• Non ci sono risultati.

Da una repubblica ad un’altra

Nel documento Corso di laurea in Scienze storiche (pagine 44-47)

Félix Gaillard, l’indomani della sua elezione aveva dovuto affrontare il dissenso proveniente dalla popolazione che stava subendo i costi di questa guerra, come l’aumento dell’inflazione e del deficit pubblico, ma era stato sottoposto anche a sollecitazioni dal fronte internazionale, poiché paesi quali il Regno Unito o gli Stati Uniti avevano cominciato a sostenere il FLN rifornendolo di armi tramite la Tunisia e il Marocco.

Questi elementi associati al crollo del franco, dovuto alla perdita di prestigio della Francia nel mondo, al deficit del commercio estero, agli événements d’Algeria, alla crisi del regime parlamentare e alla paralisi che si venne a creare all’interno dell’amministrazione, portarono velocemente la morte della Quarta Repubblica e al ritorno sulle scene del generale de Gaulle.

78 Ibidem, p. 295-298.

Dopo la caduta del governo Gaillard il parlamento si rivelò incapace di individuare un nuovo presidente del consiglio; disorientati, il 26 aprile 1958, diverse migliaia di manifestanti sfilarono ad Algeri per reclamare un governo di salute pubblica che li guidasse. Il presidente della repubblica René Coty si rivolse allora al centrista Pierre Pflimin che prospettò la possibilità di aprire negoziati con il FLN.

Spinti dallo sdegno e desiderosi di far sentire al di là del mediterraneo la loro voce, i “Comitati di difesa dell’Algeria francese” e le “Associazioni degli ex combattenti” indirono per il 13 maggio 1958 una grandissima manifestazione in memoria dei militari uccisi dal FLN.

Già dalle prime ore del mattino la rue Michelet e le sue trasversali si trasformarono in una solida massa di dimostranti riempendosi di circa 20.000 europei80.

Quel giorno gli studenti di Algeri, che costituivano l’avanguardia dei sostenitori dell’Algeria francese, decisero di terminare la manifestazione all’interno del Forum, la piazza principale di Algeri, e di farvi confluire il corteo principale. Tuttavia, giunti al Forum, sede degli edifici amministrativi, non si dileguarono ma si scagliarono contro la protezione che proteggeva il palazzo governativo intraprendendo un’azione che avrebbe avuto esiti al di là delle loro aspettative.

I dimostranti penetrarono nell’edificio senza troppa resistenza e richiesero che l’esercito e Massu, l’eroe della battaglia d’Algeri, ottenessero i pieni poteri e cominciassero a riportare all’ordine l’Algeria francese81. Salan consapevole della propria autorità legittimò la creazione improvvisata di un autoproclamato Comitato di Salute Pubblica con a capo Massu, che si attribuì come obiettivo il compito di facilitare il ritorno al comando del generale de Gaulle82. L’esercito francese aveva passato il Rubicone.

A Parigi si gridò al colpo di stato. La notte stessa venne nominato il nuovo governo retto da Pierre Pflimlin che si dichiarò deciso a difendere la sovranità francese e reagì all’insurrezione decretando il blocco navale del porto di Algeri.

In Algeria il nome di de Gaulle cominciò a correre sulla bocca di tutti e anche all’intero della classe politica il protagonista francese della seconda guerra mondiale appariva la sola figura in grado di poter fare uscire la Francia dalle sabbie mobili algerine. Egli, tuttavia, non accettò immediatamente l’incarico avendo in mente un solo obiettivo: ripristinare l’autorità dello stato

80 Ibidem, p. 314-317.

81 Ibidem, p. 314-317.

attraverso la creazione di un nuovo regime, costruito su misura per sé e dotato di un potere presidenziale forte.

La Quarta Repubblica, che non era altro che la continuazione della Terza, era una debole forma parlamentare fatta nell’aula del parlamento da vuota retorica e dispute che in 12 anni aveva visto il susseguirsi di 22 governi. Usando le parole di Ferniot la

«IV Repubblica, dopo solo unici anni di esistenza, è una baracca tarlata. Sta affondando. Coloro che la faranno finire in pezzi faranno un’opera di salute pubblica, poiché il sistema parlamentare lascia i poteri pubblici alle competizioni tra i partiti e alle rivalità tra gli uomini, e l’esecutivo, sottomesso alla tutela pignola delle assemblee, non può governare imponendo il rispetto dello stato. Si potrebbe considerare un record l’affrancamento di un presidente del consiglio nel corso di un anno. Tra la nascita e la morte della IV repubblica, dal dicembre 1946 al maggio 1958, la Francia ha conosciuto 21 governi, tra i quali la durata varia dai sei mesi a qualche giorno83

Come continua lo scrittore la Repubblica soffriva di tre gravi malattie: la prima accidentale, la guerra e l’occupazione, le altre due croniche: l’antiparlamentarismo e la divisione dello spirito pubblico. Era diventato « un pandemonio dove si affrontavano le ideologie e, attraverso queste, gli interessi degli individui o delle collettività, serviti dai gruppi di pressione84.» Tra Parigi e l’Algeria il conflitto sembrava ormai inevitabile, la repubblica sembrava sull’orlo della guerra civile e Pflimlin non poteva neppure contare sulle doti di temporeggiatore di Salan, perché come ci ricorda Slama quest’ultimo fu il primo, il 15 maggio, a gridare dal balcone del palazzo governativo «Vive le général de Gaulle! 85».

Il 19 maggio de Gaulle indisse una conferenza stampa e dichiarò: « I fatti d’Algeria hanno portato a una crisi nazionale estremamente grave […] Ma ciò potrebbe essere l’inizio di una sorta di resurrezione. Perciò m’è sembrato giusto il momento di poter essere ancora una volta direttamente utile alla Francia86» e aggiunse che di fronte alle sfide che tornavano a minacciare il paese si riteneva pronto ad assumere i poteri della Repubblica e tranquillizzò l’opinione pubblica affermando di non avere l’intenzione, a sessantasette anni, di iniziare una carriera da dittatore.

Egli però non intendeva tornare come strumento di una o l’altra fazione; il prezzo del suo ritorno doveva essere l’eliminazione totale del sistema politico della Quarta Repubblicae a tale proposito affermò: «desidero essere chiamato come arbitro che venga in risposta alla

83 Ibidem, p. 9-10.

84 Ibidem, p. 10.

85 Cit. in A.-G. Slama, La guerre d’Algérie, p. 80-83.

domanda dell’intera nazione: un arbitro che assuma la direzione del paese, in maniera da risparmiargli inutili lacerazioni. Pertanto devo apparire come uomo della riconciliazione, non come campione di una delle fazioni costantemente in lotta87

Per facilitare il suo ritorno alle scene politiche furono avviati da Salan tentativi militari, come l’operation résurrection, con obiettivi nella metropoli e in Corsica. Lo stesso presidente René Coty, per sbloccare la situazione minacciò di rassegnare le proprie dimissioni nel caso in cui l’assemblea si fosse opposta alla scelta di de Gaulle come presidente.

La notte tra il 26 e il 27 maggio de Gaulle e Pflimilin si incontrarono. L’indomani il generale attraverso un comunicato affermò «di aver avviato il regolare processo necessario alla formazione di un governo repubblicano capace di garantire l’unità e l’indipendenza del paese88.» Gli europei d’Algeria esultarono.

Il 1° giugno de Gaulle, investito dall’Assemblea Nazionale, espresse le proprie condizioni: pieni poteri di governo, mediante decreto, per sei mesi, quattro mesi di vacanza forzata per l’assemblea e il mandato di sottoporre al paese una nuova costituzione; in quanto all’Algeria non si espresse. L’epoca gollista era iniziata e la Quarta Repubblica stava ormai tramontando per lasciare spazio alla Quinta89.

Il 28 settembre la Francia e l’Algeria recatesi ai seggi per esprimere il proprio parere, tramite referendum, sul progetto gollista di rimaneggiamento della costituzione votarono per l’80% a favore di questo; ormai il generale non aveva più nessun ostacolo a sbarrargli la strada90. La nuova costituzione attribuì, infatti, notevoli poteri al presidente della repubblica: il capo dello stato poteva sciogliere l’Assemblée Nationale e disporre di “pieni poteri” in caso di pericolo per la nazione. Nel nuovo testo, dunque, l’esecutivo si trovava in una posizione di forza rispetto al parlamento, che vide dopo quasi 90 anni il proprio ruolo ridotto.

Il 21 dicembre il generale venne eletto presidente della Quinta Repubblica e dell’intera comunità francese.

Nel documento Corso di laurea in Scienze storiche (pagine 44-47)