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RELAZIONE DEL PROCURATORE GENERALE PRESSO LA CORTE DI APPELLO DI BRESCIA PER L’INAUGURAZIONE DELL’ ANNO

1. I PRINCIPALI FENOMENI CRIMINALI DEL DISTRETTO E LA RELATIVA ATTIVITA’DI CONTRASTO ALLE PROCURE

1.4. I reati economici

Il Procuratore di Brescia rileva che la materia penal-tributaria – che come si è poc’anzi riferito è oramai divenuto settore d’interesse operativo anche da parte della criminalità organizzata - richiede una particolare attenzione da parte dell’Ufficio che ne segue costantemente le dinamiche studiando le nuove tecniche di evasione fiscale. Segnala in argomento la stipula di un virtuoso protocollo operativo con l’Agenzia delle Entrate e l’INPS.

Anche se il dato complessivo dei reati tributari è in calo nel circondario bresciano (da 874 a 755) numerose sono state, nel periodo di riferimento, le inchieste per frodi fiscali. Sono anche state individuate alcune associazioni per delinquere finalizzate alla emissione di fatture per operazioni inesistenti e alla commissione di condotte di riciclaggio e autoriciclaggio.

Tra le tante indagini il Procuratore ricorda, in particolare, l’operazione denominata “Evasione continua” che ha portato all’individuazione di una articolata associazione per delinquere dedita alla commissione di frodi fiscali realizzate, oltre che mediante il tradizionale meccanismo delle false fatture, anche attraverso il ricorso a indebite compensazioni di debiti tributari, previdenziali e assistenziali, utilizzando crediti iva fittizi creati da società cartiere che venivano ceduti con la pratica dell’accollo fiscale.

Il sodalizio criminoso, che aveva la sua base operativa all'interno di uno studio commercialista di Brescia, ha visto la partecipazione di diversi professionisti - commercialisti ed avvocati - che contribuivano a dare una parvenza di regolarità alle operazioni di accollo fiscale in quanto:

modificavano ad hoc la contabilità delle società utilizzate per la creazione dei crediti IVA inesistenti da distribuire ai clienti, certificavano tali crediti attraverso l’apposizione di un visto di conformità,

12 redigevano i contratti di accollo e provvedevano alla presentazione dei modelli F24 utilizzati dalle società clienti per le indebite compensazioni; il tutto realizzato in stretta sinergia con gli amministratori di fatto delle società cartiere accollanti.

Il credito IVA fittizio così preconfezionato veniva poi distribuito ai clienti ad un prezzo oscillante tra il 50% e l’80% del loro valore nominale, con un profitto illecito conseguito dai sodali corrispondente al 40% del prezzo corrisposto. Al termine dell’attività di indagine, l’imposta evasa accertata è risultata ammontare a circa 80 milioni di euro.

I profitti illeciti così conseguiti venivano poi trasferiti dagli appartenenti dell’associazione all’estero attraverso bonifici eseguiti sui conti correnti di società ungheresi, inglesi e croate a loro riconducibili nonché occultati all’interno di cassette di sicurezza aperte in istituti di credito della Croazia. Grazie all’utilizzo dello strumento dell’Ordine Europeo di Indagine è stato possibile ottenere dall’Autorità giudiziaria estera il blocco della somma complessiva di circa 2 milioni di euro celata in cassette di sicurezze aperte in istituti di credito di Umago (Croazia), prima che gli appartenenti all’associazione potessero prelevarla.

Infine, grazie alla collaborazione della Gendarmeria Vaticana, è stato possibile vanificare il tentativo degli indagati di trasferire parte dei profitti illeciti su un conto corrente intestato ad un monsignore ed aperto presso lo I.O.R.

Si è anche accertato che per depistare le indagini condotte nei loro confronti gli indagati hanno versato somme di denaro pari a circa 30.000 euro a faccendieri che, millantando conoscenze tra gli appartenenti alla Guardia di Finanza e i magistrati, promettevano di intercedere per insabbiare le attività condotte nei loro confronti o comunque per acquisire informazioni utili sulle indagini. Questo ha consentito di accertare anche reati contro la P.A, tra cui il reato di traffico di influenze illecite e quello di rivelazione aggravata di segreti d’ufficio.

All’esito dell’attività di indagine - durata poco più di un anno e nella quale sono stati indagati ben 90 soggetti - nel febbraio scorso sono state applicate 25 misure cautelari custodiali personali (anche nei confronti di diversi commercialisti ed avvocati) ed eseguiti sequestri per diversi milioni di euro. Attualmente è stato disposto il giudizio immediato nei confronti di 30 imputati.

La ricordata indagine conferma che attualmente il riciclaggio dei proventi illeciti derivanti dai reati non solo di evasione fiscale, viene molto spesso realizzato attraverso l’inserimento, nello schema complessivo delle “cartiere”, di ulteriori società “schermo” appositamente costituite nei Paesi dell’Europa orientale. A tali società “schermo” vengono dirottati i pagamenti delle fatture fittizie da loro emesse nei confronti delle società italiane - che le annotano in contabilità e le utilizzano nelle loro dichiarazioni fiscali -, in vista di una successiva monetizzazione che si realizza direttamente nelle banche di quei Paesi mediante prelievi di cassa o da bancomat, generalmente effettuati da complici

“spalloni” che poi provvedono a far rientrare i soldi in Italia.

Con riguardo alle forme di monetizzazione dei proventi oggetto di riciclaggio, sempre il Procuratore di Brescia segnala le seguenti nuove forme:

a. il cambio del controvalore del denaro di provenienza illecita in fiches servendosi di soggetti frequentatori delle case da gioco autorizzate (Saint Vincent e Venezia) che, complici di altri riciclatori di professione, monetizzano assegni bancari tratti dai conti di società cartiere;

b. l’utilizzo del sistema delle c.d. video lottery terminal (VLT) che a differenza delle classiche slot machine prevedono premi prestabiliti dal concessionario (c.d. payout) e l’erogazione, a seguito della giocata, di un titolo di credito (ticket) da cambiare alla cassa. Le indagini hanno fatto emergere anche il

caso di “giocate”, effettuate dal medesimo soggetto e nell’arco di soli tre mesi, per un ammontare complessivo superiore a 200.000 €;

c. il ricorso a mercati illegali telematici (c.d. dark web) e all’utilizzo della nuova moneta virtuale, il bitcoin, per i pagamenti delle transazioni di armi e sostanze stupefacenti.

Sotto il profilo della materia penal-tributaria anche il circondario di Bergamo risulta particolarmente esposto come evidenziato dal relativo dato statistico che comunque, analogamente a Brescia, evidenzia quest’anno una complessiva diminuzione (da 694 a 607).

Il meccanismo prevalentemente utilizzato per la commissione delle frodi è stato anche qui il sistematico ricorso all’emissione ed al conseguente utilizzo di fatture per operazioni inesistenti nonché alla compensazione di crediti d’imposta fittizi e al successivo reimpiego dei relativi proventi illeciti.

Anche il sistema cd. di frode carosello ha trovato ancora uso nel territorio orobico come testimoniato dalla indagine che ha riguardato la “La Tecnica s.p.a.” che attraverso il ricorso alle note figure dei “missing trader” e dei “buffer” ha conseguito una evasione IVA complessiva pari a circa 9 milioni di euro che è stata oggetto di apposito provvedimento di sequestro preventivo finalizzato alla confisca.

Il Procuratore di Bergamo segnala quale specificità del suo territorio la crescente presenza della criminalità cinese, inserita perlopiù in ambiti commerciali che portano alla realizzazione di reati di natura fiscale e, come documentato anche su scala nazionale, all’esportazione illecita di ingenti capitali. Ricorda in tale contesto - per sottolineare la pericolosità di questo tipo di criminalità - l’omicidio in stile mafioso del ventitreenne cittadino cinese Zhijun Hu, rinvenuto nel mese di aprile del 2016 cadavere in una zona agreste del Comune di Albano Sant’Alessandro.

Menziona, infine, il protocollo stipulato con l’Agenzia delle Entrate, la Guardia di Finanza e l’INPS di Bergamo per il contrasto alle false compensazioni fiscali e contributive e alla intermediazione fraudolenta nel collocamento di manodopera.

Per quanto concerne il circondario di Cremona, il Procuratore non riferisce di particolari indagini in tema di reati tributari – il cui numero complessivo risulta essersi stabilizzato intorno al centinaio (97 quest’anno, 95 l’anno scorso) – ma segnali due importanti novità di carattere organizzativo, a riprova della maggiore attenzione che viene adesso loro dedicata all’interno dell’Ufficio.

La prima novità è che gli stessi sono ora diventati, diversamente dal passato, oggetto di specializzazione.

La seconda novità è che nel progetto organizzativo dell’Ufficio è stata inserita una esplicita esortazione rivolta ai magistrati del gruppo specialistico affinché non trascurino per i casi di confisca obbligatoria previsti dalla materia tributaria di avanzare richiesta con criteri automatici di sequestro preventivo, anche per equivalente, degli importi risultanti sottratti all’imposizione fiscale.

A tal fine è stato redatto anche un apposito protocollo con la locale Guardia di Finanza contenente la previsione che sin dal momento della comunicazione della notizia di reato vengano forniti gli elementi di carattere patrimoniale della persona indagata così da consentire al pubblico ministero una immediata valutazione della reale praticabilità della misura cautelare reale a fini ablatori.

Le ricadute di questa seconda novità sono state immediate essendosi quest’anno raddoppiato – da 7 a 14 - il dato relativo ai sequestri preventivi disposti per un valore complessivo dei beni oggetto di

14 sequestro pari a 4.770.370,42 €. Incremento che va letto con grande soddisfazione se si considera che nel periodo 2016/2017 tale dato era stato pari a 0.

Nel circondario di Mantova il dato relativo ai reati tributari denota un lieve incremento da 162 a 168 ed anche le procedure per l’applicazione del sequestro per equivalente sono cresciute da 1 a 3.