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L’Organisation de l’Armée Sécrete

Nel documento Corso di laurea in Scienze storiche (pagine 55-59)

In Algeria sezioni intere dell’esercito erano impegnate nella rivolta contro il capo dello stato e a Madrid Jean-Jacques Susini e Lagaillarde meditavano sulla creazione di un’organizzazione composta da civili e disertori militari, che continuasse la lotta per l’Algeria francese tramite il terrorismo. Nacque così l’Organisation Armée Sectète (OAS) il cui acronimo decorò velocemente i muri d’Algeri.

Nessuno sapeva molto su quest’organizzazione, anche se il programma del gruppo era riassumibile con poche parole: «Un obiettivo: abbattere la Quinta Repubblica. Un motto: Algeria francese. Un capo: Salan116».

L’OAS, in qualità di unica forza dell’ordine ancora fedele agli ideali dell’Algérie française, avrebbe cercato di imporsi ai francesi e ai musulmani francofoni quale unico protettore. Gli

114 J. Lacouture, Le vote de l’Algérie confirme les positions des deux communauté, mais ne ferme aucun issue, “Le Monde”, 10 gennaio 1961, p. 1.

115An., Les réactions française et étrangères, “Le Monde”, 10 gennaio 1961, p. 4.

obiettivi che stabiliva erano semplici: restare fedele allo spirito del 13 maggio 1958, resistere alla politica dell'abbandono dell'Algeria condotta dal potere gollista, costruire un Algeria nuova, fraterna, ma soprattutto francese. Nell'immediato l'unico obiettivo fu quello di preparare l'insurrezione popolare ad Algeri e, forse, a Orano, con l'obiettivo e di far saltare i negoziati che sarebbero stati avviati il 20 maggio 1961 tra il governo francese e in FLN, in modo da creare un ostacolo invalicabile al proseguimento della politica algerina della Quinta Repubblica.

Per la neonata associazione non fu dunque difficile ottenere uomini e fondi, nonostante le prime operazioni si fossero rivelate un fallimento, limitandosi a sfruttare la disaffezione che ormai serpeggiava nell’Algérie française come conseguenza della politica algerina gollista. I militari, deçus, avevano ormai abbandonato l’idea di una vittoria per accettare la prospettiva del negoziato, tanto desiderata da de Gaulle, che tuttavia si era arenata, mentre gli europei avevano cominciato a prendere coscienza che la Francia stava per sgombrare e lasciarsi alle spalle il caso algerino.

In questo clima altamente instabile il tono assunto da de Gaulle nella conferenza dell’11 aprile 1961 divenne una provocazione nel ricordare: «L’Algeria ci costa molto di più de benefici che ci offre117».

Fu in quei giorni che i generali Edmond Jouhaud, André Zeller e Maurice Challe, decisero di organizzare una cospirazione, il “putsch dei generali”. Il 21 aprile 1961 ad Algeri si impadronirono del palazzo del governatore generale e del municipio e lanciarono questo messaggio «l’esercito ha preso il controllo dell’Algeria e del Sahara… non ci sarà mai un’Algeria indipendente118».

Lacouture cercò di spiegare i retroscena algerini che spinsero a questo atto estremo affermando:

«Sebbene il movimento scatenatosi nella notte tra venerdì e sabato sembri essenzialmente militare, sia per le idee che per lo stile dei modi d’azione, e si distingue anche da quello del 13 maggio e del 24 gennaio, quando la miccia era stata accesa in strada, non è inutile definire il contesto politico nel quale si situa ad Algeri.

Degli indizi del rifiuto dei circoli algerini di accettare la politica algerina del governo, sono infatti individuabili in diversi ambiti. Tanto che la maggioranza degli eletti europei esprimeva la propria disapprovazione in discorsi dai toni accesi, i veterani si erano raggruppati come alla vigilia dei due precedenti «colpi»,

117 C. de Gaulle, Discours et Messages (Mai 1958-Juillet 1962), p. 288.

gli attivisti avevano moltiplicato l’intensità ed accentuato le loro operazioni terroristiche ricorrendo al plastico, molti dei sindacalisti infine avevano cercato di attivare una significativa campagna di scioperi ufficialmente motivati da rivendicazioni professionali119

Il giornalista lasciava dunque trasparire la sua disapprovazione per la popolazione che, secondo lui, aiutava e sosteneva il colpo di stato.

La loro convinzione era di difendere fino all’ultimo contro Parigi l’unità e l’integrità della Repubblica. In realtà, come sostiene lo storico Slama l’esercito era ormai da troppo tempo l’unico rappresentate del potere pubblico in Algeria e nascondendosi dietro la bandiera della lotta al FLN, per difendere i francesi ed i musulmani favorevoli alla Francia, non cercava altro che un pieno riscatto dai fatti del 1940 e della guerra in Indocina. Per molti l’abbandono dei civili era rimasto un incubo che doveva essere in qualche modo rimediato120.

Il colpo di stato non durò che qualche giorno.

Le Monde a proposito di questa vicenda scrisse: «Anche questa volta, la guerra civile non ha

avuto luogo. Anche questa volta, un complotto, sapientemente ordito si è frammentato davanti la granitica volontà del capo dello stato, sostenuto dal buon senso della maggioranza della popolazione. Ma se il peggio ha potuto essere evitato, le cause profonde del male esistono ancora, e nulla si è veramente risolto121.» Sirius continuava dimostrando come fosse necessario mettere in atto delle pratiche che permettessero di eliminare il ripetersi di certe vicende, approvando inoltre la richiesta di de Gaulle ad applicare l’articolo 16 della costituzione: «è necessario che l’apparato governativo abbia infine una coesione e un’efficacia che non ha mai avuto sino ad ora. Non si tratta di instaurare un regime in stile totalitario, non si tratta di una dittatura, nonostante certe apparenze nei modi del capo dello stato e che il popolo non accetterà mai122

Egli sottolineava che l’attuazione dell’articolo 16 non si sarebbe trasformata in una dittatura poiché il parlamento era composto da uomini lucidi e coraggiosi, che non sarebbero divenuti degli strumenti e continuò «è necessario che il parlamento esista, che si alzi dal discredito in cui è caduto per colpa sua. Come credere che in un momento di così grande pericolo, sia impossibile a una maggioranza costante di costituirsi e di esercitare, nel rispetto ritrovato,

119 J. Lacouture, Une irritation diffuse avait préparé le terrain à Alger, “Le Monde”, 23 aprile 1961, p. 1-6.

120 A.-G. Slama, La guerre d’Algérie, p. 109.

121 Sirius, Refaire l’Etat, “Le Monde”, 27 aprile 1961, p. 1.

l’indispensabile controllo sul potere esecutivo123.» Concluse mostrando la propria ammirazione per il generale «anche questa volta il generale di Gaulle è uscito vittorioso dalla prova. Anche questa volta ha mostrato che il clima della tragedia è quello che più gli si addice, ha obbligato i francesi che combattono quello che considerano essere i suoi errori, ad adeguarsi incondizionatamente a lui124

All’’indomani del putsch il generale dissolse il primo reggimento dei paracadutisti, arrestò e trasferì i generali Goudard, Petit, Bigot, Mentr e Tridon, arrestò 400 insorti e alti funzionari della polizia, infine, istituì una corte speciale di giustizia per condannare i rivoltosi125.

Secondo Viansson-Ponté:

«le misure prese dal governo generale l’indomani dell’affondamento dell’insurrezione rispondono a diversi imperativi. Da una parte, i sistemi di sicurezza sono troppo allentati nella metropoli e troppo chiusi in Algeria, dall’altra parte, le operazioni di polizia intraprese qui e là cercano di rintracciare sia i centri delle attività che i complici, oltre a ciò, un notevole numero di ufficiali e di funzionari sono presenti tra le persone arrestate126

e aggiunse:

«il presidente della repubblica ha fatto capire con forza che la partecipazione indiretta al complotto che ha permesso lo scoppio dell’insurrezione sarà punita con una severità esemplare, come lo sarà anche la mollezza o l’incapacità di certi responsabili durante la ribellione127

Contemporaneamente il Fronte di Liberazione Nazionale, che avrebbe voluto avviare i negoziati da una posizione di forza, moltiplicò le azioni militari in Algeria, mentre l'OAS rispose con azioni terroristiche su vasta scala, attaccando le figure più note del mondo musulmano e i vertici delle forze dell’ordine francese. Si rafforzò così il suo ascendente sulla popolazione europea d'Algeria mentre il generale de Gaulle, veniva ormai apertamente schernito e odiato: cominciarono a circolare disegni che raffiguravano il generale vestito come una donna araba, con tanto di velo e orecchini, allusivi dell'idea che si stesse prostituendo nel concedere all'indipendenza dell'Algeria poiché in un discorso tenuto il 29 giugno dato egli aveva prospettato la possibilità di uno stato indipendente, pronunciando la parola tabu: indépendance.

123 Ibidem, p. 1.

124 Ibidem, p. 1.

125 An., Les nouvelles mesures prises par le gouvernement, “Le Monde”, 29 aprile 1961, p. 3

126P. Viansson-Ponté, La répression de la mutinerie du 22 avril, “Le Monde”, 28 aprile 1962, p. 1.

L'autunno 1961 fu dunque per l’OAS in Algeria il periodo di maggior splendore, il momento della speranza: sul piano dell'organizzazione interna il movimento aveva definitivamente trovato le condizioni dell'unità e della coesione mentre l'autorità del generale Salan e del suo stato maggiore stavano ottenendo l’appoggio della totalità della popolazione europea. Le operazioni mirate contro precise istituzioni avevano contribuito a scaldare gli animi e a rafforzarne le convinzioni tanto che l’organizzazione si spinse a organizzare, il 9 settembre 1961, un attentato contro il generale de Gaulle diretto a Pont-sur-seine128.

La Francia si trovava invece isolata sul piano politico internazionale. De Gaulle cercava sempre più affannosamente di porre un termine alla questione algerina spingendolo, il 5 settembre 1961, a riconoscere la natura algerina del Sahara e ad ammorbidire le proprie posizioni relativamente alle basi francesi in Algeria, mentre il 2 ottobre 1961 annunciò la possibilità dell’«istituzione dello Stato algerino sovrano e indipendente attraverso l’autodeterminazione129». Il FLN che non aveva smesso di battersi per il mantenimento dell'integrità del territorio algerino nel quadro delle frontiere coloniali aveva appena ottenuto una grande vittoria politica.

Il 5 marzo 1962 poterono così aprirsi i negoziati di Evian.

Nel documento Corso di laurea in Scienze storiche (pagine 55-59)