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Gli strumenti per lo sviluppo della formazione continua

Le politiche e gli strumenti per lo sviluppo della formazione continua

2. Gli strumenti per lo sviluppo della formazione continua

Da svariati anni anche in Italia – seppur con un ritmo assai rallentato rispetto agli altri paesi dell’Unione europea – i temi della formazione continua costituiscono oggetto di iniziative politiche nazionali e locali ancorché caratterizzate da una mancanza costante di sinergia e di messa a sistema.

Le politiche nazionali e l’applicazione di strumenti legislativi hanno incrementato il tasso di partecipazione degli adulti alle attività di formazione permanente, anche se – come si vedrà – siamo ancor lontani dalla media europea.

Le norme sono orientate a favorire lo sviluppo di azioni formative finalizzate all'occupabilità, all'adattabilità e alla cittadinanza attiva, elementi imprescindibili per realizzare la strategia di Lisbona.

Di seguito saranno elencati gli strumenti in materia di formazione continua approvati in Italia.

2.1 Legge 236/1993 (Piani formativi aziendali)

Legge-quadro, che con l'art. 9, comma 5 istituisce il Fondo unico per la formazione professionale. Il Ministero del lavoro, fin dal 1996, ha dato attuazione alle previsioni della legge 236/93 relativamente alla formazione degli occupati, distribuendo tra le regioni le somme di volta in volta disponibili attraverso atti attuativi. Ciò ha rappresentato per molto tempo (accanto alle misure dedicate del Fse) il canale principale di finanziamento della formazione continua in Italia e l’intervento più importante per la costruzione delle linee principali del sistema nazionale di formazione continua.

La legge 236/93 disciplina il finanziamento di interventi in favore di lavoratori occupati in posizione di lavoro dipendente o di lavoratori appartenenti a specifiche categorie. Prevede che regioni e parti sociali intervengano nell'analisi dei bisogni formativi e occupazionali del territorio e nella programmazione, nella gestione e nel controllo delle attività formative, sia aziendali che individuali.

È in quest’ambito che le regioni hanno sperimentato per la prima volta gli strumenti per la formazione continua a domanda individuale ed è sempre in quest’ambito che è stato elaborato un nuovo approccio alla progettazione e organizzazione di interventi: il cosiddetto piano formativo (territoriale, settoriale, aziendale o individuale) posto alla base dell’attività dei nuovi Fondi paritetici individuali.

Per il tramite del medesimo articolo viene disciplinato il finanziamento di interventi in favore di lavoratori occupati in posizione di lavoro dipendente o di lavoratori appartenenti a specifiche categorie. E' inoltre previsto che regioni e parti sociali intervengano nell'analisi dei fabbisogni formativi e occupazionali del territorio e nella programmazione, nella gestione e nel controllo delle attività formative, sia aziendali che individuali122.

2.1.1 Il punto sulla Legge 236/1993

Il livello di risorse stanziate dal Ministero del Lavoro attraverso i provvedimenti 236/93 non ha subito significative flessioni negli ultimi anni, nonostante il sistema di sostegno alla formazione continua abbia visto, dal 2004, l'entrata in scena dei Fondi Paritetici Interprofessionali, anzi, il meccanismo dei Fondi ha consentito un importante

incremento di risorse disponibili nei diversi territori123.

Ciò ha rappresentato sia un aspetto di novità rilevante e ricca di potenzialità, sia l'occasione di mettere a nudo problemi spesso strutturali che si traducono in una difficoltà di assorbimento delle risorse.

È interessante osservare che si riscontra una sfasatura temporale nelle dinamiche di spesa tra Regioni del Nord e molte del Centro-Sud: ciò comporta le difficoltà da parte delle Regioni del Centro-Sud, che di fatto non richiedono, o lo fanno con molto ritardo, i contributi loro assegnati124.

La mancata richiesta di risorse è in realtà riconducibile a diversi motivi125:

– in alcuni casi vi è una oggettiva bassa consistenza di domanda di formazione, dovuta alle caratteristiche del territorio e ad un tessuto produttivo peculiare; – altre Regioni, in particolare del Sud, risentono di una poco efficiente gestione

nell'amministrazione della formazione continua che, rispetto ad altre tematiche come quelle inerenti il mercato del lavoro, viene spesso considerata marginale. Essa necessiterebbe, invece, di un'apposita organizzazione rispetto alla predisposizione di servizi di supporto alla domanda e all'offerta e di una più efficiente rete di comunicazione in grado di sensibilizzare imprese e lavoratori. Difficoltà si riscontrano anche nell'assorbimento della domanda in tutti i territori, in considerazione della sempre più consistente e crescente quantità di risorse rese disponibili anche dai Fondi Paritetici Interprofessionali: dall'ultimo Rapporto sulla Formazione Continua126 si evince che in alcune Regioni del Nord - in particolare Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna – nel biennio 2007-2008 si sono concentrate risorse a supporto della formazione continua di 2 o 3 volte superiori rispetto a quelle dei bienni precedenti; si tratta spesso di risorse che si rivolgono alla stessa platea potenziale di utenti.

Per quanto riguarda l'organizzazione dell'offerta di risorse sul territorio attraverso i comportamenti regionali, vengono stanziate maggiori risorse per i piani settoriali, territoriali e aziendali, mentre la formazione a domanda individuale, finanziata attraverso voucher (prevalentemente individuale e meno aziendale) rimane una prerogativa di quei territori che hanno strutturato già da tempo alcuni di servizi ad hoc,

123 Ministero del Lavoro, della Salute e delle Politiche Sociali, “Rapporto 2008 sulla formazione continua”, FOP-Formazione Orientamento Professionale, Anno 9, n. 1-2-3, Gennaio-Giugno 2009. 124 Ivi.

125 Ivi. 126 Ivi.

come i cataloghi dell'offerta e in alcuni casi servizi di orientamento (Tabella 1).

La modalità individuale, oltre ad esprimere una maggiore efficienza nell'assorbimento delle risorse, consente di costruire anche percorsi di formazione finalizzati alla qualifica e alla professionalizzazione dei lavoratori, indipendentemente dalle esigenze dell'impresa in cui lavorano.

Le condizioni di maggiore assorbimento delle risorse, oltre che attraverso la formazione a domanda individuale, si riproducono nella capacità di integrare le risorse e le azioni dei diversi soggetti che agiscono sullo stesso territorio127.

Tabella 1 – La scelta delle Regioni riguardo l'impiego delle risorse relative alla Legge 236/93 (decreti 107/06 40/07) – Aggiornamento al 20 novembre 2008

D.D. 107 /V/2006 D.D. 40 /V/2007