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A dispetto del tono “filo-ionico” delle proprie commissioni di partenza, Giovanni Gritti e Giulio Garzoni trascorsero a Creta un periodo di tempo considerevole, nel corso del quale si servirono ampiamente dei notai della propria familia per inquisire i reggimenti e ispezio- nare offici ed edifici pubblici. Talora i Sindici non esitarono a ricorrere pure al notariato locale, strategico nello svolgere quei compiti che richiedevano una conoscenza approfon- dita del territorio e dei suoi abitanti: ben nota alla storiografia greca è l’assidua collabora- zione che Gritti e Garzoni instaurarono col notaio di Candia Pietro Castrofilaca, il quale redasse un censimento generale della popolazione di Creta, Cerigo e delle Isole Ionie, cor- redandolo con una Descrittione dettagliata dei bilanci delle relative camere fiscali; il grande inventario manoscritto che ne uscì costituisce, ora come allora, un documento fondamen- tale per lo studio della geografia storica ed economica di questi territori313.

Come abbiamo appena visto, questa grande opera di classificazione e inquadramento delle strutture economiche e sociali dei territori levantini era parte di una più estesa ope- razione di storicizzazione e rielaborazione consapevole delle informazioni concernenti le attività di controllo sindacale, così come delle ordinarie attività di governo, e in tal senso si sposava con i contenuti del grande Liber Inquisitionis che i Sindici Gritti e Garzoni fecero compilare nel corso delle proprie inchieste nel Regno, inserendovi soprattutto gli interro- gatori fatti alle persone coinvolte nelle varie cause da essi aperte.

Il Liber è giunto a noi incompleto e pur tuttavia assai voluminoso: le due enormi filze che attualmente lo costituiscono raccolgono una certa mole di processi medi d’appello, istruiti nel perlopiù nel solo distretto di Rettimo e riguardanti numerosi casi di usura o frodi sui prodotti agricoli coinvolgenti la feudalità locale, vale a dire casi giudiziari su cui l’inquisizione sindacale al massimo poteva servire a trovare delle soluzioni di compromesso o ad applicare delle pene simboliche, come il pagamento di sanzioni o il finanziamento di alcune opere utili alla comunità locale314. Trapelano inoltre alcuni casi dalla provincia di

313 Di tale documento sinora sono state rilevati tre testimoni, tra i quali il più affidabile appare essere quello

presente in BNM, mss. It. VII, 1190 (8880); cfr. Chryssa A. Maltezou, «Νέο άγνωστο χειρόγραφο της “Περι- γραφής της Κρήτης” του Πέτρου Καστροφύλακα (1583) και το πρόβλημα της κριτικής εκδόσεως της», in

Πεπραγμένα του Γ΄ διεθνούς κρητολογικού συνεδρίου (Ρέθυμνον, 18-23 Σεπτεμβρίου 1971). Τόμος Β΄: Βυζαντι- νοί και μέσοι χρόνοι (Athina, 1974), 176–83; Angeliki Panopoulou, a c. di, Πέτρος Καστροφύλακας, Νοτάριος Χάνδακα, Πράξεις 1558-1559 (Iraklio-Athina: Vikelaia Dimothikì Vivliothiki - Instituto Istorikòn Erevnòn/Eth-

nikò Idryma Erevnòn, 2015).

314 Torneremo meglio su questo aspetto nel capitolo 3. Per i casi accennati, cfr. ASV, Avogaria di Comun, Miscel-

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Sitia, che però risultano espediti con un certo ritardo, mentre i Sindici si trovavano a Cefa- lonia315.

Dall’indice del Liber Inquisitionis e da altri tipi di documenti in esso conservati (come ad esempio i proclami di inquisizione letti in ogni città per raccogliere le denunce) appren- diamo dunque l’ordine cronologico dell’itinerario della visita e quelli che dovevano esserne stati grossomodo i contenuti: sappiamo così che i Sindici Inquisitori, dopo forse una prima tappa di qualche mese a Corfù316, giunsero a Candia nel febbraio del 1582, che vi rimasero

almeno per tutto il mese di marzo e che tra aprile e giugno ne visitarono le campagne più vicine, volgendosi in seguito a est e a sud, con il controllo, nel mese di luglio, del reggimento di Sitia e della fortezza di Ierapetra; tornati poi nella capitale del Regno, probabilmente vi si trattennero fino a ottobre, e da lì si diressero, negli ultimi due mesi dell’anno, a Milopo- tamo e a Rettimo, vale a dire nella parte occidentale dell’isola. In quest’area trascorsero l’inverno e quasi tutta la primavera del 1583, dividendosi tra la visita di La Canea e della vicina regione montuosa di Sfachià; proprio dal porto di La Canea pare che partissero il 26 maggio 1583 alla volta di Cerigo (l’odierna isola di Kythira, a sud del Peloponneso), dove passarono tutto il mese di giugno, per poi recarsi infine nelle Isole Ionie, a cui dedicarono la propria attenzione per quasi un anno317.

Dal luglio al dicembre 1583 Gritti e Garzoni stettero a Zante e a Cefalonia, dove si im- pegnarono soprattutto, come accennato poc’anzi, nella regolazione delle Camera fiscali: materia scottante, data la recente istituzione del dazio dell’uva passa (peraltro spesso eluso) e delle relative tensioni coi suoi principali destinatari, i mercanti inglesi e, indiret- tamente, la regina Elisabetta318. Nel gennaio 1584, invece, i Sindici presero la volta di Corfù:

da qui Giulio Garzoni fece una deviazionne verso l’attiguo territorio di Parga, una piazza- forte sull’antistante costa albanese che dipendeva dalla giurisdizione dei due rettori corci- resi (il bailo e il provveditore e capitano)319; a Corfù Gritti e Garzoni rimasero sinché, in prima-

vera, le galee dei sopracomiti di passaggio li riportarono a Venezia.

terconnessioni tra città e campagna, con le relative reti di interessi e tensioni incrociate, cfr. Kostas E. Lam- brinos, «Κοινωνία και διοίκηση στο Βενετοκρατούμενο Ρέθυμνο: το ανώτερο κοινωνικώ στρώμα των ευ- γενών (1571-1646)» (Ιόνιο Πανεπιστήμιο. Τμήμα Ιστορίας, 1999), (Κωδικός 11998), http://thesis.ekt.gr/the- sisBookReader/id/11998#page/1/mode/2up.

315 ASV, Avogaria di Comun, Miscellanea Penale, b. 4657 (P 497), fasc. 2: Sindicato Gritti e Garzoni. 1583-1584. Cefalonia

e Corfù. Criminalium, cc. 824-844.

316 Essendo la loro commissione del settembre 1581, è molto probabile che fossero partiti da Venezia in

quell’autunno; di norma infatti non passava molto tempo tra commissione e partenza effettiva.

317 ASV, Avogaria di Comun, Miscellanea Penale, b. 4656 (P496), sommario su base geografica. Sulla visita della

Sfachià, effettuata dal solo Giulio Garzoni, cfr. Introduzione. L’itinerario di questi due Sindici non comprese la lontana Tinos per via della contemporanea spedizione del Sindico Inquisitore Giovanni Marco Molin.

318 Maria Fusaro, Uva passa. Una guerra commerciale tra Venezia e l’Inghilterra (1540-1640) (Venezia: Il Cardo, 1996). 319 ASV, Collegio, Relazioni, b. 74, Relazione di Giovanni Gritti, 16 giugno 1584.

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A quanto pare, dunque, il compito della visita semestrale di Corfù assegnato in com- missione a questi due Sindici Inquisitori (nonché reclamato dalla Comunità della capitale isolana) era stato suddiviso in due tornate, molto probabilmente di tre mesi ciascuna: la prima espletata quale prima tappa del viaggio, tra 1581 e 1582, la seconda concretizzatasi appunto nel 1584.

A quest’ultima parte della missione si dedicò soprattutto Giovanni Gritti, con tutta pro- babilità il più esperto dei due Sindici320. Le difficoltà inerenti al controllo degli ufficiali in

un distretto che non era solo isolano, ma di fatto inter-costiero, e soggetto alle influenze di sudditi, mercanti, pirati e razziatori dei territori circonvicini, sono ben esposte nella sua scarna ma essenziale relazione di fine mandato. In questa Gritti ci offriva un chiaro esempio di quali potessero essere le risorse e le strategie personali dei ministri che curavano gli

apprestamenti della Dominante presso la “cerniera” dell’Adriatico; egli non mancava di ci-

tare il caso di Girolamo Strozzi, un sopramassaro ai biscotti (ossia al pane nautico, alimento base del rancio dei rematori delle galee) da lui processato in contumacia su segnalazione delle stesse autorità centrali:

Alla partita nostra di Corfù, havendo noi avanti gl’ochi l’intacco fatto per il Strozzi sopramassaro di quella importanza che si scrisse alla serenità vostra, e per lettere sue ci fu commesso che si usasse ogni indu- stria per havere li suoi beni, e anco la persona se fosse possibile, e però fu lassato ordine in scrittura alli clarissimi bailo e proveditore acciò che procurassero l’istesso da poi la nostra partita. Hora semo avisati per lettere di quel clarissimo proveditore Enrizzo haver la sua signoria clarissima e il clarissimo bailo, così stimo- lati dal Strozzi, concesso salvacondutto alla sua persona per quindici giorni, nel qual tempo capitato a Corfù ha palesato alcuni debitori delli forneri che facevano li biscotti, li quali ritenti per sue signorie clarissime hanno confessato qualche parte del debito suo, ma picciola summa a tanto debito; gli havemo scritto che debbino continuare la formatione del processo, e insieme con li rei mandare il tutto di qua, acciò con il mezzo dell’eccellentissimo Consiglio al Criminal [= la Quarantia Criminale], se gli possi dare il debito castigo; ma me- glio sarebbe il procurare havere nelle mani Girolamo Strozzi principal ladro, la qual cosa non credemo dover essere difficile con il mezzo dell’emin [= dignitario imperiale ottomano] della Bastia, o ver con qual che ordine da Costantinopoli, acciò che il suo castigo s’habbi per esempio a gl’altri monitionieri321.

320 A lui è stata dedicata una voce biografica nel DBI, 59 (2002): tale ricostruzione forse però confonde il Gio-

vanni Gritti Sindico Inquisitore con un omonimo patrizio suo contemporaneo, dato che gli attribuisce un’im- portante missione diplomatica da lui compiuta presso la corte imperiale di Vienna nel corso dell’inverno 1583-‘84, sostenendo di conseguenza che egli partì per il Levante in qualità di Sindico Inquisitore solo all’ini- zio del 1584 (anno a cui risale la sua relazione di fine mandato). Le altre evidenze documentarie che abbiamo esaminato appaiono corroborare la continuità della sua presenza accanto a Garzoni sin dal 1581.

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Giovanni Gritti, dunque, si illudeva di poter contare sulla collaborazione delle confi- nanti autorità ottomane nel catturare il ministro in fuga: l’emin di Bastia veniva da lui ri- chiamato forse in virtù della sua capacità di ottenere agevolmente un ordine solenne (arz) con cui pre-allertare sangiacchi e bey locali e far consegnare lo Strozzi alle autorità compe- tenti. La sua valutazione era però piuttosto ingenua, come testimoniato altrove da uno dei rettori che concessero allo Strozzi quel salvacondotto quindicinale, che aveva permesso al

sopramassaro di tornare a Corfù per esporre la propria versione dei fatti, facendo i nomi dei

debitori dei forni destinati al biscotto. Così infatti, nella propria relazione di fine mandato, il provveditore e capitano di Corfù Benedetto Erizzo, dopo aver spiegato come il rientro temporaneo di Girolamo Strozzi gli avesse permesso di allargare le indagini e di recuperare parte dei fondi perduti, descriveva i rapporti del sopramassaro con il summenzionato emin, nonché con altri non specificati sudditi musulmani dell’impero ottomano:

Questo sopramassaro fuggito (come scrissi a vostra serenità) passò alla Bastia, tratenendosi con quel emino, suo stretissimo amico, e con altri principali turchi, con ferma oppenione di andarsene a Costantinopoli in compagnia di essi turchi, con qualche pensiero (per quanto si raggiona) di farsi turcho, per tema del intacco fatto e molte altre tristezze comesse nel suo maneggio. Il che, quando succedesse, per la pratica che ha di quelle fortezze e per essere giovine, di estrema vanità e molto volubile, potrebbe causar qualche sinistro humore. E perciò io mi risolsi di avvisar il clarissimo signor bailo de Costantinopoli affineché, andando egli di là, procurasse divertirlo da tal pensiero; il che facilmente havrebbe potuto fare, quando se le concedesse qualche salvoconduto (come mostra egli desiderare)322.

È molto probabile che il bailo di Costantinopoli non fosse riuscito a essere sufficiente- mente persuasivo o che, viceversa, non avesse ritenuto le conoscenze tecniche dello Strozzi di così fondamentale importanza; sia come sia, lo Strozzi scomparve dalla scena veneto- corfiota: la sua vicenda processuale finì infatti con una dura condanna in contumacia, com- minata, qualche mese dopo la sua fuga da Corfù, dal tribunale veneziano della Quarantia Criminale, proprio ad istanza dei Sindici Inquisitori; segno che, almeno in questo caso, le cautele suggerite dall’Erizzo erano state ignorate323.

322 Gerassimos Pagratis, a c. di, Οι έκθεσεις των βενετών βαΐλων και προνοητών Κέρκυρας (16ος αιώνας)

(Athina: Ethnikò Idryma Erevnon, 2008), XV: Relazione del provveditore e capitano Benedetto Erizzo (1583), 253- 254.

323 Di contro alla tendenza invalsa in quegli anni a far graziare i potenziali rinnegati coi salvacondotti del bailo

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Al di là delle responsabilità individuali dei ministri negli intacchi ai depositi e nella conseguente falsificazione delle scritture, il Gritti non esitava a segnalare, più o meno ve- latamente, quelli che dovevano essere i responsabili morali di tale situazione, o comunque quelle che erano a suo avviso le carenze strutturali del sistema che a tale situazione aveva portato:

Fu proveduto per questo illustrissimo Senato, commettendo che tutto il maneggio de biscotti di Corfù passi per le mani del clarissimo proveditor della fortezza, obligando gli capi da mare a dare gli bollati in mano di sua signoria clarissima ad ogni sua richiesta; ma è anco necessario che la serenità vostra commetti a tutti gli magistrati, a quali tocca mano[†] biscotto, armizi e altro per l’armata, che’l tutto sii indirizzato al clarissimo proveditor della fortezza, e non alli capi da mare, acciò che lui faccia appostar per debitori li monitionieri, sopramassari o armiragli che l’haveranno ricevute per essequir l’ordine che havemo lassato in questo proposito, e il medesimo raccordamo che si facci in Candia dove non havemo possuto vedere perfettamente questo negotio per n[†] haver havuto li bollati324.

La giurisdizione sindacale si sarebbe dunque ridotta a ben poca cosa senza assicurare ai magistrati itineranti la disponibilità di libri e partite: è questo, dunque, il senso fonda- mentale del censimento compilato dal notaio Castrofilaca nel corso del lungo itinerario di Giovanni Gritti e Giulio Garzoni325. Lo sguardo «a volo d’uccello» garantito in sede politica

dalle relazioni finali, si riversava infatti, in sede operativa, in tal genere di compilazioni, le quali (a nostro parere) non avevano tanto uno scopo informativo quanto piuttosto uno scopo “connettivo”: esse infatti fornivano un criterio unitario di descrizione delle varie componenti del paesaggio giurisdizionale in cui si muovevano i Sindici Inquisitori, senza tuttavia omologarle.

In questo senso, gli inventari e le descrizioni erano forse più efficaci delle relazioni di fine mandato, le quali, elencando ripetutamente e senza un criterio analitico di base i pro-

che costui era soprannominato Biondi, cfr. ASV, Avogaria di Comun, Raspe, reg. 3685, cc. 270r-271r, 7 gennaio 1585.

324 ASV, Collegio, Relazioni, b. 74, Relazione di Giovanni Gritti, 16 giugno 1584. Per contro il provveditore Erizzo

suggeriva più prosaicamente di affiancare al sopramassaro ai biscotti uno scontro, cioè un ministro che anno- tasse puntualmente le operazioni di cassa, cfr. Pagratis, Οι έκθεσεις, Relazione Erizzo 1583, 254.

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blemi di ciascuna camera e cancelleria, apparivano inutilmente ridondanti, e quindi ineffi- caci a valorizzare quei singoli problemi che pure esse avevano il merito di portare alla luce. Di tal genere, ad esempio, era pure la relazione finale di Alvise Grimani e Bernardo Marcello (1592), l’ultima testimonianza cinquecentesca del sindacato oltremare, nonché una delle poche fonti atte a documentare la visita di questi due Sindici Inquisitori in Levante, partiti da Venezia nel 1590326; i quali, forse per la loro giovane età, a fatica lasciarono tracce signi-

ficative del proprio operato327.

La relazione Grimani-Marcello è rilegata assieme ad un nucleo di vari documenti am- ministrativi dell’oltremare veneziano, tra cui compare una nota Descrittione geografica

dell’isola di Creta scritta dall’erudito vicentino Onorio Belli; costui era membro del circolo

culturale ruotante attorno al celebre architetto rinascimentale Andrea Palladio, nonché assai vicino all’omonimo zio del giovane Grimani, Alvise Grimani di Antonio, che gli stu- diosi conoscono per essere stato provveditore generale di Candia nel 1583 (contestual- mente, quindi, al passaggio in Regno dei Sindici Gritti e Garzoni); Alvise Grimani senior aveva appunto portato con sé durante quest’incarico proprio Onorio Belli, ansioso di rac- cogliere reperti antichi e informazioni di natura botanica per i suoi trattati a venire328.

La dedica che il Belli fece della suddetta Descrittione al nipote del proprio protettore ci appare assai significativa: non ci stupirebbe se tale scritto potesse aver in qualche modo contribuito alle digressioni erudite della Relazione Marcello; questa di fatto ci appare apprez- zabile, più che per il suo intrinseco valore documentario, quale ultima testimonianza degli umori e delle esigenze (morali, più che materiali) che avevano sospinto la pratica del sin- dicato d’oltremare sino alla fine del secolo sedicesimo: praticamente, cioè, sino alla fine

326 ASV, Senato Mar, reg. 50, cc. 95r-v, 16 novembre 1589 (pars eligendi) e reg. 51, 39r-45v, 5 maggio 1590 (com-

missio).

327 Per la biografia di Marcello cfr. DBI 69 (2007); per Grimani cfr. infra, capitolo 3: entrambi questi Sindici

appartenevano a famiglie ben inserite nella mercatura o con interessi nelle Isole Ionie; forse l’elezione dei due giovani patrizi era propedeutica a future carriere politiche da svolgersi in quel contesto, come già, sicu- ramente, per Polo Contarini (che negli anni successivi al suo sindicato fu rettore a Corfù e provveditore ge- nerale a Candia) e Nicolò Barbarigo (che abbiamo visto essere stato bailo a Costantinopoli). Nondimeno alcuni degli Ordini che Grimani e Marcello rilasciarono nella città cretese di Rettimo vennero significativamente raccolti nell’archivio della famiglia Foscarini, cfr. BNF, Italiens, 1691, cc. 122r-123v (ex 119r-120v). Per la rela- zione finale, scritta dal solo Bernardo Marcello, cfr. ASV, Archivio privato Grimani ai Servi, b. 3, reg. 1[II], cc. 286r-319v.

328 Onorio Belli, Scritti di antiquaria e botanica (1586-1602), a c. di Luigi Beschi (Roma: Viella, 2000); Kostas Tsik-

nakis, «Αναμνήσεις μιας μέρας. Ο γιατρός Onorio Belli στα Χανιά», in ΄Εργα και ημέρες στην Κρήτη. Από την

Προϊστορία στο Μεσοπόλεμο, a c. di Angelos Chaniotis (Iraklio: Panepistimiakès Ekdoseis Kritis, 2001), 229–

83. Su Alvise Grimani di Antonio cfr. Paul Grendler, «The leaders of the Venetian state, 1540-1609: a prosopo- graphical analysis», Studi Veneziani, n. s., 19 (s.d.): 35–85

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dell’epoca della Venezia rinascimentale. Vedremo che questi umori ed esigenze, nel conte- sto della Venezia barocca, subirono un cambiamento decisivo, influenzando in vari modi le prassi e le funzioni delle visite sindicali seicentesche, nonché la soggettività di visitatori e, soprattutto, visitati.

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CAPITOLO 3

SINDACATO E IDENTITA’ LOCALI

Il secolo compreso tra lo scoppio della Guerra di Cipro (1569) e la fine della Guerra di Candia (1669) costituisce un periodo di forte interesse per quanto concerne le dinamiche interne dello Stato da Mar, per molto tempo tralasciate dagli specialisti per via di una gene- rale associazione del Levante veneziano al paradigma della crisi e della «decadenza» dell’economia e degli ordinamenti della Serenissima in età barocca329.

In effetti, se si ci limita a studiare questo periodo dal punto di vista del patriziato, gli elementi per parlare di «declino» furono molti e di indubbio rilievo: sul piano territoriale, dopo le Guerre d’Italia e le prime quattro guerre veneto-turche, Venezia si ritrovò a inter- pretare il ruolo di «frontiera» tra i domini dei suoi due principali rivali politici, gli Asburgo e gli Ottomani, venendo costretta a un perdurante e logorante impegno militare e finan- ziario330; a livello economico, l’aggressività dei concorrenti nordeuropei, forti dello svi-

luppo di nuove tecniche navali e militari e della possibilità di impegnare la Repubblica in un’estenuante guerra di corsa, costrinsero Venezia a ridurre i viaggi della sua flotta mer- cantile nel Mediterraneo, lasciando campo libero agli armatori privati331; sul piano diplo-

matico e ideologico, infine, i miti dell’indipendenza repubblicana e del giurisdizionalismo marciano vennero apertamente sfidati dal papato controriformista e dai Gesuiti332.

L’attenzione storiografica attorno a questi temi ha indotto per diverso tempo gli stu- diosi a mantenere una prospettiva analitica centrata sulle fortune o sulle sfortune della Dominante, e sulla crisi d’identità vissuta dal patriziato in questo periodo; questa crisi è stata in sostanza presa come l’assioma attorno al quale edificare una narrazione storica che

329 Mi riferisco soprattutto alla storiografia italiana e angloamericana, nelle quali è stata a lungo frequente la

tendenza a prediligere la fase “rinascimentale” della storia veneziana (grossomodo sino alle Guerre d’Italia) a discapito del periodo successivo; ne consegue una veloce riduzione della fase “barocca” a fase crepuscolare dell’influenza politica, economica e culturale di Venezia in Europa, con l’inevitabile declassamento delle tra- sformazioni che la Repubblica dovette affrontare tra Cinque e Seicento, ed un minor interesse per le dinami- che che attraversarono lo Stato da Mar in questo periodo. Cfr. ad esempio John R. Hale, Renaissance Venice (London: Faber and Faber, 1973). Questo approccio è stato a suo tempo criticato da Michael Knapton, per via del riduzionismo implicato dall’appiattimento di tale giudizio sul punto di vista della città di Venezia e della sua classe dirigente, cfr. Michael Knapton, «Lo stato veneziano fra la battaglia di Lepanto e la guerra di Candia (1571-1644)», in Venezia e la difesa del Levante, 233–41.

330 Luciano Pezzolo, L’oro dello Stato.

331 Tenenti, Piracy; Pagratis, Κοινωνία και οικονομία.

332 Gaetano Cozzi, Venezia barocca; Stefano Andretta, La Repubblica inquieta. Venezia nel Seicento tra Italia e Europa

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parlasse soprattutto delle sue ragioni e dei segni tale crisi, finendo per declassare l’emer- gere dei fattori di novità a prove o smentite di tale paradigma. L’effettiva portata euristica di tali fattori di novità di conseguenza è passata in secondo piano, quando invece una va- riazione della prospettiva avrebbe contribuito a comprenderli meglio, per esempio osser- vandoli nei contesti locali o dal punto di vista dei personaggi e gruppi non veneziani, invece che alla luce della sola discorsività patrizia333.

A partire dalla metà del Cinquecento, cioè ancor prima che le guerre e le tensioni di