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139Giancola siciliano stabilitosi a Napoli E qui i Cammarano godettero

di fama particolare lungo la prima metà dell’Ottocento, da attori e librettisti, da musicisti e pittori nonché da autori e sceneggiatori, essendo sempre più apprezzata in questa città altra la capacità di ar- ticolare le doti ereditate dai singoli ceppi familiari. Anche per questo si tornava a vedervi la capitale alternativa dell’arte italiana, dove era possibile creare senza i soliti controlli e in sintonia con la […] nascita della canzone napoletana per proseguimento delle arie operistiche e della vitalità artistica ed esistenziale diffusa7.

È indiscutibile che un esempio significativo e illustre di dinastia d’arte è costituito dai Cammarano, una famiglia di artisti – di origine siciliana, ma fiorita a Napoli – che nell’arco di due secoli ha dato a Napoli e all’Italia illustri attori, drammaturghi, librettisti, poeti, pittori, cantanti, musicisti, sce- nografi e miniaturisti8. Al punto che questa famiglia di artisti costituisce, per quattro generazioni, il ramificato albero genealogico delle arti nelle sue molteplici forme, ovvero teatro, poesia, pittura e musica.

7 C. MeldoleSi, L’età degli avventi romantici in Italia, in Storia del teatro moderno e

contemporaneo. Il grande teatro borghese Settecento-Ottocento, diretta da Roberto Alonge e Guido Davico Bonino, Torino, Einaudi, 2000, II, pp. 587-588.

8 Una presentazione suggestiva di questa famiglia d’arte è offerta dall’erede Filippo

Cammarano Guerritore di Ravello nella videointervista, svoltasi presso la Biblioteca Comunale di Sciacca: I Cammarano e Sciacca. Una storia tutta da scoprire, a cura di Giuseppe Recca, in http://www.teleradiosciacca.it/portale_web/lib/portale.aspx?video=6096

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Albero genealogico famiglia Cammarano9

Il capostipite Vincenzo, detto Giancola, è stato un grande attore del teatro napoletano e ha recitato per più di trent’anni al Teatro San Carlino, diventando assai celebre come interprete della maschera di Pulcinella. È quel Giancola «che ha dato all’arte in generale, e a quella del teatro in par- ticolare, una forte schiera di spiriti geniali ed eletti»10. Dei figli di Vincen- zo Cammarano, tutti artisti legati al mondo del teatro: Filippo, succedette

9 Base di partenza per la costruzione dell’albero genealogico sono stati i grafici pubblicati:

nell’Enciclopedia dello Spettacolo (direz. Silvio d’Amico, Roma, Casa Editrice La Maschere, 1954, Vol. II, pp. 1581-1582), nelle Memorie mie di Michele Cammarano (a cura di F. Bertozzi, Roma, Bagatto Libri, 1998, p. 223), nel volume Raccolte Teatrali, tra classico e parodia (catalogo della mostra, a cura di S. Cocurullo, G. Longone, M. Vergiani, Castel Nuovo / Sala della Loggia, 10 dicembre 1997 - 31 maggio 1998, Prefazione di N. Spinosa, Napoli, Electa Napoli, 1998, p. 26) e nell’intervento di Filippo Cammarano Guerritore di Ravello (I Cammarano: 200 anni di arte a Napoli, in G. verdi, La battaglia di Legnano, Programma di sala, a cura di L. Valente, Napoli, Edizioni del Teatro San Carlo, 2003, p. 38). A questi grafici ho operato delle correzioni e aggiunte. Si precisa, però, che nell’albero qui disegnato sono indicati soltanto i componenti della famiglia che fanno parte dell’universo artistico. Anche Salvatore Di Giacomo si era proposto di elaborare l’albero genealogico della famiglia Cammarano, come è documentato da alcuni suoi appunti manoscritti conservati presso la Sezione “Lucchesi Palli” della Biblioteca Nazionale di Napoli [segnatura MSS. Ba XIII 1]. Ma alcuni quesiti non sono risolti!

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al padre nella parte di Pulcinella e fu attore, commediografo, librettista e traduttore in napoletano di alcune opere di Goldoni, avviando succes- sivamente la riforma del teatro comico napoletano; Giuseppe11 e Antonio furono attori e scenografi; Michele tenore; Domenica e Caterina attrici rinomate12. Anche tre figlie di Filippo furono attrici: Rosalinda13; Vincen- zina e Clementina14. Salvatore, figlio di Giuseppe, fu pittore, drammaturgo e librettista (celebri le sue collaborazioni con Giuseppe Verdi e Gaetano Donizetti)15. Tra i suoi fratelli, Giovanni16 e Vincenzo furono miniaturisti; Francesco poeta e Luigi compositore di musica e fervente patriota per l’Unità d’Italia17. Michele, figlio di Salvatore e Angelica Cammarano18, fu

11 Su Giuseppe vedi nota 98 del presente saggio.

12 Dalla Sapuppo, secondo l’albero genealogico disegnato da Di Giacomo, sarebbe

nato anche un quinto figlio maschio, Lorenzo. Ma non ho trovato conferma di tale informazione. Del resto nell’atto di morte di Vincenzo Cammarano si legge che lascia superstiti sette figli, ovvero Filippo, Giuseppe, Antonio, Michele, Domenica, Caterina e una delle tre figlie nata dal primo matrimonio. Il nome di Lorenzo Cammarano è presente nelle Note degli Individui e subalterni del Teatro S. Carlino come cassiere di platea.

13 Rosalinda sposa l’attore palermitano Raffaele Negri; questo matrimonio dà vita a

un’altra dinastia teatrale, la Negri-Falconi, infatti da questa unione nasce la celebre attrice Adelaide Negri, che sposerà l’attore Pietro Falconi. Loro figli saranno gli attori Arturo e Armando Falconi, quest’ultimo nel 1901 sposa l’attrice Tina Di Lorenzo. La stessa Di Lorenzo è figlia d’arte: la madre è l’attrice Amelia Colonnello e il padre è il nobile siciliano Corrado Di Lorenzo di Castelluccio, con una spiccata passione per il teatro che lo porta a cimentarsi come cantante lirico. D’altro canto Amelia Colonnello era figlia di Ajace Colonnello e Carolina Spelta Cammarano (figlia di Vincenzina Cammarano), entrambi comici, i cui figli saranno tutti attori, di essi il più noto è sicuramente Adolfo Colonnello, che recita come secondo caratterista nella Compagnia di Ermete Zacconi e in quella della nipote Tina Di Lorenzo. Adolfo sposa l’attrice Pia Pezzini.

14 Vincenzina e Clementina sposano rispettivamente gli attori: Angelo Spelta di Fer-

rara ed Eustachio Tremori di Pesaro.

15 Salvatore Cammarano – come è noto – scrisse per Verdi quattro libretti d’opera:

Alzira, La battaglia di Legnano, Luisa Miller e Il trovatore; per Donizetti otto libretti d’opera: Lucia di Lammermoor, Belisario, L’assedio di Calais, Pia de’ Tolomei, Roberto Devereux, Maria de Rudenz, Maria di Rohan, Poliuto.

16 Giovanni fu anche ballerino, come è testimoniato da una foto d’epoca conservata

presso il Fondo Piccirilli della Sezione Napoletana della Biblioteca Nazionale di Napoli [segnatura I B 319]. Senza dimenticare che Leopoldo Cammarano, il figlio di Giovanni, fu cantante nel ruolo di primo basso.

17 Fu patriota sulle barricate a Santa Brigida nel 1848.

18 Salvatore sposa la cugina Angelica, figlia del tenore Michele. Nelle Memorie mie

il pittore Michele ricorda così i suoi natali: «Nacqui al vico Lungo Celso nel quartiere Montecalvario; mio padre fu Salvatore Cammarano pittore di trentasei anni, mia madre Angelica Cammarano, poiché era cugina di mio padre». M. caMMarano, Memorie mie,

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il famoso pittore del Risorgimento e convinto patriota come lo era stato suo padre e lo zio Luigi19. Lo stesso fratello di Michele, Goffredo Cam- marano, fu poeta e librettista.

Attraverso questo rapidissimo excursus appare evidente come Vincenzo Cammarano sia stato indiscutibilmente il capostipite di una delle più grandi famiglie di artisti italiani, che ricopre un ruolo fondamentale nella cultura partenopea per ben due secoli, dando vita a un filone siculo-napoletano contraddistinto dalla multiformità artistica (attori, commediografi, librettisti, pittori, scenografi, illustratori, musicisti, cantanti, miniaturisti)20.

D’altro canto Vincenzo Cammarano dà vita anche ad un altro feno- meno quello del passaggio di padre in figlio della maschera di Pulcinella, come avviene in seguito, ad esempio, con Salvatore e Antonio Petito. 2. Per una biografia di Vincenzo Cammarano, detto “Giancola”

È fernuto ’o tiempo ’e Pulcinella, ’o pubblico suio nun ce sta cchiú! È stato un astro che ha descritto la sua parabola!

Raffaele Viviani, L’Ombra di Pulcinella21 Su Vincenzo Cammarano22, detto Giancola, il più celebre Pulcinella del teatro settecentesco, ci sono giunte pochissime notizie biografiche e, spesso, le fonti bio-bibliografiche presentano non poche contraddizioni e imprecisioni. La prima incertezza si registra a proposito della nascita,

cit., p. 26. Per un’indagine attenta sulle Memorie del pittore Michele Cammarano si veda il contributo V. caPuto, «Quel primo colpo di fucile»: l’autobiografia di Michele Cammarano, in Il racconto del Risorgimento nell’Italia nuova, tra memorialismo, narrativa e drammaturgia, a cura di T. Iermano e P. Sabbatino, Napoli, Edizioni Scientifiche Italiane, 2012, pp. 185-204.

19 Convinto garibaldino, Michele partecipa attivamente alle vicende politiche del suo

tempo, da cui trae ispirazione per le sue opere più mature: I bersaglieri alla presa di Porta Pia e La battaglia di Dogali. Scrive Franco Girosi: «derivò dalla sua vita di combattente garibaldino e dallo spirito battagliero delle rivoluzioni italiane il suo amore per i quadri di battaglie». F. GiroSi, Michele Cammarano, Roma, Istituto Nazionale L.U.C.E., 1934, p. 2.

20 Per la definizione della linea teatrale siculo-napoletana si veda: A. acanfora, Per una

definizione della letteratura teatrale siculo-napoletana. Collaborazioni, riscritture, interferenze, in Antologia teatrale, a cura di A. Lezza, A. Acanfora, C. Lucia, Napoli, Liguori, 2015, pp. 49-80.

21 R. viviani, L’Ombra di Pulcinella, in id., Teatro, Introduzione di G. Fofi, a cura di A.

Lezza, P. Scialò, Napoli, Guida editori, 1994, VI, p. 116.

22 Anche se la maggior parte delle fonti lo cita con il nome di Vincenzo, Michele

Cammarano nelle sue memorie ricorda che il nome del suo bisnonno è Giovanni Nicola Cammarano. Cfr. M. caMMarano, Memorie mie, cit., p. 28.

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infatti, non essendo pervenuti alla fonte primaria, è tuttora incerta la data e il luogo di nascita.

Su quest’aspetto ci sono due ipotesi però non accertabili fino a questo momento: secondo Salvatore Di Giacomo nasce a Sciacca (oggi in provin- cia di Agrigento) intorno al 172023, mentre per Anton Giulio Bragaglia il «celebre Pulcinella Vincenzo Cammarano detto Giancola, era un siciliano di Palermo […]»24. La data di nascita fornita da Di Giacomo non è esatta poiché nell’atto di morte di Vincenzo Cammarano si legge che è morto a settantatré anni nel 1809, di conseguenza l’anno di nascita non è il 1720, ma il 1736.

La notizia relativa al luogo di nascita indicato da Di Giacomo nella Sto-

ria del teatro San Carlino è stata confutata da Alberto Scaturro nell’articolo La famiglia Cammarano, in cui lo studioso giunge alla conclusione che,

non avendo trovato alcuna conferma di tale informazione, Vincenzo Cammarano non sia nato a Sciacca. Scrive Scaturro:

Dice il Di Giacomo che Giancola nacque a Sciacca intorno al 1720

23 S. di GiacoMo, Storia del teatro San Carlino. Contributo alla storia della scena dialettale

napoletana 1738-1884, Prefazione di Gino Doria, Napoli, Berisio editore, 1967, p. 136. Nella ricostruzione storico-teatrale dell’attività del San Carlino Di Giacomo dedica alcuni lunghi paragrafi a Vincenzo Cammarano, che appaiono – seppure con qualche piccola revisione nelle varie edizioni dell’opera – dalla prima edizione Cronaca del teatro San Carlino. Contributo alla storia della scena dialettale napoletana 1738-1884. Relazione al Ministero d’Istruzione Pubblica d’Italia (Napoli, S. Di Giacomo Editore pe’ Tipi di F. Bideri, 1891) alle successive, fino alla sesta edizione (postuma) riordinata e rinnovata (Storia del teatro San Carlino, con 19 illustrazioni fuori testo, a cura di B. Brunelli, VI edizione riordinata e rinnovata, Collezione Settecentesca Fondata da Salvatore Di Giacomo, Nuova Serie a cura di Bruno Brunelli, vol. II, Milano, A. Mondadori, 1935). Senza dimenticare che Di Giacomo pubblica sul «Corriere di Napoli» una vera e propria anticipazione della vicenda biografica di Vincenzo Cammarano: S. di GiacoMo, Un artista del Settecento, «Corriere di Napoli», XIX, 41, 10-11 febbraio 1890; id., Il Settecento a Napoli. Fiere, baracche e istrioni, «Corriere di Napoli», XIX, 83, 24-25 marzo 1890. Inoltre, non mancano riferimenti a Giancola e alla famiglia Cammarano anche in altri contributi digiacomiani come: S. di GiacoMo, Salvatore Cammarano. Il libretto del “Trovatore” e Giuseppe Verdi, «Musica e Musicisti. Gazzetta musicale di Milano», LIX, 2, 15 febbraio 1904, pp. 81-92; Id., Lablache al “San Carlino”, «Musica e Musicisti. Gazzetta musicale di Milano», LX, 10, 15 ottobre 1905, pp. 639-643.

24 A. G. braGaGlia, I Cammarano, in Id., Pulcinella, Roma, Gherardo Casini Editore,

1953, p. 234. Sull’eventuale nascita palermitana di Cammarano la presenza a Palermo di un Vicolo Giancola mi ha spinto a indagare sull’origine toponomastica di questo odonimo: l’origine del nome e la data di denominazione sono tuttora incerte. Tuttavia tale toponimo è già documentato nello stradario del 1869. Cfr. F. calaScibetta, Stradario storico della città di Palermo: con indicazioni di utilità generale, Palermo, Ires, 1955; M. di liberto, Le vie di Palermo. Stradario storico toponomastico, Palermo, Flaccovio, 2006.

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e sull’autorità dell’illustre letterato tutti i biografi dei Cammarano hanno riportato tale notizia. Su quali documenti si basò il Di Giaco- mo per dire che Vincenzo Cammarano nacque a Sciacca? Per quante ricerche io abbia fatte negli archivi parrocchiali e nel ricchissimo archivio notarile di Sciacca, tranne l’atto di battesimo del pittore Gi- useppe, nulla ho trovato che si riferisca alla presenza di membri della famiglia Cammarano nella nostra città25.

Secondo la memoria autobiografica del pittore Michele Cammarano, la famiglia dei Cammarano è di origine catalana:

[…] noi discendiamo da famiglia spagnuola, un ufficiale di quella nazione e proprio della Catalogna venuto alla fine del Seicento in Napoli raggiunse il grado di Colonnello e fu comandante del Castel dell’Ovo sulla rada di Santa Lucia, sposò una giovane di quella con- trada di nome Rosa Ventura figlia di una padrone di paranze, cioè un marinaio, ebbe due figli il primo si diede al mestiere dell’avo ma- terno né se ne seppero più nuove per un viaggio di lungo corso, che imprese su d’un veliero napoletano, il secondo era Giovanni Nicola Cammarano che si diede alle scene e fu il Giancola celebre artista comico nel teatro napoletano e padre di Giuseppe; circa il nostro cognome pare che in Napoli per adattarlo alla pronunzia, o forse per italianizzarlo vi diedero una desinenza e fecero Cammarano, dal vero nome che è Camaran, più tardi quando venni a Roma e conobbi molti artisti spagnoli un mio amico ritrovò in Barcellona una fami- glia esistente di quel cognome il quale è assolutamente catalano26.

25 A. Scaturro, La famiglia Cammarano, «Kronion», III, 6, novembre-dicembre 1951,

p. 426. Per quest’aspetto cfr. pure V. navarra, I Cammarano di Sciacca. Attori comici e pittori famosi, «Contro Voce», I, 9, 1999, p. 12. Forse una conferma che Giancola non sia nato a Sciacca sembrerebbe giungere anche dalla Storia della città di Sciacca tracciata da Ignazio Scaturro, che, ricostruendo la storia sciacchitana dall’antichità (II millennio a.C.) fino al 1860, nelle varie sezioni dedicate agli uomini illustri, alla cultura e all’arte non inserisce Giancola, mentre dedica un paragrafo al figlio Giuseppe, nato a Sciacca il 4 gennaio 1766. I. Scaturro, Storia della città di Sciacca e dei comuni della contrada saccense fra il Belice e il Platani, con aggiunzioni circa il dialetto e i nomi propri greci e arabi a cura di Mons. Giuseppe Sacco, Napoli, Gennaro Majo Editore, 1926, vol. II, pp. 481, 483-488.

26 M. caMMarano, Memorie mie, cit., p. 76. Nelle sue Memorie Michele Cammarano

dichiara che la notizia relativa all’origine spagnola della sua famiglia è contenuta nel testa- mento del nonno (Giuseppe Cammarano). Occorre precisare però che nel testamento di Giuseppe Cammarano non c’è il riferimento a questa notizia. Probabilmente tale notizia era contenuta in una lettera o in un documento – ora smarrito – che accompagnava

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Il fatto che presso l’Archivio di Stato di Napoli nel Fondo “Giunte” sia conservato un conto di diritti pagati sui viglietti nel secondo semestre dell’anno 1689 e uno di questi riguarda l’alfiere Jusepe Camaran sem- brerebbe costituire una conferma dell’esistenza di un militare Camaran operante a Napoli verso la fine del Seicento27.

Tuttavia – osserva Paolo Ricci – «i membri di questa famiglia napole- tanizzata non ebbero, poi, gloria e successi nel campo militare sebbene in quelli più aperti e feraci del teatro e delle arti figurative»28. Del resto Mi- chele Biancale afferma: «Come da tale vecchio ceppo militare sia risorta

per li rami una discendenza di comici, di pittori, di librettisti quasi tutti

originali e celebri, è cosa difficile da immaginare»29. Ma per Biancale la risposta va ricercata proprio nella nuova interpretazione e incarnazione che Giancola offre della maschera di Pulcinella, al punto che tale «maschera, più che l’arma del comandante la fortezza dell’Ovo, potrebbe essere la vera arma della famiglia Cammarano»30.

Le prime informazioni biografiche su Vincenzo Cammarano si leg- gono nella singolare autobiografia in versi, dal titolo Vierze strambe, e

bisbetece, del figlio Filippo31. Qui Filippo, primo biografo del padre, at- traverso cinque sonetti in forma dialogata con lo studente Don Migno- la, parla di Vincenzo, ricordando che ebbe due mogli: «Doje Mogliere ebbe sfizio de piglià, / Lassannole la primma figlie trè»32. Infatti, Vincenzo Cammarano ebbe due mogli; dalla prima nacquero tre figlie, delle quali non si conosce il nome33; mentre dalla seconda moglie, Paola Sapuppo

il testamento. Il testamento autografo di Giuseppe Cammarano è conservato presso la Sezione “Lucchesi Palli” della Biblioteca Nazionale di Napoli [segnatura MSS. Ba XIII 2].

27 Archivio di Stato di Napoli - Fondo Giunte, Giunta di guerra, Busta14.

28 Mostra di Michele Cammarano, a cura di L. Autiello, con un saggio storico-critico

di Paolo Ricci, Napoli, L’Arte tipografica, 1959, p. 16.

29 M. biancale, Michele Cammarano, Milano-Roma, Arti Grafiche Bertarelli, 1936,

p. 5. Non va dimenticato però che uno dei figli di Filippo, Alessandro Cammarano, fu sergente della Real Marina borbonica.

30 Ibidem.

31 Cfr. F. caMMarano, Vierze strambe, e bisbetece. Arricordannose de chello che ave mpacchiato

screvenno n’triato n’tiempo de vita soia dall’età de diec’anne a sta via, Napoli, Dalla Stamperia Reale, 1837, pp. 63-68.

32 Ivi, p. 64.

33 Non tutte le fonti concordano sul numero delle figlie avute dalla prima moglie, ad

esempio il Dizionario Biografico degli Italiani sostiene che dal primo matrimonio nacquero due figlie, ma nel sonetto del figlio Filippo leggiamo che dalla prima moglie ebbe tre figlie e una è ancora viva ed ha circa settantotto anni nel 1837.

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(di origine siciliana)34, ebbe quattro maschi, Filippo, Giuseppe, Antonio e Michele, e due femmine, Domenica e Catterina.

Poi nel quarto sonetto Filippo spiega l’origine del nome d’arte Giancola:

Fenimmola nfra nuie chesta scenata. De Cerloni na sera jette in scena “La Vedova, Donzella, e Maritata” E schitto lle mancava essere prena. Cammarano portava annommenata, Masseme quanno stea de bona vena; Maschera ancora non avea portata, E d’Abbate faceva ammalappena. De Milord Zamblò stanno a la casa Ave a morì!… Ne nce chi lo consola E a lo cerviello, e n’ pietto nc’ha na vrasa! “Dimmi il tuo nome, e poi da me t’invola, Dice Milord”. Don Giancola Spasa E da ccà Cammarano fuie Giancola35.

Il nomignolo Giancola, come chiarisce Filippo, deriva dalla straordi- naria interpretazione che Vincenzo Cammarano offre di un “tipo” Don Pomilio Pecegreca, personaggio della commedia in tre atti, ambientata in Polonia, La dama maritata, vedova e zitella di Francesco Cerlone. Camma- rano porta in scena questo «napolitano grazioso», che con sagacia riesce a superare una serie di difficoltà, raggiungendo un effetto di fortissima comicità, soprattutto, quando il personaggio antagonista Milord Zamblò gli chiede come si chiama e Don Pomilio, mentendo, risponde «Don Giancola Spasa». A partire da questa interpretazione il nomignolo Gianc-

ola accompagna Vincenzo per tutta la sua carriera artistica e al pubblico

sarà noto come Pulcinella-Giancola36.

34 Alcune fonti, tra le quali l’Enciclopedia dello spettacolo e il Dizionario Biografico degli

Italiani, citano in maniera errata il nome della seconda moglie, indicando Caterina.

35 F. caMMarano, Vierze strambe, e bisbetece. Arricordannose de chello che ave mpacchiato

screvenno n’triato n’tiempo de vita soia dall’età de diec’anne a sta via, cit., p. 67.

36 Sull’accostamento Cammarano-Pulcinella-Giancola è assai interessante l’annotazione

di Benedetto Croce: «In Sicilia, a ricordo del famoso attore, il Pulcinella si chiama anche “Giancola”; e Pulcinella e Giancola e “Birrittuni” (nome del cappello conico di Pulcinella) si dice, talora, invece di “napoletano”». B. croce, Pulcinella e le relazioni della Commedia

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Occorre precisare che nell’edizione a stampa della commedia non è presente la battuta «Don Giancola Spasa», in quanto nella scena I dell’atto III c’è il dialogo in cui Milord chiede a Don Pomilio la sua identità:

Mi. Sei tu D. Pomilio?

Pom. Gnernò D. Pomilio, gnernò.

Ca. Signorsì per attestato di tutti, signorsì. Mi. Sì tal sei, ben ti riconosco adesso. Ca. Ma è ladro, o no?

Mi. No lasciatelo a me.

Pom. Buonanotte a tutte, mo me ne fa sacicce37.

ma Don Pomilio non risponde con la battuta «Don Giancola Spasa»! Probabilmente perché è un’arguzia, una battuta “all’improvviso” che in- serisce Vincenzo Cammarano rispetto al copione scritto da Cerlone.

Accanto alle pochissime informazioni offerte dal figlio Filippo nell’Autobiografia, la fonte principale per le notizie biografiche relative a

dell’Arte con la commedia popolare romana, in id., Saggi sulla letteratura italiana del Seicento, Bari, Laterza, 1948, 3a ed. riveduta, p. 230. Merita ricordare che Giancola è anche protagonista

di un canto carnascialesco del 1769, dal titolo Pe la quatriglia de li saucicciare parla Giancola il pedante. Anno 1769. Il canto è pubblicato nella raccolta: Canti carnascialeschi napoletani, a cura di O. Casale, Roma, Bulzoni editore, 1977, pp. 114-118. Un riferimento a Giancola