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I giovani autori di crimini violenti

Nel documento LA COMUNITA' TRA CURA E PROTEZIONE (pagine 83-87)

3 PERCORSI POSSIBILI

3.1 Gli adolescenti nelle comunità

3.1.2 I giovani autori di crimini violenti

È ormai assodata l’idea che la condotta criminale non sia il risultato di un processo semplicistico come quello di causa- effetto, ma al contrario scaturisca da molti fattori, che si combinano in modo diverso nella storia personale dell’individuo. Questa visione del problema individua la soluzione all’atto deviante in adolescenza nell’equipe multidisciplinare e in un intenso lavoro di prevenzione durante l’infanzia, attraverso l’individuazione dei fattori di rischio. Nell’escalation verso la condotta antisociale è sicuramente presente una componente individuale, come la propensione all’aggressività e all’impulsività, ma sarebbe riduttivo non considerare in questo percorso altri fattori, quali la variabilità delle reazioni a stress ambientali; i pattern comportamentali appresi, le modalità di processamento ed elaborazione degli stimoli, la risposta ad aspettative ambientali disattese e di maggiore o minore tolleranza dell’ambiente circostante, rispetto a condotte disturbanti. Inoltre quando si commette un crimine c’è anche una valutazione delle opportunità che questo abbia successo e un calcolo dei costi e benefici59.

Diversamente da quello che si può pensare, non è così frequente che un comportamento violento sia legato ad una patologia mentale, anche se è vero che alcune patologie, nella loro fase acuta, sfociano nell’aggressività. È più significativo adottare un’ottica trigenerazionale, per scoprire così che è

58 A. Ferruta, G.Foresti, M. Vigorelli (a cura di), op. cit., p. 81

59 Cfr. G. Ingransci M. Picozzi, Giovani e crimini violenti. Psicologia, psicopatologia e giustizia, Milano,

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maggiormente frequente una stretta correlazione con una storia personale segnata da abusi o violenze, sia fisiche che psicologiche.

Questa tesi è avanzata anche nelle situazioni di Juvenile Sexual Offending (JSO)60, il giovane abusante è spesso, prima che carnefice, vittima di traumi e

gravi negligenze. Nel caso specifico diversi autori, tra cui Di Cori, Fedeli e Sabatello61, sostengono che gravi forme di trascuratezza, soprattutto quando

associate ed episodi di sessualizzazione traumatica e a relazioni caratterizzate dalla distanza, quindi dal senso di abbandono e dall’incapacità di contenimento e strutturazione del pensiero, hanno un peso rilevante nell’incapacità di questi soggetti di compiere processi di interiorizzazione e rappresentativi. Senz’altro il JSO è un fenomeno determinato da più fattori e, adottando un punto di vista criminodinamico, gli autori lo spiegano attraverso quattro fasi che coesistono con tre condizioni interne all’individuo.

60 Lo Juvenile Sexual Offending è il fenomeno in cui vittima e giovane autore di reati sessuali

corrispondono ad un unico soggetto.

61 Cfr. R. Di Cori, N. Fedeli, U. Sabatello, “Traiettorie e possibili destini del trauma nell’infanzia: dal

minore vittima al giovane autore di reati sessuali”, in Rassegna italiana di Criminologia, 4, 2012, pp.259- 271.

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Partendo quindi dalle caratteristiche strutturali dell’individuo, quali le capacità sociali inadeguate, i deficit cognitivo-intellettivi e delle capacità rappresentative, le distorsioni cognitive, il deficit del controllo degli impulsi e le forme di dissociazione, si ottiene una miscela esplosiva quando queste si incrociano con un vissuto di vuoto e di inadeguatezze. Il ragazzo non essendo in grado di elaborare le emozioni di rabbia, di frustrazione e di ansia che ne derivano, adotta strategie di isolamento, di evitamento e di ritiro sociale. Ne consegue che quando egli inizia ad avere delle fantasie sessuali, caricate dei sentimenti di rabbia e tensione, sente una profonda eccitazione che lo porta ad utilizzare il potere e il controllo come strumento di fuga dal senso di inadeguatezza e di impotenza.

B. Deficit cognitivo- intellettivi e delle capacità rappresentative, distorsioni cognitive (minimizzazione, reinterpretazione, negazione) C. Deficit del controllo degli impulsi, dissociazione A. Social skills inadeguate 1. Immagine di Sé svalutata, senso di vuoto, di rifugio ed impotenza, comportamenti di evitamento, ritiro, isolamento 2. aumento della tensione, della rabbia e tentativo di controllo mediante la fantasia (masturbatoria) 3. incremento dell’eccitazione, oggettivazione (scelta della vittima), passaggio all’atto (sex offending) 4. senso di colpa transitorio, soppressione di pensieri e sentimenti spiacevoli e ripristino della condizione pseudo normale

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Quella che era una fantasia in questa fase viene oggettivata attraverso la scelta della vittima e la messa in atto degli impulsi. Infine l’adolescente può sentire un senso di colpa transitorio per poi tornare alla condizione di partenza, schiacciando i sentimenti e i pensieri spiacevoli attraverso distorsioni cognitive. “Se per i JSO che hanno subito una violenza concreta, il reato sessuale rappresenta un tentativo di ri-guadagnare un senso d’unità di sé, di risolvere il blocco connesso a vissuti di passività ed impotenza derivanti da vere e proprie esperienze d’abuso, […] per altri – per i quali il trauma è al livello della relazione precoce con l’oggetto – l’atto deviante può apparire sostenuto da una costituzione psichica povera, improntata all’espressione di parti poco integrate di sé, in quanto scarsamente investite da processi di dinamica e bidirezionale attribuzione di senso”62.

Cercando di definire chi appartiene alla categoria degli adolescenti che commettono crimini violenti ci rifacciamo alla categorizzazione proposta da Fagan e Hartstone63 nella quale si distingue tra:

- serious offenders, che commettono alcuni delitti quali furto, truffa, estorsione, spaccio, appropriazione indebita, contraffazione, violazione delle regole che disciplinano l’uso di armi.

- violent offenders, che commettono reati più gravi rispetto alla categoria precedente, quali omicidio volontario e premeditato, lesioni gravi, rapina e rapine a mano armata, rapimento, stupro, incendio doloso di edifici occupati.

- cronic offenders, questa categoria non trova una definizione altrettanto esaustiva, Huizinga64 la fa corrispondere a chi commette tre o più serious offences.

62 Ivi, p. 269.

63

J. Fagan, E. Hartstone, Strategic planning in juvenile justice,. in R. Mathias, P. De Muro e R.S. Allison (Eds,), Violent Juvenile Offender, San Fransisco, National Council on Crime and Delinquency, 1984.

64 Cfr. D. Huizinga, F. Esbensen, A. Weiher, Examining developement trajectories in delinquency using accelerated longitudinal research design, Boston, Kluwer-Nijhiff, 1994.

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Se andiamo ancora più in profondità è interessante notare che tra i fattori di predizione di violenza giovanile, forniti dalla ricerca dell’Office of Juvenice Justice and Deliquency Prevention del 200165, troviamo quelli familiari, quali:

- criminalità dei genitori - maltrattamenti infantili subiti

- incapacità e scarsa disponibilità della famiglia - assenza di legami significativi e conflitti familiari

- orientamento nei genitori favorevole all’uso di sostanze e al ricorso alla violenza

- separazione dei bambini dai genitori

Si può quindi pensare che in realtà le due categorie di adolescenti che si incontrano in comunità, maltrattati e maltrattanti, non siano altro che le due facce di una stessa medaglia. Hanno semplicemente avuto una risposta adattiva diversa all’ambiente, a seconda di come gli altri fattori (individuali, scolastici, correlati al gruppo dei pari e all’ambiente economico sociale) si sono incrociati.

Nel documento LA COMUNITA' TRA CURA E PROTEZIONE (pagine 83-87)