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Capitolo 2 L’attivazione politica dei cittadini non nazionali e le sue molteplici forme

2.4 L’affiliazione a sindacati e partiti politic

Tra gli strumenti di partecipazione, vi è la crescita di attenzione per la capacità dei sindacati di incanalare le domande della componente non nazionale. Nei paesi europei, la relazione fra sindacati e non nazionali non è mai stata pacifica,

soprattutto nella prima fase dell’immigrazione post-bellica (Castles e Kosack 1984). Si caratterizza per essere una relazione complessa, composta da molteplici contraddizioni e ambivalenze, in particolare, in seguito alla fase di ristrutturazione socio-economica dei vecchi e nuovi paesi recettori (De Lucas Martín et al. 2008).

Nonostante l’attenzione delle organizzazioni sindacali non sia rivolta all’integrazione civica dei propri membri, ma si relazionano ad essi in termini di lavoratori e di tutela dei diritti, la loro azione sulle questioni inerenti all’immigrazione trascende dal campo strettamente lavorativo. In questo specifico ambito, i sindacati sono dei veri e propri agenti di promozione di percorsi di inclusione sociale. Infatti, le attività sull’immigrazione, in Spagna e in Italia, si

orientano all’informazione, alla negoziazione con le amministrazioni,

all’organizzazione di piattaforme rivendicative, ma anche di sostegno a iniziative di sensibilizzazione. L’azione del sindacato è influenzata dalle trasformazioni strutturali degli ultimi anni in campo sociale ed economico, condizioni che hanno condotto alla perdita di esclusività della figura dell’operaio come soggetto principale dell’azione. I mutamenti a cui ci si riferisce, per annoverarne alcuni, sono la terziarizzazione dell’economia, l’informalizzazione del mercato del lavoro, l’aumento della flessibilità e la diffusa precarizzazione. Queste trasformazioni hanno favorito la nascita dell’interesse nei confronti della componente più fragile della forza-lavoro, tuttavia hanno moltiplicato le problematiche inerenti in generale al settore lavoro.

Nel caso dell’Italia, le organizzazioni dei lavoratori sono presenti nella maggior parte delle arene istituzionali ed extra-istituzionali in cui si affrontano i problemi dell’immigrazione: sono i primi attori collettivi ad essersi fatti carico delle questioni e delle domande dei lavoratori non nazionali già dai primi anni Ottanta, quando vi era un vuoto normativo in tema di immigrazione. La peculiarità del sindacalismo italiano di stampo solidaristico, soprattutto di parte socialista e cattolica, rispetto alla chiusura dimostrata da altre organizzazioni di lavoratori in altri paesi europei, si deve in particolar modo alla connotazione delle migrazioni verso il Bel Paese. I lavoratori non nazionali della prima fase di immigrazione del periodo post-bellico non erano organizzati e si inserivano nelle sacche occupazionali lasciate vuote dagli autoctoni, dunque non rappresentavano una concorrenza rispetto alla forza lavoro (Mottura e Pinto 1996).

Negli ultimi dieci anni, in Italia si registra una significativa crescita del tasso di sindacalizzazione dei lavoratori non nazionali, che assume caratteristiche

differenti a seconda delle aree territoriali, anche se ora si vi è un’attenuazione di questa tendenza. Secondo i dati del Caritas-Migrantes (2012), nelle regioni settentrionali più della metà dei non nazionali attivi nel mercato del lavoro sono iscritti ad un sindacato, in particolare alla Cgil che raccoglie il maggior numero di adesioni40. La Cisl, sembra invece raccogliere adesioni soprattutto nelle isole e nel sud, mentre la Uil nel Molise e nella Basilicata. Il fenomeno della sindacalizzazione si sta estendendo per diverse motivazioni: innanzitutto per l’elevata sensibilizzazione dei sindacati stessi nei confronti dei problemi dei lavoratori non nazionali giustificata, come evidenziato dal Rapporto Inail (2001), dalla loro significativa presenza in quei lavori particolarmente a rischio infortunistico. In Italia i lavoratori non nazionali si caratterizzano per la maggiore incidenza, rispetto agli autoctoni, nelle forme contrattuali a tempo indeterminato, ma si segnala la loro maggiore vulnerabilità economica e sociale. La stessa tendenza non si verifica in Spagna, dove tuttavia vi è una notevole incidenza dei non nazionali nel mercato del lavoro. Tale condizione dipende, in particolare, dalle caratteristiche stesse dell’immigrazione spagnola, ovvero la significativa presenza di non nazionali, soprattutto non comunitari, in età attiva. Come per l’Italia, anche in Spagna i sindacati svolgono un importante ruolo per l’accesso al mercato del lavoro della componente straniera, attiva soprattutto nella militanza operaia. La relazione dei lavoratori con i sindacati è regolare per quanto riguarda il settore dell’accesso al lavoro in termini di uguaglianza dei diritti, sostenuta da una concezione del suo ruolo non in termini di piattaforma di lotta, ma come un sistema differenziato interno alle istituzioni pubbliche: attori a cui è stato delegato dal governo alcune funzioni di gestione del fenomeno migratorio.

Se il sindacato si fa portatore delle domande dei lavoratori non nazionali, che si traducono in sostegno ad iniziative che trascendono il settore specifico del lavoro (De Lucas Martín et al. 2008), i partiti sono ancora in una fase embrionale per quanto riguarda l’attenzione a questa componente della società. In Italia, non si è ancora sviluppato un approccio sistematico al rapporto tra non nazionali e partiti politici, che nel paese sono i principali attori dell’arena politica. La situazione non cambia per quanto riguarda la Spagna, nonostante la campagna elettorale per le elezioni del 22 maggio 2011 abbia posto particolare enfasi sul voto dei comunitari, ma soprattutto dei non comunitari residenti con accordo di reciprocità. Infatti, sono

state le prime elezioni in cui nove nazionalità appartenenti alla categoria dei paesi terzi potevano votare alle elezioni locali. Il Censo electoral, i mass media, i partiti e il mondo dell’associazionismo hanno cercato di sensibilizzare il nuovo elettorato nel tentativo di attrarre il voto straniero41. I partiti politici hanno reclutato tra le proprie file diversi rappresentanti originari di altri paesi: il Partido Popular nella sua campagna elettorale si è definito “el mas multicultural”. Nonostante questo, nel mondo accademico spagnolo non vi è traccia di ricerche approfondite sul tema, ma si limitano a descrivere le normative che regolano il diritto di voto e la presentazione di dati statistici (Cebrián 2011; Ortega Roig 2011).

Gli studi americani sono i più sviluppati sul rapporto tra partiti e non nazionali, anche per la sua caratteristica di nazione da sempre caratterizzata dall’immigrazione. Alcune ricerche si concentrano sul ruolo dei partiti nella strutturazione delle politiche e nell’influenzare la mobilitazione e la partecipazione dei non nazionali (Andersen e Cohen 2005); altri sul loro orientamento politico. I non nazionali sono oggetto di attenzione dei partiti, non solo per il fatto di essere un potenziale elettorato, ma anche perché influenzano la composizione etnica e razziale della popolazione americana. Negli Stati Uniti, attualmente i principali flussi migratori provengono dall’America Latina e dall’Asia: la loro tendenza all’affiliazione è mutevole per una serie di motivi. Innanzitutto, a differenza di altre comunità nazionali, gli americani asiatici e i latino-americano sono per la maggior parte nati all’estero e successivamente naturalizzati dunque la loro conoscenza della politica americana viene acquisita nel momento dell’ingresso nel nuovo paese. In particolare, gli asiatici formano un gruppo altamente differenziato al cui interno vi sono delle notevoli differenze fra gruppi. Quello che unisce il gruppo di non nazionali o naturalizzati asiatici negli Stati Uniti è la scarsa tendenza all’affiliazione partitica. Più di un terzo di coloro che potrebbero esercitare il voto sostiene di non ragionare in termini di partiti politici, tuttavia i partiti Repubblicano e Democratico tentano di reclutare questo gruppo tra le proprie file in quanto potrebbe attrarre un significativo bacino elettorale. I latinoamericani hanno una maggiore tendenza a utilizzare lo strumento partitico come canale partecipativo mostrando la spiccata predilezione per il Partito Democratico (Dunn e Junn 2010).

41 Alcuni esempi sui temi enfatizzati durante la campagna elettorale del 2011, si possono individuare

attraverso la consultazione dei giornali di quei giorni. In questo caso si rimanda alla consultazione di El Pais, uno dei principali giornali spagnoli, in cui il 25 gennaio 2011 figura l’articolo Los extranjeros a voto en las elecciones municipales, entre la ilusión y el desencanto.

Dunque, la crescita di rilevanza dell’immigrazione ha portato a dei cambiamenti anche nella diversificazione dei partiti politici dell’Europa Occidentale; da un lato i partiti possono essere uno strumento per l’inclusione dei non nazionali nell’arena politica e influenzare le decisioni, dall’altro essi possono svolgere un importante ruolo nei partiti al fine di organizzare gli interessi delle proprie comunità di connazionali e attirare un nuovo bacino elettorale. Queste due differenti tendenze possono incrementare le opportunità di partecipazione delle minoranze, ma anche creare nuove tensioni e conflitti derivati dal gap tra la retorica politica e l’azione concreta dei partiti europei (Givens e Maxwell 2012). L’apertura dei partiti verso la componente non nazionale assume la valenza di una vera e propria strategia politica per incentivare la partecipazione alla vita pubblica.

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