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Mafarka le Futuriste

Nel documento L ITALIANO IN EGITTO E ITALIANI D EGITTO (pagine 79-84)

5. Scrittori italiani d'Egitto nel Novecento

5.3. Il fascino dell'Egitto secondo Filippo T. Marinetti

5.3.3. Mafarka le Futuriste

Come già detto, il romanzo è pubblicato prima in francese e poi tradotto in italiano nel 1910 a mano di Decio Cinti162. Viene presentato dal suo autore come:

Il grande romanzo esplosivo che vi promise. È polifonico come le anime nostre, ed è, insieme, un canto lirico, un’epopea, un romanzo d’avventure e un dramma.

Io sono il solo che abbia osato scrivere un simile capolavoro, il quale morirà per mano mia, un giorno, quando il crescente splendore del mondo avrà agguagliato il suo e lo avrà reso superfluo163.

Il romanzo è diviso in dodici capitoli164, ambientato in un'Africa immaginaria, narra le epiche avventure di Mafarka-el-Bar, il re di Tell-el-Kibir, che ama la guerra, disprezza le donne e ha come consigliere il sole.

Dopo aver trionfato sui suoi nemici in battaglia, in luogo di proclamarsi re degli africani decide di ritirarsi e dedicarsi alla creazione di suo figlio, Gazurmah, automa e semidio alato, realizzando il sogno del superuomo di Nietzsche.

Leggendo il romanzo, è molto facile individuare l'influenza dell'esperienza egiziana in Marinetti anche per quanto riguarda l'idea del futurismo, non solo per il "discorso futurista" che il protagonista pronuncia nel capitolo omonimo, ma anche per gli attributi che Marinetti gli assegna,

162 F. T. Marinetti, Mafarka il Futurista, traduzione di Decio Cinti, a cura di Luigi Ballerini, Milano, Edizioni Futuriste di poesia, 1910). L'edizione consultata è quella di Mondadori 2003 (I edizione Oscar scrittori del Novecento marzo 2003)

163 F. T. Marinetti, Mafarka il Futurista, Milano, Mondadori, 2003

164 (1. Lo stupro delle negre. 2. Lo stratagemma do Mafarka-el-Bar. 3. I Cani del Sole. 4. Il premio della Vittoria. 5. Il Ventre della Balena. 6. Uarabelli-Ciarciar e Magamal. 7. Il viaggio notturno. 8. Gl'Ipogei 9. Il discorso futurista. 10. I fabbri di Milmillah 11. I velieri crocefissi. 12.

La nascita di Gazurmah, l'eroe senza sonno.)

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per le caratteristiche fisiche, culturali, psicologiche che gli attribuisce: « Mafarka è il dover essere futurista. Ed è un arabo, anzi, una sensibilità italiana nata in Egitto; Mafarka è quel Talassocratore di cui Destruction e La Ville Charnelle mettevano in bella evidenza l’eroismo assoluto»165.

Mafarka viene rappresentato anche come un musulmano, suo figlio salirà al cielo in un viaggio notturno, evocando l'episodio profetico di Muhammad, il profeta dell'Islam166.

I nomi dei luoghi evocano spesso delle località egiziane: Mafarka è il re di Tell-el-Kibir, che è identica al nome di una città egiziana che fa parte del governatorato di Ismailia che si trova a nord-est della capitale Il Cairo e si estende lungo la parte nord del Canale di Suez, su entrambe le sponde del canale, anche se maggiormente si sviluppa sulla riva occidentale; a nord si affaccia sul Mediterraneo e a sud a comprendere i Laghi Amari.

Ma la città è molto famosa anche per un evento storico molto importante nella storia dell'Egitto a cavallo tra l'800 e il 900; cioè la battaglia di Tell el-Kibir (o al-Kebir) tra i soldati dell'esercito egiziano, comandati da Ahmed Urābī e l'esercito britannico nella notte fra il 13 e 14 settembre 1882.

La vittoria britannica di questa battaglia garantì de facto il controllo dell'Egitto fino alla metà del XX secolo. Nonostante la sconfitta, Ahmed Urābī è tuttora considerato uno degli eroi d'Egitto. Alla sua avventura coraggiosa, i giornali italiani di allora hanno dedicato molta attenzione167.

165 Giusi Baldissone, Filippo Tommaso Marinetti, cit., p. 115

166 Secondo Alberto Pantano, lo studioso del Futurismo e di Ezra Pound, Marinetti aveva una copia del Corano. Cfr. Il programma radiofonico Alle 8 della sera, trasmesso su radio2 a cura di Pantano nel mese di maggio 2009.

167 Cfr. Romain H. Rainero e Luigi Serra (a cura di), L'Italia e l'Egitto dalla rivolta di Arabi pascià all'avvento del Fascismo (1882-1922), Settimo Milanese, Marzorati editore, 1991 in particolare lo studio di Guido Valabrega su La stampa italiana e l'esperimento nazionale di Ahmed Arabi pp. 89-98

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Manca da approfondire il grado di conoscenza da parte di Marinetti di questo personaggio storico e se la sua personalità ribelle è paragonabile con Mafarka o con lo spirito del Futurismo.

In un altro passaggio del romanzo, Marinetti porta il suo protagonista in un labirinto, Il Ventre della Balena, che sorge nell'oasi egiziana di El Fayum168.

Ricorrono anche sia nel Fascino dell’Egitto, che in Sensibilità italiana nata in Egitto, vari accenni al paesaggio egiziano e in particolare a quello alessandrino.

Tra i luoghi citati tanto, ci sono ad esempio il “Giardino Antoniadis”, il

“Porto Antico” e il “Canale Mahmudieh”:

La mia sensibilità arricchita dal Giardino Antoniadis e dai canneti da zucchero s’imparenta coi cani desertici e con le bufale sintesi di tenebre e latte nei fetidi villaggi di bovini pollame galli sgargianti e ne traggo l’ispirazione della mia primissima opera letteraria L’Aurore sur le canal Mahmudieh169.

Si tratta di una poesia che sarà recitata davanti ai colleghi e ammirata dai maestri del collegio.

168 Un labirinto esiste veramente in quell’oasi, ed è quello esaminato con cura nel recente libro di Santarcangeli. Cfr. P. Santarcangeli, Il libro dei labirinti, Milano, Frassinelli, 1984, pp. 45-53.

Santarcangeli ricostruisce le testimonianze di Erodoto, Strabone, Diodoro Siculo, Pomponio Mela e Plinio per quuanto riguarda l’antichità, nonché varie testimonianze posteriori, comprese tra il 1693 e il 1843, per risalire all’identificazione del labirinto costruito dal re Amenemhet III ad Hawara, oggi Medinet el Fayum, chiamata dai greci Krokodilopolis: <<Era un monumento di grandezza superiore a qualunque altro complesso di edifici esistente in quei tempi: consisteva in dodici cortili coperti, contigui, circondati da un muro; dentro vi era una doppia serie di sale, le une sotterranee, le altre sopra il suolo, 1500 in ciascun ordine. Al visitatore straniero fu permesso solo di vedere la parte superiore, quella sotterranea essendo riservata alle tombe dei re e dei coccodrilli sacri; i passaggi attraverso le sale e i rigiri intorno ai cortili erano intricatissimi, e causavano infinito stupore; infine, le pareti erano coperte di figure scolpite>> (p. 47). Ancora più fantastica è la descrizione di Plinio, che parla di <<palazzi sotterranei>>, di <<rumori terrificanti>> e di raffigurazioni mostruose nell’oscurità. Tutte queste testimonianze classiche non devono essere sfuggite a Marinetti nel periodo del suo soggiorno egiziano.

169 F. T. Marinetti, Una sensibilità italiana nata in Egitto, cit., pp. 206-207

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Leggendo l'opera di Marinetti, appare però che non aveva dei legami diretti con amici o conoscenti egiziani se non dell'alta borghesia o della famiglia reale.

Come altri europei, e specialmente dopo l'occupazione britannica dell'Egitto, sono costruite e alzate delle barriere psicologiche tra gli indigeni, in particolare la gente comune e la classe borghese, e le comunità straniere.

Anche se gli italiani e i greci rimangono più vicini al popolo egiziano, rispetto ai francesi e agli inglesi. Come in altri casi, anche in Marinetti, è raro sentir parlare di egiziani, ma di "arabi" o "africani".

Pur passando per le vie di Alessandria, Marinetti non vede che «gli zuccheri scarlatti nei pasticceri di Attarin»170. Passava le serate «fra birrerie erotiche e sgabuzzini bordelleschi»171.

Gli egiziani sono solo nello sfondo della scena, come servi, fellahin172 e ruffiani. Più attenzione è stata rivolta da Marinetti alla bellezza della lingua araba: « Rauca gemente nasale musica della lingua araba che ha il sapore aspro del rosso Karamendin»173.

Al canto dell'Azan, il richiamo alla preghiera islamica. Anche Mafarka il sanguinario ad un certo tratto viene catturato da queste voci:

E gli occhi grifagni di Mafarka contemplavano con desiderio le cupole verdi delle moschee, che luccicavano di riflessi cangianti, nelle loro illusorie piroette, quali dervisci aggiratori, vestiti di vento sotto l’alto cappello aguzzo che canta.

170 Ivi, p. 208

171 Ibidem

172 Fellahin è il plurale di Fellah, s.m. contadino in arabo.

173 F. T. Marinetti, Una sensibilità italiana nata in Egitto, cit., p. 208

Gli piaceva molto quel sciroppo tipico della Siria e diffuso anche in Egitto: "Poesia insolente erotica di una bella cameriera triestina matilde che sempre rosea sudante affaccendata da negozio a negozio vien su a sciorinarmi carte geografiche vermiglione di Karamendin saporita pasta di albicocche". Cfr. F. T. Marinetti, Una sensibilità italiana nata in Egitto, cit., pp. 203-204

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Ad un tratto, un minareto celeste balzò prodigiosamente al di spora delle loro teste, come un ginnasta ambizioso, scoccando lontanissimo nel bianco cielo del crepuscolo, il grido violetto del muezzin174.

174 F. T. Marinetti, Mafarka il Futurista, cit., p. 37

Il muezzin, più correttamente Mu‘adhdhin è in religione islamica l'incaricato di salmodiare cinque volte al giorno dal minareto della moschea il richiamo che serve a ricordare l'obbligo di effettuare le cinque preghiere islamiche giornaliere.

Nel documento L ITALIANO IN EGITTO E ITALIANI D EGITTO (pagine 79-84)