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151Vincenzo Cammarano sarebbe, a quanto pare, arrivato a Napoli,

nel 1765, proprio come uno che capitasse per la prima volta nella nostra città? Non lo credo. Era un commediante e, anche di quei tempi, i commedianti passavano il mare. In Sicilia era nato ed aveva parenti, ma Napoli, sua patria elettiva, lo aveva visto tra le sue mura parecchie volte prima che, nell’ultima, vi tornasse da Palermo, riam- mogliato con la Sapuppo. Tra i meriti di Giancola era pur quello della sua spiccata e natural pronunzia del dialetto partenopeo, col quale s’era così familiarizzato da nascondere in tutto la di lui provenienza siciliana. Questo riafferma la mia supposizione, non pure, quanto le affermazioni di parecchi de’ discendenti da Giancola. Il famoso Pul- cinella si vide, dunque, parecchie volte aprir davanti l’ospitale golfo di Napoli46.

Al 1765 risale il debutto di Vincenzo Cammarano al Teatro del Fosso o della Cantina, un piccolo teatro che era situato presso la Chiesa di San Giacomo degli Spagnuoli47, il cui doppio nome deriva dal fatto che d’inverno le rappresentazioni si svolgevano in una cantina mentre d’estate in un baraccone-teatro48. Cammarano entra a far parte della Compagnia della Cantina scritturato dall’impresario Tommaso Tomeo, detto il Moret-

to, per interpretare il ruolo dell’Abate. In seguito indossa i panni del carat-

terista e più precisamente del buffochiatto.

Cammarano eredita dall’attore Domenico Antonio Di Fiore la maschera di Pulcinella, raggiungendo la sua stessa gloria49; inizia così la storia di Gianc-

46 S. di GiacoMo, Storia del teatro San Carlino. Contributo alla storia della scena dialettale

napoletana 1738-1884, cit., p. 137.

47 Così descritto da Croce: «Il teatrino fu aperto, a quanto sembra, circa il 1720, al

posto dove poi rimase per più decennî, accanto alla porta principale della chiesa di San Giacomo degli spagnuoli, sotto la congregazione, e vi si scendeva per una gradinata: gli stessi comici, che colà recitavano le loro farse, nell’estate si trasferivano in un baraccone di legno che si soleva costruire fuori la Porta Capuana». B. croce, I teatri di Napoli. Dal Rinascimento alla fine del secolo decimottavo, Bari, Laterza, 1947, p. 150.

48 Il Teatro della Cantina fu visitato e descritto dall’inglese Samuel Sharp in occasione

del suo viaggio in Italia nel 1765. Scrive Sharp: «Il teatro di prosa è appena più grande di una cantina, anzi è spesso chiamato: la Cantina. Dalla strada, per dieci scalini si scende nella platea, che può contenere settanta o ottanta persone quando è gremita: e ognuno paga un carlino d’entrata. Essa è circondata da dieci o dodici palchi divisi tutti l’un dall’altro dalla solita parete di legno. Un palco si fitta per otto carlini e può contenere agevolmente quattro persone». S. SharP, Lettere da Napoli. Il peggio della Napoli del ’700 nelle amene cronache di un viaggiatore dissidente, traduzione di Constance e Gladys Hutton, Prefazione e note di S. Di Giacomo, Napoli, Stamperia del Valentino, 2004, pp. 55-56.

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ola interprete di Pulcinella, il cui nome da questo momento sarà indissolu-

bilmente legato alla maschera napoletana al punto da diventarne l’interprete più originale e rigoroso del Settecento, raggiungendo una straordinaria ef- ficacia comica. Vincenzo Cammarano è in pratica l’ultimo Pulcinella del Teatro del Fosso o della Cantina e il primo Pulcinella del Teatro San Carlino. In quest’ultimo teatro indossa per circa trent’anni la maschera di Pulcinella50, anche se non mancano recite presso altri teatri della capitale del Regno come il Teatro dei Fiorentini.

D’altronde la lista degli attori riportata nell’Indice de’ teatrali spettacoli, per gli anni comici di questo periodo, conferma come per la formazione attoriale del San Carlino il nome di Vincenzo Cammarano sia sempre legato alla maschera di Pulcinella51. Inoltre nell’Indice si riscontra come accanto a Vincenzo nella Compagnia del San Carlino recitino la moglie Paola Sapuppo, nel ruolo di Serva, e il figlio Filippo, nel ruolo di Se- condo Amoroso. Le Note degli individui52 scritturati dal Teatro al Largo del Castello documentano, poi, come con il padre Vincenzo recitino anche gli altri figli: Antonio, Michele, Domenica e Caterina53.

La fama di Vincenzo Cammarano interprete di Pulcinella è legata so- prattutto al teatro di Francesco Cerlone, di cui Cammarano è l’interprete

famoso del Di Fiore». U. Prota-Giurleo, I teatri di Napoli nel ’600. La commedia e le maschere, Napoli, Fausto Fiorentino Editore, 1962, p. 289.

50 Nel Museo di San Martino di Napoli, presso la “Sezione Teatrale”, sono conservati

i cimeli della famiglia Cammarano tra cui la maschera in cuoio e il ritratto di Giancola. Cfr. http://www.polomusealenapoli.beniculturali.it/museo_sm/sm_collez.html

51 Cfr. Un almanacco drammatico. L’Indice de’ Teatrali Spettacoli 1764-1823, a cura di R.

Verti, Pesaro, Fondazione Rossini, 1996, 2 voll.

52 Si vedano le Note degli Individui e subalterni del Teatro S. Carlino riportate in S. di

GiacoMo, Storia del teatro San Carlino. Contributo alla storia della scena dialettale napoletana 1738-1884, cit. Presso l’Archivio di Stato di Napoli sono conservati alcuni documenti che contengono le Note degli Individui: Ruolo delli Personaggi del Teatrino di S. Carlino ed altri Individui del medesimo, Casa Reale Antica Serie Regi Teatri, Fascio 1517bis (n. 63); Rollo della Comica Compagnia del Teatrino, e Teatro Nuovo, Segreteria di Stato di Casa Reale, Fascio 1269ter (n. 164); Rollo della Comica Compagnia, ed individui del Teatrino, e semplice compagnia del Teatro Nuovo sopra Toledo dell’anno 1801, Segreteria di Stato di Casa Reale, Fascio 1269ter (n. 111). È opportuno ricordare che il Teatro San Carlino, insieme con il Nuovo e il Fiorentini, avevano l’obbligo ogni anno di consegnare all’Uditor dell’Esercito la Nota degli attori e delle varie figure impegnate nell’attività del teatro (cassiere, portinaio, sarto, falegname, suggeritore, etc.).

53 Le figlie di Giancola Domenica e Caterina sono attrici e cantanti rinomate; entrambe

ricoprono il ruolo di seconda donna al Teatro San Carlino, Domenica è anche servetta buffa al Teatro dei Fiorentini e Caterina è cantante al Teatro Nuovo.

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ufficiale e il più significativo; a tal proposito scrive Croce: «verso il 1770 prese a far quella parte Vincenzo Cammarano, detto Giancola, il Pulcinella che riempie di sé gli ultimi decennii del secolo scorso»54.

Per Aniello Costagliola l’indimenticabile Giancola

dette al buffone acerrano lo scettro di re dei buffoni: quello scet- tro che per più di un secolo conferì al suo possessore l’imperio su tutte le altre maschere indigene […] fino a contendere il primato, tra le maschere italiane, al famosissimo Arlecchino Sacchi.

Giancola fu il Pulcinella cerloniano per eccellenza […]. Buona

parte della fortuna toccata alle commedie del Cerlone e a quelle di Filippo Cammarano si può dire dovuta al magistero di codesto in- terprete eccezionale55.

Merita ricordare che il teatro di Cerlone è fortemente debitore nei con- fronti del teatro degli attori per quel continuo scambio e arricchimento tra scrittura e scena. «D’altra parte – scrive Lombardi Satriani – è estremamente difficile distinguere i contributi originali degli attori da quelli dell’autore»56. È quanto avviene, senza dubbio, nel teatro di Cerlone soprattutto per due personaggi in particolare: Don Fastidio57, interpretato da Francesco Mas- saro («[…] un attore che creava un personaggio e lumeggiava tutta una commedia»)58, e Pulcinella, incarnato da Vincenzo Cammarano. Nel caso di Don Fastidio l’identificazione tra l’interprete e il carattere teatrale raggiunge una tale simbiosi che Cerlone alla morte di Massaro decide di eliminare il personaggio di Don Fastidio dalle sue commedie. Assai più interessante è l’atteggiamento di Cerlone nei confronti della maschera di Pulcinella, se si considera che dopo la morte del Di Fiore «Pulcinella scomparve dalle 54 B. croce, Pulcinella e il personaggio del napoletano in commedia. Ricerche ed osservazioni,

Roma, Ermanno Loescher & C., 1899, pp. 47-48.

55 A. coStaGliola, Napoli che se ne va. Il teatro, la canzone, Prefazione di F. Frascani,

Napoli, Berisio editore, 1967, pp. 43-44.

56 L. M. loMbardi Satriani, La napoletanizzazione della maschera: Cerlone, in D.

ScafoGlio, L. M. loMbardi Satriani, Pulcinella. Il mito e la storia, Milano, Leonardo, 1990, p. 727.

57 Così descritto dal Bartoli: «carattere d’un Servo accorto, e piacevole, parlando nella

sua lingua nativa, e mescendo a’ sali faceti alcuni proverbj sentenziosi, accompagnando il tutto co’ gesti caricati, e ridevoli, recando gran diletto sui Teatri della sua Patria». F. bartoli, Notizie istoriche de’ comici italiani che fiorirono intorno all’anno MDL fino a’ giorni presenti. Opera ricercata, raccolta, ed estesa da Francesco Bartoli, cit., Vol. II, pp. 36-37.

58 S. di GiacoMo, Storia del teatro San Carlino. Contributo alla storia della scena dialettale

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sue opere, per ricomparirvi più tardi, quando ebbe trovato un altro attore d’eccezione in Giancola, ossia Vincenzo Cammarano. Grazie a questa intesa si realizzò uno scambio fecondo tra la scrittura e la scena»59.

Anche Di Giacomo ricorda che nel teatro di Cerlone Pulcinella:

vi appare quando Vincenzo Cammarano ha già la stessa gloriosa no- mea del di Fiore. Cerlone non lo ha ripescato, lo ha solamente ri- trovato e ha saputo, accortamente, lasciargli prender parte maggiore alla confezione dei suoi pasticci. Non ha scritto per lui; chiunque ha pratica di palcoscenico e di concerti può testimoniare dell’assoluta libertà che Pulcinella vi gode; egli è il solo, fra gli attori della nostra scena dialettale, al quale sia tuttora concesso di poter rimanere nelle abitudini d’improvvisazione della commedia dell’arte. La parte di Pulcinella non si scrive, e mi par che lo dica lo stesso Cerlone. Se non lo dice, lo addimostra coi fatti; nelle sue commedie col Pulcinella gli lascia, per lo più, la scena a soggetto e passa avanti60.

Allo stesso modo Guido Ruberti nel tracciare la storia del teatro eu- ropeo, nel paragrafo dedicato al teatro napoletano, riprendendo lo studio di Di Giacomo afferma che nelle «sue commedie Cerlone lascia sempre a Pulcinella le scene a soggetto, che al talento di Vincenzo Cammarano spettava di riempire»61. Invece Lombardi Satriani a proposito di parti scritte per intero e parti lasciate liberamente ai lazzi e all’improvvisazione dell’attore nel teatro cerloniano precisa che: «nelle due edizioni fonda- mentali delle sue Commedie tutte le parti di Pulcinella risultano scritte e di esse […] Cerlone si assume la paternità»62. In effetti, nelle commedie di Cerlone pubblicate le battute di Pulcinella non sono lasciate alla re- citazione all’improvviso, ma sono scritte per intero63.

È opportuno ricordare che il binomio Cerlone-Cammarano si col- 59 L. M. loMbardi Satriani, La napoletanizzazione della maschera: Cerlone, cit., pp. 727-728. 60 S. di GiacoMo, Storia del teatro San Carlino. Contributo alla storia della scena dialettale

napoletana 1738-1884, cit., p. 169.

61 G. ruberti, Il teatro contemporaneo in Europa, Bologna, Cappelli, 1921, vol. I, p. 363.

Ruberti traccia anche il passaggio dalla dinastia dei Cammarano a quella dei Petito: «La famiglia Cammarano assume nell’ottocento la tradizione della maschera pulcinellesca. Il vecchio Giancola (Vincenzo), attore ed autore, lascia il posto al figlio Filippo: indi alla tribù dei Cammarano tiene dietro quella dei Petito». (Ibidem)

62 D. ScafoGlio, La napoletanizzazione della maschera: Cerlone, cit., p. 727.

63 Per questo aspetto si vedano le commedie con Pulcinella nelle edizioni a stampa

del teatro di Cerlone. Cfr. F. cerlone, Commedie, Napoli, Stamperia Francesco De Masi, 1775-1825, edizione Vinaccia in 20 voll.; Id., Commedie, Napoli, Stamperia Francesco De Masi 1825-1829, 22 voll.

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loca in quella che è l’ultima fase dell’attività teatrale cerloniana quando ormai è giunto al culmine il tentativo di Cerlone di riformare la com- media, riprendendo il grande modello goldoniano e ponendo, quindi, dei limiti all’improvvisazione dell’attore e ai lazzi fuori copione. In partico- lare «Pulcinella-Giancola è attore severissimo e nel lavoro prova e riprova incessantemente la sua parte, studiando finanche i passi da compiere sul palcoscenico: il risultato si condensa in una estrema naturalezza sulla sce- na e suscita un grande successo di pubblico»64. Quindi «si può dire che egli abbia dato un particolare carattere a questa maschera tanto famosa nel mondo quanto legata alla città di Napoli»65.

Un ricordo assai significativo della straordinaria arte attoriale di Vin- cenzo Cammarano e della sua capacità di conquistare il pubblico è offerto da Cesare Malpica, nell’articolo S. Carlino. La sua cronaca, le sue commedie, e i

suoi attori, apparso in due parti su «Lo spettatore napolitano», che nel trac-

ciare la storia del Teatro San Carlino ricorda il Pulcinella di Giancola:

Vincenzo Cammarano! Pochi conoscon forse questo nome, ma dite Giancola, e vedrete gli avanzi di tutta una generazione batter le mani, atteggiarsi a un sorriso di gioja, e rammentare il beato tempo che fu, quando tutti gli affanni della vita, e non ve n’eran molti al- lora, tutte le noje, tutte le malinconie svanivano a una frase, e ad una mossa del non superato Giancola. – Oh se aveste veduto: l’assedio di

Troja con Pulcinella scrivano criminale! Oh se aveste ascoltato Angelo Del Duca, con Pulcinella servo sciocco, finto morto, e perseguitato dal Mago Aris- tone! Avreste saputo che cosa è il rider di cuore, ridere lungamente, e

a più non poterne. Questa specie di riso ora non si conosce più. Così dicono i vecchi, e dicon bene. Essi ricordano i dì in cui v’eran denari molti, e pochi pensieri. Passare il tempo ridendo era la prima cura di que’ felicissimi, e Giancola era l’uomo nato ad hoc66.

Felice De Filippis, in maniera icastica, ricorda l’attività attoriale di Vincenzo Cammarano presso la Cantina e il passaggio al San Carlino fino alla fama fuori d’Italia:

Attore nella Compagnia del Teatro sotto S. Giacomo fu Vincenzo Cam- marano. Capostipite di una famiglia di artisti come un altro celebre Pul- cinella: Antonio Petito. Dalla Cantina la Compagnia passò al San Car- lino e il Cammarano che tutti chiamavano Giancola, per il personaggio

64 F. caMMarano Guerritore, I Cammarano: 200 anni di arte a Napoli, cit., p. 39. 65 Ibidem.

66 C. MalPica, S. Carlino. La sua cronaca, le sue commedie, e i suoi attori, «Lo spettatore

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da lui rappresentato in una fortunata commedia di Francesco Cerlone, passò a rappresentare Pulcinella «rendendosi famoso in tutta Europa»67. A proposito della fama europea di Giancola, già il figlio Filippo scrive:

De suoi merti l’Europa è tutta piena, Fa il Pulcinella, e ha quasi del divino Per la grazia ch’esterna in su la scena, E gareggiando col Veneto Arlecchino D’entrambi il merto in ogni suol ne vola Quel col nome di Sacchi, ei di Giancola68.

Anche Salvatore Di Giacomo nella Nuova Guida di Napoli sottolinea che il Teatro San Carlino «Ha una gloriosa storia di un secolo e più e fu visitato da quanti forestieri vennero a Napoli dal settecento in qua. Era la reggia di Pulcinella. I suoi attori recitavano meravigliosamente e la loro fama passò fin l’Alpi»69.

L’arte scenica di Pulcinella-Giancola, amata dal popolo e dall’aristocrazia napoletana, avrà fama indiscutibilmente europea tanto «da destare la cu- riosità e l’interesse degli stranieri che giungono a Napoli per ammirarne le gesta teatrali»70. Il più grande attore inglese del tempo, David Garrick, durante il suo soggiorno nella città partenopea, ne ammira la mimica e le autentiche qualità sceniche, sebbene non comprenda il dialetto na- poletano71. Benedetto Croce ricorda anche la testimonianza offerta dal musicologo inglese Charles Burney nel suo diario di viaggio:

Il Burney, che assistette a una delle prime serate del nuovo teatro, scrive nel suo diario, sotto la data del 2 novembre ’70, che era «un bel teatrino», e che vi si dava una commedia in prosa, un pezzo di storia

67 F. de filiPPiS, Napoli teatrale, dal teatro romano al S. Carlo. Aneddoti e figure, Milano,

Edizioni Curci, 1962, p. 32.

68 Cfr. F. caMMarano, Vierze strambe, e bisbetece. Arricordannose de chello che ave mpacchiato

screvenno n’triato n’tiempo de vita soia dall’età de diec’anne a sta via, cit., p. 7.

69 S. di GiacoMo, Nuova Guida di Napoli. Pompei - Ercolano - Stabia - Campi Flegrei

- Caserta, Napoli, Morano editore, 1922, p. 374. Qui nel paragrafo dedicato a Pulcinella Di Giacomo ricorda che «Giancola fu il primo Pulcinella del famoso teatro S. Carlino». Ivi, p. 191.

70 F. caMMarano Guerritore, I Cammarano: 200 anni di arte a Napoli, cit., p. 39. 71 Cfr. B. croce, I teatri di Napoli. Dal Rinascimento alla fine del secolo decimottavo, cit.,

p. 252; L. PoSa, Vincenzo Cammarano, in Dizionario Biografico degli Italiani, Roma, Istituto della Enciclopedia Italiana, 1974, vol. XVII, pp. 271-272.

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