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LE IMMAGINI E IL LESSICO

2.1 La rappresentazione visiva della notizia

2.2.6 Gli aspetti culturali: la disciplina e i samura

Come visto nel Capitolo primo, oltre alle notizie di carattere specifico quali quelle sul nucleare, nei quotidiani italiani si trovano approfondimenti e riflessioni sulla cultura e sul popolo giapponese.

I quotidiani italiani, esaltando in particolare la forza e la compostezza dei giapponesi davanti a questa calamità naturale, presentano descrizioni delle file di persone che camminano ordinatamente con una compostezza definita tradizionale o, in riferimento alle reazioni delle persone, il panico che per ossimoro diventa “calmo”.

L'idea complessiva trasmessa è così quella dei giapponesi come un popolo freddo, razionale e del Giappone come il regno della disciplina15.

In una descrizione del Primo Ministro il Corriere della Sera del 13 marzo scrive:

“[...] forse è la fine di tutto ma il primo ministro non perde il controllo. Non salta sulla sedia, non si guarda attorno sperduto. Trattiene tutta la paura negli occhi”.

Sempre il Corriere della Sera, oltre alla descrizione del Premier giapponese, nell'edizione del 12 marzo presenta il titolo “Quella calma 'disumana' del popolo dei manga forgiato dalla tradizione”, esaltando a partire dal titolo la grande programmazione e organizzazione che sta dietro all'apparente freddezza, unitamente alle capacità, descritte come qualità intrinseche dei giapponesi, di autocontrollo e autogoverno di questo popolo.

Oltre a questi riferimenti al carattere dei giapponesi e all'organizzazione che caratterizza il Paese, non mancano i riferimenti alla cultura e a quello che viene generalmente considerato come

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Se da un lato i giornali italiani descrivono la calma, la disciplina e lo spirito di sacrificio co me qualità intrinseche dei giapponesi, dall'altro, in netta contrapposizione, nei due quotidiani giapponesi viene spesso fatto appello a mantenere la calma e ad agire con sangue freddo. Ne è un esempio il messaggio del primo ministro Kan, riportato da entrambi i quotidiani giapponesi: “[...]Kondo, hikitsuduki chūi fukaku, terebi ya rajio no hōdō o yoku

uketometeitadaki, ochitsuite kōdō sareru yō kokoro kara onegaimōshiagemasu.” (Ora, continuando la profonda

attenzione, vi chiedo di tutto cuore di seguire le informazioni trasmesse alla televisione o alla radio e di agire in modo calmo), Yomiuri Shinbun, 12 marzo, p. 7

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giapponese: numerosi sono ad esempio i riferimenti ai samurai, come nel Corriere della Sera dove, parlando dell'ordine e della disciplina, i giapponesi vengono definiti come “eredi dei samurai”, per poi proseguire sostenendo che “ancora oggi vive la lezione dei samurai”.

Anche la Repubblica, sempre in riferimento ai samurai, parla di un “onore che suggerisce di nascondere il dolore”, come aspetto che caratterizza i giapponesi.

Con il peggioramento della situazione alla centrale nucleare anche i lavoratori diventano “samurai”, come nell'edizione del 17 marzo de la Repubblica dove in riferimento agli operai impegnati nella centrale si trova “[...] veri samurai che si immolano per tentare di salvare un Giappone ormai stremato [...]”, o nel Corriere della Sera del 22 marzo “[...] 50 samurai, 'eroi' che dall'inizio della crisi stanno cercando di riportare in sicurezza la centrale di Daiichi [...]”.

Piena espressione dell'uso fatto del termine è il titolo della sezione R2 de la Repubblica del 31 marzo, “Il samurai di Fukushima”.

Così come per il termine samurai, negli articoli dei quotidiani italiani si trova anche un altro termine giapponese: kamikaze. Il titolo presentato da la Repubblica a pagina 10 nell'edizione del 19 marzo riporta “Kamikaze per domare Fukushima”, indicando così gli addetti impegnati nei lavori come temerari pronti a sacrificare la vita.

Nella copertura del fatto l'uso di prestiti dalla lingua giapponese risulta così ricco e vario, come nel caso della già citata estensione della parola tsunami in relazione al nucleare e ad altri ambiti, unitamente alla quale va considerata la presenza di termini, quali appunto samurai o kamikaze, che rimandano ai tratti storico culturali del Giappone, o anche con brevi espressioni tratte della lingua giapponese, come ne la Repubblica del 12 marzo dove si trova ad esempio l'espressione shoganai, secondo quanto riportato nell'articolo equivalente a “tanto non possiamo fare niente”16

, alla quale segue una più ampia riflessione sul senso di precarietà, la passiva accettazione dei giapponesi e il suo legame con il potere politico.

Come si può notare da quest'ultimo esempio, nella copertura del fatto da parte dei quotidiani italiani si trovano le parole, le espressioni e i discorsi che rimandano a quello che nel senso comune è il Giappone e la sua essenza.

Questa enfasi sugli aspetti più noti del Giappone e la ripresa degli stereotipi più comuni si trova costantemente negli articoli a copertura del caso.

Può risultare riduttivo presentare tali elementi negli articoli, soprattutto se si considera che la preminenza di questi tratti va a penalizzare la reale informazione e l'aggiornamento dei fatti di cronaca.

In un caso in cui si uniscono calamità naturali e incidente nucleare risulta pertanto limitante e

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Renata Pisu, “Vivere su una terra che trema così l'incubo del grande sisma ha plasmato l'anima giapponese”, la

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lontano dalla cronaca il focus dei quotidiani italiani sugli aspetti più comuni del Giappone.

La particolarità del caso, dalla quale derivano specifiche esigenze informative, risiede nella presenza in un unico fatto di più aspetti di notevole importanza quali la cronaca, il racconto di storie personali in relazione al sisma e allo tsunami, ma anche scienza e politica in relazione all'incidente nucleare.

In un caso in cui si intrecciano più aspetti di difficile trattazione, la risposta data dai quotidiani italiani dal punto di vista lessicale e tematico si allontana così dalla realtà della cronaca, penalizzando notevolmente l'informazione nel suo complesso

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CAPITOLO TERZO