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Hommes avec les souliers noirs

Nel documento Corso di laurea in Scienze storiche (pagine 109-117)

Questa moltitudine di individui considerata dalla metropoli un corpo omogeneo, un unico blocco, senza distinzione di origini sociali, politiche e culturali era dunque, in realtà, una comunità-mosaico: per motivi sociali, contadini del sud della Francia cacciati dalla fillossera, proletari o aristocratici in fuga dalle ripercussioni dei cambiamenti politici del

34 Ibidem, p. 28-29.

35 Ibidem, p. 31.

36 Ibidem, p. 35.

1848, del 1851 e del 1871; per la varietà delle provenienze geografiche, immigrati dalla Francia, dalla Spagna o dall’Italia; per le disparate idee politiche, repubblicani impregnati da un’ideologia laica che rifuggivano alle idee conservatrici o monarchici carlisti; infine, per l’opposizione che venne velocemente trapiantata tra la città e la campagna. Fu solo con l’esilio nella metropoli che questa comunità consolidò i proprio legami interni, nel desiderio di «ricollegarsi alla vita algerina38», e divenne la grande comunità solidale, anche se dispersa in tutto l’esagono.

I francesi d’Algeria, erano dunque contrassegnati al loro interno da profonde disuguaglianze: «le distinzioni etniche, culturali e socio-economiche non opponevano solo i quartieri oppure le città e le zone circostanze, ma anche i dipartimenti: «Gli abitanti di Algeri criticavano sempre gli Oranesi, perché l’Oranese è molto più rumoroso, più espansivo» […] L’opposizione tra i dipartimenti riproduceva le distinzioni sociali, etniche e socioculturali tra i gruppi39».

Apparivano tuttavia come una comunità compatta se paragonati agli indigénes, da cui si differenziavano per la possibilità di votare e di poter aver un peso nelle decisioni metropolitane, diritto che era invece negato ai musulmani: «non so se veramente avessimo la coscienza di essere un gruppo, ma sapevamo di far parte della Francia, che era da qualche parte, e che gli arabi non ne facevano parte, anche se vivevano con noi40

La netta frattura tra le due società, che a un osservatore estraneo potevano sembrare coese e omogenee, era dunque creata dalla nazionalità, concessa all’intera comunità europea grazie allo ius solis; presupposto alla partecipazione alla sovranità popolare e unico elemento unificatore di una comunità che aveva le proprie origini in tutta l’Europa41.

La storia dell’Algeria è infatti il racconto dei diversi flussi migratori che si sono succeduti e che l’hanno popolata e non differisce molto dalla storia degli Stati Uniti o del Canada. Inizialmente colonia di popolamento francese accolse velocemente ogni immigrato in fuga dal proprio paese: «mio bisnonno era ufficiale nell’armata reale spagnola, fuggì dalla Spagna verso il 1872, quando vi fu la terza guerra carlista42.» Flussi migratori provenienti dalla Spagna e dall’Italia e che sopperirono ai maldestri tentativi di popolamento perpetrati dalla

38J.J Jordi, Les pieds-noirs, Edition Le Cavalier Bleu, Paris, 2009, p. 125.

39 M. Baussant, Pieds-Noirs: Mémoires d’exils, p. 139.

40 Testimonianza in M. Baussant, Pieds-Noirs: Mémoires d’exils, p. 118.

41 R. Gallisot, M. Kilan, A. Rivera, L’imbroglio etnico in quattordici parole-chiave, edizione Dedalo, Bari, 2007, p. 37-64.

Francia che si era lanciata alla conquista di questa terra senza una vera preparazione o un piano di conquista ben predefinito: «gli europei che arrivavano in Algeria, a partire dal 1830, non avevano nessuna nozione del paese e furono abbandonati a loro stessi43

Questa basilare carenza di conoscenze sul mondo berbero e l’Africa nord sahariana dimostra che lo sbarco del contingente francese a Sidi-Ferruch il 14 giugno 1830 non si può collegare a nessuna politica coloniale, ma solo a un gesto di politica interna, realizzato da un governo in difficoltà in cerca di una soluzione «de prestige»44. Una mancanza che avrebbe condizionato l’intera spedizione, definita dalle autorità francesi una «missione dell’esercito che consisteva a liberare la città dal giogo turco45», che fino agli anni settanta, sarebbe rimasta limitata alle zone litorali e gestita dall’esercito.

La temperatura relativamente dolce negli anfratti riparati della costa, cui avrebbe dovuto seguire un clima tropicale all’interno, fece immaginare che queste terre possedessero le ricchezze di un nuovo Oriente, illusioni che ben presto si infransero con la realtà. L’esercito, sbarcando, venne accolto solamente da una terra brulla e dalla febbre. Il clima si rivelò caldo e asfissiante in estate, rigido e freddo in inverno. Piquet ci racconta infatti che nella spedizione del 1836 la città di Costantina accolse inaspettatamente i soldati con una «pioggia ghiacciata46.» Nonostante ciò, i primi comandanti dell’esercito si mostrarono ardenti colonizzatori pronti a valorizzare questo paese per restarvi.

Nel 1830 il generale Bertrand Clauzel aveva cercato d’impiantare dei veri coloni nelle zone più interne della regione, verso il Sahel e la Mitidja, arrivando a dirottare in queste terre un convoglio di 400 migranti tedeschi e svizzeri in partenza per l’America, e nel 1836 creò il villaggio di Boufarick, primo agglomerato per i coloni. Parallelamente il conte Guyot, intendente civile dell’epoca, pose l’accento sulla necessità d’installare delle famiglie di veri coloni, che avrebbero fatto loro questa terra, e si adoperò nella creazione di 16 villaggi nel Sahel per facilitare l’arrivo di immigrati, i quali avrebbero avuto il trasporto gratuito e la garanzia di poter possedere un loro un appezzamento dai 12 ai 15 ettari, con il solo obbligo di

43 J. Hureau, La mémoire des pieds-noirs, p. 20.

44 C.-R. Ageron, Histoire de l’Algérie contemporaine, (1830-1999), Presses Universitaires de France, Paris1964, p. 6.

45 D. Leconte, Les Pieds-Noirs, p. 28.

coltivarlo per un periodo minimo47. Ciò diede vita a una colonizzazione molto libera, pressoché anarchica e molto lenta48.

La crisi economica, che danneggiava tutti i settori dell’economia europea, e politica, nata a seguito del declino delle monarchie assolute e dalla nascita dei nazionalismi moderni, spinse i contadini ad affluire verso quelle terre, perché come ci racconta Hugo «una sola idea occupava la sua testa vuota da operaio senza lavoro e senza alloggio, la speranza che il freddo fosse meno pungente dopo il levar del sole49

La possibilità di compiere la traversata a un costo inferiore rispetto al viaggio verso le Americhe e l’eventualità di poter ritornare al paese d’origine furono gli elementi definitivi che spinsero gli emigranti a installasi in queste terre a loro poco note. Dell’Algeria, in effetti, si conosceva poco, ma la vicinanza e le decantate similitudini geografiche e climatiche spinsero molti immigrati a partire per questa terra promessa, l’El dorado dell’Africa, senza, tuttavia, attuare un taglio netto col cordone ombelicale materno.

Nei primi decenni si registrò così un flusso costante di immigrati che tuttavia non apportò in queste terre una crescita demografica poiché molte famiglie disilluse, decisero di tornare in patria dopo aver visto morire i propri figli a causa dell’elevata mortalità infantile, e delle epidemie cicliche di malaria e colera50.

Nel 1840 il maresciallo Thomas-Robert Bugeaud, nominato governatore, intraprese una vera e propria colonizzazione militare tramite tre risoluzioni draconiane: impose che gli ex riservisti potessero ottenere terre, che sarebbero diventate di loro proprietà allo scadere di 5 anni di

exploitement e che i soldati volontari, dopo i due anni di servizio, fossero esonerati dagli

obblighi militari in cambio di tre anni di lavoro nei nuovi villaggi, nei quali avrebbero dovuto fondare obbligatoriamente una famiglia. Molti scelsero la diserzione e già nel 1848 non vi fu più traccia di questi centri di colonizzazione militare51.

L’endemica difficoltà a popolare queste terre obbligò la Francia a inviarvi i paria della società parigina, mandandovi «les enfants perdus», perché, come ricorda Victor Hugo «la sofferenza sociale inizia a tutte le età52»; e tutti i misérables in condizioni identiche a Nana: «lei non

47 Plan de décolonisation adressé par le Comte Guyot; http://kolea-bone.net/bibliographie/guyot.pdf

48 C.R., Ageron, Histoire de l’Algérie contemporaine, p. 23-24.

49 E. Zola, Germinal, in G. F. Bonini, M. C. Jamet, Kaléidoscope-Littérature et civilisation de Napoléon à l’an

2000, Valmartina, 2006. p. 155.

50 Nel 1842 una pestilenza decimò la popolazione di Marengo uccidendo 250 migranti, spingendo definitivamente molte famiglie ad abbandonare la regione.

51 D. Leconte, Les Pieds-Noirs, p. 50-51.

aveva nulla se non le sue mutande dopo averle foderate dei pezzi della tenda, in cui tremava coperta dalla piccola sottogonna, unico suo riparo53

Il flusso di emarginati sociali fu accompagnato dall’arrivo dei «gants jaunes», aristocratici scappati alla reggenza di Luigi Filippo, che decisero di investire il loro capitale in quelle terre. Essi riuscirono a bonificare le terre della Mitidja, ma la rivoluzione del 1840 li spinse ad abbandonare ogni proprietà per rifugiarsi nelle grandi città dove divennero il nocciolo della colonizzazione civile: sindaci, giudici di pace o consiglieri grazie al loro denaro e alla loro influenza politica54.

Dal 1842 al 1846 vi furono così 198.000 arrivi, ma 118.000 abbandonarono queste terre per ritornare nei sobborghi parigini55, da cui nel 1848 partirono 100.000 operai senza lavoro, licenziati dalle officine nazionali, che si erano trasformati nei combattenti di Delacroix guidati della Libertà sulle barricate di Parigi56.

Lo stato diede loro la possibilità di scegliere tra i lavori forzati e l’immagine di un paradiso, con un clima sano, dei pianori immensi e fertili e un suolo vergine che prometteva ricchezza per tutti; visione a cui non resistettero:

«chi non aveva mai conosciuto l’agiatezza, figlio di paesano legato alla proprietà, sinonimo di ricchezza, avrebbe esitato davanti a un’offerta così allettante, in un paese che era adornato da un’aureola creta dalle leggende orientali e dai racconti dei soldati dell’esercito di stanza in Africa? La maggior parte degli operai parigini rispose con entusiasmo a questo richiamo. Pensate, dunque, ad essere proprietario, a non Dover più temere la disoccupazione e la dura disciplina delle fabbriche, essere padroni di sé stessi57

Il parlamento mise così a disposizione il denaro necessario alla creazione di 42 colonie ed alla partenza di 17 convogli «si trattava di dare un colpo di scopa nelle strade di Parigi ma non di colonizzare l’Algeria. L’Africa era il mezzo, ma il fine era la tranquillità della capitale58.» Nel 1849 si contarono 46.000 ma l’epidemia di colera decimò la popolazione.

Il Secondo Impero, che mise fine alla Seconda Repubblica, punì a sua volta coloro che si erano opposti al colpo di stato e, nel dicembre del 1851, Luigi-Napoleone li deportò in quella regione, anche se l’amnistia del 1859 permise a molti di loro di tornare in patria59: «Dalla

53 E. Zola, L’assomoir, in Kaléidoscope, p. 143.

54 C. Brière, Ceux qu’on appelle les pieds noirs ou 150 ans de l’histoire d’un peuple, p. 33-36.

55 D. Leconte, Les Pieds-Noirs, p. 56-57.

56 V. Piquet, L’Algérie française: un siècle de colonisation, p. 76.

57Cit. in D. Leconte, Les Pieds-Noirs, p. 61

58 Ibidem, p. 61

parte di mia nonna paterna, erano dei repubblicani, che avevano una stamperia sotto Napoleone III. Essi erano stati minacciati e si rifugiarono in Spagna. Napoleoni li avrebbe graziati a condizione che andassero in Algeria, e fu quello che fecero60

Il nuovo imperatore piuttosto che favorire il popolamento di queste terre, decise di affidarne il controllo alle grandi Société d’éxploitation, tra le quali La Société générale algérienne, «che sono a Parigi, che vogliono fare affari guadagnare del denaro in borsa61» ponendo fine all’epoca dei piccoli coloni bisognosi.

«i primi coloni emigrarono essenzialmente per vivere meglio che in Francia, ma con la realizzazione della viticoltura, ai pionieri, venuti in un paese nuovo come ereditieri di una civiltà tecnica ma anche come paesani desiderosi di stendere la loro proprietà, succedettero i capitalisti spettatori che consacrano la totalità dei loro benefici, e anche di più, ad accrescere il loro dominio e a sviluppare i loro mezzi di produzione62»

Egli fece notevoli concessioni alle nuove società finanziarie che tentavano di attuare una colonizzazione algerina, concedendo loro numerosi ettari di terreno senza alcuna restrizione, favorendo così lo sfruttamento capitalista63. Ma non tutti i mali vennero per nuocere, poiché grazie alle società finanziarie furono incentivate la creazione della rete ferroviaria e la costruzione di importanti opere pubbliche che permisero nel 1856 alle nascite di superare le morti64.

«A un tratto, però, il 3 settembre, su Parigi era caduta per la seconda volta la folgore: ogni speranza crollata, la città ignara e piena di fiducia, abbattuto dall’infierire del destino. L’indomani, il 4 settembre, la fine di un mondo, il Secondo Impero travolto dal crollo dei suoi vizi e delle sue colpe, tutto il popolo per le strade, un torrente di mezzo milione di uomini che riempiva place de la Concorde …65

La Francia, nel 1871, dovette subire la sconfitta militare a Sedan contro i prussiani, che la privò dell’Alsazia e della Lorena, obbligandola a tollerare l’occupazione straniera di una parte del proprio territorio e a pagare 5 miliardi di franchi. Una disfatta non ebbe gravi effetti solo nel continente, come dimostrarono le sollevazioni della Commune, ma comportò importanti ripercussioni anche in Algeria.

60 Testimonianza in D. Fargues, Mémoires de Pieds-noirs, p. 26-27.

61Cit in D. Leconte, Les Pieds-Noirs, p. 169.

62 P. Bourdieu, Sociologie de l’Algérie, p. 113-114.

63C. Briere, Ceux qu’on appelle les pieds noirs ou 150 ans de l’histoire d’un peuple, p. 39-42.

64 C. R., Ageron, Histoire de l’Algérie contemporaine, p. 30.

Qui dal mese di gennaio gravi scontri si erano verificati tra gli indigeni e i coloni, e nel marzo dello stesso anno la Francia dovette subire anche un insurrezione in Kabylie, dove 200.000 combattenti affrontarono le truppe francesi. Grazie alla superiorità militare fu ristabilito l’ordine e alle famiglie indigene vennero sottratte tutte le terre, circa 450.000 ettari di terra, che furono successivamente ridistribuite ai francesi, chiamati a popolare queste zone66. Dal 1871 al 1883 il territorio sarebbe tuttavia stato continuamente soggetto ad insurrezioni da parte della popolazione locale. Le Cour Grandmaison sottolinea come la popolazione locale fino a quel momento avesse accettato la presenza francese convinta dell’invincibilità del suo esercito, ma la sconfitta militare e la crisi istituzionale che era seguita alla guerra franco-prussiana, aveva dimostrato alle popolazioni che la Francia non era invincibile67.

La terza repubblica in nome della difesa degli interessi nazionali divenne promotore di una politica ufficiale di colonizzazione, imperniata sulla superiorità «razziale» francese, per assicurare la prosperità e la grandezza del paese e per acquistare dei nuovi territori e ampliare il mercato francese poiché «la colonizzazione è per la Francia una questione di vita o di morte: o la Francia diventerà una grande potenza africana, o lei non sarà che, tra un secolo o due, una potenza europea secondaria68

In reazione alla politica imperiale, la Francia repubblicana praticò dunque una politica di

colonisation officielle con cui sperava di realizzare un popolamento rurale grazie alla

donazione di territori gratuiti in cambio dell’obbligo di residenza per un determinato periodo69.

Piquet ricorda infatti che dal 1871 al 1882 in Algeria lo stato realizzò grandi investimenti e facilitò la fondazione di 197 nuovi centri, attirando 35.000 individui. Lo statista riconosce che «l’impegno dello stato in questi termini era di una difficoltà estrema70.» poiché all’inizio si mosse usando solamente «petit colons agricoles» che non possedevano il capitale necessario a creare strutture paragonabili alle grandi haciendas spagnole, obbligandolo a intervenire con iniezioni sempre maggiore di capitali.

Le iniziative private e individuali fino a quel momento erano state incapaci di soddisfare il bisogno di popolamento di queste terre, così lo stato si era deciso a sostenere chi fosse voluto partire tramite la creazione di un quadro economico e sociale favorevole all’installazione di

66 O. Le Cour Grandmaison, La République impériale, p. 38.

67 Ibidem, p. 38-42.

68 Cit. in O. Le Cour Grandmaison, La République impériale, p.48.

69 C. R. Ageron, Histoire de l’Algérie contemporaine, p. 50-51.

nuovi coloni, divenendo il primo attore in questa conquista coloniale: si adoperò nella creazione delle infrastrutture che avrebbero permesso lo sviluppo di un concreto dipartimento d’outre-mér e mise in pratica un costante soccorso alle iniziative individuali71 e proprio circa 5.000 alsaziani, approfittarono di questi aiuti radicandosi in Algeria,72.

«la famiglia di mia madre era una famiglia di coloni da quattro generazioni, originari della Borgogna e della Savoia. Era venuti dalla Savoia per cercare fortuna, incitati dal clima dell’epoca. Dato la Francia aveva bisogno di valorizzare l’Algeria, vi incrementò la politica d’immigrazione73

Un enorme contingente di uomini che tuttavia, non avendo una radicata tradizione rurale, abbandonò velocemente queste terre: di fatti nel 1899 su 1183 famiglie installate 510 avevano perso le loro concessioni, che erano entrate nelle proprietà delle grandi società finanziarie mentre 277 avevano abbandonato definitivamente quella terra74.

Negli anni ’90 lo sviluppo della colonizzazione libera, del lassismo amministrativo e dell’agricoltura speculativa favorì la concentrazione terriera nelle mani di pochi uomini, strettamente legati alle società finanziarie, facendo emergere l’immagine del colono-colonialista che avrebbe fatto «suer les burnous».

In realtà desiderosi di trovare non tanto ricchezza, ma almeno la possibilità di migliorare la propria esistenza, erano stai molti i contadini e gli operai che durante tutto l’800 erano partiti per l’Algeria, e solo successivamente la longa manus dello stato e delle grandi società finanziare che avrebbero cercato di ottenere il massimo dei profitti da queste terre.

Il contingente maggiore provenne dalla Corsica, 7.300 isolani, il 5.3% della popolazione totale algerina, seguita dai dipartimenti dei Pirenei orientali, della Drome, della Gard, nella regione della Linguadoca-Rossiglione, e da quelli della Mosella del Basso e dell’Alto Reno, nella regione Provenza-Alpi-Costa Azzurra, che fornirono circa 5000 migranti per il solo 187175. Furono dunque le regioni meridionali che diedero il numero di uomini più alto al processo di colonizzazione. Essendo zone agricole, colpite dalla crisi e non toccate dallo sviluppo industriale non potevano offrire ai propri abitanti la possibilità di vendere le proprie braccia per ingrossare le fila del proletariato, che partirono così per quelle terre oltre il «lago».

71 O. Le Cour Grandmaison, La République impériale, p. 88-93.

72 E. Roblès (présenté par), Les Pieds-Noirs, p. 60.

73 Testimonianza in D. Fargues, Mémoires de Pieds-noirs, p. 19-20.

74 E. Roblès, (présenté par), Les Pieds-Noirs, p.60.

Tuttavia anche i dipartimenti del centro furono caratterizzati da un flusso continuo di migranti, «i miei bisnonni materni erano giunti in Algeria per fare del commercio di cavalli. All’inizio non pensavano di rimanerci, ma la vita nella Franca-Contea non era così facile con tanti figli76.»; in generale nessun dipartimento fu estraneo alla possibilità di migrare in quella terra e per un breve periodo si cercò di attuare anche una colonizzazione dipartimentale77. Questi sbarchi di immigrati in fuga dalla miseria costituirono i primi pieds-noirs, europei con ai piedi le scarpe nere, antenati dei pieds-noirs che divennero tali a causa dell’esilio in Francia. All’inizio questa comunità nacque con l’istallazione di piccoli artigiani, commercianti, contadini senza terra e militari esonerati dal servizio poiché trasformati in coloni volontari; ma furono gli immigrati provenienti dalle altre regioni a darle lo spessore che la caratterizza tutt’ora, mélange di diverse culture in cui le sfumature di ogni comunità emergono.

Nel documento Corso di laurea in Scienze storiche (pagine 109-117)