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Leone Grotti, Tempi.it, 14 ottobre 2011

Intervista ad Avery Morrow, insegnante americano di inglese che vive nel sud del Giappone, membro del sito jpquake.info: il peggiore? La Repubblica.

Giappone, 11 marzo, il terremoto, poi lo tsunami, l'allarme nucleare, la paura di una nuova Chernobyl, i reattori della centrale Fukushima I Daiichi pronti a esplodere, l'area di evacuazione, la nube tossica che arriva fino a Tokyo, i giornali di tutto il mondo che riportano la città che si svuota, la gente nel panico, le strade deserte, il caos. Ecco, è proprio sui reportage dei giornali che vale la pena soffermarsi perché, a quanto racconta "jpquake.info", di castronerie ne sono state scritte a palate.

«Il progetto "jpquake.info" è nato in modo molto naturale. Dopo l'11 marzo sono circolate così tante storie contraddittorie e false, rispetto a quello che avveniva in Giappone, che alcune persone hanno deciso di raccoglierle. Io mi sono ritrovato impegnato a convincere amici e familiari che stavo bene, che in Giappone ero al sicuro. Così ho deciso di dare il mio contributo». Parla così a Tempi.it Avery Morrow, insegnante americano di inglese che vive nel sud del Giappone, riguardo alla nascita del sito "jpquake.info", che riunisce tutti i peggiori esempi di giornalismo per quanto riguarda il racconto dell'emergenza nucleare vissuta dal Giappone. Falsità, esagerazioni, invenzioni, manipolazioni: tutto pur di ingigantire e fomentare il terrore e il panico per un nuovo disastro atomico. E il premio come peggior giornale, indovinate chi l'ha vinto? La Repubblica.

Quali sono i principali errori che i giornali di tutto il mondo hanno fatto nel parlare di Fukushima?

Soprattutto nelle prime settimane, quotidiani americani ed europei hanno realizzato servizi intervistando qualunque straniero vivesse in Giappone, a caso, senza indagare chi fosse, l'importante era potersi mettere in contatto con qualcuno. Queste persone, quasi universalmente, hanno dato pessime informazioni. Qualunque standard di giornalismo si è dissolto.

Tra i giornali criticati ci sono anche due quotidiani italiani: il Corriere della Sera e la Repubblica. Che errori hanno fatto parlando di Fukushima?

Il peggior articolo scritto dal Corriere della Sera è un'intervista del 15 marzo a un ragazzo che consegna a domicilio le pizze e che ha fatto dichiarazioni ridicole su Tokyo, facilmente individuabili come balle. Ha detto: «La città è vuota, per le strade non c'è più nessuno: sono tutti chiusi nelle case. I negozi sono serrati e gli alimentari non hanno più nulla da vendere, in alcune

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zone della città non c'è l'acqua e l'elettricità funziona solo ogni tanto. Sembra di essere in una città fantasma». Il giornale non ha fatto niente per verificare se quello che il ragazzo diceva fosse vero o falso. Non hanno neanche mai pubblicato una rettifica. Hanno scritto anche molti articoli senza riferirsi a fatti accaduti in Giappone, che diffondevano solo la paura di un disastro nucleare. Ad ogni modo, se paragonati alla Repubblica, hanno solo avuto qualche svista.

Perché, che cosa ha scritto di male la Repubblica?

Ha messo su una parodia. Molte delle storie che hanno riportato non hanno nessun tipo di fonte. In particolare, un articolo diceva che milioni di persone stavano scappando da Tokyo e che l'intera città era nel caos. Nessuna fonte viene citata, è una specie di inganno, una storia sensazionale che però non ha riscontro in Giappone. Sembra pubblicata solo per vendere in edicola e non per informare le persone. Ma c'è di più.

Cosa?

La Repubblica ha usato anche una fonte palesemente falsa, un lavoratore "Fukushima 50" a cui è stato dato il nome del sindaco di Rikuzentakata; questo falso lavoratore in un italiano perfetto ha spiegato al giornale che la centrale avrebbe «distrutto il Giappone». Che questa persona non esista, lo si poteva capire dal fatto che nessun lavoratore di Fukushima ha concesso interviste. Bastava cercare su Google ma nessuno l'ha fatto al giornale, forse perché si sono inventati tutto di proposito.

Nel sito sono citati anche importanti giornali internazionali come Bbc, Al Jazeera, Der Spiegel. Che cosa hanno scritto che non andava?

Der Spiegel ha realizzato un'intervista con una sola persona che sosteneva che Tokyo fosse una «città fantasma», che i palazzi fossero deserti e i negozi chiusi. Pochi giorni dopo un'altra persona ha dichiarato che Tokyo avrebbe dovuto smettere di preparare il suo «amato Sushi», mentre i lavoratori di Fukushima Daiichi erano descritti come «piloti kamikaze». Il rapporto sembrava ignorare il fatto che la "città fantasma" si fosse misteriosamente ripopolata. Al Jazeera, invece, ha fatto un'intervista a un dimostrante contrario al nucleare, senza nessuna base scientifica, usando le sue parole per affermare che gli "scienziati" non credevano che ci fossero radiazioni sicure per l'uomo.

Qual è il peggior esempio di giornalismo in assoluto riguardo a Fukushima?

L'articolo pubblicato il 20 marzo da Repubblica: è la peggior storia scritta sul terremoto in tutto il mondo. Tokyo era dipinta come "una capitale in agonia", da cui quattro milioni erano scappati per sfuggire alla "nube atomica". E mentre scriveva che le tracce di iodio radioattivo nell'acqua erano al di sotto dei limiti legali e quindi innocue, aggiungeva un misterioso e pericoloso "ufficialmente". Parlava poi delle mascherine indossate dalla gente, come se a Tokyo non lo si facesse tutti i giorni, come prova della paura delle radiazioni, quando tutti sanno che a Tokyo tutti le vestono tutti i giorni. Hanno scritto che la rabbia contro il governo stava crescendo e come fonte citavano ben una

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persona che si lamentava. Ma c'è molto di più, leggetelo sul sito: l'intero articolo era in buona sostanza un pezzo di finzione apocalittica.

E chi ci dice che non siate voi a riportare false controstorie?

Conosco molte persone a Tokyo, tutti hanno sempre parlato di inconvenienti legati al blocco della metropolitana, nei primi tempi dopo il terremoto. Nessuno però ha riportato una fuga della gente dalla città. A meno che non si ragioni come il Der Spiegel, che ha raccontato il fatto che un sacco di gente ha comprato biciclette, e io aggiungo che il motivo era la rottura della metropolitana, e poi ha concluso che volevano scappare così da Tokyo. Chissà che viaggio difficile!”