• Non ci sono risultati.

Il segreto per crescere bambini intelligenti di Carol S Dweck

Jonathan, uno studente brillante, superò a gonfie vele la scuola elementare. Finiva i suoi compiti con molta facilità e, in modo abituale, prendeva in tutte le materie 10. Jonathan si scervellava sul perché alcuni dei suoi compagni si sforzassero e i suoi genitori gli dicevano che aveva un dono speciale. In seconda media, comunque, Jonathan perse improvvisamente il suo interesse per la scuola, rifiutando di fare i compiti a casa o di studiare per le verifiche. Di conseguenza, i suoi voti colarono a picco. I suoi genitori cercarono di accrescere la fiducia in se stesso assicurandolo del fatto che fosse molto intelligente. Ma i loro tentativi non riuscirono a motivare Jonathan (che detto da diversi bambini era un mostro di bravura). I compiti a scuola, sosteneva il loro figlio, erano noiosi e senza scopo.

La nostra società venera il talento, e molte persone credono che possedere un’intelligenza o una capacità superiori – insieme a una fiducia in questa stessa capacità – siano la ricetta per il successo. In realtà, più di 30 anni di ricerca scientifica ci suggeriscono che un’enfasi esagerata sull’intelligenza o sul talento rende le persone vulnerabili al fallimento, timorosi delle sfide e non disposti a colmare le loro mancanze.

La conseguenza è rappresentata da bambini come Jonathan, che ha superato senza sforzi le prime classi con una visione errata, secondo la quale il raggiungimento di risultati accademici senza sforzi definisce bambini come lui intelligenti o dotati. Questi bambini hanno la convinzione assoluta che l’intelligenza sia innata e fissata, e credono che imparare sia ben meno importante di essere (o cercare di essere) intelligente. Questa convinzione, inoltre, fa vedere loro le sfide, gli errori e la necessità di compiere degli sforzi come delle minacce al loro ego piuttosto che come opportunità per migliorare. E questo li induce a perdere la fiducia e la motivazione quando il compito per loro non è più facile.

17

L’esaltare le capacità innate del bambino, come hanno fatto i genitori di Jonathan, rafforza questo atteggiamento mentale, che può inoltre impedire ai giovani atleti o alle persone nel mondo del lavoro, e anche nella vita privata, di godersi al meglio la vita. D’altra parte, i nostri studi dimostrano che insegnare alle persone ad avere una “mentalità di crescita”, che incoraggia a focalizzarsi sullo sforzo piuttosto che sull’intelligenza o sul talento, aiuta a trasformarli in persone di successo a scuola e nella vita.

La possibilità di sconfitta

Ho cominciato per prima cosa a indagare sui fondamenti della motivazione umana – e come le persone proseguano dopo gli ostacoli – in qualità di studente laureato in psicologia nel 1960 alla Yale University. Gli esperimenti sugli animali degli psicologi Martin Seligman, Steven Maier e Richard Solomon dell’Università di Pennsylvania avevano dimostrato che la maggior parte degli animali deducono che una situazione sia senza speranza e al di là del loro controllo dopo ripetuti fallimenti. Dopo questa esperienza, i ricercatori hanno scoperto che un animale rimane spesso passivo anche quando può influenzare il cambiamento, uno stato che hanno chiamato di debolezza.

Le persone possono essere deboli ma non reagiscono tutte in questo modo. Mi sono chiesto: Perché alcuni studenti si arrendono quando incontrano le difficoltà, mentre altri che non sono più abili di loro continuano a lottare e imparare? Ben presto ho scoperto una risposta, giace nelle convinzioni delle persone sul perché hanno fallito.

In particolare, attribuire scarso rendimento a una mancanza di abilità riduce la motivazione più di quanto non faccia l’idea che la mancanza di impegno sia da biasimare. Nel 1972, insegnai a un gruppo di bambini di scuola elementare e media, che mostravano un comportamento debole in una scuola in cui la mancanza di sforzo (piuttosto che la mancanza di abilità) gli faceva fare errori nei problemi di matematica, e i bambini impararono che, quando i problemi si facevano difficili, bisognava continuare a provare. Inoltre, anche davanti alla

18

difficoltà, risolsero molti dei problemi. Un altro gruppo di bambini deboli, che furono premiati semplicemente per il loro successo nel risolvere problemi facili, non migliorarono le loro abilità nel risolvere i problemi di matematica più difficili. Questi esperimenti sono stati un primo segnale per evidenziare che una concentrazione sugli sforzi può aiutare a risolvere la debolezza e a generare il successo.

Studi successivi hanno rivelato che gli studenti più persistenti non rimuginano, niente affatto, sul loro fallimento ma invece vedono gli errori come problemi da risolvere. All’Università dell’Illinois, io, insieme al mio studente, adesso laureato, Carol Diener, nel 1970, chiesi a 60 scolari di quinta elementare di pensare ad alta voce mentre risolvevano problemi di riconoscimento di pattern molto difficili. Alcuni studenti reagirono in modo difensivo agli errori, denigrando le loro abilità con commenti come ad esempio “Non ho mai avuto una buona memoria”, e le loro strategie nella risoluzione del problema deterioravano.

Altri, invece, erano concentrati sulla correzione degli errori e sull’affinamento delle loro abilità. Uno di loro consigliò a se stesso: “Avrei dovuto fermarmi e cercare di risolverlo”. Due studenti furono particolarmente stimolanti. Uno, davanti alla difficoltà, prese la sedia, si sfregò le mani, schioccò le sue labbra e disse: “Amo la sfida”! L’altro, anche lui confrontandosi con i quesiti difficili, guardò lo sperimentatore e con approvazione dichiarò: “Speravo fosse utile”! In maniera prevedibile, secondo questi studi, gli studenti con questo atteggiamento avevano prestazioni migliori dei loro compagni.

Due idee dell’intelligenza

Diversi anni dopo ho sviluppato una teoria più ampia su ciò che separa le due classi generali di learners-helpless (apprendenti deboli) contro quelli mastery- oriented (orientati verso la padronanza). Mi sono reso conto che queste diverse tipologie di studenti non solo spiegano i loro fallimenti in maniera diversa, ma

19

hanno diverse “teorie” sull’intelligenza. I learners-helpless credono che l’intelligenza sia un tratto distintivo fisso: ne hai soltanto una certa quantità punto e basta. Decido di chiamarla “mentalità fissa”. Gli errori distruggono la fiducia in loro stessi perché li attribuiscono alla mancanza di abilità, che sentono incapaci di cambiare. Evitano le sfide, perché le sfide possono portare a degli errori facendoli sembrare meno intelligenti. Come Jonathan, questi bambini evitano gli sforzi secondo la convinzione che lavorare duro significhi essere stupidi.

I bambini mastery-oriented, dall’altra parte, pensano che l’intelligenza sia malleabile e che si possa sviluppare attraverso l’educazione e il duro lavoro. Prima di tutto vogliono imparare. Dopo tutto, se credi di poter ampliare le tue abilità intellettuali, vuoi fare solo quello. Dato che gli errori derivano da una mancanza di sforzi, non d’abilità, possono essere risolti con sforzi maggiori. Le sfide sono stimolanti piuttosto che minacciose; offrono l’opportunità di imparare. Gli studenti con questa mentalità di crescita, come avevamo previsto, erano destinati a un maggiore successo scolastico ed erano abbastanza promettenti ad avere prestazioni migliori delle loro controparti.

Abbiamo corroborato queste aspettative in uno studio pubblicato all’inizio del 2007. Io insieme agli psicologi Lisa Blackwell della Columbia University e Kali H. Trzesniewski della Stanford University ho monitorato 373 studenti per due anni durante il passaggio al ginnasio, nel momento in cui il lavoro diventa più difficile e la classificazione più rigida, per determinare come i loro atteggiamenti mentali potrebbero influenzare i loro voti in matematica. All’inizio della seconda media, abbiamo valutato gli atteggiamenti mentali degli studenti chiedendo loro se fossero d’accordo o in disaccordo con affermazioni come: “La vostra intelligenza è qualcosa di molto elementare che non potete proprio cambiare”. Poi abbiamo valutato le loro credenze circa gli altri aspetti dell’apprendimento e abbiamo visto cosa era accaduto ai loro voti.

20

Come avevamo previsto, gli studenti con mentalità di crescita ritenevano che l’apprendimento fosse un obiettivo più importante del prendere voti alti. Inoltre, hanno tenuto il duro lavoro in grande considerazione, credendo che qualcosa sarebbe diventata migliore solo se avessero faticato di più. Hanno capito che anche i geni devono lavorare sodo per le loro grandi realizzazioni. Di fronte all’ostacolo, come un voto deludente a una prova, gli studenti con una mentalità di crescita dicevano che avrebbero studiato più duramente o cercato una strategia differente per padroneggiare la materia.

Gli studenti con un mentalità fissa, comunque, si preoccupavano di sembrare intelligenti con poco riguardo verso l’apprendimento. Avevano visioni negative degli sforzi, credendo che il dover lavorare sodo a qualcosa fosse segno di scarsa abilità. Pensavano che una persona con talento o intelligenza non avesse bisogno di lavorare sodo per fare bene. Dando un voto negativo alla loro mancanza di abilità, quelli con una mentalità fissa dicevano che avrebbero studiato di meno in futuro, che avrebbero cercato di non rifare quella materia e che avrebbero considerato di imbrogliare nelle prove future.

Queste prospettive divergenti hanno avuto un impatto drammatico sul rendimento. All’inizio del ginnasio, i risultati delle prove di matematica degli studenti con una mentalità di crescita erano paragonabili a quelli che mostravano una mentalità fissa. Ma quando il lavoro è diventato più difficile, gli studenti con una mentalità di crescita hanno mostrato maggiore persistenza. Come conseguenza, i loro voti in matematica, alla fine del primo semestre, hanno superato quelli degli altri studenti, e il divario tra i due gruppi ha continuato ad ampliarsi nel corso dei due anni in cui li abbiamo seguiti.

Insieme a una psicologa della Columbia, Heidi Grant, ho trovato una relazione simile tra la mentalità e il rendimento in uno studio del 2003 su 128 matricole della Columbia iscritti a un corso di chimica generale impegnativo. Anche se tutti gli studenti si preoccupavano dei voti, quelli che avevano ottenuto i voti più alti erano quelli che avevano puntato all’apprendimento piuttosto che alla dimostrazione che fossero intelligenti in chimica. La

21

concentrazione sulle strategie di apprendimento, sullo sforzo e sulla persistenza hanno ripagato questi studenti.

Atteggiamento mentale e voti in matematica

Gli studenti che credevano che l’intelligenza fosse malleabile (la linea della mentalità di crescita) avevano ottenuto voti più alti di quelli che credevano nell’intelligenza statica (la linea della mentalità fissa), sebbene i due gruppi avessero, in prima media, risultati equivalenti nelle prove di matematica. I voti del gruppo con la mentalità di crescita quindi sono migliorati nel corso dei due anni, mentre i voti degli studenti con un atteggiamento mentale fisso sono scesi.

Confrontando le carenze

Una credenza nell’intelligenza fissa, inoltre, rende le persone meno disposte ad ammettere gli errori o ad affrontarli e a risolvere le loro carenze a scuola, nel lavoro e nelle relazioni sociali. In uno studio pubblicato nel 1999, su 168 matricole dell’Università di Hong Kong, dove l’intero insegnamento e i compiti sono in inglese, io insieme a tre colleghi di Hong Kong ho constatato che gli studenti con una mentalità di crescita, che avevano ottenuto risultati negativi all’esame di conoscenza della lingua inglese, erano molto più inclini a frequentare un corso di riparazione della lingua rispetto a quelli con un atteggiamento mentale fisso. Gli studenti con una visione stagnante dell’intelligenza erano presumibilmente disposti ad ammettere le loro carenze e hanno rinunciato all’opportunità di correggerle.

Un atteggiamento mentale fisso può analogamente ostacolare la comunicazione e il progresso nel mondo del lavoro da parte di dirigenti e dipendenti, scoraggiando o ignorando le critiche costruttive e i consigli. Una ricerca degli psicologi Peter Heslin e Don VandeWalle della Southern Methody University e Gary Latham dell’Università di Toronto dimostra che i dirigenti che hanno una mentalità fissa sono meno propensi a cercare o accogliere le opinioni dei loro dipendenti rispetto a quelli con una mentalità di crescita.

22

Presumibilmente, i dirigenti con una mentalità di crescita si vedono come lavori in corso d’opera e capiscono di aver bisogno delle opinioni per migliorare, mentre i direttori con una mentalità fissa sono più propensi a vedere le critiche come una riflessione sul loro sottostante livello di competenza. Dando per scontato che le altre persone non siano nemmeno in grado di cambiare, i dirigenti con una mentalità fissa sono, inoltre, meno propensi a dare consigli ai loro sottoposti. Ma dopo che Heslin, VandeWalle e Latham hanno dato ai dirigenti un tutorial sul valore e sui principi della mentalità di crescita, i supervisori sono diventati più disposti a dare spiegazioni ai loro dipendenti e hanno dato loro consigli più utili.

La mentalità, inoltre, può influenzare la qualità e la longevità dei rapporti personali, attraverso la disponibilità – o l’indisponibilità – ad affrontare le difficoltà. Quelli con una mentalità fissa, rispetto a quelli con una mentalità di crescita,sono meno propensi ad affrontare i problemi nelle loro relazioni e a cercare di risolverli, secondo uno studio del 2006 che ho condotto con la psicologa Lara Kammrath della Wilfrid Laurier University nell’Ontario. Dopo tutto, se si pensa che i tratti della personalità umana siano più o meno fissi, il rapporto di riparazione sembra per lo più inutile. Gli individui che credono che le persone possano cambiare e crescere, comunque, sono più fiduciosi sul fatto che affrontare le preoccupazioni nei loro rapporti porterà a delle soluzioni.

La giusta lode

Come possiamo trasmettere una mentalità di crescita ai nostri figli? Un modo è quello di raccontare storie sui successi che derivano da un duro lavoro. Per esempio, i nostri studi hanno dimostrato che parlare dei geni in matematica, che sono nati più o meno in questo modo, pone gli studenti verso una mentalità fissa, mentre le descrizioni dei grandi matematici che si sono innamorati della matematica e hanno sviluppato competenze incredibili genera una mentalità di crescita. Le persone, inoltre, trasmettono la mentalità attraverso la lode. Sebbene molti genitori, se non la maggior parte, credano di dover crescere un

23

figlio raccontandogli o raccontandole quanto sia brillante o talentuoso il lui o la lei in questione, le nostre ricerche suggeriscono che sia fuorviante.

Negli studi che hanno coinvolto studenti di quinta elementare, pubblicati nel 1998, per esempio, io, insieme alla psicologa della Columbia Claudia M. Mueller, ho dato ai bambini delle domande da un test non verbale del QI. Dopo i primi dieci quesiti, su cui la maggior parte dei bambini ha fatto equamente bene, li abbiamo lodati. Abbiamo lodato alcuni per la loro intelligenza: “Wow…è veramente un buon punteggio. Sei davvero intelligente”. Abbiamo elogiato altri per il loro impegno: “Wow… è veramente un buon punteggio. Hai lavorato sodo”.

Abbiamo scoperto che lodare l’intelligenza incoraggia una mentalità fissa molto più spesso di quello che hanno fatto le pacche sulle spalle per gli sforzi.

Quelli che hanno ricevuto complimenti per la loro intelligenza, per esempio, hanno evitato il compito impegnativo – e ne hanno voluto uno più facile – molto più spesso rispetto ai bambini lodati per gli sforzi. (La maggior parte di quelli lodati per il loro lavoro sodo hanno voluto il quesito difficile da cui avrebbero imparato). In ogni caso, quando abbiamo dato a ognuno di loro i quesiti difficili, quelli lodati per essere intelligenti si sono scoraggiati, dubitando delle loro capacità. E i loro punteggi, anche su un quesito più facile, che abbiamo dato loro in seguito, si sono abbassati rispetto ai loro precedenti risultati su quesiti equivalenti. Al contrario, gli studenti elogiati per i loro sforzi non hanno perso la fiducia quando si sono confrontati con domande più difficili, e i loro rendimenti sui quesiti che sono seguiti sono migliorati notevolmente.

Gli effetti della lode

I bambini lodati per la loro intelligenza, dopo un fallimento, hanno risolto in maniera significativa un numero minore di quesiti, rispetto a quelli che avevano risolto prima di incontrare difficoltà. Al contrario, i bambini lodati per

24

i loro sforzi hanno risolto un numero maggiore di quesiti dopo il loro breve scontro che avevano avuto prima con le difficoltà.

Formare la mentalità

Oltre a incoraggiare una mentalità di crescita attraverso la lode per gli sforzi, i genitori e gli insegnanti possono aiutare i bambini fornendo istruzioni esplicite riguardo la mente intesa come una macchina dell’apprendimento. Insieme a Blackwell e Trzesniewski ho progettato di recente un laboratorio di otto incontri per 91 studenti i cui voti in matematica erano calati al primo anno del ginnasio. Quarantotto studenti hanno ricevuto, solamente, istruzioni sulle abilità di studio, mentre gli altri hanno frequentato una combinazione di incontri sulle abilità di studio e corsi in cui sono venuti a conoscenza della mentalità di crescita e come applicarla sui compiti.

Nei corsi sulla mentalità di crescita, gli studenti hanno letto e discusso un articolo intitolato «You Can Grow Your Brain» (Puoi far crescere il tuo cervello). Gli è stato insegnato che il cervello è come un muscolo che diventa più forte con l’uso e che l’apprendimento incita i neuroni nel cervello a fare nuove connessioni. Da questo insegnamento, molti studenti hanno cominciato a vedersi come agenti del loro sviluppo cerebrale. Gli studenti che fino a quel momento avevano disturbato o si erano annoiati continuavano a essere seduti e a prendere nota. Un bambino, particolarmente indisciplinato, ha alzato gli occhi durante la discussione e ha detto: “ Vuoi dire che non devo essere stupido”?

Come il semestre è progredito, i voti in matematica dei bambini che hanno imparato solo le abilità di studio sono continuati a scendere, mentre quelli degli studenti data la pratica della mentalità di crescita non sono continuati a scendere e hanno iniziato a rimbalzare ai loro livelli precedenti. Pur essendo consapevoli che c’erano due tipi di insegnamento, gli insegnanti hanno riferito di aver notato dei significativi cambiamenti motivazionali nel 27% dei bambini nel laboratorio della mentalità di crescita, a confronto del solo 9% degli

25

studenti nel gruppo di controllo. Un insegnante ha scritto: “Il tuo laboratorio ha già avuto un effetto. L [il nostro studente indisciplinato di sesso maschile], che non fa mai sforzi in più e spesso non consegna i compiti in tempo, in realtà è rimasto fino a tardi per finire prima un compito, così ho potuto controllarlo e gli ho dato l’opportunità di rivederlo. Ha preso buono”. (Aveva preso sempre appena sufficiente e anche meno)”.

Altri ricercatori hanno replicato i nostri risultati. Gli psicologi Catherine Good, allora alla Columbia, Joshua Aronson e Michael Inzlicht dell’Università di New York hanno riferito, nel 2003, che un laboratorio su una mentalità di crescita ha migliorato i risultati dei test in matematica e in inglese degli studenti di seconda media. In uno studio del 2002 Aronson, Good (adesso uno studente laureato all’Università del Texas a Austin) e i loro colleghi hanno scoperto che gli universitari hanno iniziato ad amare di più del loro lavoro scolastico, a valutarlo di più e a ottenere voti migliori come conseguenza della pratica che ha favorito una mentalità di crescita.

Abbiamo sintetizzato questo insegnamento in un programma informatico interattivo chiamato Brainology (Lo studio del cervello). I suoi sei moduli istruiscono gli studenti sul cervello, cosa fa e come farlo lavorare meglio. In un laboratorio virtuale del cervello, gli utenti possono cliccare sulle regioni cerebrali per determinare le loro funzioni o sulle terminazioni nervose per vedere come si formano le connessioni quando le persone imparano. Gli utenti possono inoltre dare consigli agli studenti virtuali con problemi, come una pratica su come gestire le difficoltà scolastiche; gli utenti possono ulteriormente tenere un diario online delle loro pratiche di studio.

Gli studenti di seconda media di New York che hanno testato una versione pilota di Brainology ci hanno detto che il programma ha cambiato la loro visione dell’apprendimento e in che modo promuoverlo. Uno di loro ha scritto: “La cosa che preferisco di Brainology è che quando impari qualcosa, i neuroni fanno delle connessioni e continuano a crescere. Li immagino sempre quando sono a scuola”. Un insegnante degli studenti che hanno usato il programma ha

26

detto: “Si offrono di fare pratica, studiare, prendere nota, o prestare attenzione per garantire che siano effettuate le connessioni”.

Insegnare ai bambini queste informazioni non è solo uno stratagemma per farli studiare. Le persone differiscono in intelligenza, talento e capacità. Eppure la ricerca sta arrivando alla conclusione che un grande risultato, e anche quello