Parte II I risultati dell’indagine empirica
Capitolo 4 – Il disegno della ricerca
4.1 Riflessioni preliminar
Quando si parla di immigrati, stranieri, non nazionali, vi è la tendenza a creare un “macro- contenitore” in cui inserire tutti coloro che non fanno parte di quel paese senza distinguere le specificità dei diversi gruppi. Per ovviare a questo problema di tipo concettuale, si è suddiviso l’insieme dei cittadini non nazionali in tre categorie distinguendo fra la dimensione dei diritti formali e sostanziali della cittadinanza (cfr. § 1). Si è visto come l’essere comunitari, neo-comunitari e non comunitari in due paesi dell’Europa mediterranea, appartenenti alla stessa istituzione sovranazionale, può offrire differenti risorse e opportunità di attivazione politica. Un cittadino straniero riveste, infatti, un ruolo differente nella società a seconda della cittadinanza di cui è in possesso in rapporto al quadro normativo vigente all’interno del territorio nazionale in cui ha deciso di indirizzare il proprio progetto migratorio (Zanfrini 2007).
In questa fase del lavoro, il focus dell’analisi si restringe, alla ricerca dei fattori macro e micro che possono incentivare o ostacolare le forme del prendere parte alla dimensione politica della società di accoglienza. La comparazione appare estremamente utile alla ricerca di una teoria locale che possa chiarire il nesso causale fra la cittadinanza e le forme di attivismo che si manifestano in un determinato sistema politico, tenendo sotto controllo le caratteristiche socio-demografiche dell’individuo nella società di accoglienza. La ricerca empirica sarà effettuata in due contesti locali, luoghi in cui è tangibile la presenza dei cittadini non nazionali ed in cui è possibile strutturare dei processi di inclusione (Zincone e Caponio 2006).
Il percorso che ha portato all’elaborazione dell’impianto della ricerca è stato preceduto da una fase esplorativa di analisi di materiale bibliografico e dei dati di sfondo necessari a fornire un quadro di tipo descrittivo dei due territori di indagine (cfr.§ 3). Le informazioni raccolte hanno permesso di scegliere la tecnica di ricerca più idonea agli obiettivi preposti e la sistematizzazione dei temi su cui focalizzare l’attenzione. Le ipotesi di base sono state formulate in seguito alla consultazione degli studi socio-politologici sui fattori che influenzano l’attivismo politico dei cittadini e la letteratura inerente alla dimensione più prettamente politica
dell’immigrazione (Layton-Henry 1992; Ireland 1994; Rex 1996; Morales e Giugni 2011). Si parte dall’idea che la cittadinanza e le risorse tangibili e intangibili possedute dall’individuo influenzino il tipo di attivismo politico. Gli studi sui fattori che giocano un ruolo chiave in merito alle modalità del prendere parte, mettono in evidenza come coloro che si trovano ai margini della società siano meno propensi a partecipare alla dimensione politica (Milbrath 1965; Pizzorno 1994). Milbrath (1965) afferma che gli individui in possesso di un elevato status socio-economico hanno una più spiccata tendenza partecipativa rispetto a coloro che appartengono ad uno status inferiore. Infatti, tali individui sono dotati di quelle risorse che favoriscono un maggior coinvolgimento nelle decisioni di interesse collettivo come il denaro, le competenze, una rete di relazioni che possa favorire la loro propensione a prendere parte. I cittadini non nazionali, a parità di status socio-economico con un autoctono, non godono di tutti i diritti dei cittadini nazionali e hanno una rete di relazioni meno sviluppata nella società di accoglienza. Prendendo in considerazione questa correlazione, si presuppone che i cittadini non nazionali, occupando una posizione non centrale nella società di accoglienza, sarebbero meno attivi a livello politico. Gli indicatori utilizzati da Milbrath per misurare il grado di partecipazione politica70 rientrano in quelle forme di partecipazione di tipo tradizionale. Questo lavoro di ricerca vuole, invece, individuare i differenti tipi di correlazione fra le caratteristiche socio-demografiche e l’attivismo politico, considerando alcune forme di partecipazione tra cui il voto, l’eventuale esperienza di candidatura, l’affiliazione ad attori collettivi quali i partiti, le associazioni, i movimenti sociali.
L’ipotesi di fondo è che a seconda della cittadinanza e della maggiore o minore apertura della struttura delle opportunità politiche di un contesto locale, l’attivazione politica e gli strumenti a cui si ricorre cambiano, oscillando fra diverse forme del prendere parte più o meno istituzionalizzate. In questo lavoro sono state individuate due principali strutture delle opportunità che possono influenzare le modalità di partecipazione politica dei cittadini non nazionali: i diritti individuali di cittadinanza e le opportunità specifiche dei due differenti contesti locali (Gargiulo
70Milbrath (1965) individua come indicatori per misurare il grado di partecipazione politica in un
ordine che va dal minimo al massimo coinvolgimento politico: «esporsi a sollecitazioni politiche; votare; avviare una discussione politica; cercare di convincere un altro a votare in un certo modo; portare un distintivo politico; avere contatti con un funzionario o con un dirigente politico; versare offerte in denaro a un partito o a un candidato; partecipare a un comizio o a un’assemblea politica; contribuire con il proprio tempo a una campagna politica; diventare membro attivo di un partito politico; partecipare a riunioni in cui si prendano decisioni politiche; sollecitare contributi in denaro per cause politiche; diventare candidato a una carica elettiva; occupare cariche pubbliche o di partito»
2008; Caponio e Borkert 2010; Pilati 2010). Si presuppone che a parità di struttura delle opportunità politiche, per i non nazionali in possesso di una cittadinanza in cui vi è un riconoscimento dei diritti formali e sostanziali, le forme di partecipazione siano più vicine a quelle utilizzate dagli autoctoni, come ad esempio la partecipazione al voto, ad associazioni culturali, sportive, ONG l’adesione a manifestazioni: è il caso dei comunitari che vivono in Spagna e Italia. Un primo elemento che spiega questo tipo di coinvolgimento politico è rintracciabile sia nel fatto che i cittadini europei mobili, in generale, sono caratterizzati da un alto livello di educazione rispetto agli altri non nazionali (Braun e Arsene 2009) e provengono da paesi in cui vi è un buon livello di partecipazione politica e una cultura politica democratica radicata71. Inoltre, si distinguono anche per le motivazioni alla mobilità (Santacreu, Baldoni e Albert 2009), che si distanziano da quelle generalmente caratteristiche fra i cittadini neo-comunitari e non comunitari.
Per quanto riguarda i cittadini neo-comunitari e non comunitari, nonostante i primi godano dei diritti formali di partecipazione al voto, dunque si nota una differenza fra le due categorie in termini formali e sostanziali, vi è la tendenza a prendere parte attraverso modalità simili, come ad esempio l’associazionismo di tipo etnico (mononazionale o plurinazionale) con un obiettivo «caritatevole», «rivendicativo», «imprenditivo» (Ambrosini 2005) o «missionario» (Recchi 2006). Secondo l’ipotesi di questo lavoro, ciò si verifica per i cittadini non comunitari anche se la struttura delle opportunità politiche dei contesti di indagine scelti è differente. L’associazionismo fra i non comunitari continua ad essere considerato lo strumento di partecipazione alla società civile più incisivo (Giorgi 2010; Pizzolati 2007; Fennema e Tillie 2004). In Spagna si segnala una maggiore apertura della dimensione istituzionale della partecipazione anche a questa categoria di cittadini, mentre in Italia si è, da oltre un decennio, in una fase di dibattito sulle possibilità di aprire l’arena elettorale locale ai non comunitari residenti. Infatti, le iniziative italiane che sono state sperimentate per favorirne una maggiore inclusione sembrano non aver raggiunto gli scopi prefissati. I fattori che spiegano questo tipo di tendenza
71Ci si riferisce all’index sulla Democrazia (2011) costruito sulla base di cinque categorie: il processo
elettorale e il pluralismo, le libertà civili, il funzionamento del governo, la partecipazione politica e la cultura politica. Le proprietà sono considerate indicatori utili a stimare i livelli di democrazia di 165 paesi. Dai risultati dell’indagine si evince che sono 13 i paesi dell’Unione Europea occidentale che rientrano nella categoria delle full democracy, Stati caratterizzati da una piena e consolidata democrazia. Il rapporto è disponibile alla pagina web:
verso l’utilizzo dello strumento associativo sono rintracciabili, innanzitutto, nella cultura politica della società di origine, in cui si è sviluppato il primo processo di socializzazione: paesi in cui vi è una spiccata tendenza a ricorrere a forme di partecipazione inerenti alla società civile, possono contribuire ad orientare l’individuo verso l’utilizzo di questo tipo di dispositivi nella società di accoglienza. È necessario considerare anche la struttura delle opportunità politiche presente nel contesto di destinazione che influisce in modo significativo sulla scelta degli strumenti. Inoltre, la diffusione dell’ondata di sfiducia che sta contagiando i paesi dell’Unione Europea nei confronti delle istituzioni, sia nazionali che europee, (Eurobarometro 2011)72 incentiva al ricorso a diverse modalità di attivismo più inerenti alla partecipazione civica, che si aggiungono o si sostituiscono alle tradizionali forme del prendere parte quali il voto o il sostegno/affiliazione ai partiti.
Dunque, partendo da queste ipotesi di fondo e dalle informazioni raccolte nella fase esplorativa, si è costruito l’impianto della ricerca individuando la tecnica d’indagine, il campo di ricerca e la selezione dei casi.