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79 giornali ma anche a Wikipedia di censurare gli aggiornamenti per non fare un

favore ai rapitori creando rumore attorno alla notizia. Operazione riuscita che illustra un bell‟esempio di collaborazione tra vecchi e nuovi media, ripetutosi nel caso della rivista “Rolling Stones”: sulla testata uscì infatti un‟inchiesta di Matt Taibbi, reporter d‟assalto che pubblicò un articolo contro le nefandezze compiute dalla Goldman Sachs. Se ne parlò in Rete, cominciò il solito tam tam tra Twitter e blog, che denunciava la difficoltà a reperire il testo online. Si fece crescere la curiosità per qualche tempo ed ecco che l‟articolo spuntò in versione integrale sul web, accontentando gli internauti restii a comprare una copia della rivista111.

E‟ evidente poi che non sarà più la carta la piattaforma principale di

distribuzione dell‟informazione giornalistica, ora che ci troviamo nell‟era degli e-reader (Kindle o Sonyreader che sia) e della carta, cosiddetta, elettronica (c‟è anche il foglio elettronico brevettato dalla Plastic Logic), pensata per assorbire luce piuttosto che rifletterla: è qui infatti che potrà ripetersi l‟esperienza di lettura del quotidiano. Ancora restano però questioni aperte:

come strutturare l‟interfaccia, abbassare il costo dello strumento, per ora sui 400 euro, stabilire la soglia per l‟abbonamento e la ripartizione dei ricavi tra gestori del servizio ed editori, con l‟obiettivo per uscire dalla crisi di ottenere almeno un 70% per chi produce contenuti112.

Un altro scoglio della rivoluzione editoriale che ci si appresta ad affrontare riguarderà la retribuzione dei contenuti, non più semplificabile a un valore economico espresso da spesa per l‟acquisto del quotidiano da parte del lettore, più investimenti pubblicitari, meno costi di redazione, carta, distribuzione, etc.

L‟era della gratuità dei contenuti online, che peraltro ha accentuato come non mai la visibilità dei contenuti realizzati da redazioni professionali, dovrà finire per non consentire ai “pirati del copia-incolla” di lucrare sul lavoro altrui e alla pubblicità di confluire in un unico canale. La vera guerra che si sta combattendo proprio in questi giorni è infatti contro Google, contro cui si è scagliato Murdoch accusando il colosso di Mountain View di “mangiarsi” la pubblicità generata dalla News Corporation con i propri prodotti, con strumenti

111Paolo Madron, La rivista Rolling Stones sfida gli internauti, da ilsole24ore.com del 22/7/2009

112Claudio Giua, ibidem

quali Google News. Di come monetizzare l‟informazione anche online - un grattacapo non da poco per gli editori di tutto il mondo - abbiamo già parlato:

le opzioni spaziano da retribuzioni in forma indiretta attraverso versamenti dei gestori di Adsl, ai pagamenti alla iTunes in cui si costituiscono circuiti di editori, al sistema ViewPass in cui l‟utente che accetta di fornire i propri dati per essere raggiunto dalla pubblicità acquisisce credito per comprare informazioni online. Questi servizi saranno comunque operativi solo dal 2010, perciò è difficile fare pronostici: per l‟Italia, dove l‟e-commerce è scarsamente affermato, si sta pensando a metodi di pagamento tramite carte prepagate, via sms, o perfino in bolletta. Quanto alla risposta dei lettori, è dato sapere poco o nulla. Gli italiani intervistati dalla Boston Consulting nel giugno del 2009 si sono detti per la metà interessati ad avere sul pc la versione integrale del quotidiano in edicola a un costo di 5 euro mensili (anche se tuttora è possibile scaricarlo a pagamento per la maggior parte dei quotidiani nazionali)113. Ma, come al solito, si tratta di un processo tuttora in corso, che solo il tempo svelerà nei suoi passaggi.

113 Ibidem

Conclusioni

La rivoluzione digitale, iniziata lentamente negli anni Novanta e poi esplosa con l’avvento del Web 2.0 negli anni Duemila, ha rappresentato uno spartiacque senza precedenti nella storia della nostra civiltà, al pari degli effetti dirompenti che ebbe sulla circolazione del sapere - e quindi dell’informazione - l’invenzione della stampa a caratteri mobili di Gutenberg nel XV secolo. In Italia, un Paese spesso restio all’ammodernamento, si è verificata all’inizio una certa resistenza da parte di editori e giornalisti ad imboccare quello che si presentava come un percorso obbligato verso il futuro:

la strada del web. Guardato con diffidenza, interpretato come strumento di notizie di serie B, poco approfondite e poco accurate, ha faticato ad affermarsi da noi, dove peraltro il giornalismo è ancora spesso inteso come esercizio di una scrittura colta, raffinata, ricercata, lontana in questo senso dalla rapidità e dalla secchezza del linguaggio della Rete. E la dimostrazione di tutto questo è stata l’assenza, finora nella quasi totalità delle testate italiane, di versioni online dei quotidiani cartacei – gratuite, si intende – e ancora meno di siti di notizie concepiti come piattaforma primaria dell’intera redazione: in sostanza, mentre altrove in Europa nascevano le prime redazioni integrate, dove web e cartaceo convivevano e si evolvevano verso il primato dell’online, in Italia questo processo stentava a partire e tuttora non decolla, frenato dall’idea dura a morire che il giornale cartaceo abbia e debba conservare nel tempo la sua centralità. Nonostante questa visione eserciti un innegabile fascino anche su chi, come me, appartiene più alla generazione di Internet che non a quella dell’edicola, i fatti la hanno ampiamente smentita: il calo delle vendite è irreversibile, la pubblicità investe sempre più sulla Rete, e gli accessi ai quotidiani online si moltiplicano. Non potendo arroccarsi in posizioni retrograde e nostalgiche, che vedono nel giornale di carta l’unico supporto consono a un’informazione di qualità, anch’io mi sono ricreduta in parte rispetto alle mie convinzioni precedenti, sposando la tesi difficilmente contestabile di chi, come Vittorio Zambardino - prestatosi a un’intervista per questa tesi - ritiene che il futuro sarà quello di una società senza carta. Come per tutti i cambiamenti radicali ci si dovrà fare l’abitudine, ma solo di questo si tratterà, perché il giornalismo - che va di pari passo con la civiltà e la democrazia - sopravvivrà

trasferendosi su altri supporti che non siano i grigi e spaziosi figli di carta stampata freschi di rotativa. Magari non accadrà subito, non sarà questione di anni, ma di decenni, ma quello che è certo è che tutto lascia pensare che sarà così.

L’assenza del quotidiano di carta significherà la scomparsa di un giornalismo serio e approfondito, di inchieste e informazioni “di serie A”? Niente affatto:

innanzi tutto i nuovi supporti elettronici come gli e-reader consentiranno una lettura confortevole come per i giornali di carta, non solo concentrata in pochi minuti e quindi adatta a una fruizione più attenta. Si dovranno poi studiare le adeguate strategie che facciano sì che la produzione di contenuti di qualità, basata sul lavoro di professionisti, riceva una remunerazione: un cambiamento che è alle porte, come abbiamo visto. Inoltre il web potrà concepirsi proprio come un’occasione di rilancio del giornalismo critico (di nuovo mi rifaccio all’intervista con Zambardino), allontanandosi da quella vicinanza al potere che lo inquina, e potrà guidare verso “una attività di effettiva critica del potere e di indagine "terza" sulla sua attività”. E’ quello che ci auguriamo, e in un certo senso ci aspettiamo, anche se in definitiva si tratta solo di pronostici: non possiamo sapere fino in fondo quello che il futuro tiene in serbo.

Bibliografia

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Enzo Forcella, Millecinquecento lettori. Confessioni di un giornalista politico, Donzelli 2004

Eric Landowski, La società riflessa, Meltemi, 2003 Sergio Lepri, Professione giornalista, Etas, 2005

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David Randall, Il giornalista quasi perfetto, Laterza, 2004

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Fabrizio Tonello, Il giornalismo americano, Carocci, 2005

La stampa in Italia (2006-2008), a cura della Federazione italiana editori giornali (scaricabile dal sito www.fieg.it alla voce "Studi")

Sitografia

Corriere.it Cnn.com Espresso.it Ft.com Ilsole24ore.it Lastampa.it Nytimes.com

Onlinejournalismblog.com Repubblica.it

Wikipedia.it Blog

“Media blog” di Marco Pratellesi

“Scene digitali” di Vittorio Zambardino

Documenti vari

Steven Johnson, L’ecosistema dell’informazione, su “Internazionale” del 16/22 ottobre 2009

Patrizia Feletig, Il reporter d’assalto lo finanzia la Charity, da “Affari e Finanza”, supplemento di “La Repubblica” del 27/4/09

Claudio Giua, Il giornalismo sulla scena digitale, da Espresso.it del 12/11/09

Philip Meyer, The elite newspaper of the future, da “American Journalism Revue” di ottobre/novembre 2008