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di Diane F. Halpern, Camilla P. Benbow, David C. Geary, Ruben C. Gur, Janet Shibley Hyde e Morton Ann Gernsbacher

Per anni, pannelli di esperti hanno lanciato l’allarme su un’incombente carenza, negli Stati Uniti, di scienziati, matematici e ingegneri, facendo terribili previsioni sul danno all’economia nazionale, sulle minacce alla sicurezza e sulla perdita di prestigio nel mondo. Inoltre, sembrava esserci una soluzione interessante: convincere più donne verso questi campi tradizionalmente maschili. Ma non ci sono stati molti dibattiti pubblici sul perché più donne non hanno perseguito una carriera in questi settori, fino a quando, nel 2005, l’allora presidente dell’Università di Harvard, Lawrence Summers, ha offerto le sue osservazioni personali.

Ha insinuato davanti a un pubblico, in una piccola conferenza di economia vicino Boston, che uno dei motivi principali per cui le donne sono meno propense degli uomini a raggiungere i massimi livelli di lavoro scientifico è che le donne che possiedono una “abilità innata” in questi campi sono poche. Sulla scia delle reazioni alla dichiarazione provocatoria di Summers, è scoppiato un dibattito nazionale sull’ipotesi che le differenze intrinseche tra i sessi fossero responsabili per la sottorappresentazione delle donne nelle discipline matematiche e scientifiche.

Come un gruppo di esperti con diversi bagagli culturali nel settore delle differenze di genere, accogliamo queste discussioni in corso perché stanno attirando l’attenzione del pubblico a questa importante questione. In questo articolo, presentiamo un’analisi del grande corpo della letteratura di ricerca relativa alla questione della partecipazione femminile in questi settori, informazione che risulta centrale per comprendere le differenze di genere e di qualsiasi proposta progettata per attrarre più donne verso le scienze e la matematica. Contrariamente alle implicazioni derivate dalle osservazioni di Summers, non c’è un’unica o semplice risposta per cui ci sono sostanzialmente

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meno donne che uomini in alcuni settori delle scienze e della matematica. Invece può essere identificata una vasta gamma di fattori che influenza le scelte di carriera, comprese le differenze cognitive di genere, l’istruzione, le influenze biologiche, gli stereotipi, la discriminazione e i ruoli sessuali sociali.

Non ci vuole un dottorato di ricerca per vedere che fare pieno uso del talento femminile porterebbe a un lungo cammino verso l’aumento del numero dei lavoratori scientifici. Negli Stati Uniti, per esempio, nel 2003, le donne costituivano il 46 per cento della forza lavoro, ma rappresentavano solo il 27 per cento di quelli impiegati nelle scienze e nell’ingegneria. Una delle ragioni per cui il commento di Summers ha turbato molte persone è stata la sua illazione che qualsiasi tentativo di colmare questo divario fosse inutile. Se la maggior parte delle donne sono naturalmente prive di una abilità scientifica, allora cosa si potrebbe fare? Ma questa apparentemente semplice interpretazione contiene due idee sbagliate.

In primo luogo, non esiste un’unica abilità intellettuale che può essere chiamata “abilità scientifica”. (Per semplificare, useremo spesso il termine “scientifico” per riferirci alle abilità essenziali per lavorare nel campo delle scienze, della tecnologia, dell’ingegneria e della matematica). Gli strumenti necessari per il successo scientifico includono le abilità verbali, come quelle necessarie per scrivere articoli di giornale complessi e per comunicare correttamente con i colleghi; le abilità di memoria, come la capacità di capire e ricordare gli eventi e le informazioni complesse; le abilità quantitative nei modelli matematici, nella statistica e nella visualizzazione degli oggetti, dei dati e dei concetti.

In secondo luogo, se le donne e gli uomini dimostrassero le differenze in queste doti, ciò non significherebbe che queste differenze siano immutabili. Infatti, se la formazione e l’esperienza non facessero differenza nello sviluppo delle nostre competenze accademiche, le università come quella di Harvard accetterebbero l’insegnamento da parte degli studenti sotto falsi pretesti.

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Una delle cose poco chiare sul campo delle differenze di genere è che si può arrivare a conclusioni molto diverse a seconda di come si decide di valutare le abilità. Le donne hanno chiaramente la stoffa giusta per il taglio accademico. Hanno costituito la maggioranza degli iscritti universitari negli Stati Uniti dal 1982, con il divario di frequenza che, da allora, si ampia ogni anno. Tendenze analoghe si verificano in molti altri paesi. Inoltre, le donne, a scuola, ottengono voti più alti in ogni materia tra cui la matematica e le scienze.

Nonostante il loro successo in classe, comunque, le donne hanno punteggi significativamente più bassi su molti test standardizzati utilizzati per l’ammissione alle università e alle scuole di specializzazione. La differenza delle iscrizioni dei maschi e delle femmine nelle scienze e nei settori affini si ingrandisce ai livelli avanzati del sistema educativo. Ad esempio, alla fine del 1990, le donne rappresentavano il 40 per cento dei laureati nelle scienze presso l’Istituto di tecnologia del Massachusetts, ma solo l’8 per cento della facoltà.

Definire le differenze di genere

Poiché i voti e i punteggi dei test dipendono complessivamente da molti fattori, gli psicologi si sono dedicati a valutare le abilità cognitive meglio definite per capire queste differenze di genere. I bambini in età prescolare sembrano iniziare più o meno in maniera uniforme, perché le ragazze e i ragazzi, in media, rendono ugualmente bene nelle prime abilità cognitive che riguardano il pensiero quantitativo e la conoscenza degli oggetti nell’ambiente circostante.

Quando si inizia ad andare a scuola, però, i due sessi cominciano a divergere. Alla fine della scuola elementare e oltre, le femmine rendono di più nella maggior parte valutazioni delle abilità verbali. In una recensione del 1995 della vasta letteratura sulle abilità di scrittura, i ricercatori dell’Università di Chicago, Larry Hedges (ora alla Northwestern University) e Amy Nowell, l’hanno messa in questo modo: “Le grandi differenze di genere nella scrittura... sono allarmanti. I dati suggeriscono che i maschi si trovano, in media, in un profondo svantaggio nello svolgimento di questa abilità di base.” C’è anche un vantaggio

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femminile nella memoria dei volti e nella memoria episodica, la memoria per gli eventi che sono stati personalmente vissuti e sono ricordati insieme alle informazioni sul tempo e il luogo di ogni evento.

Vi è un altro tipo di abilità, però, in cui i maschi sono in vantaggio, un insieme di abilità denominato visuo-spaziali: la capacità di spostarsi mentalmente e il movimento modello di oggetti in tre dimensioni. Tra i quattro e i cinque anni, i maschi risultano migliori a risolvere i labirinti nei test standardizzati. Un’altra manifestazione di abilità visuo-spaziale in cui i maschi eccellono comporta la “rotazione mentale”, possedendo, nella memoria, un oggetto tridimensionale e trasformandolo contemporaneamente. Come ci si potrebbe aspettare, queste competenze danno, inoltre, ai maschi un vantaggio nel risolvere i problemi matematici che si basano sulla creazione di un’immagine mentale.

Infatti, di tutte le differenze di genere nelle abilità cognitive, la divergenza dell’attitudine quantitativa ha ricevuto l’attenzione dei media. Questo fascino popolare si ha, in parte, perché la padronanza di queste abilità è un prerequisito per le discipline matematicamente intensive come la fisica e l’ingegneria. E, come Summers ha suggerito, se le femmine fossero svantaggiate in queste abilità, sarebbe difficile spiegare perché sono, in genere, sottorappresentate in questi campi. Ma i dati sono molto meno palesi.

Come abbiamo detto prima, le femmine ottengono voti più alti nei corsi di matematica a tutti i livelli scolastici e rendono anche di più nelle valutazioni internazionali in algebra, forse a causa della sua struttura simile al linguaggio. Ma i maschi brillano nella parte matematica del test attitudinale SAT (Scholastic Aptitude Test), con una differenza di circa 40 punti, che è stata mantenuta per oltre 35 anni. Quando tutti i dati sulla capacità quantitativa vengono valutati insieme, tuttavia, la differenza nell’abilità quantitativa media tra femmine e maschi è, in realtà, piuttosto poca. Ciò che distingue i maschi è che la maggior parte di loro è matematicamente dotato.

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In un primo momento, questa affermazione sembra quasi paradossale. Se i maschi e le femmine sono, in media, altrettanto abili in matematica, come potrebbe esserci un numero maggiore di maschi dotati? Per ragioni che non sono ancora pienamente comprese, risulta che i maschi sono molto più volubili nelle loro abilità matematiche, il che significa che le femmine di ogni età sono più raggruppate verso il centro della distribuzione delle abilità e i maschi sono distribuiti verso le estremità. Come conseguenza, gli uomini superano le donne alle estremità, molto alte e molto basse della distribuzione. I dati dello Study of Matematically Precocius Youth esemplificano questo fenomeno. Nel 1980 uno di noi (Benbow), insieme al defunto psicologo Julian C. Stanley, che ha fondato lo studio presso la John Hopkins University Center for Talented Youth, ha osservato le differenze di genere e di abilità del ragionamento matematico tra decine di migliaia di ragazzi, tra i 12 e i 14 anni, intellettualmente dotati, che avevano fatto il SAT diversi anni prima dell’età tipica.

Tra questo gruppo elitario, non sono state riscontrate differenze significative nella parte verbale del SAT, ma la parte matematica ha rivelato delle differenze di genere a favore dei maschi. I maschi hanno superato di due volte le femmine con punteggi di 500 o più (su un possibile punteggio di 800), di quattro volte con punteggi di almeno 600, e di 13 volte con punteggi di almeno 700 (mettendoli in cima allo 0,01 per cento dei bambini tra i 12 e i 14 anni a livello nazionale).

Anche se hanno attirato poca copertura mediatica, i cambiamenti drammatici si sono verificati tra questi giovani maghi della matematica: il numero relativo di femmine tra loro è stato altissimo. La proporzione dei maschi e delle femmine di 13 a 1, verificata per la prima volta nel 1980, è calata costantemente e ora è solo di 3 a 1. Nello stesso periodo il numero delle donne in alcuni altri settori scientifici è lievitato. Negli Stati Uniti, oggi le donne rappresentano la metà dei neolaureati in medicina e il 75 per cento dei neolaureati delle scuole veterinarie. Non possiamo riconoscere un’unica causa per l’aumento del numero delle donne che entrano in questi settori precedentemente dominati dagli

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uomini, perché negli ultimi decenni nella società sono avvenuti molteplici cambiamenti.

Questo periodo coincide con una tendenza verso programmi speciali e verso consigli per incoraggiare le ragazze a raggiungere livelli più alti in matematica e nei corsi di scienze. Esiste una prova diretta che la formazione specificamente mirata potrebbe migliorare ancora di più le prestazioni femminili. Un corso speciale creato dal professore di ingegneria Sheryl A. Sorby e dallo specialista dell’educazione matematica Beverly J. Baartmans presso la Michigan Technological University, per esempio, ha puntato al miglioramento delle abilità visuo-spaziali. Tutti gli studenti del primo anno di ingegneria con punteggi bassi su un test di questa abilità sono stati incoraggiati a iscriversi al corso. Questa iscrizione ha comportato un miglioramento delle prestazioni, da parte di questi studenti, in successivi corsi di grafica e una migliore tutela nei programmi di ingegneria, che suggerisce che gli effetti sono continuati nel tempo e sono stati significativi sia per le donne che per gli uomini.

Il ruolo della biologia

Decenni di dati provenienti da studi su diverse specie animali indicano che gli ormoni possono svolgere un ruolo nel determinare le abilità cognitive che sviluppano i maschi e le femmine. Ad esempio, durante il tipico sviluppo prenatale maschile, alti livelli di ormoni, come il testosterone, rendono mascolino lo sviluppo del cervello e determinano comportamenti tipici maschili e probabilmente, modelli maschili dell’attività cognitiva.

Studi più recenti hanno dimostrato che gli ormoni continuano a svolgere un ruolo nello sviluppo cognitivo per tutta la vita. Tali cambiamenti sono stati osservati in individui che ricevono grandi quantità di ormoni maschili o femminili, nella preparazione di un intervento chirurgico per cambiare sesso. I ricercatori hanno constatato, per esempio, che le persone sottoposte al trattamento ormonale da femmina a maschio mostrano cambiamenti “maschili”

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nei loro modelli cognitivi: miglioramenti della variazione visuo-spaziale e una riduzione delle abilità verbali.

Il cervello umano è formato da questi ormoni, oltre che dalla nostra eredità genetica e una vita di esperienze, quindi non dovrebbe sorprendere che nascano numerose differenze nel cervello femminile e maschile. In generale, le femmine hanno una maggiore percentuale di materia grigia nel tessuto cerebrale, delle zone strettamente piene di neuroni e un flusso sanguigno veloce, mentre i maschi hanno un maggior volume di materia bianca nel tessuto connettivo e delle fibre nervose che sono isolate da una proteina adiposa bianca chiamata mielina. Inoltre, gli uomini tendono ad avere una maggiore percentuale di materia grigia nell’emisfero sinistro, mentre nessuna di queste asimmetrie risulta significativa nelle femmine.

Studi di imaging che valutano la funzione del cervello supportano l’idea che le donne sono migliori in compiti, come l’elaborazione di un linguaggio, che si appellano di più all’attivazione simmetrica degli emisferi cerebrali, mentre i maschi eccellono in compiti che richiedono l’attivazione della corteccia visiva. Anche quando gli uomini e le donne svolgono lo stesso compito altrettanto bene, gli studi ci suggeriscono che a volte usano diverse parti del loro cervello per realizzarlo.

È importante sottolineare, però, che trovare le differenze e le funzioni sessuali nelle strutture cerebrali, non implica che queste siano l’unica causa delle differenze cognitive osservate tra maschi e femmine. Poiché il cervello rispecchia l’apprendimento e le altre esperienze, è possibile che le differenze sessuali nel cervello siano influenzate dalle differenze nelle esperienze di vita che sono specifiche per le donne e gli uomini.

La scelta delle donne

Naturalmente, anche se sei intelligente, potresti non voler diventare uno scienziato. Studi su giovani matematicamente dotati risultano di particolare interesse per capire la psicologia della scelta della carriera, perché, in questo

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campione, c’è il dubbio che ogni ragazzo e ragazza abbia la capacità di eccellere nelle scienze. Che cosa porta un piccolo Einstein a scegliere ingegneria elettrica e un altro a scegliere legge? Uno studio di 10 anni su 320 individui profondamente dotati (uno su 10.000) ha osservato che quelli, le cui competenze matematiche erano più forti di quelle verbali (sebbene avessero un’elevata capacità verbale), hanno affermato che la matematica e le scienze fossero le loro materie preferite e molto probabilmente erano propensi a conseguire una laurea in quel campo. Dall’altra parte, quei bambini, le cui abilità verbali erano addirittura superiori alle loro abilità matematiche hanno affermato che le materie umanistiche fossero le loro preferite e più spesso hanno perseguito qualifiche educative in discipline umanistiche e in legge.

Sembra quindi che i ragazzi dotati si chiedano: “In cosa riesco meglio?” piuttosto che “Sono abbastanza intelligente per avere successo in un corso di studi particolare?”. Questa scoperta fornisce qualche informazione nelle differenze di genere. Tra i bambini precoci, i maschi più spesso esibiscono una “tendenza”, favorendo le abilità matematiche e affini rispetto all’attitudine verbale. Incoraggiare gli studenti dotati più equilibrati a considerare i settori scientifici e tecnologici come opzioni può contribuire a completare il percorso degli studenti, femmine e maschi, con maggiore successo.

È vero che molteplici fattori psicologici e sociali giocano un ruolo nel determinare la direzione della carriera. Le aspettative di successo individuali delle persone sono modellate dalla loro percezione delle proprie competenze. Un fattore che forma la percezione di sé è come le figure autorevoli, come insegnanti e genitori, percepiscono e ci rispondono. Uno studio del 1992 fatto dai professori di psicologia Lee Jussim della Rutgers University e Jacquelynne Eccles dell’Università del Michigan ad Ann Arbor, ha osservato che il livello al quale gli insegnanti hanno valutato il talento matematico di uno studente all'inizio dell’anno scolastico ha previsto i risultati dei test, anche quando i criteri oggettivi dell’abilità erano in contrasto con la percezione del docente. Questo studio e altri suggeriscono che gli stereotipi della scienza, come il

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mascolino, possono influenzare gli educatori nei confronti delle ragazze fin dall’inizio.

L’insormontabile “soffitto di cristallo”

Forse risulta più preoccupante l’idea che la scienziata, così capace e sicura, possa arrivare fino in cima e affrontare, ancora, le discriminazioni. Tuttavia, gran parte della ricerca suggerisce che la percezione della gente su un determinato lavoro come convenzionalmente maschile o femminile determina un pregiudizio nelle assunzioni e nell’equilibrare i candidati o i dipendenti che sono, rispettivamente maschio e femmina. Anche se gli psicologi sociali concordano che il sessismo palese che esisteva decenni fa negli Stati Uniti, e in molti altri paesi, è ormai raro, dicono che, in alcune situazioni, è stato sostituito da sessismo inconscio.

L’impatto reale dei pregiudizi occulti sul successo femminile nelle scienze non è ben studiato a causa del velo di segretezza che circonda la revisione paritaria, il processo per cui molti aspetti della carriera di uno scienziato – come l’assegnazione di sovvenzioni, l’accettazione di documenti accademici per la pubblicazione e le decisioni di assumere – sono giudicati da un gruppo di altri scienziati, spesso anonimi.

È stato fatto uno studio approfondito del processo reale di revisione paritaria. I biologi Christine Wenneras e Agnes Wold dell’Università di Goeteborg hanno ottenuto l’accesso ai dati del Swedish Medical Research Council sui premi delle borse di post-dottorato solo dopo una battaglia in tribunale. Poco prima che i ricercatori pubblicassero il loro studio nel 1997, le Nazioni Unite avevano nominato la Svezia come il paese guida nel mondo con il più alto grado di rispetto verso le pari opportunità per uomini e donne. Ciò nonostante, gli uomini hanno dominato le scienze svedesi. A quel tempo, le donne hanno ricevuto il 44 per cento dei dottorati biomedici svedesi, ma occupavano solo il 25 per cento delle posizioni post-dottorato e il 7 per cento delle posizioni professionali.

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Ciò che hanno scoperto Wenneras e Wold era scioccante. Le candidature femminili hanno ricevuto punteggi medi più bassi in tutti i campi in cui sono state valutate: sulla competenza scientifica, sulla qualità della metodologia proposta e sulla rilevanza della proposta di ricerca. Era possibile che le candidate donne fossero meno qualificate. Per verificare questa possibilità, i ricercatori hanno calcolato la produttività scientifica in base al numero totale delle candidate delle pubblicazioni, il numero delle prime pubblicazioni dell’autore, la qualità di ciascuna pubblicazione e il numero di volte in cui altri articoli scientifici avevano citato il loro lavoro. Con questi criteri, il gruppo di ricercatrici più produttivo è stato considerato equivalente nelle abilità ai ricercatori di genere maschile meno produttivi. Tutte le altre donne sono state classificate sotto tutti gli uomini. Gli autori di questo studio hanno stabilito che il processo di revisione paritaria, in quella che è probabilmente la nazione più favorevole alla parità dei sessi nel mondo, è piena di sessismo. Questi risultati forniscono un forte fondamento logico per rendere il processo di revisione paritaria più trasparente. Nonostante questi risultati, che sono stati pubblicati nella rivista scientifica di più elevato rango internazionale, «Nature», non vi è stato alcun progresso verso la realizzazione di un processo di revisione paritaria più aperto.

Infine, non possiamo considerare il successo nel lavoro senza considerare lo sforzo necessario delle famiglie per far funzionare e mantenere una casa. Anche quando marito e moglie lavorano entrambi a tempo pieno, le donne continuano ad assumersi la maggior parte delle responsabilità per la cura dei bambini e dei familiari malati e anziani. Le donne lavorano, in media, meno ore a settimana e dedicano più tempo alle attività familiari e domestiche rispetto agli uomini. Per le donne, avere figli è collegato ad avere un reddito più basso e a una probabilità ridotta di raggiungere un incarico di ruolo. Al contrario, gli uomini mostrano una scarsa tendenza ad aiutare quando diventano padri. Così, i diversi ruoli delle donne e degli uomini nella cura della famiglia possono spiegare, inoltre, la loro diversa partecipazione in ambito domestico.

71 Dove andremo a finire

Se i commenti di Larry Summers hanno avuto una particolare attenzione, tutto è dovuto alla semplicità. Se la mancanza di donne nelle scienze fosse un riflesso, in parte, della mancanza di abilità, allora la lezione da portare a casa