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RELAZIONE DEL PROCURATORE GENERALE PRESSO LA CORTE DI APPELLO DI BRESCIA PER L’INAUGURAZIONE DELL’ ANNO

1. I PRINCIPALI FENOMENI CRIMINALI DEL DISTRETTO E LA RELATIVA ATTIVITA’DI CONTRASTO ALLE PROCURE

1.17. Gli illeciti penali nel settore agroalimentare

Il Procuratore di Cremona riferisce che il suo Ufficio si sta dedicando ai fenomeni criminali che connotano la specifica realtà socio-economica del territorio. Di qui la crescente attenzione rivolta alla materia agroalimentare la cui rilevanza va sempre più accentuandosi sia sotto l’aspetto economico che sotto quello della tutela della salute.

Secondo i dati della Camera di Commercio nella provincia di Cremona sono attive circa 26.000 imprese, 4000 delle quali circa operano nel settore agricolo. L’agricoltura infatti è da sempre uno dei punti di forza del territorio e genera poco più del 5% del PIL complessivo provinciale, contro una media regionale dell’1% ed una nazionale del 2%.

Gran parte della produzione agricola è destinata a sostenere l’importante settore della zootecnia, uno dei pilastri dell’economia cremonese che contribuisce per circa l’80% al valore complessivo dei prodotti del settore primario.

L’allevamento suino, con più di 800.000 capi, alimenta una rinomata industria di carni insaccate, conservate o comunque preparate, che vengono ampiamente esportate. Uno dei prodotti di punta di tale industria, il Salame Cremona, ha ottenuto il riconoscimento dell’Indicazione Geografica Protetta.

Come è facile immaginare, in un settore commerciale così ricco, le attività abusive e criminali sono molto diffuse.

A fianco del tradizionale catalogo dei reati di impresa (reati fiscali, societari, fallimentari, ambiente, sicurezza sul lavoro, ecc.) dove la tutela degli specifici interessi sottesi ai diversi reati menzionati si traduce altresì nella tutela della correttezza del mercato e in un sostegno all’economia sana, l’attività legata al settore agroalimentare può insidiare specificamente il bene giuridico della salute e comunque, quando non arrivi a rappresentare direttamente un pericolo per questa, incide sul benessere e sulla qualità della vita.

Sono riconducibili a tale fenomeno persino casi di bancarotta fraudolenta, cui incorrono sistematicamente consorzi e cooperative costituite con lo scopo di abbattere i costi della manodopera, i quali si accollano spese previdenziali insostenibili a fronte di incassi economicamente risibili (che schermano i reali movimenti finanziari in nero) votandosi inevitabilmente all’insolvenza. Le cooperative di questo tipo lasciano debiti ingentissimi di svariati milioni di euro ciascuna nei confronti dell’erario.

Malgrado la sua importanza, il fenomeno della criminalità nel settore agroalimentare - probabilmente non solo nel territorio del circondario di Cremona - costituisce oggetto di attività giudiziaria solo con molte difficoltà. Questo accade per svariate ragioni, le più evidenti delle quali

sono la frammentarietà della normativa penalistica e la esiguità delle risorse dotate di conoscenze specifiche che si dedicano al suo contrasto.

Sotto il primo profilo giace ancora in Parlamento un disegno di legge del 2015 scaturito dai lavori di apposita commissione ministeriale, che dovrebbe ridisegnare e razionalizzare la materia, con la istituzione di nuove figure di reato a soglia anticipata.

Sotto il secondo profilo i nuclei specializzati di polizia giudiziaria operanti sul territorio sono ridottissimi (in pratica il solo NAS dei Carabinieri, il cui raggruppamento cremonese ha competenza territoriale su Cremona, Pavia, Lodi e Mantova).

La Procura di Cremona sta dedicando un notevole impegno per aggregare e organizzare le forze disponibili per il contrasto dei reati propri del settore agroalimentare.

La casistica in questa materia, inquadrata dunque non sulla base del nomen iuris del reato ipotizzato, ma in relazione alla sua appartenenza al fenomeno come sopra descritto (filiera agroalimentare: produzione, intermediazione, distribuzione e vendita) è stata attribuita alla competenza di un gruppo di lavoro specializzato.

Nel periodo di riferimento sono stati originati dalla Procura di Cremona ben 17 procedimenti, tutti di una certa rilevanza.

Uno dei principali fenomeni che si cerca di contrastare è quello dei cd. reati di abuso della DOP (denominazione origine protetta).

In particolare è in corso un’indagine molto significativa, delegata all’Ufficio Centrale Ispettivo del Ministero delle Politiche Agricole, riguardante l’allevamento e la macellazione di suini per la produzione del prosciutto di Parma e San Daniele, nell’ambito della quale si è accertato l’avviamento alla produzione di carni prive dei requisiti richiesti dal capitolato.

Sono poi pendenti diverse indagini che riguardano l’uso non autorizzato di medicinali (per lo più antibiotici e anabolizzanti) negli allevamenti di bovini e suini. La pratica è purtroppo molto diffusa e difficile da ispezionare al di là di singoli casi che non sono comunque pochi.

Per comprendere la grande importanza di questo comparto investigativo della Procura di Cremona non v’è certo la necessità di scomodare il famoso filosofo tedesco Feuerbach che come è noto sosteneva che noi siamo ciò che mangiamo.

1.18. La responsabilità amministrativa degli enti ex D. Lgs. n. 231/2001

Quest’anno il Decreto Legislativo n. 231/2001 compie esattamente venti anni e quindi non si può non fare il punto della situazione sullo stato della sua applicazione nel distretto.

Deve rilevarsi che le relazioni e i dati statistici provenienti dalle diverse Procure denotano non uniformità nell’applicazione della relativa disciplina.

Le iscrizioni risultano essere state (con tra parentesi le variazioni rispetto all’anno precedente):

a Brescia 15 (-), a Bergamo 0 (- 7), a Mantova 10 (+7) e, infine, a Cremona 38 (+8).

I Procuratori evidenziano, in relazione alla problematica dell’iscrizione, di non avere ad oggi optato per la modalità di “iscrizione automatica” dell’ente ogni qualvolta sia astrattamente configurabile a suo carico un reato rientrante negli elenchi dei reati presupposti, ritenendo che anche per la semplice iscrizione sia necessario che dalla notizia di reato, o anche successivamente, si ricavino

32 elementi di responsabilità almeno di natura embrionale di imputazione oggettiva e soggettiva a carico dell’ente.

Il rimprovero mosso all’ente, e quindi l’oggetto del giudizio sulla sua responsabilità, si fonda infatti su una fattispecie a struttura complessa che non si esaurisce nel reato commesso dall’apicale - tanto che non è sufficiente che il pubblico ministero faccia un mero richiamo al reato commesso nella contestazione dell’illecito amministrativo - ma che deve necessariamente individuare una colpa in organizzazione o una non efficace attuazione del modello organizzativo o ancora una omessa o insufficiente vigilanza sul suo funzionamento o sulla sua osservanza o infine un mancato aggiornamento dello stesso.

Naturalmente il pericolo è che la mancata iscrizione dell’illecito amministrativo dell’ente sin dal momento della iscrizione del reato presupposto crei le condizioni a che in seguito non si compia la verifica necessaria ad accertare se vi siano gli elementi che consentano di contestare all’ente l’illecito amministrativo.

La delicata tematica è già stata oggetto di confronto in sede di riunione di coordinamento infradistrettuale ai sensi dell’art. 6 D. Lgs. n. 106/2006 e si confida di riuscire ad individuare a breve linee-guida condivise in argomento.

Il Procuratore di Brescia riferisce, con riguardo alla casistica dei reati presupposto, che si registrano 2 reati di competenza della D.D.A, 3 reati contro la P.A., 7 reati in materia di infortuni sul lavoro, 1 reato economico-finanziario e 2 reati di materie generiche.

Con riferimento ai reati finanziari, come noto molto frequenti nella realtà bresciana, evidenzia che nella maggior parte dei casi gli autori del riciclaggio/reimpiego si avvolgono di società cartiere che vengono poi chiuse dopo circa un quinquennio all’evidente scopo di sottrarsi alle verifiche fiscali, in genere programmate dopo alcuni anni di esistenza della società. In questi casi ritiene poco sensato avviare un procedimento di responsabilità amministrativa nei confronti di società in via di decozione.

Il Procuratore di Cremona, per parte sua, riferisce di avere preso atto sin dal momento del suo insediamento della inesistenza di iscrizioni per responsabilità da reato degli enti, essendo evidentemente prassi della Procura di Cremona sino a quel momento di non contestare tale tipo di responsabilità.

Era pertanto subito intervenuto con il Progetto Organizzativo del 2018 stabilendo che:

“Occorre dare concreta applicazione al d.Lgs. n. 231/01 sulla responsabilità delle persone giuridiche, considerando che, ancorché possano esservi incertezze sulla natura penale o amministrativa delle sanzioni ivi previste, non sembra dubbio che esse appartengano al genus del cd diritto punitivo; ciò che determina a garanzia della collettività la piena vigenza del principio di legalità e, a giudizio del procuratore, dell’obbligatorietà dell’azione.”

Le ricadute positive sono state immediate se si considera che già nel periodo precedente erano state registrate 30 iscrizioni a carico di persone giuridiche ai sensi del D. Lgs. n. 231/2001 e che quest’anno il numero è ulteriormente cresciuto raggiungendo 38 iscrizioni, per la gran parte relative alle materie degli infortuni sul lavoro e dei rifiuti.

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2. LA RIDUZIONE DELL’ARRETRATO E DEI PROCEDIMENTI