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Re Fuad: vero amante dell'Italia

Nel documento L ITALIANO IN EGITTO E ITALIANI D EGITTO (pagine 97-101)

II. L'italiano in Egitto nel Novecento

1. Re Fuad: vero amante dell'Italia

È così che si trova, nel genio universale di Roma, la spiegazione dei preziosi servizi resi al mio Paese dai vostri giureconsulti quando si trattò della grande riforma giudiziaria mista, e così pure quelli resi dai vostri illustri orientalisti nella facoltà di lettere, che fu il centro animatore della giovane Università del Cairo. Noi ve ne saremo sempre vivamente grati.212

Riprendendo il filo del discorso da Marinetti, è opportuno ricordare che il priù noto futurista italiano conosceva il re Fuad (in regno dal 1917 al 1936).

Come premessa necessaria del nostro discorso sull'italiano in Egitto nel Novecento, è molto utile soffermarci con quel personaggio che fu il Re Fuad (Il Cairo, 26 marzo 1868 – Il Cairo, 28 aprile 1936), Sultano e poi Re d'Egitto - quando il paese ottenne l'indipendenza dal Regno Unito nel 1922 -, oltre a diventare Re del Sudan, Sovrano di Nubia, Kordofan e Darfur213.

Quel pronipote del grande Muhammad 'Ali, figlio di Isma'il Pascià, nato e cresciuto al Cairo, si può anche considerare un mezzo italiano. Da giovane studia al Politecnico di Torino, prima di avviarsi alla carriera militare, nella Reale Accademia militare di Torino214, è spesso ospite della

212 Erano queste le parole di Re Fuad, in occasione della solenne cerimonia con cui l'Università di Roma conferì al sovrano, durante il suo viaggio in Italia nel 1927, la laurea ad honorem in diritto. Cfr. Vittorio Briani, Italiani in Egitto, cit., p. 57

213 Per maggiori informazioni, Cfr. Roberto Cantalupo, Fuad, primo re d'Egitto, Milano, Garzanti, 1940

214 Cfr. Vincenzo Fago, L'Università egiziana di Cairo, in «Nuova antologia di lettere, scienze ed arti», Volume 228 - Fascicolo 909 - 1° novembre 1909, Roma, Direzione della Nuova Antologia, 1909 p. 89

famiglia reale di Savoia, parla l'italiano, addirittura con un accento piemontese215.

Nel suo discorso all'università di Roma nel 1927, citato all'inizio di questo punto dello studio, Re Fuad esprimeva la gratitudine di tutti gli egiziani all'Italia e agli italiani che hanno collaborato all'andar avanti della prima università pubblica in Egitto, la seconda in assoluto dopo quella di Al-Azhar.

Come abbiamo già visto, Muhammad 'Ali ordinò di inviare un gruppo selezionati di giovani egiziani in missioni di studio prima in Italia e poi in Francia. Uno di quelli giovani fu al-Tahtawi, che al suo ritorno fondò la prima scuola di lingue «Al-Alsun». Il sogno però di al-Tahtawi era così grande: infatti, più di una volta provò di trasformare questa piccola scuola di lingue in una università vera e propria, senza riuscirne. Dopo la sua morte, e dopo gli sforzi svolti dai suoi alunni, e con l'aiuto anche degli italiani, questo lontano sogno diventa realtà.

Nel 1908, e sotto il regno di 'Abbas Hilmi II, viene fondata ed inaugurata la prima università libera in Egitto, con principe Fuad come primo presidente effettivo.

Dopo la sua salita al trono, e precisamnte nel 1928, l'Università Egiziana diventa la prima università statle d'Egitto. Nel corso del tempo, l'università avrà vari nome come Università Egiziana, Università del re Fu'ad e Università Khediviale, oggi giorno è conosciuta come l'Università del Cairo.

La memoria della giornata storica di inaugurazione dell'università, è mantenuta grazie alla corrispondenza di un italiano, Vincenzo Fago216, che

215 Cfr. L. Regolo, Il re signore: tutto il racconto della vita di Umberto di Savoia, Milano, Simonelli, 1998, p. 196

216 Vincenzo Fago nacque a Taranto nel 1875 e morì a Roma nel 1940. Dopo la laurea in lettere e giurisprudenza iniziò a lavorare come bibliotecario sia in Italia che in Egitto, ricoprendo, cogli anni, anche importanti incarichi per conto del Ministero degli Esteri. Svolse anche l'attività di

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inviò un rapporto dettagliato sull'evento per trasmettere ai suoi concittadini in Italia, la gratitudine egiziana anche nei confronti degli sforzi svolti da illustri consiglieri e professori italiani in Egitto a quell'epoca.

Grazie a questa corrispondenza, pubblicata nel 1909, possiamo ancora oggi rivivere quel clima fistoso che dominava la cerimonia di inaugurazione dell'università:

Il giorno dell'inaugurazione fu, dunque, salutato come l'aurora fulgida della rinascita. La grande metropoli orientale dei Fatimidi, fondata da Amr all'ombra dei colossi faraonici, [...] pareva tutta in festa, percorsa da ricchi equipaggi di diplomatici in divisa, di sheicks [Shaykh, Sceicchi] venuti da lontano, di bey, di pascià, formicolante d'indigeni in gala, insolitamente frettolosi nel fantasmagorico dissolversi e intrecciarsi della multicolore folla cosmopolita217.

Possiamo rileggere ancora oggi, il discorso del principe Fuad, l'allora primo presidente dell'università, in cui chiede al Khedivè 'Abbas Hilmi II di dichiarare l'apertura dell'università:

Monsignore!218

In nome dell'Università Egiziana depongo ai piedi di Vostra Altezza i Nostri più rispettosi omaggi, poi che è a Voi, Monsignore, che l'Università deve la sua nascita. Noi non ignoriamo, certo, che questa grande opera subirà delle trasformazioni prima di assumere la definitiva sua forma. Noi però non abbiamo risparmiato sforzo alcuno per farla poggiare sopra solide basi, affinchè l'edificio potesse rispondere alle necessità dell'avvenire. In realtà, il giorno è venuto, in

critico e di storico, nonché di poeta. Ha anche un poema che porta il titolo Discordanze, pubblicato nel 1905. Nel 1909 venne nominato come bibliotecario dell'Università Egiziana del Cairo. Nello stesso anno, in collaborazione con sua moglie Golfarelli Fago, pubblicò l'interessante volume dedicato all'Arte araba. Cfr. ad esempio, Paola Ghione e Valentina Sagaria Rossi (a cura di), L'archivio Leone Caetani all'Accademia Nazionale dei Lincei, Roma, Fondazione Camillo Caetani, 2004, p. 214. Nel libro, c'è anche il curioso racconto di una lite tra Fago e il grande orientalista italiano C. A. Nallino, nel 1911, di cui si parla nelle pp. 322-323

217 Vincenzo Fago, L'Università egiziana di Cairo, cit., p. 95

218 Secondo me, è la traduzione italiana del titolo turco, usato in questo periodo anche in Egitto, Afandina o Effendina (Sua Maestà).

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cui la gioventù egiziana deve ricevere i benefici dell'insegnamento scientifico nella stessa città di Cairo, senza essere costretta ad espatriare verso quei lontani centri intellettuali, che, in virtù della scienza, occupano un alto posto nella ascensione del progresso. Esprimo i più ardenti voti che la nostra Università sia proficua agli studenti in genere, e in particolar modo alla gioventù egiziana. Se ci accingemmo alla realizzazione di quest'opera, che ci costò non poche veglie, mirammo essenzialmente allo scopo d'innalzare il livello intellettuale di questa gioventù. Non basta che essa sia intelligente, attiva e laboriosa, occorre anche che essa ci segua in questa condotta e nella costante perseveranza, condizioni che, sole, conducono alla finale riuscita. Ad essa l'una e l'altra non mancheranno, non ne dubitiamo; e così conforterà la speranza che in essa ripongono il Consiglio dell'Università e tutto il Paese. In questo istante solenne, e sotto gli auspici di Vostra Altezza, io vi prego, Monsignore, di voler dichiarare inaugurata l'Università Egiziana219.

Alla fine del discorso di Fuad Pascià, nell'ampia sala del Consiglio Legislativo, sede dell'inaugurazione, il Vicerè d'Egitto, Khedivè 'Abbas Hilmi II, accoglie l'invito con queste parole:

Signor Presidente, Signori Membri !

Fin dal giorno nel quale il progetto ne fu concepito, l'Università Egiziana Mi fu cagione delle più vive soddisfazioni. Ed oggi, Io sono lieto di salutare la realizzazione di quest'opera che sorge opportuna, poi che a Me piace considerarla come il coronamento degli ideali di pubblica istruzione nutriti dal Mio illustre avo Mohamed Ali e perseguiti dagli altri Miei gloriosi antenati. Io porgo, dunque, ringraziamenti a Voi e a tutti coloro che, col proprio sapere, col lavoro e con le loro offerte, contribuirono a dotare la nostra diletta patria di questa importante fucina scientifica, cui auguro la più completa riuscita.

Vogliate credere che tanto da parte Mia, quanto da parte del mio Governo, essa sarà l'oggetto della nostra benevolenza e del nostro particolare interessamento.

E confido che gli Egiziani di cuore non cesseranno dal prestare alla nuova

219 Vincenzo Fago, L'Università egiziana di Cairo, cit., pp. 95-96

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istituzione il loro generoso contributo, affinchè il Mio popolo possa risentirne i benefici effetti che ne attende. Mi associo, signor Presidente, alle nuove aspirazioni cui Voi incitaste la gioventù egiziana, che - non ne dubito - si mostrerà, come desiderate, perseverante e degna della fiducia in lei riposta da Me e dal Paese. In nome di Dio, fonte d'ogni scienza, dichiaro aperta l'Università, facendo i più fervidi voti che essa arrechi il miglior profitto a tutti gli studenti e a tutti gli studiosi220.

Nel documento L ITALIANO IN EGITTO E ITALIANI D EGITTO (pagine 97-101)