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III. La copertura del caso a due settimane dal terremoto: 26 marzo 11 aprile

1.4 La cultura giapponese nei quotidiani italian

Particolarità dei due quotidiani italiani analizzati è la presenza di articoli e approfondimenti sulla cultura giapponese e sui giapponesi. Questi articoli, comuni a entrambe le testate italiane, si pongono come approfondimenti e non come articoli di cronaca, dando particolare rilievo agli aspetti socio culturali del Paese direttamente interessato dalla catastrofe.

Lo spazio dedicato alla cultura giapponese, a cosa è il Giappone e chi sono giapponesi, richiederebbe una ben più ampia analisi che vada a considerare il rapporto tra i due Paesi nelle rappresentazioni occidente oriente, il ruolo degli stereotipi nell'immaginario collettivo e l'auto rappresentazione di sé.

Qui si è voluto brevemente indicare solo alcuni tratti essenziali e basilari che si possono riscontrare nella copertura da parte italiana, facendo riferimento ai principali articoli presentati dai due quotidiani, agli oggetti di attenzione più evidenti e dal maggior impatto sul lettore. Va però ricordato che tutte le rappresentazioni riguardanti un paese estero, la sua cultura e il suo popolo, sono sempre da considerare il relazione al contesto interno in cui nasce questa rappresentazione dell'altro113.

In primo luogo va segnalato lo spazio lasciato dai due quotidiani italiani alle tecniche antisismiche presenti in Giappone, aspetto che non appare tra i fatti trattati da Asahi Shinbun e Yomiuri Shinbun. Le tecniche antisismiche per le abitazioni infatti sono note e ampiamente adottate in Giappone, non necessitando così di ulteriori spiegazioni.

Per il contesto italiano invece queste vengono considerate con grande attenzione dai quotidiani, riconoscendone l'importanza, non solo per il Giappone ma anche per l'Italia in quanto, seppur in maniera minore rispetto al Gippone, è pur sempre un paese a rischio sismico.

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Per quanto riguarda il Corriere si rende necessaria una breve precisazione: pur avendo una linea editoriale e un bacino di lettori ben diversi da la Repubblica, non sono mancati casi di enfatizzazione sulla gravità dell'incidente. Questa tendenza può essere ricondotta in parte a necessità di mercato legate al numero di lettori e all'interesse da parte del pubblico, costringendo per certi aspetti il quotidiano ad abbandonare la linea moderata adattandosi alle altre testate, prime fra tutte la diretta concorrente, e a seguirne le posizioni.

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In questi articoli spicca una sorta di ammirazione non solo verso l'ampio uso di tecniche antisismiche ma anche verso le reazioni e la preparazione dei giapponesi in caso di calamità.

L'attenzione passa così dagli aspetti prettamente tecnici riguardanti la costruzioni di edifici a quelli culturali: il Corriere della Sera presenta ad esempio nella sezione “La cultura” un articolo riguardante la programmazione e i piani di evacuazione dal titolo “Quella calma 'disumana' del popolo dei manga forgiato dalla tradizione”114

.

Dal contenuto non molto distante anche l'articolo de la Repubblica “Vivere su una terra che trema così l'incubo del grande sisma ha plasmato l'anima giapponese”115, seguito dal sommario “La prevenzione diventa un rito per mantenere la compostezza”.

Si può comprendere già dai titoli di questi due articoli considerati come la preparazione e le esercitazioni in caso di terremoto diventino il punto di partenza per una più ampia riflessione sull'anima giapponese (riprendendo il titolo de la Repubblica) o sulla tradizionale calma e compostezza di questo popolo.

Tra gli aspetti della cultura giapponese che trovano spazio nei quotidiani italiani viene messa in risalto la capacità di reazione estremamente controllata, unita a una particolare concezione giapponese dell'effimero. Nel Corriere del 17 marzo ad esempio, come per l'edizione del 12 marzo, si ritrova uno spazio dedicato alla cultura: l'articolo si focalizza sul carattere dei giapponesi e sulla cultura giapponese in relazione ai terremoti e ai disastri naturali, riportando in conclusione in riferimento al nucleare:

“[...] È l'ignoto a provocare il panico. È ciò che non si sa o non si è in grado di ricondurre nella sfera dell'esperienza a scatenare reazioni irrazionali. È la perdita del controllo, una caratteristica molto poco giapponese, a mettere in crisi il Giappone”116.

Anche nell'edizione del giorno successivo il Corriere della Sera continua l'attenzione per gli aspetti culturali, sottolineando nuovamente la capacità di reagire e la forza del popolo giapponese nell'estratto del saggista Ian Buruma “La vita appesa a un filo e la coscienza di un popolo”, seguito nel catenaccio da “Guerre e catastrofi dietro quella 'sovrumana' capacità di rinascere”117

.

Va inoltre ricordato che, unitamente alla compostezza e alla grande capacità di mantenere il controllo davanti a calamità devastanti, i quotidiani italiani enfatizzano la grande operatività di questo popolo. Nel Corriere della Sera del 25 marzo si trova l'articolo dell'inviato a Ōsaka riguardante i tempi della ricostruzione, dove vengono riportate le stime fatte dal governo

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Professore associato di letteratura giapponese Waseda University, Tokyo, di Alessandro G. Gerevini, Corriere della

Sera, 12 marzo 2011, p. 9

115

Renata Pisu, la Repubblica, 12 marzo 2011, pp. 6-7 116

Lanfranco Vaccari, “Un Paese flessibile come il bambù che vive nel culto della fragilità”, Corriere della Sera, 17 marzo 2011, p. 6

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giapponese118. Sebbene l'articolo non sia di carattere culturale, il messaggio trasmesso invece può essere inteso anche in questo senso: se infatti nella percezione comune del lettore italiano una ricostruzione di tale portata in tempi record è quasi inimmaginabile, dall'altro lato in Giappone l'operatività e la diligenza hanno permesso a una settimana dal sisma la ricostruzione e la messa in funzione di ampie zone, autostrada compresa. L'articolo va quindi letto non solo come semplice fatto di cronaca ma come più ampia rappresentazione dell'efficenza giapponese e della forza del suo popolo.

Una particolare attenzione per gli aspetti culturali del Paese si trova in occasione del messaggio televisivo dell'Imperatore giapponese. Sempre il Corriere presenta un articolo di lungo formato, “La prima volta di Akihito. L'imperatore parla in tv”. Qui viene sottolineata la novità assoluta del gesto, ma al contempo anche quella che viene definita nel testo come “micidiale simmetria” con il messaggio dell'imperatore Hirohito del 1945, messaggio di resa dopo i bombardamenti atomici.

Anche il quotidiano la Repubblica presenta nello stesso giorno la stessa notizia. Per entrambi i quotidiani l'attenzione va, oltre che sul messaggio, su quello che l'Imperatore rappresenta per il Giappone, presentando una breve analisi storica e culturale di questa figura.

Ma la cultura giapponese viene letta e interpretata dai quotidiani italiani prendendo in considerazione anche un altro tema focale per l'intera vicenda: il nucleare. È in particolare ne la

Repubblica che trova maggior spazio per l'approfondimento la relazione tra il popolo giapponese e

il nucleare, come nell'edizione del 13 marzo dove, tra gli articoli dedicati al nucleare, si trova nella sezione “Il Paese” il titolo “I giapponesi riscoprono il nucleare 'cattivo' tramonta l'illusione di aver domato l'atomo”119

. L'articolo, presentando riferimenti a Hiroshima e Nagasaki, viene impostato come una generale riflessione sul rapporto dei giapponesi con il nucleare, comprendendo sia quello civile delle centrali che quello bellico nei riferimenti ai bombardamenti atomici della seconda guerra mondiale. Nelle finestre laterali della stessa pagina vengono inoltre riportate le parole di personaggi di spicco giapponesi tra i quali la scrittrice Shiono Nanami e il sindaco di Hiroshima Akiba Tadatoshi. Non è un caso che il sindaco a cui fa riferimento il quotidiano sia quello di Hiroshima, una delle due città che ha subito la bomba atomica, instaurando così una simmetria tra il pericolo nucleare di Fukushima e il ricordo bellico con tutta la sua devastante atrocità.

Come si può notare da questi due riferimenti al sindaco di Hiroshima e alla scrittrice Shiono Nanami, i quotidiani italiani non mancano di riportare le parole di giapponesi noti a livello internazionale. Questi vanno da Ono Yōko, con la sua lettera di solidarietà al popolo giapponese, fino a Yoshimoto Banana, come ne la Repubblica del 12 aprile dove vengono presentate le parole

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Paolo Salom, “Il Giappone della rinascita. Sei giorni dopo la scossa già ricostruita un'autostrada”, Corriere della

Sera, 25 marzo 2011, p. 26

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dell'autrice sotto il titolo “Me il popolo giapponese non ha perso la speranza”120

. Qui, attraverso le parole della scrittrice, viene nuovamente enfatizzata la forza del popolo giapponese e la sua capacità di reazione.

Nonostante entrambi i quotidiani italiani considerati lasciano ampio spazio agli aspetti culturali, si possono notare differenze rilevanti sia a livello d'impostazione sia dal punto di vista qualitativo del messaggi trasmesso. Mentre per il Corriere della Sera infatti lo spazio dedicato agli aspetti culturali rimane per lo più limitato agli articoli specifici a riguardo inseriti nelle pagine intitolate alla cultura, ne la Repubblica si possono notare riferimenti alle peculiarità del popolo giapponese, alla sua cultura e alla sua concezione della vita anche nei servizi degli inviati o nei reportage, per lo più attraverso brevi riferimenti dal carattere generico. Ne è un esempio l'articolo del 16 marzo a firma dell'inviato Mastrogiacomo dove, sebbene il servizio sia dedicato alla situazione alla centrale di Fukushima, si trova una riflessione sulla concezione di vita del popolo giapponese e sulla sua storia:

“Gli annunci non convincono: sembrano strumentali, non sai mai dov'è la verità. C'è molto fatalismo. Il nucleare è una dannazione che perseguita questo popolo”121

.

Ed è proprio attraverso brevi riferimenti di questo tipo nel testo degli articoli che viene trasmesso il messaggio a più forte impatto sul lettore circa la cultura, l'essenza del Giappone e dei giapponesi.

Come si vedrà nel Capitolo secondo, è in particolare l'uso lessicale di termini ben valutati dal giornalista a creare la rappresentazione complessiva del fatto e soprattutto ad agire sulla percezione che si ha in Italia del Giappone e del popolo giapponese.

Si vuole mostrare come ad agire maggiormente sulla percezione del lettore non sia tanto un articolo di lungo formato incentrato sulla cultura o sulla storia del Paese, quanto i brevi riferimenti nel testo, intenzionali o meno che siano. Questi, come si vedrà nell'analisi lessicale, fanno per lo più riferimento a noti stereotipi, facendo ad esempio ricorso a termini quali samurai o kamikaze, usati come espressione di quella che viene definita l'essenza del Paese e del suo popolo.