• Non ci sono risultati.

LE IMMAGINI E IL LESSICO

2.1 La rappresentazione visiva della notizia

2.2.1 La grandezza del fatto

A partire dalle prime pagine del 12 marzo tutte e quattro le testate sottolineano la forza del sisma e la sua unicità in quanto potenza: “Senza precedenti”, “Il più potente dall'inizio del Novecento” scrivono rispettivamente la Repubblica e il Corriere della Sera nelle edizioni del 12 marzo, ribadendo il concetto numerose volte in più articoli.

Non è diversa l'impostazione dei due quotidiani giapponesi dove il terremoto viene definito come il più potente mai registrato nel paese.

104

dell'evento trovano chiara espressione, non solo in riferimento al terremoto ma anche ad altri incidenti o fatti ed esso connessi, utilizzando termini contenenti il prefisso dai- (grande).

Si trovano così oltre al termine “grande terremoto” (Daijishin), usato per indicare un terremoto di magnitudo superiore a 7, parole quali “grande incendio” (Daikasai), “grande disordine” (Daikonran), ma anche espressioni come “il più grande nel paese” (Kokunai saidai), “tsunami/terremoto gigantesco” (Kyodai tsunami/jishin), con forme che amplificano al massimo il significato di grandezza.

L'ampio uso fatto dai quotidiani giapponesi dei termini contenenti il significato di grandezza può essere paragonato all'uso che i quotidiani italiani fanno dei termini contenenti il significato di sconvolgimento e devastazione. Quello che quindi i quotidiani giapponesi chiamano “grande tsunami” per i giornali italiani diventa un' “Onda sconvolgente”5

.

Altro termine, usato come espressione della grandezza del fatto, presente numerose volte nei quotidiani italiani e al quale viene data particolare rilevanza ponendolo anche come titolo di prima pagina è “apocalisse”, che si trova per la prima volta nel titolo di apertura de la Repubblica del 12 marzo. Il termine, usato non solo nelle descrizioni generali di quanto accaduto, ma anche in riferimento ad ambiti specifici quali ad esempio l'economia6, non trova un suo preciso corrispettivo nei quotidiani giapponesi.

Mentre infatti nei quotidiani giapponesi come già evidenziato nel Capitolo primo, vi sono ampi riferimenti a dati e valori verificabili, quali ad esempio la magnitudo del sisma per esprimere la grandezza del fatto, dall'altro in quelli italiani si nota una tendenza ad enfatizzare lo sconvolgimento e la distruzione attraverso un particolare uso lessicale, senza precisi riscontri quantitativi o fattuali.

Il termine apocalisse in questo caso, facendo riferimento al suo significato figurato ad indicare una catastrofe, un avvenimento sconvolgente, ne è un chiaro esempio.

Per quanto riguarda i due quotidiani italiani è inoltre interessante notare l'estensione del termine

tsunami, prestito linguistico dal giapponese corrispondente lessicale del termine 'maremoto', che

perde il suo significato letterale per diventare sinonimo di sconvolgimento o catastrofe in riferimento a svariati ambiti: il Corriere della Sera ad esempio presenta nell'edizione del 17 marzo la frase di chiusura “[...] Lo tsunami nucleare è entrato nel Palazzo” nell'articolo “La prima volta di Akihito l'imperatore parla in tv”, mentre la Repubblica parla di “[...] tsunami che ieri si è abbattuto sulle Borse di tutto il mondo” nell'articolo sull'economia del 16 marzo.

Sempre nella stessa edizione de la Repubblica si nota inoltre l'estensione di altri due termini, in

5

Come riportato nella prima pagina del Corriere della Sera del 12 marzo 6

“Il terremoto, lo tsunami e l'incubo nucleare: per l'economia è già l'apocalisse”, riporta la Repubblica il 16 marzo nell'articolo dedicato all'economia nella sezione dedicata al Giappone.

105

questo caso di carattere tecnico legati al nucleare, in ambito economico: meltdown e fusione7. Anche gli articoli riguardanti le condizioni di vita delle persone e delle città presentano termini qualitativamente rilevanti che possono essere letti come espressione di grandezza del fatto: tra questi, nei quotidiani giapponesi, si ritrovano termini quali kaimetsu (distruzione) e muzan (tragico), o anche espressioni più forti quali zetsubō (disperazione) in riferimento ai sentimenti delle persone.

Questi, molte volte usati nel riportare le parole dei testimoni, si ritrovano in particolare nella sezione shakai o nelle descrizioni che si focalizzano sul lato umano, distanziandosi così dal lessico delle pagine di primo piano.

Per meglio comprendere il diverso stile adottato tra le sezioni dei quotidiani giapponesi, già evidenziato nel capitolo precedente, si consideri l'ampio uso del termine shinkoku, presente principalmente negli articoli delle prime pagine ad indicare una situazione “grave, seria”, come ad esempio nell'edizione del 13 marzo dove lo Yomiuri Shinbun parla di una “situazione grave” e di un “livello grave” (Shinkokuna jitai, shinkokuna reberu ).

Sempre nei quotidiani giapponesi, va inoltre evidenziato il termine mizou, usato per indicare il terremoto come caso senza precedenti, come si trova nell'edizione del 12 marzo dello Yomiuri

Shinbun: “Questo tsunami […] ha raggiunto dimensioni senza precedenti”(Konkai no tsunami [...] mizou no kibo ni natta).

Qualche giorno più tardi, il 16 marzo, si ritrova lo stesso termine usato come incipit dell'articolo di fondo dell'Asahi Shinbun, questa volta però in riferimento alla crisi nazionale: “Questa è un momento di crisi nazionale senza precedenti” (Kore wa mizou no kokkateki kiki de aru).

2.2.2 “Al di là di qualsiasi previsione” , Sōteigai

Oltre a concentrarsi sulla potenza della scossa, i due quotidiani giapponesi pongono grande enfasi sull'imprevedibilità del fatto. I quotidiani, ma più in generale tutti i i media, definiscono spesso il fatto come “al di là di qualsiasi previsione” (Sōteigai), rendendola espressione chiave nella definizione dell'avvenimento nel suo complesso.

Innumerevoli volte la si ritrova negli articoli ma anche nei titoli e in riferimento a svariati aspetti della crisi quali terremoto, nucleare o tsunami: “Nucleare, crisi al di là di qualsiasi previsione” (Genpatsu 'sōteigai' no kiki), presenta lo Yomiuri Shinbun come titolo principale a pagina 5 nell'edizione del 12 marzo.

Per rendere l'importanza e la frequenza di questa parola si considerino i seguenti estratti e titoli:

7

Nell'articolo “Telefonini, computer, automobili si inceppa la catena mondiale del Pil” a pagina 9 si trova: “[...] dove si fermerà l'effetto 'meltdown'? Dalle centrali nucleari giapponesi, il fronte della fragilità si estende a tutta l'economia globale. La sindrome della 'fusione' in un mondo interconnesso [...]”

106

I. “Supera le peggiori previsioni” (Saiaku no sōtei o koeru )

II. “Nucleare, situazione al di là di qualsiasi previsione” (Genpatsu sōteigai no jitai) III. “Questo terremoto è stato oltre le previsioni” (Konkai no jishin ga sōtei ijō datta) IV. “Era al di là di qualsiasi previsione che lo tsunami arrivasse fino a questo punto

all'interno” (Tsunami ga koko made nairikubu ni hairikomu no wa sōteigai datta) V. “Supera le previsioni del consiglio di sicurezza” (Hoan'in no sōtei koesu)

VI. “Tra gli incidenti nucleari prevebibili è la peggiore situazione”(Sōtei sareteiru

genpatsu no jiko no naka de saiaku no jitai da) 8

Sono solo alcuni esempi dell'uso fatto della parola nei primi due giorni dal sisma.

Si può quindi arrivare alla considerazione che, davanti ad un fatto di così grande portata e dalle poco chiare condizioni di pericolo, l'unica spiegazione data sia l'imprevedibilità del fatto stesso.

Bisogna però notare che questa espressione è una peculiarità dei media giapponesi e non si ritrova nei quotidiani italiani.

Va inoltre sottolineata brevemente l'evoluzione temporale nell'uso del termine: se in un primo momento viene presentato dai due quotidiani giapponesi nei titoli principali di molti articoli come spiegazione di quanto accaduto, con il passare del tempo si più notare un'evoluzione nell'uso di questo termine come ad esempio nell'Asahi Shinbun del 16 marzo dove, riportando le parole di esperti riguardo alla situazione, si trova: “'Al di là di qualsiasi previsione' non diventa una giustificazione, le spiegazioni non bastano” ('Sōteigai' iiwake ni naranu setsumei ga tarinai), iniziando così ad adottare un approccio critico all'ampio uso del termine per giustificare la situazione.