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di Lorenzo Migliorati, Veronica Polin e Liria Veronesi

3. Gli scenari di trasformazione del sito BPT

Da qualche anno, il sito BPT è oggetto di attenzione da parte di due impor- tanti attori locali: Voje Co, società figlia di BPT Co, proprietaria principale del complesso e il Comune di Tržič che ha recentemente acquistato alcuni immobili dell’area in disuso. Entrambi stanno collaborando per definire strategie e piani

per rivitalizzare il brownfield; nell’autunno del 2016 è stato presentato un do- cumento di pianificazione agli abitanti per avere feedback. I tempi di realizza- zione, che prevedono comunque interventi step by step (alcuni già in fase di attuazione ma non sembra ancora esserci un chiaro disegno definitivo), saranno piuttosto lunghi. Questo principalmente per due motivi: perché le risorse finan- ziare per la trasformazione sono ingenti – e non è stato ancora deciso chi dovrà sostenerne l’onere – e perché il sito è stato di recente riconosciuto come patri- monio culturale industriale sloveno.

Considerato il “fermento” in corso sul futuro del sito, ci è sembrato interes- sante sentire la voce della popolazione su questo aspetto. Per indagare le prefe- renze sulle future trasformazioni del sito industriale di Tržič, abbiamo focaliz- zato la riflessione su quattro concreti progetti di riqualificazione preparati da esperti. L’approccio seguito lascia ovviamente ridotti margini agli abitanti di esprimere la loro effettiva opinione su quale sia la miglior trasformazione dell’area in disuso. Tuttavia, è importante ricordare che il potenziale della crea- tività delle persone ha un habitat naturale che è la ricerca di taglio qualitativo. L’intervista con questionario strutturato deve necessariamente contenere l’ete- rogeneità di pareri dei rispondenti; e ciò può essere fatto proponendo un numero limitato di opzioni, significative per rappresentatività e utilità. I quattro pro- getti, tra i quali i residenti possono scegliere, sono stati sviluppati da un gruppo di studenti di Architettura dell’Università Tecnica di Monaco di Baviera. Nella fase di progettazione della domanda, abbiamo privilegiato l’approccio visual, particolarmente idoneo a cogliere la dimensione più emotiva/spontanea di una decisione2. Gli scenari alternativi sono raccontati agli intervistati attraverso im-

magini a colori – realizzate sempre dagli studenti – accompagnate da una breve descrizione non tecnica (visual choice experiment).

Il primo progetto, denominato “Ribbon at the Foot of the Alps”, rappresenta un cambiamento radicale in cui l’ex sito industriale della città di Tržič è tra- sformato in un campus per lo studio dell’impatto dei cambiamenti climatici sull’agricoltura (fig. 14). Anche il secondo progetto, “Fižič Alpine Production”, propone una radicale trasformazione, in questo caso però il sito è convertito in un impianto di acquacoltura per l’allevamento dei pesci. La nuova struttura, per come progettata, è adattabile a eventuali cambiamenti di utilizzo in futuro. La terza trasformazione, “Productive waiting”, è anch’essa radicale ma orientata verso la promozione di un modello di sviluppo economico locale basato sul turismo. Gran parte degli edifici originali deve essere demolita, sarà costruita

2 Per il caso sloveno è stata realizzata un’indagine CAWI (Computer Assisted Web Inter-

viewing). Si tratta di una metodologia di raccolta dei dati che si basa sulla compilazione di un

questionario online fornito attraverso un link o un sito web. In questo tipo di indagini, a differenza di quella telefonica, è possibile formulare domande che prevedono l’utilizzo di immagini, facil- mente visibili dall’intervistato. Non essendoci però il supporto di un intervistatore, presente in- vece nelle interviste face to face, è importante che l’interpretazione dell’immagine proposta sia immediata e semplice, per ridurre il rischio di ottenere risposte errate dovute a fraintendimenti.

una nuova struttura destinata a ospitare un centro servizi turistici. Sono previsti inoltre spazi ricreativi e spazi verdi utilizzabili anche dagli abitanti di Tržič, con positive ricadute sulla loro qualità della vita. Infine, il quarto progetto, “Giant meets Kings”, è il più conservativo di tutti: il sito e l’area circostante saranno coinvolti in un processo trasformativo soft e di lunga durata non defi- nibile a priori. La destinazione finale del sito sarà l’esito di un complesso pro- cesso di trasformazione guidato, in particolare nella fase inziale, da iniziative di artisti e artigiani locali che animeranno l’area.

La maggioranza degli intervistati (57%) preferisce il progetto che prevede una trasformazione radicale orientata al turismo3. Gli altri due scenari di tra-

sformazione radicale sono scelti dal 14,3% degli intervistati, mentre il 28,6% opta per lo scenario conservativo.

Il netto risultato a favore di “Productive waiting” sembra suggerire che gli intervistati hanno identificato nelle attività turistiche il nucleo del rilancio del sito e, di riflesso, dell’economia locale. Il settore turistico, di particolare impor- tanza per l’economia regionale della Gorenjska, non è pienamente valorizzato, nel suo elevato potenziale, dalla comunità di Tržič. Nonostante il patrimonio naturale e storico-culturale, il turismo è ancora poco sviluppato, soprattutto nel centro storico di Tržič. La preferenza espressa per il “Productive waiting” se- gna, simbolicamente, l’avvio verso uno sviluppo turistico del territorio, dal quale si attendono importanti ricadute (e più significative rispetto agli altri sce- nari) sull’occupazione. Per la maggior parte degli intervistati, il valore princi- pale da privilegiare nella trasformazione del brownfield è proprio la creazione di nuove opportunità di lavoro. Segue, al secondo posto, la tutela dell’ambiente (25%) e, infine, la conservazione dell’identità locale e del patrimonio culturale locale (24%).

La ridotta percentuale di intervistati che hanno espresso la loro preferenza per il progetto il “Ribbon at the Foot of the Alps” non stupisce, se si tiene in considerazione il contesto economico locale. Si tratta di una trasformazione molto specifica, probabilmente poco funzionale all’identità economica che ca- ratterizza questa realtà e con effetti molto contenuti, almeno nell’immediato, sull’occupazione. Colpisce, invece, il ridotto successo riscontrato per il pro- getto “Fižič Alpine Production”. Puntare sullo sviluppo del settore primario at- traverso la produzione sostenibile di pesci – valorizzando in questo modo la risorsa acqua, bene prezioso per Tržič – è, a nostro parere, una strategia green a elevato potenziale. Tra l’altro, circa il 40% degli intervistati ritiene che, per uno sviluppo sostenibile del loro territorio, si dovrebbe puntare sull’avvio di attività imprenditoriali “verdi”, in grado di valorizzare l’ambiente e il paesaggio montano.

3 Si ricorda che nell’indagine CAWI realizzata per questo brownfield è stato utilizzato, per una serie di motivi, un campione di convenienza. Non trattandosi di un campione statisticamente rappresentativo della popolazione, i risultati qui presentati vanno interpretati più come tendenza e non come misurazione attendibile delle preferenze della popolazione.

Trattandosi di una scelta in condizioni di incertezza, le risposte potrebbero essere influenzate dall’atteggiamento verso il rischio. Incrociando le preferenze per gli scenari con le risposte date alla domanda inserita nel questionario per misurare l’avversione al rischio, si osserva che la scelta del progetto “Produc-

tive waiting” è indipendente dal livello di avversione al rischio dichiarato dagli

intervistati. Un po’ sorprende l’alta percentuale di persone, amanti del rischio, che sceglie lo scenario conservatore. È anche però vero che il progetto “Giant

meets Kings” implica poche modifiche nel presente, ma lascia spazio a un di-

segno di futuro tutto da definire e quindi ricco di incognite e incertezza e per- tanto più adatto, a priori, a chi sa rischiare4.

Infine, la scelta del progetto rispecchia prevalentemente le preferenze di de- stinazione d’uso del sito, altre questioni hanno un peso poco rilevante. Infatti per quanto riguarda le valutazioni sugli effetti attesi per il territorio dalla tra- sformazione del brownfield si riscontra, indipendentemente dalla preferenza specifica, per orientamento di genere. Il 94,3% degli intervistati associa al pro- getto selezionato effetti positivi sull’economia locale e sull’occupazione; la maggioranza degli intervistati si aspetta effetti positivi sulle relazioni sociali della comunità (85,7%), sulla qualità dell’ambiente (79,0%) e sul turismo (75,2%); meno sul valore di mercato delle abitazioni (66,7%).

4. Conclusioni

È inutile nasconderlo: il dato più notevole che ci ha consegnato la ricerca che abbiamo svolto a Tržič è stato la sua repentina interruzione. Al di là dei risultati che nelle pagine precedenti abbiamo provato a riassumere, quel che ci sembra più significativo è rilevare, con una prova a contrario, l’importanza dell’interazione diretta con i fenomeni oggetti di uno studio socioculturale.

Il lettore avveduto potrà considerare questo strano capitolo come una sorta di immagine di copertina, utile ad una successiva analisi e previo il necessario e opportuno approfondimento complessivo. Tutti gli altri, potranno utilizzare le pagine che precedono per farsi un’idea delle vicende industriali di questa comunità. Per entrambi, queste pagine testimoniano il piacere della ricerca so- ciale e il dispiacere per un’interruzione così improvvisa e definitiva delle atti- vità on site di questo progetto.

4 Il progetto “Giant meets Kings” presenta interessanti similitudini con il lavoro di pianifica- zione che sta portando avanti il policy maker locale in collaborazione con il proprietario del sito.

7. Deindustrializzazione: un problema complesso