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HOLLY - AGRIFOGLIO - ILEX AQUIFOLIUM

L’agrifoglio ha, nei rituali di molti popoli, un ruolo purificativo e Bach deve aver percepito qualcosa di analogo in questa pianta. Nei suoi

fiori scoprì un rimedio che scaccia dal cuore tutti i ve-leni: invidia, desideri di vendetta, gelosia e sospetto.

Egli scrisse: «Holly apre il cuore e ci collega all'amore divino». Quindi, a livello spirituale, l'agrifoglio prepara la nascita dell’uomo divino nel cuore di un uomo ar-rabbiato, litigioso, che non vuole chiedere scusa. In re-altà, queste persone vorrebbero aiuto, sono insicure, hanno tanta rabbia da tirare fuori, si sentono escluse e sono convinte di non meritare attenzioni; possono di-ventare invidiose, come se solo a loro fosse impossibile accedere all'amore, alla lode, e pare che facciano il possibile perché poi succeda proprio questo.

Nella medicina popolare, L’Ilex Aquifolium è una delle piante più sacre ai druidi. Il Natale britannico è impen-sabile senza questa pianta sempreverde, con le sue fre-sche foglie lucide e coriacee, con dentellature spinose ondulate, e le bacche rosse come corallo.

La parola HOLLY significa “legno per manicotti”. Infatti.

il legno duro, dalla fibra fine, di questa pianta è molto adatto per essere lavorata al tornio. Nei paesi alpini, l'alberello è a volte chiamato anche “albero degli spiriti dei bosco”, perché sgradito ai demoni della notte. Nei dintorni di Aquisgrana, la pianta è chiamata ”albero degli spazzacamini”, perché con le sue fronde robuste e ispide si pulivano camini e focolari. Quest'uso non de-rivava solo da considerazioni pratiche. Anticamente, il focolare era considerato il cuore della casa, il centro attorno al quale si muoveva il gruppo familiare. li cami-no era la via d'ingresso e uscita per le anime degli

an-tenati. Per tenere pulito quel passaggio, ed anche per scacciare gli spiriti cattivi che nel camino aderiscono alla fuliggine, occorreva una scopa con poteri magici.

Ancor oggi, nei paesi di lingua inglese, si adorna il ca-mino con rami di agrifoglio, affinché “Santa Claus” pos-sa entrare e portare la sua benedizione agli abitanti della casa. Il nome tedesco, che significa “palma pun-gente”, è diventato d'uso comune solo dal sedicesimo secolo, per influenza della Chiesa. “Palma” deriva dal fatto che in Germania Sud occidentale e in Francia le fronde dell'agrifoglio venivano legate, insieme ai rami di bosso e altre piante sempreverdi, nei fasci di «palme»

di Pasqua, che rappresentavano le palme con le quali fu salutato Gesù al suo ingresso a Gerusalemme. Nelle campagne sussiste ancora la credenza che i fasci di palme, benedetti la domenica delle palme e legati al comignolo, tengano lontano per tutto l'anno streghe e spiriti maligni.

Nei paesi in cui è indigena, questa pianta sempreverde è anche un requisito delle feste del solstizio d'inverno.

Nei saturnali, i Romani si scambiavano in dono candele e rami di agrifoglio. Nel linguaggio dei fiori, la monaca Hatzlerin ha annotato, riguardo a questo arbusto: «Deve portare foglie di agrifoglio chi ha nel cuore un amore costante, ma l'errore cerca di penetrarvi». In Galles, porgere un ramo di agrifoglio significava: «Sono conten-to che tu sia di nuovo in ottima salute!» L'agrifoglio, i-noltre, ha in Gran Bretagna, nel periodo più santo del-l'anno, un ruolo analogo a quello che ha altrove

l'abe-te. Esso simboleggia la festa dell'amore e della speran-za. Nell'alfabeto arboreo dei Celti l'agrifoglio sta per la lettera “tinne”, una parola che si ritrova nel tedesco tanne [abete] e che in origine significava «albero sa-cro».

Plinio, che chiama la pianta Aquifolius, per le sue foglie aculeate, le attribuisce poteri magici.

Coi suoi fiori bianchi sarebbe possibile tramutare l'ac-qua in ghiaccio; lanciando un pezzo del suo legno alle bestie feroci, queste si metterebbero tranquillamente a cuccia. Piantato in prossimità del cortile, l'agrifoglio proteggerebbe da veleni e fulmini.

Come l'elleboro, l'edera e altre piante che possono fa-re a meno del riposo invernale, l'agrifoglio pfa-redilige gli inverni miti e le estati fresche del clima atlantico. L'agri-foglio, pianta arbustacea alta fino a 12 metri, cresce nel sottobosco di quercete e faggete; più a sud, nei laureti.

Lontana parente dell'ippocastano, appartiene ad una famiglia a sé, quella delle Aquifogliacee, piante che per la maggior parte sono tropicali o subtropicali. Pic-coli fiori leggermente profumati, per lo più con quattro petali bianchi riuniti in ombrelle, ornano i rami verdi da maggio a giugno. Solo una parte degli alberelli porta poi le bacche rosse e velenose, perché i fiori maschili e quelli femminili sono portati da piante separate. Merli e tordi mangiano volentieri le bacche, ma nell'uomo que-ste provocano disturbi intestinali.

In passato l'agrifoglio era molto usato in medicina: le foglie erano inserite nella Farmacopea ufficiale. Cul-peper consigliava impacchi di foglie e corteccia pesta-te per curare le fratture ossee e le distorsioni. Inoltre scriveva che per “liberare il corpo da cattivi accumuli di mucosità freddo-umide, (phlegma), si dovrebbero mangiare, a stomaco vuoto, una dozzina di bacche”.

Probabilmente Culpeper pone la pianta sotto il dominio di Saturno, perché dissecca gli umori e guarisce le ossa (Saturno è infatti lo scheletro della morte), ma anche perché predilige l'ombra, cresce con estrema lentezza e riceve una particolare attenzione nella stagione di Saturno, l’inverno.

In tutti i luoghi dove crescono, le aquifogliacee sono considerate purificanti per il corpo e lo spirito. In diver-se culture sono utilizzate per purificarsi dei bassi diver- senti-menti che minacciano l'integrità della comunità. Gli In-diani delle foreste del Nord America sud-orientale fa-cevano bollire per parecchie ore le foglie tostate del locale agrifoglio, bevevano l'intruglio nero e digiunava-no per purificarsi prima di tutte le più importanti ceri-monie e feste. In molte tribù, solo gli uomini potevano bere la pozione sacra e, presso i Seminole della Florida, solo i guerrieri più valorosi. Un motivo potrebbe risiedere nel fatto che la bevanda non provoca solo vomito: nel-le donne può causare aborti e bloccare il ciclo me-struale. Per liberarsi di bambini indesiderati, le donne cinesi usano per abortire un decotto di Ilex cornuta.

I Jivaros, gli Indios, che conservano le teste rimpiccioli-te dei loro nemici e altri amerindi del Sudamerica, pre-parano un infuso di agrifoglio (llex guayusa) che, dico-no, dà sollievo allo spirito, porta sogni di buon auspicio e conferisce forza e abilità. Prima di assumere l'ayahua-sca, la droga sacra che mette in comunicazione con gli dei e gli antenati, bevono un decotto molto forte, che provoca un vomito profondo. Poi, l'anima può pre-sentarsi al cospetto del sacro. Anche la bevanda nzionale degli Argentini, il maté, è preparata con un a-grifoglio (llex paraguayiensii).

Gli sciamani Indios ne bevevano un infuso molto forte, che li faceva cadere in una trance chiaroveggente. In questo agrifoglio, avevano scoperto uno spirito che protegge la pianta: appare sotto forma di una ragazza bellissima, che attira nella giungla,facendolo sparire per sempre, chiunque abusi della foresta e la danneg-gi.

Ai morti venivano date, in zucche rivestite d'argen-to, foglie di matè, affinché restassero svegli nel loro viag-gio verso l'Aldilà. Il matè riuscì molto gradito ai Mormoni come ai Gesuiti.

La fede mormonica proibisce caffè, tè nero e tutte le altre bevande inebrianti: ma questo tè paraguaiano è considerato un'innocua tisa-na.