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GORSE – GINESTRONE - ULEX EUROPEUS

Bach scopri’ Gorse durante una passeggiata: fu colpito dall'aspetto della ginestra spinosa (Ulex europaeus o Genista spinosa. Per l’esattezza, in botanica la «gine-stra spinosa» è Genista germanica, mentre Ulex europaeus è il

“ginestrone”. Tuttavia continuerò a chiamare la pianta col nome comune «ginestra» o «ginestra spinosa», che evoca con più immediatezza il suo aspetto.

L'abbondanza dei fiori giallo-oro che irrompeva nel pa-esaggio marzolino ancora spoglio, profumando l'aria di una fragranza mandorlata, impressionò moltissimo E-dward Bach. Colse dei fiori dal margine e dal centro del gruppo di piante e ne ricavò un'essenza: la senti’

adatta come rimedio per coloro che si sentono come se fossero separati dal loro lo Superiore; coloro che privi di qualsiasi speranza vegetano rassegnati nella rinun-cia.

Nessuno si puo’ sottrarre alla bellezza di questa pianta che, in primavera, si accende come luce solare , sui suoli sabbiosi delle brughiere. Di Linneo (1707-1778), il fondatore della Botanica moderna, si narra che la gine-stra fece su di lui una tale impressione che cadde in gi-nocchio e ringraziò Iddio, quando, in Inghilterra, la vide per la prima volta. Lo rattristava molto il fatto che il

clima svedese fosse troppo freddo per questa magnifi-ca pianta.

Già gli antichi Celti apprezzavano molto questo arbu-sto, che fiorisce da febbraio fino al principio di giugno.

Essi vedevano nella pianta la figura del giovane, vitto-rioso eroe solare, le cui armi acuminate avevano scon-fitto il gelido gigante invernale.

Nell'antico calendario celtico degli alberi, l'arbusto dai fiori gialli segna l'equinozio di primavera, quando i gior-ni cominciano a diventare più lunghi e le notti più cor-te. Nell'alfabeto celtico degli alberi la ginestra spinosa simboleggia la vocale «o». Nelle vocali l'anima si espri-me con imespri-mediatezza. La vocale «o» apre le labbra ser-rate e i cuori chiusi, mentre esprime gioioso stupore.

Osservando le spine acuminate che ricoprono tutto l'arbusto, non si ha un'impressione di schiettezza. Le in-numerevoli spine sono foglie e getti induriti, irrigiditi, che non vogliono estendersi in superficie e porgersi al mondo circostante. Ma questo ha un senso nella com-plessiva unità della natura. La ginestra spinosa -come i rovi, susini di macchia e altri tipi spinosi - è una pianta pioniera. Dappertutto dove l'epidermide della Terra sia stata ferita, scorticata, o spogliata dal pascolo intensi-vo, là si sviluppano queste piante, formando una com-patta sterpaglia protettiva. Cosi’ le piante più delicate trovano protezione dal pascolo e dal calpestamento.

Specialmente sotto la ginestra spinosa, che arricchisce di azoto i suoli poveri, possono crescere giovani alberi.

Nel linguaggio dei fiori, le spine della ginestra sono il simbolo dei peccati a causa dei quali l'umanità fu con-dannata a lavorare i campi «pieni di cardi e spine» e il Salvatore dovette soffrire. Nelle rappresentazioni della Crocifissione si vedono talvolta rami di ginestra spinosa insieme agli strumenti di tortura. Si tratta dunque di una pianta che simboleggia un Karma e il suo superamento.

GORSE , il ginestrone fa parte delle Papilionacee Legu-minosae, una famiglia cui appartengono circa 12.000 specie e che ha un particolare rapporto con l'azoto, che si accumula nel fiore e nei semi ricchi di proteine.

Le Papilionaceae, appartenenti all'ordine delle Legumi-nose, sono piante che possono utilizzare l'azoto senza problemi. Se ne imbibiscono letteralmente. I loro semi (p.es. fagioli e lenticchie) sono così ricchi di proteine che possono senz'altro sostituire la carne in un pasto. I loro fiori, a simmetria bilaterale, hanno l'aspetto di far-falle dai vivaci colori.

La medicina popolare non ha fatto molto uso della gi-nestra spinosa. Per la sua natura solare, suggerita dal colore giallo-oro, era una volta usata nell'itterizia. An-che Bach scrive An-che la personalità Gorse ha spesso una carnagione giallastra e cerchi scuri sotto gli occhi. Per la sua natura combattiva emette spine, fa esplodere i baccelli secchi scagliando lontano i semi. In questa pianta si evidenzia la svolta dall'oscurità alla luce; su terreni poverissimi produce una marea di fiori brillanti;

È una pianta di Pasqua e Resurrezione, un segno

lumi-noso del fatto che anche le circostanze più avverse possono essere superate.

LA GUERRA

Sappiamo che la prima guerra mondiale duro’ dal 1915 al 1918 e alcuni eventi della vita di Bach, come la mor-te della moglie e la sua malattia, furono parmor-tecipi di questa guerra oppure si evidenziarono alla sua conclu-sione, per molti disastrosa. Una personalita’ sensibile come quella di Bach non puo’ essere rimasta illesa dal-la sofferenza di tutti, dalle morti e dal dolore. Non fu soltanto pervaso da paura, una di quelle paure che poi bene o male scompaiono, ma fu colpito da un rove-sciamento delle verita’, dallo strazio collettivo, che non poteva passargli attraverso senza in qualche modo cambiarlo. Ricordo’ tutto questo, Bach, quando vide l’olivo: un albero cosi’ tormentato nei rami disuguali e artritici da sembrare provato da ogni avversita’ possibi-le, eppure cosi’ testardamente vivo, cosi’ tenacemente abbarbicato alla terra, alle radici. Ricordo’ come si sfi-niva, durante la guerra, stanco fino a rischiare l’esaurimento. Lavorava senza riposo, sostenendo sforzi eccessivi, fisici e mentali, fino a sentirsi senza più ener-gia. Vide combattere per un ideale, morire per un idea-le e non riusciva a sopportarlo. Avrebbe voluto sottrarsi alla vita, vegetare, senza reazioni emotive, senza il ti-more di qualcosa di nuovo e sconosciuto; tuttavia lavo-rava ugualmente senza negarsi mai, fino allo sfinimento,

senza chiedere niente in cambio, anche se svuotato, anche se deluso profondamente da tutto e spesso dolo-rosamente insonne. Quando, piu’ tardi, trovo’ OLIVE penso’ che se avesse avuto i suoi fiori tra le mani a quel tempo, si sarebbe sentito ritemprato, avrebbe attinto da quei petali la forza per progettare con ottimismo e fiducia, per sentirsi nuovamente in contatto con l’energia superiore.