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169presto che l’attore mascherato si muove, parla, gesticola secondo preciso

rituale. Quando cammina, ad esempio, i passetti silenziosi delle bab- bucce hanno ritmo strano. Rappresentano un discorso109.

Il personaggio storico di Pulcinella-Cammarano appare anche in un al- tro momento cruciale del romanzo di Striano nella XIX parte, quando El- eonora è attivamente occupata nella lotta per l’educazione sociale e politica del popolo napoletano («Bisogna insistere sul concetto d’educazione della plebe»)110. Del resto convinta che il teatro possa essere un veicolo efficace

per far giungere il suo messaggio al popolo («Anche i teatranti, grandi e piccoli, dovrebbero far la loro parte, e i cantastorie del Molo»)111, Eleonora

convoca Vincenzo Cammarano, accompagnato dal figlio Giuseppe:

Ecco Peppe Cammarano. È venuto con lui il vecchio don Vincenzo, il grande Pulcinella. Lo accoglie con rispetto: è ancora saldo, sebbene gli tremino le mani ossute, gli occhi siano orlati di rosso.

– Accomodatevi, don Vincenzo. È un onore. Mo’ vi faccio il caffè. – Donna Liono’, lasciate sta’.

– No momento momento. Purtroppo sono sola.

Il caffè viene bene, tirato, don Vincenzo le fa i complimenti112.

Dopo il rito del caffè, Lenòr chiede aiuto allo storico Pulcinella del San Carlino di sostenerla nel suo progetto di educazione civile del popo- lo attraverso l’allestimento di commedie repubblicane:

– Grazie. Peppì, vorrei discorrere con voi. Visto che è venuto pure don Vincenzo, è ancora meglio. State seguendo il «Monitore»? La campagna che faccio per educare il popolo? Mi dovreste dare una mano.

Peppe annuisce, servizievole. – Noi qua stiamo.

– Io penso che dovreste dare qualche spettacolo democratico, in- ventare dei copioni con Pulcinella che si fa repubblicano. Non so, qualche storia tragicomica, dove si vedano le schifezze dei Borboni, l’eroismo dei patrioti.

Peppe si fa perplesso, guarda suo padre, il quale resta immobile sulla sedia, senza espressione.

– Mah…, – dice finalmente il giovane Cammarano. – Io lo farei pure, ma mi sento incerto. Il nostro pubblico è abituato a certe trame, non

109 E. Striano, Il resto di niente, cit., p. 237. 110 Ivi, p. 353.

111 Ibidem. 112 Ivi, p. 354.

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saprei proprio come la piglierebbe. E se poi facimmo peggio? Se non ci viene più nessuno?

Lei fissa il vecchio, che non si muove.

– Don Vincenzo, vogliamo sentire voi. Cosa ne dite? Cammarano la osserva. Finalmente si decide a parlare.

– Donna Liono’, compatite il mio pensiero. Pulcinella è ’no povero ddio. Un uomo di niente, un pezzente, un vigliacco. Uno che pensa solo a salvarsi la pelle nelle disgrazie che lo zeffonnano. Perciò è ar- raggioso, fetente, mariuolo, arrepassatore. Non è un eroe. Voi lo ve- dete ca se mette ’ncoppa a ’na cascia alluccanno?

Il vecchio si leva in piedi. Senza volerlo assume l’aria del palcosce- nico, fa la voce nasale di Pulcinella.

– Citatine! È nata la Ripubbreca… La Repubroca… La prubbeca… Mannaggia lo cascione, comme canchero se dice ’sta fetente de parola? Le vien da ridere. Anche Peppe sorride, guardando il vecchio con ammirato amore.

– E poi, – sospira Cammarano, tornando a sedere – Pulcinella non è un tipo allegro. Sa le cose nascoste. Ca la Repubblica adda ferni’, come finisce tutto, ca ll’uommene se credono de fa chesto, de fa chello, de cagnà lo munno, ma non è vero niente. Le cose cambiano faccia, non sostanza: vanno sempre comme hanno da ì. Comme vo’ lo Padrone. Lo munno non po’ girà a la mano smerza. Lo sole sponta tutte li mmatine e po’ scenne la notte, la vita è ’na jurnata che passa: viene la morte e nisciuno la po’ ferma’. Perché è de mano de lo Padrone: di Dio. Pulcinella queste cose le ha sapute sempre, come volete che si metta a fare il giacobino? Lo po’ pure fa’, ma solo per far ridere, per soldi. Isso, non ce crede113.

La diffidenza di Pulcinella verso la messinscena di copioni demo- cratici, che raccontano i fatti e gli ideali della Repubblica, è riconduci- bile non solo al fatto che Pulcinella-Cammarano è filo-borbonico, ma anche a un vero e proprio fatalismo, a un’amara rassegnazione di fronte al corso degli eventi. D’altra parte, la buffa storpiatura linguistica di “Re- pubblica” («la Ripubbreca… La Repubroca… La prubbeca…»), la dif- ficoltà dell’attore di non riuscire a pronunciare tale parola simboleggia chiaramente che Pulcinella-Cammarano non può essere repubblicano, perché quella repubblicana è un’ideologia che non gli appartiene. An- che per Toni Iermano il «vecchio, esperto Cammarano non crede che la maschera di Pulcinella possa essere giacobina»114; mentre nello studio

113 Ivi, pp. 355-356.

114 T. ierMano, Foto di gruppo con signora. La storia e le storie de “Il resto di niente”, in

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di Francesco D’Episcopo c’è una identificazione tra Pulcinella e Napoli, affermando che «uno degli inserti antropologici e teatrali più cospicui della narrazione è dedicato a una figura-spettacolo, che, con quella di Masaniello, sembra contendersi l’ambiguo destino di rabbia e amore di una città, di un popolo: Pulcinella»115.

Nel romanzo di Striano Pulcinella-Cammarano si fa portavoce di una filosofia popolare, ma

La filosofia di Pulcinella fa da cardine a quel «resto di niente» che il romanzo sostiene, innervandosi nelle strutture più profonde di un discorso che innalza la provvisorietà a simbolo del tutto. La storia, le storie, che il romanzo racconta, mostrano, nel loro insieme, di con- fermare questa prospettiva di partecipazione passionale e di distacco razionale alle/dalle cose e persone, nello spirito di una città protesa quotidianamente a inventare il proprio volto116.

Rispetto alla presa di coscienza di Lenòr – che né Pulcinella né i «“Rinaldi” del Molo» riusciranno a scuotere la plebe napoletana dal mondo quieto e fantastico in cui vive, «bene ordinato secondo i primor- diali principi della vita: padre Dio, padre re comandano, provvedono alle cose grandi e noiose»117 – Striano dapprima riflette come i napoletani «Voglion esser lasciati in pace nella loro grande, bella città di giardini, cupole, spiagge. Nel sicuro protettivo dei vicoli, dei bassi, del tempo»118,

des idées”: Eleonora e Napoli ne “Il resto di niente” di Enzo Striano, «Forum Italicum», vol. 47, 1, May 2013, p. 68.

115 F. d’ePiScoPo, Enzo Striano, Napoli, Liguori editore, 1992, p. 155. 116 Ivi, p. 156.

117 E. Striano, Il resto di niente, cit., p. 357.

118 Ibidem. Questa riflessione di Striano richiama alla mente una delle pagine più

belle e suggestive de Il Gattopardo, di Giuseppe Tomasi di Lampedusa, quando Don Fabrizio Corbèra, rifiutando la nomina a senatore del nuovo Regno d’Italia (offertagli dal piemontese Chevalley, inviato dal conte di Cavour), esprime la sua personale valutazione della Sicilia e dei siciliani che sono diventati quelli che sono in seguito a una vicenda millenaria di dominazioni straniere e, anche, a causa delle particolari condizioni climatiche e naturali dell’isola: «Il sonno, caro Chevalley, il sonno è ciò che i Siciliani vogliono, ed essi odieranno sempre chi li vorrà svegliare, sia pure per portar loro i più bei regali; e, sia detto fra noi, ho i miei forti dubbi che il nuovo regno abbia molti regali per noi nel bagaglio. Tutte le manifestazioni siciliane sono manifestazioni oniriche, anche le più violente: la nostra sensualità è desiderio di oblio, le schioppettate e le coltellate nostre, desiderio di morte; desiderio di immobilità voluttuosa, cioè ancora di morte, la nostra pigrizia, i nostri sorbetti di scorsonera o di cannella; il nostro aspetto meditativo è quello del nulla che voglia scrutare gli enigmi del nirvana. […] Crede davvero Lei, Chevalley, di essere il primo a sperare di incanalare la Sicilia nel flusso della storia universale? Chissà

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poi, rivolge loro una pungente esortazione:

Mettetevi le scarpe, imparate il gergo repubblicano, fatevi ammazzare per cacciare i Borboni, Ruffo, i preti, l’ignoranza (e così regalare alla Gran Repubblica Madre i palazzi del re, Capodimonte, Ercolano), studiate, diventate colti. Leggete Genovesi, Filangieri, distruggete Pulcinella, san Gennaro, vicoli, bassi, la vostra vita randagia, priva di padrone. Sarete finalmente felici119.

Infine, è opportuno ricordare che nel film Il resto di niente diretto da Antonietta De Lillo, uscito nel 2004, liberamente tratto dal romanzo di Striano, è assente il personaggio Pulcinella-Cammarano sostituito dal teatro dei burattini. Nella trasposizione cinematografica Eleonora chiede al burattinaio, che sa parlare al popolo, di proporre delle guarattelle fran- cesi per spiegare alla plebe la Repubblica e il significato di libertà120. Ma

la risposta del guarattellaro non è diversa da quella di Pulcinella-Camma- rano nel romanzo: Pulcinella non ha né re né padrone e chiama padrone soltanto colui che gli dà da mangiare. A conferma che Pulcinella, ovvero il popolo napoletano, capisce solamente una lingua “quella dei bisogni”!

quanti imani mussulmani, quanti cavalieri di re Ruggero, quanti scribi degli Svevi, quanti baroni angioini, quanti legisti del Cattolico hanno concepito la stessa bella follia; e quanti viceré spagnoli, quanti funzionari riformatori di Carlo III; e chi sa più chi siano stati? La Sicilia ha voluto dormire, a dispetto delle loro invocazioni; […]». G. toMaSi di laMPeduSa, Il Gattopardo, in id., Opere, Introduzione e premesse di G. Lanza Tomasi, Milano, Mondadori - “I Meridiani”, 2004, pp. 179, 184.

119 E. Striano, Il resto di niente, cit., p. 357.

120 Il resto di niente adattamento Giuseppe Rocca e Antonietta De Lillo.

Sceneggiatura Giuseppe Rocca, con la collaborazione di Laura Sabatino, Antonietta De Lillo. Costumi Daniela Ciancio. Scenografie Beatrice Scarpato. Disegni Oreste Zevola. Musiche Daniele Sepe. Fotografia Cesare Accetta. Interpreti: Maria de Medeiros, Enzo Moscato, Maria Grazia Grassini, Gino Curcione, Cesare Belsito, Giulia Weber, Mimmo Esposito, Raffaele Di Florio, Luciano Saltarelli, Raffaele Esposito, Ivan Polidoro, Marco Manchisi, Carlo Cerciello, Imma Villa. Per l’analisi dell’adattamento cinematografico cfr. P. iaccio, “Il resto di niente” di Antonietta De Lillo è un film storico?, in Enzo Striano. Il lavoro di uno scrittore tra editi e inediti, a cura di P. Sabbatino e A. Striano, Napoli, Edizioni Scientifiche italiane, 2012, pp. 77-91; A. Sanna, “Essere bambini fino alla fine”: “Il resto di niente” di Enzo Striano e Antonietta De Lillo, «Annali d’Italianistica», Cinema Italiano Contemporaneo, edited by A. Vitti, n. 30, 2012, pp. 213-225.

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Ringraziamenti

Desidero innanzitutto ringraziare il prof. Gerardo Sangermano e il prof. Ugo Dovere per la consulenza e gli spunti metodologici. Ringrazio, inoltre, l’intero personale dell’Archivio di Stato di Napoli, in particolare le dott.sse Car- men Cuollo e Rossana Spadaccini, e il dott. Fausto De Mattia per la sua straor- dinaria disponibilità. Per la consulenza la dott.ssa Rosaria Savio e per la cortese collaborazione l’intero personale della Sezione Lucchesi Palli della Biblioteca Nazionale di Napoli “Vittorio Emanuele III” e le dott.sse Emma Cavoti e Silvia Cocurullo del Museo di San Martino. Infine, un sentito grazie a Padre Edu- ardo Parlato dell’Ufficio Diocesano Beni Culturali Ecclesiastici e Arte Sacra, alla dott.ssa Raffaella Salvemini dell’Istituto di Studi sulle Società del Mediterraneo, al geometra Santi Marchese Segretario della Commissione Toponomastica del Comune di Palermo.

Abstract

Il saggio traccia la vicenda biografica di Vincenzo Cammarano, un grande attore del teatro napoletano del Settecento, celebre interprete della maschera di Pulcinella. Questo saggio, dopo aver ricordato Vincenzo Cammarano quale fondatore di una delle più grandi famiglie di artisti italiani (attori, commediografi, pittori, scenografi, librettisti, etc.), ricostruisce la biografia soprattutto da un punto di vista storico-teatrale, senza trascurare le descrizioni di Pulcinella-Cammarano offerte nei resoconti del Grand Tour. Nella seconda parte il saggio analizza il rapporto di Vincenzo Cammarano con il Ferdinando IV di Borbone e si sofferma sul personaggio Pulcinella-Cammarano presente nel romanzo Il resto di niente di Enzo Striano.

The essay tells the biography of Vincenzo Cammarano, a great actor of the eighteenth- century Neapolitan theater, famous interpreter of the mask of Pulcinella. This essay, after having remembered Vincenzo Cammarano as founder of one of the greatest families of Italian artists (actors, playwrights, painters, set designers, librettists, etc.), reconstructs the biography above all from a historical-theatrical point of view, without neglecting the descriptions of Pulcinella-Cammarano offered in the Grand Tour reports. In the second part the essay analyzes the relationship of Vincenzo Cammarano with Ferdinando IV di Borbone and focuses on the character Pulcinella-Cammarano present in the novel Il resto di niente by Enzo Striano.

Parole-chiave:

- franceSco tateo, Modernità dell’Umanesimo

- Leucò va in America. Cesare Pavese nel centenario della nascita, An International Conference (Stony Brook, N. Y., 13-14 marzo 2009), a cura di Mario B. Mignone

- Giovanni PaScoli, Pensieri e cose varie, a cura di Renato Aymone e Aida Apostolico

- laura PeSola, Le dosi dell’impurità. Studi su Alfonso Gatto - Giulia dell’aQuila, Il sigillo della visione. Studi su letteratura e arte - Il guscio della chiocciola. Studi su Leonardo Sinisgalli, a cura di Seba-

stiano Martelli e Franco Vitelli, con la collaborazione di Giulia Dell’Aquila e Laura Pesola

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State University of New York at Stony Brook Stony Brook, N. Y. 11794-3358 – USA

- nicolò franco, Epistolario, (1540-1548). Ms. Vat. Lat. 5642, a cura di Domenica Falardo

- Giulia dell’aQuila, Il “severissimo censore”. Paolo Berni tra antichi e moderni

- lorenzo da Ponte, Lettere a Guglielmo Piatti (1826-1838), a cura di Laura Paolino

- roSa Giulio, L’ “azzurro color di lontananza”. Infinità dello spazio e sublimità del pensiero nelle letterature moderne

- Giulia dell’aQuila, Le forme del visibile. Studi su Giorgio Bassani Edisud Salerno - Via Leopoldo Cassese, 26 - 84122 Salerno

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