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157turchesca malamente rappresentato e recitato: probabilmente alcuno

dei drammi del Cerlone. Il quale poi, intorno al 1774, compose per quella compagnia, e per le rappresentazioni che essa continuava a fare l’estate nel teatrino della Fiera, una serie di drammi, reintroducendo la parte del Pulcinella appunto perché tra gli attori era «un graziosis- simo Pulcinella... un incomparabile famoso attore», il Cammarano72. La descrizione del Pulcinella Vincenzo Cammarano è presente anche nei resoconti di un altro grande protagonista del Grand Tour: Johann Wolfgang von Goethe, che nel suo Viaggio in Italia così descrive Pulcinella:

Ecco per esempio Pulcinella, la maschera nazionale tipica, come l’Arlecchino di Bergamo, come il Giansalsiccia delle Alpi: Pulcinella, il tipico servo paziente, tranquillo, piuttosto scanzonato, quasi pol- trone, eppure pieno d’umorismo; e di simili servitori e domestici se n’incontrano dappertutto73.

Goethe aveva visto il Pulcinella-Giancola in una recita al San Carlino e ne parla, successivamente a circa quarant’anni di distanza, in una signifi- cativa testimonianza a Soret il 14 febbraio 1830. È interessante scoprire come in questa rievocazione Goethe – osservatore attento – è affascinato soprattutto dal fatto che la specialità di Pulcinella-Giancola sia quella di sapere entrare e uscire dal suo ruolo scenico con grandissima arte at- toriale, abbattendo i confini tra realtà e finzione scenica, al punto che la moglie è costretta a ricordare a Pulcinella che non si trovano a casa loro ma sono in palcoscenico di fronte agli spettatori:

Il Goethe parlò poi del Pulcinella napoletano. «Lo scherzo prin- cipale di questo personaggio comico, volgare e popolaresco – disse –, consisteva nel fatto che egli, a volte, sulla scena, pareva avesse di- menticato del tutto la sua parte di attore. Si comportava come se fosse arrivato a casa, parlava confidenzialmente con la sua famiglia, raccontava del lavoro nel quale aveva recitato poco prima e di un altro nel quale doveva recitare e non si tratteneva dal concedere pi- ena libertà ad alcuni bisogni personali. “Ma, caro marito, esclamava

72 B. croce, I teatri di Napoli. Dal Rinascimento alla fine del secolo decimottavo, cit., pp.

250-251.

73 J. W. Goethe, Viaggio in Italia, Prefazione di R. Fertonani, Traduzione di E. Castellani,

Milano, Mondadori, 2003, p. 238. Goethe – com’è noto – compie il viaggio in Italia fra il 1786 e il 1788, ma pubblica la prima delle tre parti del Viaggio in Italia soltanto nel 1816, ossia dopo ventotto anni.

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rivolta a lui sua moglie, tu ti distrai completamente, pensa di fronte a quale rispettabile pubblico ti trovi”. “È vero, è vero”, rispondeva Pulcinella, rientrando in sé e riprendendo la sua parte, fra i grandi applausi del pubblico. Il teatro del Pulcinella gode però di una tale fama che nessuno nella buona società si vanta di esserci stato. Come ben si può immaginare, le donne non ci vanno affatto; è frequentato solamente da uomini.

«Il Pulcinella è, per lo più, una specie di gazzetta vivente. La sera, si apprende da lui tutto ciò che di importante è avvenuto a Napoli nella giornata. Questi interessi locali ed il gergo dialettale in cui parla rendono impossibile ad uno straniero comprenderlo»74.

Pulcinella-Cammarano colpisce l’attenzione anche di un altro viag- giatore straniero lo spagnolo Leandro Fernandez de Moratin, che nel suo

Viaje a Italiaoffre un’accurata descrizione dei teatri napoletani75 tra cui il

San Carlino; in particolare di quest’ultimo riporta la lista delle commedie alle quali assistette (dal novembre 1793 al febbraio 1794)76, per poi sof-

74 J. P. eckerMann, Colloqui con il Goethe, introduzione, traduzione integrale e note a

cura di G. V. Amoretti, Torino, UTET, 1957, vol. II, pp. 875-876. Senza dimenticare che in una scena del Faust, quella relativa alla mascherata a corte, Goethe inserisce Pulcinella: «Pulcinella (pecorone goffo presso che dissennato). Melensi voi – nati gibbosi. – Noi per opposto siamo saggi – che mai non togliemmo fardelli – chè i nostri cappucci – i nostri saioni, le nostre bagaglie – sono cose di facile trasporto. – Beatamente – sempre mai scioperati – in sole pianelle – su pe’ mercati, lungo le fiere – ce ne andiamo a zonzo. – Ci dan la baia – e no’ sghignazziamo; – in fra la calca e gli spintoni – come l’anguilla – andiamo sguizzando, saltellando, schiamazzando. – Scherno o lode ne tocchi, gli è tutt’uno». J. W. Goethe, Fausto, traduttori Giovita Scalvini, Giuseppe Gazzino, 2a ediz. coll’aggiunta della Leggenda del Widmann, Firenze, Felice Le Monnier, 1862, p. 191.

75 Sul viaggio in Italia di de Moratin e sulla sua descrizione della vita teatrale a Napoli cfr.

E. Mele, Viaggiatori stranieri a Napoli. II. D. Leandro Fernandez de Moratin, «Napoli nobilissima», fasc. V, XV, 1906, pp. 70-74 e A. lo vaSco, Il viaggio in Italia di L. F. de Moratin, Como, La provincia di Como, 1929; R. rodriGo, Apuntaciones teatrales de Leandro Fernández de Moratín en su viaje a Italia, in Relación entre los teatros español e italiano: siglos XVI-XX. Actas del Simposio Internacional celebrado en Valencia (21-22 noviembre 2005), editores I. Romera Pintor, J. L. Sirera, Valencia, Publicacions de la Universitat de València, 2007, pp. 105-126.

76 Dalle numerose commedie elencate da Moratin, in cui si riscontra la presenza di

Pulcinella nel titolo, appare evidente come il commediografo spagnolo ebbe più volte l’occasione di veder recitare Giancola: La gara tra i servi con Pulcinella, senator romano; L’Ebrea con Pulcinella, pittore e corriere straordinario; L’huomo condannato prima di nascere con Pulcinella, rivale di Saturno; Gian Cola, geloso; Pulcinella disposto a far bene et obbligato a far male; L’inglese frenetico; Pulcinella servitore de due padroni; Le due cantatrici; Il disbarco degli Inglesi nel Canada con Pulcinella Re de Canadesi; L’azzardo con Pulcinella, disturbatore del serraglio di Algieri; La nuova Aloise a Bordó, con Pulcinella, marito senza moglie; La finta pazza con la

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fermarsi sul costume di Pulcinella:

Los bufos de las óperas hablan, por lo común, en lengua napolitana. En las comedias se han desterrado ya los personajes enmascarados que antes eran tan comunes, y sólo queda un resto de ellos en la compañía de Gian Cola, del Teatro de San Carlino, donde se ven frecuentemente el Señor Tartaglia, Brighella, Colombina y Pulcinella, personaje nacional, que nunca desampara aquella escena. […] Pulci-

nella es un personaje rústico, que siempre hace papel de criado, habla

en napolitano; su traje consiste en un gran camisón ceñido por la cintura, unos calzoncillos que le llegan hasta los pies, una media más- cara negra con disforme nariz y un gorro de figura cónica, blanco77. Infine, il Molière della Spagna traccia una dettagliata descrizione dell’interprete della maschera di Pulcinella:

Este rústico malicioso es la única máscara nacional de Nápoles. El que hacía este papel en el año de 1794 no carecía de mérito, excelente gesticulación en aquella parte del rostro que se le ve, movimientos ridículos, voz y expresión acomodada a su carácter, y bastante facili- dad en añadir expresiones al diálogo según las circunstancias78. È chiaro come il viaggiatore spagnolo rimanga colpito dalla straor- dinaria arte attoriale di Giancola per le espressioni del viso (o almeno di quella parte del viso che non è coperta dalla maschera di cuoio), per l’eccellente gesticolazione e per la voce decisamente adatta al suo carat- tere, nonché per la bravura nell’aggiungere battute al dialogo secondo le circostanze, ovvero per la sua capacità di gestire i lazzi.

famiglia spropositata di Pulcinella; La dama demonio e la serva diabolo; La caduta del principe Taes con Pulcinella soldato de fortuna; Il Re a la caccia; L’Agá de Giannizzeri; La strepitosa causa de Pulcinella, condannato per haber tre mogli; Il diavolo maritato a Parigi con Pulcinella, spedito ambasciatore a Pluto; Amurate viceré d’Eggitto con Pulcinella spaventato... Il gran Bernardo del Carpio; Ogni paso un pericolo, con Pulcinella furbo mal pratico; Zemira e Azor; Il disoluto punito, con Pulcinella, guerriero poltrone; Il gran mago Aristone vinto dalla magia di Pulcinella; Cuanto è difficile guardare una donna; La nobiltà in servitù, con Pulcinella, cavaliere spropositato; Se parlo son pietra, con Pulcinella, asino immaginario.

77 L. F. de Moratin, Viaje a Italia, in Id., Obras Póstumas, Madrid, 1867-1868. Il Viaje

a Italia è pubblicato in edizione digitale nella “Biblioteca Virtual Miguel de Cervantes” (edición digital a partir de Viage a Italia, Madrid, M. Rivadeneyra, 1867 y cotejada por Belén Tejerina en su edición crítica publicada en Madrid, Espasa-Calpe, D.L., 1991). http://www.cervantesvirtual.com/obra-visor/viaje-a-italia--0/html/ff208f36-82b1- 11df-acc7-002185ce6064_12.html#I_5_

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Accanto ai viaggiatori stranieri occorre ricordare anche i viaggiatori, diplomatici e corrispondenti italiani che nei loro scritti fanno riferimen- to al Pulcinella-Giancola, tra questi l’avvocato, grecista, poeta e musicista, Saverio Mattei che nel suo carteggio, in particolare nella lettera del 17 dicembre 1876 a Melchiorre Cesarotti, cita l’idea di onore espressa da

Giancola:

L’onore (diceva il nostro Pulcinella Giancole) è un umore malinconico inventato da’ vecchi, pe levà lo gusto a li gioveni. La definizione non vi

dispiacerà79.

L’ultima recita di Pulcinella-Giancola risale al 1802 in un affollatissimo Teatro San Carlino; la cronaca è riportata da Di Giacomo:

L’ultima sera che lo si vide al San Carlino, nel 1802, il teatro era stipato; Giancola recitò seduto, poiché non avea più l’uso delle gambe. E in quella sera seguì un fatto commovente: Pulcinella che si ritirava dalle scene, per la prima volta pianse e fece piangere…80

Anche Henry Lyonnet ricorda l’ultima commovente apparizione in pubblico dell’anziano Pulcinella:

Povero Giancola! Una sera del 1802 si diffuse come una nuvola di polvere la voce, da Toledo a Chiaia, dal Molo a Santa Lucia. Quello che aveva fatto ridere diverse generazioni ed indossato la casacca bianca di Pulcinella era comparso in pubblico per l’ultima volta. Pen- sate per un attimo come fosse affollata la sala del San Carlino, dalla platea al “paradiso”. Giancola uscì sì alla ribalta, ma seduto. Il vecchio non aveva più l’uso delle gambe, dando vita allora a questo spetta- colo: Pulcinella che piange e fa piangere81.

Vincenzo Cammarano muore a Napoli il 23 gennaio del 1809. Il 28 febbraio 1809 il «Monitore napolitano» gli rende un commosso omaggio:

Il teatro comico nazionale ha fatto una perdita irreparabile nella per-

79 M. ceSarotti, Dell’Epistolario, Firenze, presso Molini, Landi e Comp., 1811, vol.

II, pp. 277-279. Romeo De Maio, nel suo volume su Pulcinella, prendendo in esame il rapporto di Pulcinella con le donne, rimanda proprio alla «sapida sentenza» di Cammarano sull’onore. Cfr. R. de Maio, Pulcinella. Il filosofo che fu chiamato pazzo, Firenze, Sansoni, 1989, p. 92.

80 S. di GiacoMo, Storia del teatro San Carlino. Contributo alla storia della scena dialettale

napoletana 1738-1884, cit., p. 253.

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