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OLIVE – OLIVO - OLEA EUROPEA

Quando ebbe trovato i suoi

«Quattro Aiuti» (Gorse, Oak, Heather e Rock Water), Bach capì che c'era bisogno di ulteriori Aiuti. C'erano, ad esempio, persone disperate, completamente esaurite a livello mentale, emotivo e fi-sico e alle quali non giovava

nessuno dei rimedi già scoperti. È probabile che si ri-cordasse allora della Passione di Cristo, che gli si pre-sentasse alla mente la scena di Gesù che nell'orto di Getsemani, sudando sangue e abbandonato dai suoi discepoli, si dibatteva nell'attesa che si compisse il suo destino. Gli olivi erano gli unici testimoni di questo pri-mo passo che conduceva alla pri-morte ma nel contempo anche alla resurrezione. Può anche darsi che a Bach

venisse in mente la colomba di Noè, la quale annun-ciava la fine del deserto d'acqua del diluvio portando nel becco un ramoscello di olivo. Comunque fosse, Bach incaricò alcuni amici in Italia di preparare i fiori dell'olivo col metodo dell'esposizione al sole. Sebbene si trattasse di una pianta che non cresceva affatto in Inghilterra, Bach fu del tutto soddisfatto del risultato.

L'albero che ci ha donato la parola «olio» è parte es-senziale della cultura mediterranea. Alcuni paleontologi sono addirittura convinti che esso abbia contribuito al passaggio alla stanzialità dei cacciatori preistorici del Mediterraneo. I suoi frutti e il suo olio appartenevano, col pane nero e le cipolle, alla dieta quotidiana del-l'antico mondo Egeo. Gli Elleni veneravano l'olivo come dono dell'augusta Atena, la fanciulla guerriera che, na-ta dalla fronte di Zeus, rappresenna-tava il coraggio unito a saggezza. I Greci onoravano con un serto di olivo gli eroi dei campi di battaglia e i vincitori dei giochi olim-pici. Poiché la vittoria concessa da Atena è foriera di pace, il ramo di olivo divenne anche il ramo della pa-ce. Nel linguaggio dei fiori, il ramo di d'olivo ha conser-vato questo significato fino ai nostri giorni e fa parte anche dell'emblema delle Nazioni Unite. Ulisse, l'eroe errante, costruì il suo letto matrimoniale sulle radici di un olivo «che gettava amplissima ombra». L'olivo è un albero frugale che con incontenibile forza vitale si ab-barbica con le sue radici sul terreno secco e duro e ve le affonda.

Con lunghi rami grigi, questo albero sempreverde erge la sua chioma grigio-argentea contro il cielo del Medi-terraneo. Vive per oltre mille anni: nell'orto di Getsema-ni, fuori delle porte di Gerusalemme, ci sarebbero anco-ra otto olivi del tempo di Gesù. I vecchi tronchi sono pieni di «occhi dormienti» che quando è necessario possono germogliare.

Perfino quando i vecchi rami si spezzano o il tronco si sfalda sotto il carico degli anni, l'olivo è. sempre in gra-do di rinnovarsi e gettare dei polloni freschi. I piccoli fiori crescono raccolti in grappoli: sono leggermente odorosi e ricordano i fiori del ligustro, molto diffuso co-me pianta da siepi.

Questa somiglianza non è casuale. Entrambe le piante appartengono alla famiglia delle Oleaceae. Forsizia, lil-là, gelsomino e altri arbusti fioriferi, spesso molto profu-mati, appartengono anch'essi alle oleacee, ma anche alberi imponenti, come il frassino. L'olivo è in fiore da aprile fino all'inizio di giugno.

Poi si sviluppano le drupe grosse come prugnole, che alla raccolta possono essere ancora verdi, marrone o nere bluastre e forniscono il ben noto e pregiato olio vegetale.

Normalmente la formazione di olio accompagna il completamento della crescita vegetativa, quando è già terminata la fioritura: il culmine, nel quale la pianta si concede al mondo circostante con magnificenza di colori, copiosità di nettare, essenze odorose e polvere di polline.

Col prezioso olio ungevano le genti semitiche le loro pietre sacre e i Greci i tronchi, nei quali intagliavano i simulacri dei loro dei. Solo così lo Spirito poteva essere contenuto in quegli oggetti.

L'erboristeria astrologica riconosceva nell'olivo la se-gnatura del dovizioso e benefico re degli dei, Giove.

Dato che sotto il suo segno sta, tra l'altro, il fegato, l'o-lio di oliva era usato anche contro i disturbi epatici. In effetti l'olio d'oliva ha indirettamente un effetto benefi-co sul fegato, in quanto stimola il flusso biliare. Fin dal-l'antichità si preparano con l'olio d'oliva preziosi un-guenti medicamentosi, con l'aggiunta di cera d'api ed essenze vegetali. L'elevato contenuto di vitamina A nel-l'olio d'oliva è di giovamento negli stati carenziali con secchezza delle mucose, cecità notturna e rachitismo.

Contro la spossatezza, i Romani frizionavano tutto il corpo con l'olio. Mescolato al vino rosso lo utilizzavano come cicatrizzante per le ferite che tardavano a rimar-ginarsi. Le foglie dell'olivo hanno effetto antisettico, a-stringente, emolliente e lassativo. li loro decotto ha ef-fetto ipotensivo. Non abbiamo notizia di un utilizzo dei fiori di olivo in medicina, prima che Bach scoprisse in essi un rimedio utile quando mente e corpo si trovano in uno stato di completo esaurimento. Olive li aiuta a su-perare il fondo della depressione e a trovare nuova e-nergia e vitalità.

Perche’ Olive fortifica la vitalità.

RINASCERE.

Ma, alla fine della guerra, una nuova forza vitale da so-la non sarebbe stata sufficiente per far rinascere E-dward Bach a nuova vita. Quello che aveva vissuto era stato troppo invasivo, troppo crudele, le immagini di morte gli rimanevano nella mente, non gli davano tre-gua, nonostante i suoi proficui studi, la sua carriera. A quel tempo, si riteneva in qualche modo artefice non solo dei propri, ma degli sbagli di tutto il mondo, colpe-vole perfino della morte della moglie, forse trascurata dagli eccessivi impegni. Perseverava nell’attribuirsi un’immagine negativa, nel condannarsi e auto di-struggersi. Anche quando raggiungeva il successo e traguardi invidiati, non lo appagavano i risultati ottenu-ti, ritenendo che avrebbe potuto e dovuto fare di più. Si cimentava in imprese molto impegnative per estinguere un qualche “debito” che sentiva di avere nei confronti degli altri.

PINE lo avrebbe aiutato, permettendogli di acquisire senso di responsabilità, di giudizio e amore per la pro-pria persona, impedendogli di rimproverarsi vanamente e spingendolo ad attingere da sé la forza della com-prensione.

Perche’ Pine attiva il perdono.