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65 all‟utente la registrazione e quindi una sottoscrizione di pagamento

(nonostante questo comporti l‟oscuramento delle notizie a pagamento da parte di Google).

Il dibattito è tuttora in corso, perché il rischio è non solo quello di stravolgere un modello vincente come è stato l‟Internet gratuito ma anche quello di trovare grandi difficoltà nel convincere gli utenti a pagare per qualcosa che finora hanno avuto gratis. Del resto la stessa battaglia è condotta di pari passo per la musica e i film, da anni scaricabili online senza nessun pedaggio, pratica che ha significato perdite stratosferiche per le major.

La Francia ha di recente varato una legge che minaccia la pirateria online con la privazione dell‟accesso a Internet. Insomma, è un po‟ tutto il modello di business che si sta rivedendo. C‟è chi ritiene che il modello di business delle news a pagamento non funzionerebbe da solo a risollevare le sorti dei giornali, ma che potrebbe studiarsi un “pacchetto” da sottoscrivere un‟unica volta che includa film, musica, giochi, social network, oltre alle pubblicazioni, qualcosa che ricordi insomma la gratuità dell‟Internet di oggi89. Lo approfondiremo in seguito.

Nel frattempo il Nyt, sposando questa possibile soluzione, ha cominciato a intervistare i suoi lettori sul web chiedendo loro se sarebbero disposti a pagare per le news online un prezzo di 2,50 dollari al mese (scontato del 50% per gli abbonati), un esperimento peraltro non nuovo per la testata che già nel 2005 lanciò il Time Select, ovvero un sito non gratuito che fallì però due anni dopo.

Insomma da alcune parti si sta già testando il terreno, mentre in altre come il

“The Guardian” l‟ipotesi non verrà presa in considerazione e il giornale resterà gratuito.

E‟ di questi giorni la notizia che Murdoch ha deciso di far slittare l‟introduzione delle news online a pagamento, dopo l‟annuncio che dava come data di inizio la fine dell‟anno, e come primo quotidiano il “Sunday Times”.

L‟ottuagenario tycoon non ha precisato il motivo del ritardo, se non con un semplice “i lavori sono in corso e c‟è molto da fare”. Che ci stia ripensando?

89Pay Walls Alone Won’t Save Newspaper di Eric Pfanner, da nytimes.com del 18/5/2009

La battaglia per la

remunerazion e sul web è ancora in corso, al pari della musica

L’esperimento del Time Select

Murdoch fa slittare l’inizio della sua crociata

2. Gli altri possibili scenari della stampa del futuro

Kindle, l’ipod della letteratura. Un‟altra delle soluzioni poste al vaglio di editori e manager di tutto il mondo sopraffatti dall‟emergenza della crisi è quella della fruizione del giornale sui nuovi supporti elettronici, il più diffuso e conosciuto dei quali è il “Kindle” di Amazon, e-reader nato negli Stati Uniti nel 2007 come strumento che permette di leggere libri e riviste in formato elettronico con una modalità analoga a quella cartacea grazie a una tecnologia di altissimo livello che rende la lettura piacevole al pari di quella consueta (benché priva di touch screen). Kindle, con due giga di memoria, consente di acquistare e scaricare (previa sottoscrizione) fino a 1500 opere da tutto il mondo, e il “Corriere della sera” – il primo in Italia - è già disponibile sul supporto Kindle 2 insieme a decine di quotidiani internazionali (dal “New York Times” al “Wall Street Journal”)90. Il piccolo schermo elettronico wireless è tra l‟altro arrivato in Italia solo in questi giorni, dopo essere ormai decollato negli Usa. Kindle Store, il negozio online, permette di accedere a 200mila libri in lingua inglese e a 85 edizioni di riviste e quotidiani da tutto il mondo suddivisi per nazionalità (“El Paìs” – che peraltro viene dall‟esperienza del fallimento delle news a pagamento - e il “Daily Telegraph” hanno appena aderito), scaricabili in meno di 60 secondi. In Italia per ora ci eravamo dovuti accontentare della funzione dell‟iPhone che scarica libri gratuiti di Amazon non coperti da copyright, ma il lancio di Kindle sul mercato internazionale farà probabilmente scoppiare la moda dell‟e-reader anche da noi, nonostante per adesso l‟Aie (Associazione italiana editori) faccia sapere che il fenomeno libro elettronico copre solo lo 0,03% dell‟intero mercato del libro91. Per quanto riguarda i costi di abbonamento alla testata, ognuno appone il prezzo che preferisce (si passa dagli 1.99 euro per il “New York Times”, agli 0.99 del giapponese “The Mainichi Daily News”), oltre ai piani di sottoscrizione per periodi di tempo variabile92. Con Kindle la svolta si prospetta alle porte, perché questo dispositivo, che per ora si aggira attorno ai 300 dollari, incentiverà la vendita del quotidiano in edizione cartacea ma su supporto elettronico,

90Marco Pratellesi, “Mediablog”, post di marzo 2009 disponibile su Corriere.it

91Alessandra Longo, Kindle arriva in Italia, Corriere.it del 8/10/2009

92Jaime D‟Alessandro, Kindle Italia: la nostra prova, Repubblica.it del 4/11/09

Sbarca negli Stati Uniti l’e-reader della Amazon, Kindle

disponibile ovunque ci troviamo. Si elude quindi il problema edicola. Inoltre gli esperti sono tutti d‟accordo nel ritenere che i consumatori si sentono maggiormente attratti da contenuti digitali immagazzinabili su supporti seducenti e di ultimissima generazione, attribuendo a questi anche un maggior valore di mercato.

I micro pagamenti. Molti si oppongono alla proposta firmata da Murdoch che starebbe sul punto di essere attuata, ritenendo che un grande numero di abbonamenti possa essere concepito solo per giornali di nicchia come il WSJ, quindi rivolti a un pubblico specializzato e molto interessato a ottenere subito, ovunque si trovi, notizie che possono servire ad esempio per fare degli investimenti93.Tra chi si oppone al modello proposto da Murdoch per le news a pagamento, giudicandolo inapplicabile per un mercato in cui ha sempre prevalso la gratuità, c‟è Layla Pavone, presidente Iab Italia, che di contro a questa iniziativa indica un‟alternativa per continuare a produrre informazione di qualità sul web, ovviando al problema che i soli introiti pubblicitari non bastino. Si tratterebbe di un sistema – di cui si discute molto negli Usa - di pagamenti di contenuti digitali non tramite abbonamento bensì dei

“miniversamenti”, ovvero una specie di iTunes applicato ai contenuti giornalistici invece che alla musica. L‟idea era venuta infatti a Walter Isaacson, ex direttore del settimanale “Time”, contrario alla scelta “suicida” delle informazioni gratis sul web. Lo stesso “New York Times” sta valutando questa ipotesi rielaborata sotto forma di “tariffa a tassametro”. Secondo la signora Pavone “nel momento in cui fossi così bravo da proporre „snack news‟, informazioni in pillole gratuite, e approfondimenti di alto valore e qualità forse gli utenti potrebbero essere disponibili a pagare questi ultimi”94. Quindi un sistema di pochi centesimi per ogni articolo consultato e formule più costose per l‟accesso agli archivi storici. Oppure, altra ipotesi che si sta facendo strada, quella di offrire pacchetti informativi, vendendo in forma digitale prodotti legati ad un unico brand. Prendiamo come esempio un concerto degli U2: si potrebbe leggere la recensione su Corriere.it, poi collegarsi a Dada.it per comprare

93 Enrico Franceschini, La svolta firmata Murdoch, da Corriere.it del 10/8/09

94 Troppo tardi per le news a pagamento, da Corriere.it del 31/10/09

Kindle risolve il problema dell’acquisto in edicola

L’esempio del Wall Street Journal e l’idea di far pagare le notizie al consumo

Il

pacchetto basato sul brand

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l‟ultimo mp3 o una foto e un libro della band95. E‟ così che si passa dal lettore al consumatore, sostiene Pavone, ricreando un sistema molto simile al free Internet di oggi.

Il quotidiano in tv. Non è una proposta che finora abbia guadagnato molto terreno sul piano internazionale, ma quella dei giapponesi potrebbe essere una soluzione ottimale nella logica della lotta alla concorrenza televisiva che da sempre mette a dura prova la capacità di sopravvivenza della carta stampata.

Così, per uscire da una crisi sempre più aspra determinata da calo di vendite e pubblicità, e sulla scia della tesi che vuole un futuro con un prodotto informativo di uguale qualità ma su supporti differenti, la Sharp (multinazionale di prodotti elettronici) ha di recente lanciato una nuova linea di televisori “Acquos”, che grazie ad un accordo con il “Mainichi Shimbun”

permetteranno ai lettori di fruire del quotidiano cartaceo sullo schermo. Come?

Naturalmente grazie a una connessione web, disponibile dalle 5:30 del mattino, che consente al telespettatore-lettore di ingrandire le pagine con il telecomando o in alternativa attivare un sistema di sintesi vocale che legge gli articoli. Per sei mesi il servizio, disponibile solo nel Paese del Sol Levante, sarà gratuito e solo in seguito, in base al gradimento degli utenti, si studieranno metodi di pagamento96.

Il caso Global Post. Con lo slogan “Una nuova voce per l‟informazione globale”, questo sito nato negli States potrebbe valere da modello per il futuro dell‟editoria grazie all‟idea rivoluzionaria che ne è alla base. Una sezione ad accesso esclusivo per gli abbonati, chiamata Passport offre reportage di tutte le migliori firme del giornalismo internazionale. Non solo (e qui sta l‟intuizione): i 199 dollari l‟anno di abbonamento servono anche a partecipare alla scelta degli argomenti da affrontare nei reportage. “Invece del vecchio modello in cui i direttori decidono ciò che hai bisogno di leggere, gli utenti di Passport avranno un ruolo inedito nel decidere quali storie seguire e come”, dice uno dei fondatori del GP, Philip Balboni. Un sito così strutturato potrebbe riscuotere molti consensi perché va nella direzione che in molti ritengono essere quella del giornalismo del futuro, ovvero una strada fatta di

95Ibidem

96Marco Letizia, “Ora il giornale si legge in tv”, da Corriere.it del 2/10/09

Il modello iTunes

In Giappone l’idea del quotidiano in tv

Il Global Post, reportage da tutto il mondo su richiesta degli utenti

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