• Non ci sono risultati.

Rifa'a Rafi' al-Tahtawi

Nel documento L ITALIANO IN EGITTO E ITALIANI D EGITTO (pagine 49-53)

4. L'Italiano in Egitto nell'Ottocento

4.1. Rifa'a Rafi' al-Tahtawi

Fondatore della prima scuola di traduzione al Cairo

Dopo il ritorno della prima missione di studio in Italia, Muhammad 'Ali, nel 1826, ordina di organizzare altre missioni alla volta di Parigi. Anche questo volta, vengono selezionati dei giovani, con l'intento di perfezionare la loro formazione in materie scientifiche e tecniche.

Tra questi giovani pionieri c'è un personaggio molto importante che sarà destinato a giocare un ruolo importante nel percorso della lingua italiana in Egitto, anche se non sapeva l'italiano.

Si chiamava Rifa'a Rafi' al-Tahtawi (1801-1873). Figlio di contadini dell'alto Egitto. Nel 1817 diventa studente di Al-Azhar, la moschea e l'università islamica al Cairo. Grazie alle raccomandazioni del suo insegnante Hasan al-'Attar (1766-1834), viene incluso in mezzo a quel gruppo di giovani fortunati, che stanno per viaggiare in Francia, anzi è considerato il capo della missione, il loro imam.

Al-Tahtawi rimane a Parigi per ben cinque anni, in cui studia - anche se in modo non approfondito - etica, filosofia sociale, matematica, geometria e politica, e si avvicina alla cultura occidentale in modo aperto e attivo, come ci racconta nel suo entusiastico resoconto del suo soggiorno parigino:

Takhlis al-ibriz ila talkhis Bariz.97

Uno dei primi racconti di viaggio in occidente, in cui al-Tahtawi fa una descrizione dettagliata di Parigi: l'architettura, le scienze e le arti che vi fioriscono, gli stili di vita, il governo e traduce dei passaggi del testo costituzionale francese.

97 Il testo è stato tradotto in tedesco da K. Stowasser sotto il titolo Ein Muslim entdeckt Europa, Leipzig, G. Kiepenhauer, 1988; in francese da A. Louca con il titolo L'Or de Paris: relation de voyage, 1826-1831, Paris, Sindbad, 1988, e in inglese da D.L. Newman con il titolo An Imam in Paris: Account of a Stay in France by an Egyptian Cleric (1826-1831), London, Saqi Book, 2002

Nel 1831 torna in Egitto per dedicarsi ad un lavoro di scambi interculturali, soprattutto mediante la traduzione dal francese di autori come Voltaire, Montesquieu e Fénelon. Anche per questo, diventa uno dei maggiori intellettuali egiziani, considerato uno dei padri fondatori della nahda, modernità egiziana98.

Nel 1835, fonda e dirige la prima Scuola di Traduzione in Egitto, chiamata dopo la Scuola di Lingue «Al-Alsun». Diplomando numerosi futuri intellettuali egiziani, la Scuola diventa uno dei primi circoli culturali moderni del Paese, in cui si formarono le future leve politiche e culturali dell'Egitto khediviale99. Lo studio durava cinque anni, e non poteva mancare l'italiano tra le prime lingue accreditate della scuola.

Nel 1839 si laureò il primo gruppo di traduttori egiziani, alunni di al-Tahtawi. Fu un'impresa audace, la scuola di lingue si allargò per organizzare dopo dei corsi di formazione per gli impiegati governativi, e quelli in campo agricolo. Aveva anche poi un dipartimento dedicato alla giurisprudenza islamica. E così da piccola scuola di lingue, Al-Alsun si trasforma in un progetto accademico promettente.

Dopo quindici anni, però, e dopo la morte di Muhammad 'Ali, la scuola viene chiusa e lo stesso Tahtawi viene trasferito in Sudan. Solo nel 1854 il primo grande traduttore egiziano torna al Cairo, per continuare il suo progetto innovativo, anche se, questa volta, come direttore dell'accademia militare. Sotto il regno di Ismail Pascià, al-Tahtawi torna al suo campo preferito e con l'aiuto dei suoi ex-alunni, ora bravi e notevoli traduttori, traduce vari volumi dedicati, quasi esclusivamente, alla legge francese.

98 Le sue opere sono raccolte in cinque volumi. Si veda: R. Al-Tahtawi, al-A'mal al-Kamila (opera omnia), a cura di M. 'Imarah, Beirut, Markaz dirasat al-wihda al-'arabiyya, 1973 (in arabo)

99 Cfr. Massimo Campanini, Storia dell'Egitto contemporaneo. Dalla rinascita ottocentesca a Mubarak, cit., pp. 22-23

- 49 -

Tutte queste traduzioni saranno poi raccolte e pubblicate sotto il titolo:

Ta'rib al-Qanoun al-Madani al-Faransawi, Traduzione del codice civile francese.

Può apparirsi fuori contento questo nostro riferimento al personaggio e all'opera di al-Tahtawi, ma più avanti torniamo a riprendere il discorso in riferimento ai passi della lingua italiana in Egitto, specialmente nella seconda meta del Novecento.

4.2. Gli italiani e il canale di Suez100

L'importanza dell'italiano aumenta con l'inizio dei lavori per la costruzione del canale di Suez (1859-1869) siccome il numero di ingegneri e lavoratori italiani cresce e forse arriva al suo culmine.

Anche se dopo l'occupazione inglese (1882) il numero è relativamente diminuito, per poi tornare a crescere.

La documentazione riguardante la diffusione della lingua italiana in Egitto fin dagli inizi del secolo scorso potrebbe continuare ancora, sempre più sorprendente; molti resterebbero sorpresi leggendo, per esempio, che il console generale di Svezia in Egitto, Giuseppe Bokti, scrive al colonnello francese Duhamel in italiano; che in italiano erano stese le circolari dell'Amministrazione delle Poste Egiziane, le istruzioni emanate dal locale Consiglio di Sanità e mandate in visione a tutti i consoli in Egitto; che in fine, perfino i documenti rilasciati dalle autorità consolari inglesi erano scritti in italiano: «Noi Enrico Salt, Console generale di S. M. Britannica...

certifichiamo ed attestiamo che etc. etc. »101

Sarà pure di qualche utilità ricordare che in campi diversi (archeologia, egittologia, studi geologici, vita delle locali istituzioni scientifiche) la presenza italiana si fa ancora sentire.

Per esempio, Risci, Rosellini, Schiaparelli, Donadoni, Gessi, Matteucci e molti altri.

100 Molti testi sono scritti in italiano sulla lunga storia del canale di Suez come ad esempio E.

Anchieri, Suez, Roma 1939, Z. A. Algardi, Luigi Negrelli, l’Europa e il Canale di Suez, Firenze 1988 e Salvatore Bono, Il canale di Suez e l'Italia, in «Mediterranea», anno III, n. 8 del dicembre 2006, pp. 411-422

101 Cfr. Andrea Borruso, L'Italianistica nei Paesi Arabi, relazione in Atti del 1Convegno su La presenza culturale italiana nei paesi arabi: storia e prospettive, Napoli 28-30 maggio 1980, Roma, Istituto per l'Oriente, 1982

- 51 -

Nel documento L ITALIANO IN EGITTO E ITALIANI D EGITTO (pagine 49-53)