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di Lorenzo Migliorati, Veronica Polin e Liria Veronesi

6. I risultati del Visual Choice Experiment

Per esplorare in modo più focalizzato le preferenze su specifici progetti di trasformazione/riqualificazione del sito ex Pechiney/AFP, abbiamo preparato un questionario ad hoc al quale hanno risposto circa 60 persone.

anche tra i residenti a La Roche de Rame. Interessante, la percentuale che vuole investire nel sito a La Roche de Rame è pari a zero tra i residenti degli altri comuni.

La finalità principale di un’altra indagine è “forzare” la scelta degli abitanti di L’Argentière-la-Bessée e dell’area geografica circostante fra tre diversi pro- getti sviluppati da un team di studenti dell’Università Tecnica di Monaco di Baviera. Diversamente da quanto fatto nella precedente survey in cui, si ri- corda, gli scenari erano presentati in modo discorsivo, enfatizzando l’intensità della trasformazione (conservativa, intermedia e radicale); nel visual choice ex-

periment, approccio adottato in questa fase, i progetti sono raccontati attraverso

un’immagine, che mostra il risultato finale della trasformazione, e con un breve testo che descrive l’essenza della trasformazione proposta. Nel progettare il vi-

sual choice experiment (fig. 13) si è comunque ritenuto importante mantenere

un qualche collegamento tra le due tipologie di scenari proposti, anche perché questo permette poi di comparare i risultati8.

In sintesi, il primo progetto “Eagles, Bolts&Bricks”, classificabile come sce- nario intermedio, propone una trasformazione che cerca di combinare in modo armonico la struttura industriale esistente, che rimane altamente riconoscibile anche se ristrutturata, con il paesaggio locale. Gli spazi ospiteranno nuove atti- vità economiche per i turisti ma anche per la popolazione, sono anche previste aree verdi. Gli altri due progetti propongono trasformazioni radicali, basate su due diverse visioni di sviluppo locale. Il primo “The current – giving back wa-

ter to all spheres of people’s lives”, definito “radical-green”, è orientato verso

una trasformazione “naturale” che cerca di coniugare il benessere della comu- nità locale con la tutela dell’ambiente e del territorio, valorizzando anche il rapporto con l’elemento acqua e con il fiume Durance. Il secondo progetto “Land in shape – transformation of alps industrial site into regional service

center”, etichettato come “radical-tech”, propone un design architettonico

completamente nuovo, con la costruzione di una struttura destinata a ospitare un centro multiservizi e un’industria ad alta tecnologia.

Nel complesso, gli abitanti preferiscono il progetto intermedio, coerente- mente con quanto emerso nell’indagine precedente, in cui gli edifici oggi esi- stenti convivono con nuove attività turistiche e ricreative all’interno di un sito che conserva la sua originaria struttura. Questo progetto è apprezzato perché consente di dare nuovo impulso all’economia locale valorizzando al contempo le iniziative economiche già avviate all’interno del brownfield. Inoltre, per gli abitanti che vivono a L’Argentière-la-Bessée, questa scelta risponde anche al desiderio di preservare la relazione con uno spazio fisico che è parte della loro storia e che ha dunque un valore identitario e simbolico molto sentito. Se si prende in considerazione l’età, il genere e il livello di istruzione dei residenti a L’Argentière-la-Bessée, la preferenza per lo scenario intermedio è più evidente per gli uomini e per chi ha un alto livello di istruzione, mentre i non laureati preferiscono gli scenari radicali.

8 Nel visual choice experiment non è stato inserito un progetto che potesse rappresentare lo scenario conservativo. La decisione è motivata dal fatto questa tipologia di scenario è stata la meno preferita nell’indagine.

Il progetto radical-green – che propone una rinaturalizzazione dell’ex area industriale – ha ricevuto il 35% delle preferenze degli abitanti L’Argentière-la- Bessée. La possibilità di migliorare la qualità e la sicurezza dell’ambiente e di svolgere attività ricreative outdoor rappresenta un plus di questo progetto che punta sul verde pubblico e sul valore del paesaggio9. I residenti negli altri

comuni preferiscono invece l’opzione radical tech (35%): uno sviluppo locale che fa leva non solo sul turismo, importante risorsa per l’economia, ma anche su settori tecnologici ad alto valore aggiunto. A questo proposito, dall’analisi del contesto economico, è emerso che a La Roche de Rame è ancora presente un’alta quota di imprese che operano nel settore industriale, cui si associa un elevato tasso di occupazione nel settore secondario (circa il 54% degli occupati). Probabilmente il progetto radical-tech è in grado di andare incontro sia alla vocazione industriale, tuttora rilevante a La Roche de Rame, sia alla necessità di promuovere la creazione di imprese interessate ad assumere personale qualificato.

Infine, sarebbe interessante riflettere sulla coerenza tra visioni sul futuro del sito (spazio fisico delimitato) e visioni riguardanti la strategia di sviluppo sostenibile da promuovere sull’intero territorio. L’indagine mostra, ad esempio, che poco più di un terzo degli abitanti della CCPE ritiene che la strategia di sviluppo locale più adatta debba basarsi su attività imprenditoriali “verdi”, in grado di valorizzare l’ambiente e il paesaggio montano. Per quasi la metà dei residenti a L’Argentière-la-Bessée, sviluppo sostenibile significa puntare su attività artigianali che promuovano il know-how e l’identità locale. Le preferenze degli abitanti di La Roche-de-Rame sono molto diverse: lo sviluppo sostenibile è associato (per il 41%) ad attività industriali che creano opportunità di lavoro per la manodopera locale, mentre solo il 15,5% condivide un modello di sviluppo sostenibile basato su attività che rafforzino l’identità locale.

7. Conclusioni

Immaginare il futuro a L’Argentière significa, per i nostri testimoni fare i conti con un passato industriale ormai definitivamente tramontato: «anzitutto bisognerebbe radere al suolo [il sito dismesso] per eliminare quell’aura di ve- tustà che ricorda troppo il passato» [AB04]. Naturalmente, le opinioni sono an- che più sfumate e qualcuno propone di salvaguardare una parte dello stabili- mento, di reinventarlo, di riutilizzarlo per i più vari scopi. Tuttavia, l’esprit du

village propende per un ripensamento del futuro in chiave sostenibile e di ser-

vizi di prossimità. Qui, più che altrove, abbiamo incontrato una comunità che

9 Si ricorda che negli anni Settanta, sono stati creati due importanti parchi: il parco nazionale degli Écrins e il parco naturale regionale del Queyras. La conservazione del patrimonio naturale e dei paesaggi del territorio montano rappresenta un importante asset che ha contribuito, in modo significativo, all’attrattiva esercitata dalla zona in termini di turismo estivo.

immagina grandi piccole cose, passi graduali verso il futuro: «Abbiamo dell’ar- tigianato, abbiamo servizi commerciali, abbiamo una scuola di musica, un cen- tro regionale di formazione per la lavorazione del legno e tante piccole imprese […]. Credo ad un futuro ibrido e in evoluzione perché le cose non possono essere imposte. Non si può dire “siete una zona industriale, dovete restare tali”» [AB02]. E ancora: «Penso che in futuro sarà importante che i commerci e i servizi tornino vicini alle persone. Quello che saremo domani dipenderà dalle scelte che facciamo oggi. E spero che queste scelte siano la rivitalizzazione dei centri urbani per evitare che le persone e le case siano sparpagliate un po’ ovun- que sul territorio» [AB08].

La chiave di lettura prevalente guarda, come già negli altri casi di studio al turismo, al terziario e alla sostenibilità: «le cose positive di L’Argentière sono il clima, l’aria pura, la natura intatta; cose buone per il turismo e le vacanze […]. Mi sembra difficile invece per l’industria» [AB06]; «due possibilità per far vivere L’Argentière in futuro: abbiamo una piccola agricoltura che resisterà e poi tutti quelli che lavorano per lo sci e la montagna» [AB09].

Forse, queste idee più chiare che altrove riposano su un processo di trasfor- mazione e dismissione industriale che, se è stato traumatico, non ha lasciato dietro di sé il nulla: «abbiamo avuto la fortuna che la scomparsa progressiva dell’industria è accaduta in concomitanza con l’avanzare del turismo tra gli anni Sessanta e Ottanta […]. Abbiamo beneficiato di questa transizione al momento giusto» [AB01].

6. Tržič, dopo l’Ex Jugoslavia