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Geografici e archeologi in Egitto

Nel documento L ITALIANO IN EGITTO E ITALIANI D EGITTO (pagine 26-29)

3. Presenza italiana in Egitto nel XIX secolo

3.2. Geografici e archeologi in Egitto

Dopo vari tentativi, il canale sarà realizzato nell'Ottocento, dal francese Ferdinando de Lesseps su progetto dell'ingegnere trentino Luigi Negrelli39. Al progetto collaborano, tra l'altro, molti italiani tra lavoratori ed ingegneri40.

Nell'ambito dei festeggiamenti per l'inaugurazione del canale, all'Opera del Cairo viene rappresentato il Rigoletti di Giuseppe Verdi e nell'occasione il khedive chiese al grande compositore di comporre un'altra opera: sarà l'Aida, la cui prima avviene al Cairo il 24 dicembre 1871.

3.2. Geografici e archeologi in Egitto

Sotto il regno di Muhammad 'Ali e dei suoi discendenti, l'Egitto diventa la meta di molti viaggiatori ed esploratori italiani. Mahmoud Khalil ha dedicato un testo denso e concentrato sull'argomento, in cui vengono studiati vari testi di letteratura di viaggio in Egitto nel secolo XIX.

Tra i viaggiatori italiani, si può accennare all'opera di Giovan Battista Belzoni. Le sue opere rappresentano un punto di svolta nella scrittura sull'Egitto, anche se sono di più dedicate alle sue scoperte archeologiche.

Dopo Belzoni, si può fare accenno anche al testo di Giovanni Battista Brocchi, Giornale delle osservazioni fatte ne' viaggi in Egitto, nella Siria e nella Nubia da G. B. Brocchi, scritto tra 1822 e 1824, ma stampato postumo tra 1841 e 1843.

39 Per approfondimenti, si veda Paolo Maltese, Storia del canale di Suez. L'Egitto e il canale 1833-1956, Trento, Edizioni il Formichiere, 1978

40 Come è il caso, ad esempio, del padre di Giuseppe Ungaretti. Venuto in Egitto per lavorare agli scavi del canale. Morto, due anni dopo la nascita del figlio, a causa di un incidente al cantiere del canale (secondo quanto dichiarato da Ungaretti stesso). Anche se la data è successiva all'apertura del canale. Il canale è aperto nel 1869. Il padre di Ungaretti muore nel 1890.

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E al testo di Giuseppe Forni, Viaggio nell'Egitto e nell'Alta Nubia, che narra la permanenza in Egitto dell'autore dagli anni Venti agli anni Quaranta, rimasto inedito per quasi venti anni e stampato a Milano solo nel 1859.

Nello stesso periodo della storia egiziana, si situa anche l'opera di Giovan Battisti Baruffi, intitolata Da Torino alle Piramidi, stampata a Torino nel 1842 e ristampata, con aggiunte, a Milano nel 1847.

La materia dell'opera è fornita da un viaggio in Egitto nel 1841, e si considera tra i primi esmpi che rispecchiano la visita eseguita in Egitto «per puro diletto»41.

Nel 1854 abbiamo l'opera di Emilio Dandolo Viaggio in Egitto, nel Sudan, in Siria ed in Palestina, in cui la società egiziana viene descritta e analizzata dall'autore come una società divisa in caste.

Poi c'è un gruppo di testi dedicato al periodo di Ismail42, nipote di Muhammad 'Ali, e in particolare al delicato momento internazionale della costruzione e gestione del canale di Suez.

Dentro questa categoria, si può fare riferimento al testo Da Firenze a Suez e viceversa, del milanese Alberto Cesana, pubblicato nel 1870.

Si tratta di una raccolta di lettere (già pubblicate sulla rivista fiorentina l'«Opinione») relative al viaggio di andata e ritorno dell'autore dall'Egitto.

Cesana era stato inviato dal giornale all'inaugurazione del canale di Suez, nell'autunno del 1869, e le lettere sono il resoconto dei preparativi

41 Mahmoud Khalil, Metamorfosi dell'odeporica italiana nel secolo XIX, cit., p. 51

42 Ismail Pascia (1830-1895) fu viceré e poi khedivè d'Egitto tra il 18 gennaio 1863 e l'8 agosto 1879, quando fu rimosso dal trono dal Regno Unito. Mentre era al potere dette un grande impulso alla modernizzazione dell'Egitto e del Sudan, indebitando però drammaticamente il Paese. La sua filosofia può essere racchiusa in una dichiarazione che egli rese nel 1879: "Il mio Paese non è più in Africa; noi siamo ora parte dell'Europa. È pertanto naturale per noi abbandonare le nostre antiche strade e adottare un nuovo sistema, adatto alle nostre condizioni sociali".

della festa per l'inaugurazione, della festa, della visita di Suez, del Cairo, dell'Alto Egitto e del ritorno a Firenze.

Nel periodo che segue l'inaugurazione del canale di Suez, e fino alla fine dell'Ottocento, ci sono delle opere di carattere enciclopedico ed altre con più attenzione alle questioni politiche ed economiche come il lavoro di Enrico Chicco, autore dell'elegante Viaggio in Levante.

Anche se i viaggi in Oriente, con la tappa obligatoria d'Egitto, non finiscono: Nel 1879, a Como, viene stampato il testo di Giuseppe Romani Viaggio in Palestina e nell'Egitto. La data reale del viaggio è attorno il 187343.

Un diario di viaggio alla terra santa, che passa dal porto di Genova a quello di Livorno, e da Napoli ad Alessandria d'Egitto:

Alessandria conta 400 e più mila abitanti di tutte le religioni e razze, turchi, ebrei, scismatici, latini; neri puro sangue, mulatti, olivastri, bianchi che qui approdano per commercio o perchè di passaggio per l'Oriente. Vi è un grande movimento e ben diverso delle città italiane. La varietà bizzarra dei costumi, i canali, le case bianche a terrazzo, i minareti che spuntano qua e là presentano un quadro orientale che colpisce44.

per proseguire da Giaffa a Gerusalemme. Nel viaggio di ritorno Romani passa per la città di Porto Said, ove decide di rimanere per visitare il canale di Suez, definito da lui come «l'opera più colossale del mondo»45. Il viaggio continua da Porto Said al Cairo, passando per Ismailia. Romani descrive i luoghi e le città che visita, ma di tanto in tanto gli sfugge qualche commento, che rispecchia le sue impressioni, anche sugli indigeni, come

43 Cfr. Giuseppe Romani, Viaggio in Palestina e nell'Egitto, Como, Ditta Pietro Ostinelli dei fratelli Giorgetti, 1879 p. 367

44 Ivi, pp. 35-36

45 Ivi, p. 342

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quando scrive che «l'arabo nonostante la sua rozzezza, è fedelissimo ed insieme dotato di gran forza46».

Simile al testo diaristico di Romani, si può citare altri viaggiatori italiani come Giuseppe Florenzano, nei suoi Ricordi (1870), Alberto Libri (Jacopo Virgilio) con le sue Lettere egiziane (1870) e Filippo Pasquinelli, Ricordi (1888).

Nel documento L ITALIANO IN EGITTO E ITALIANI D EGITTO (pagine 26-29)