locali per quanto riguarda Firenze, anche se non sempre con successo, e con le istituzioni ad Alicante per creare iniziative in favore dei propri membri e favorire una maggiore integrazione nel quartiere. In particolare, l’associazionismo rumeno presente ad Alicante si suddivide in «culturale» e «imprenditivo». Da segnalare la presenza nel registro del Comune di tre associazioni gitane culturali che organizzano incontri e iniziative per promuovere e far conoscere la tradizione gitana agli autoctoni. Nella città di Alicante vi sono, infatti, alcuni quartieri in cui vi è un’elevata concentrazione di cittadini romeni e gitani, contesti ad alta conflittualità sociale, ed in cui il ruolo di questo tipo di organizzazioni può risultare piuttosto efficace.

In merito alle modalità di associazionismo dei cittadini peruviani, l’intervento di Guillermo Qwistgaard, presidente dell’associazione Comunidad Peruana de

Roma, riassume nel modo più efficace la tendenza al creare al costituire attori

collettivi. «Credo che a noi peruviani piace formare associazioni, è qualcosa che abbiamo nel nostro DNA. Sarà lo spirito di rivalsa o di rivincita, di riscattare ideali perduti o perché vogliamo raggiungere qualcosa che in Perù è stato difficile trovare. Sappiamo che dove ci sono peruviani si formano associazioni82». I cittadini peruviani presenti a Firenze ed Alicante hanno una spiccata tendenza all’autorganizzazione in associazioni più o meno formali. Se dal registro della Provincia di Firenze risultano soltanto due associazioni peruviane, la realtà è ben diversa, in quanto vi sono diverse organizzazioni informali che organizzano nel territorio attività ricreative per

promuovere l’incontro fra connazionali. L’associazionismo peruviano è

spiccatamente etnico, anche se vi sono alcune eccezione come nel caso dell’Associazione Humanitaria Americana di Alicante

L’associazionismo peruviano alicantino si suddivide in associazioni con finalità di tipo «missionario» rivolte al proprio paese di origine e associazioni

81Cfr. Rapporto del CNEL, (2001), Le associazioni dei cittadini stranieri in Italia,

<http://www.portalecnel.it/Portale/documentiAltriOrganismi.nsf/0/A7D92AD516647C78C12572410 03D4027/$FILE/ricerca%20corazzin.pdf >.

82 L’intervento di Guillermo Qwistgaard al primo congresso nazionale del CONAPI svoltosi a Roma il

21 settembre 2008 è disponibile alla pagina web:

culturali di stampo etnico. Vi è anche la diffusione di un associazionismo sud americano, anche di tipo caritatevole, a cui partecipano tre intervistati su cinque. L’aspetto interessante è che le sedi delle associazioni di peruviani di Alicante sono dei punti di ritrovo per tutto il quartiere, sia per i membri delle associazioni, sia per individui di altre nazionalità, fungendo da luogo di scambio interculturale.

In seguito alla la notizia del boom economico, in Spagna vennero molte persone proveniente dal Perù, dalla Colombia e dall’Ecuador e non c’erano organizzazioni. C’erano molte persone che non sapevano orientarsi, ad esempio come cercare lavoro o per i documenti. Insieme alla Chiesa del quartiere abbiamo creato l’associazione in cui ognuno può organizzare attività di diffusione culturale [cittadino peruviano residente ad Alicante. Traduzione propria].

In merito all’attivismo collettivo tramite forme di mobilitazione a livello locale, i cittadini romeni si distanziano da questa tipologia di partecipazione, chi ne ha preso parte l’ha fatto nel proprio paese di origine in occasione delle manifestazioni e degli scioperi contro la dittatura comunista e per protestare nel periodo della profonda crisi romena. Solo una intervistata di Firenze fa parte del Movimento Lotta per la Casa e si è resa partecipe all’azione illegale di occupazione di un edificio per problemi di tipo economico. I cittadini peruviani sembrano invece aver preso parte a forme di scioperi e manifestazioni sia con gli autoctoni, che con gli altri stranieri: si ricordi ad esempio le manifestazioni contro il razzismo a Firenze, che ha trovato l’appoggio dell’associazione Comunità Peruviana di Firenze. In merito alle forme di mobilitazione, si conferma la tendenza dei cittadini tedeschi a prendere parte a forme di attivismo al pari degli autoctoni. In particolare, l’aver firmato petizioni o aver partecipato a cortei su alcune tematiche specifiche come il movimento per le donne.

In generale, si può però sostenere che le tre categorie di cittadini analizzate sono maggiormente propense a orientarsi verso forme di partecipazione di tipo associativo piuttosto che a ricorrere a forme di mobilitazione e a prediligere la partecipazione nel contesto locale del paese di accoglienza, anche se, come si vedrà in seguito, il gruppo tedesco mostra interessanti divergenze.

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