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Il Fronte di Liberazione Nazionale

Nel documento Corso di laurea in Scienze storiche (pagine 35-38)

Lo scoppio degli événemets d’Algeria non sancì l’affermarsi di una direzione unica del movimento rivoluzionario. Infatti il FLN impiegò due anni a definire la propria struttura, a reclutare i dirigenti, a istruire la popolazione e a definire le linee guida del movimento, riuscendo a strutturare anche l’Armée de Libération National (ALN), braccio armato del FLN. Il FLN trasse la propria forza dall’essere la risultante dell’incontro di due grandi progetti: quello del movimento socialista e quello della tradizione islamica, in seguito all’adesione in blocco al FLN degli ulema, il movimento riformista religioso fautore della rinascita dell’identità islamica dell’Algeria.

La maggior parte dei dirigenti era composta da deracinés; uomini istruiti che non provenivano dalle campagne, ma che avevano studiato presso scuole francesi, dove avevano appreso gli episodi della rivoluzione francese, arrivando a comprendere come la Francia astratta dei principi universali si opponesse, in realtà, alla Francia esistente, del momento. Una cruda rivelazione che permise loro di rimanere fedeli ai precetti dell’islam, alle consuetudini e alle tradizioni sociali, spingendoli a porsi come obiettivi da perseguire la conquista del paradiso delle origini, sempre più lontano, e la riconquista dei valori e dei diritti prescritti dal tempo che divennero, attraverso la religione, sempre più necessari e possibili da raggiungere. L’indipendenza, evento di capitale importanza, divenne il momento atteso e provvidenziale, il senso dell’avvenire e l’orizzonte concreto del presente47.

45 G. Ch Pignault, «Je crains vraiment que nous ne soyons au fond de l’impasse», “Le Monde”, 10 febbraio 1956, p. 1.

46 J. F., Le remplacement du général Catroux, “Le Monde”, 08 febbraio 1956, p.2.

Il merito storico dei leader che scatenarono l’insurrezione fu quello d’aver sbloccato, attraverso le armi, lo status quo coloniale. Essi stessi affermavano:

«L’assalto generale che il popolo algerino sferra al colonialismo gli apre la strada a una reale liberazione. La fine del colonialismo significa la fine delle vecchie strutture sociali sulle quali poggiava. Amorfe, tenute al margine degli sconvolgimenti della storia, le masse s’apprestano, con uno sforzo eroico che ogni giorno si rinnova, a giocare il ruolo che spetta loro, a costruire con le proprie mani il proprio destino, a diventare fattore storico cosciente che darà alla nazione algerina la sua fisionomia originale48

I nazionalisti algerini si resero immediatamente conto della possibilità di dover combattere da soli la potenza francese, per questo cercarono di estendere i loro contatti internazionali, ed alla lotta armata affiancarono un’azione politica e diplomatica. L’obiettivo era di sensibilizzare l’opinione pubblica mondiale alla causa algerina:

«La rivoluzione algerina, malgrado le calunnie della propaganda colonialista, è una lotta patriottica il cui fondamento è incontestabilmente di carattere nazionale, politico e sociale.

Non è infeudata né al Cairo, né a Londra, né a Mosca, né a Washington.

Si iscrive nel corso normale dell’evoluzione storica dell’umanità che non ammette più l’esistenza di nazioni schiave. Ecco perché l’indipendenza dell’Algeria martire è divenuta questione internazionale e problema chiave dell’Africa del Nord […] Dobbiamo vigilare in maniera sistematica per conservare intatta l’indipendenza della rivoluzione algerina. Si deve neutralizzare la calunnia lanciata del governo francese, dalla sua diplomazia, dalla sua grande stampa, per presentarci come una ribellione artificialmente fomentata dal’estero e priva di radici nella nazione algerina in schiavitù49

Nel corso della guerra contro la Francia, gli indipendentisti istituirono, dunque, una “diplomazia resistenziale” creando una struttura diplomatica e una rappresentanza all’estero che avrebbero continuato ad operare fino al 1962 e che avrebbero permesso di iscrivere la “questione algerina” all’ordine del giorno dell’Assemblea dell’ONU50.

Nell’ottobre 1959, infatti, il drame algérienne era già stato inserito cinque volte nell’ordine del giorno dell’Onu. Le Monde diplomatique ci informa che nel dicembre 1954, solo due mesi dopo l’esplosione delle sollevazioni, l’Arabia saudita aveva portato il problema in seno all’Onu, anche se solo il 30 settembre 1955, il problema sarebbe stato finalmente iscritto

48 A. Mandouze, La rivoluzione algerina nei suoi documenti, p. 47.

49Ibidem, p. 43-44.

all’ordine del giorno. Accese discussioni all’interno dell’organo internazionale si verificarono anche nel ’57, quando esplosero due dibattiti in 10 mesi, nel 1958 e nel 195951.

In questo periodo di consolidamento il FLN raccolse tra le proprie file anche elementi non mussulmani, ad esempio Pierre Chaulet, medico pieds-noirs, ritenendosi algerino era intenzionato a fare di tutto per proteggere la sua terra: l’Algeria. Anche André Mandouze, professore all’università di Algeri, raccolse attorno a sé un nucleo di intellettuali simpatizzanti per il FLN52.

Il confluire di diverse correnti all’interno del FLN causò però alcune diffidenze interne. Venne allora organizzata una “conferenza al vertice” nella valle del Soumman, il 20 agosto 1956, nella quale fu stabilita una rigida gerarchia politica, mentre in ambito militare furono stabiliti gradi e si operò una suddivisione in unità operative. Tutto sarebbe stato coordinato e controllato da un corpo supremo: il Comité de Coordination et d’éxecution (CNRA). Altra istituzione creata a Soumman fu il Conseil National de la Révolution Algérienne, una sorta di parlamento, composto da trentaquattro delegati eletti da ogni parte del paese che venne dichiarato organo supremo della nazione53.

Durante la conferenza si posero, inoltre, determinate condizioni per l’apertura dei negoziati: non vi sarebbe dovuta esservi nessuna sospensione delle ostilità prima del riconoscimento dell’indipendenza; si sarebbe dovuto trattare solo sulla base del territorio algerino esistente, incluso il Sahara; si sarebbe escluso, infine, ogni possibile privilegio di doppia cittadinanza per i cittadini europei.

Essi ritenevano infatti:

«L’eventualità dell’apertura dei negoziati per la pace non deve comunque determinare un’ebbrezza di successo che comporterebbe inevitabilmente un pericoloso allentarsi della vigilanza e della smobilitazione delle energie che potrebbe scuotere la coesione politica del popolo.

Al contrario, lo stadio attuale della rivoluzione algerina esige il proseguimento accanito della lotta armata, il consolidamento delle posizioni, lo sviluppo delle forze militari e politiche della resistenza.

L’apertura dei negoziati e il loro risultato positivo è condizionato anzitutto dai rapporti di forza 54

51 P. Herreman, La France a toujours contesté la competence de l’Assemblée générale, “Le Monde diplomatique, ottobre 1959”, p. 4.

52 A. Horne, Storia della guerra d’Algeria, p. 146-147.

53 Ibidem, p. 150-152.

Dopo questa riorganizzazione il morale all’interno del movimento crebbe velocemente, ma la battaglia d’Algeri, dimostrando la debolezza militare del FLN, gli avrebbe inferto un duro colpo55.

Nel documento Corso di laurea in Scienze storiche (pagine 35-38)