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I grandi cambiamenti della struttura produttiva negli anni novanta

CAPITOLO 2 ANALISI DEL MODELLO DI SVILUPPO ECONOMICO ALBANESE, Il

3.1 I grandi cambiamenti della struttura produttiva negli anni novanta

Nei capitoli precedenti, si è avuto modo di evidenziare che dopo gli anni novanta, la struttura economica e specialmente l’industria hanno vissuto momenti di estrema difficoltà ed hanno subito profonde modificazioni connesse alle liberalizzazioni dei prezzi, le liberalizzazioni commerciali e alla distruzione della struttura produttiva del paese. Nello stesso tempo, molte imprese dell’industria pesante, chimica, l’industria alimentare e quella tessile, hanno avviato processi di chiusura. Un'altra parte dell’industria leggera ha continuato a sopravvivere lavorando sotto i livelli di capacità produttiva, mentre per quanto riguarda la produzione di massa dei prodotti agricoli si ricorda che questa è stata sostanzialmente distrutta a causa della frammentazione della terra arabile.

Sostanzialmente, dal punto di vista macroeconomico, una delle principali caratteristiche della struttura produttiva dell’Albania negli anni novanta è legata al peggioramento continuo dei saldi commerciali, fenomeno che si è accompagnato a un aumento continuo della disoccupazione. In sostanza, mancava un modello di sviluppo economico che doveva essere in grado di produrre occupazione e crescita del reddito medio procapite, sviluppo delle risorse umane e sviluppo umano inteso come continuo miglioramento dello stato di salute e d’istruzione della popolazione. Sviluppo che servisse a migliorarne in qualche misura gli standard di vita e capace di ridurre la povertà.

L’emigrazione massiccia iniziata dopo l’apertura delle ambasciate fu accompagnata anche dalla fuga di cervelli, la distruzione dei mercati e la ”perdita” dei mestieri tradizionali. Tutto ciò avveniva mentre gran parte dell’industria si mostrava disfunzionale; l’arresto di questo settore ha portato quindi a un crollo del PIL e all’aumento vertiginoso della disoccupazione155 con effetti che si protraggono ancora oggi sullo sviluppo socio - economico156. Dato che gli impianti e i macchinari ereditati dal regime comunista erano tecnologicamente arretrati, buona parte delle attività industriali ha smesso di funzionare e i macchinari sono stati venduti come rottami

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J. Jeffries, Problems of economic and political transformation in the Balkans, Wellington House, London, 1996. p.64

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A. Fullani, Growth in Albania and South East Europe: The Way Ahead; South East European Studies at Oxford, European Studies Centre St Antony’s College University of Oxford, 2012, p.18

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ferrosi157. Se il settore industriale è stato in sostanza smantellato e stenta anche oggi a decollare, altri settori hanno fatto emergere segnali di ripresa: l’agricoltura e il settore edile.

Quanto all’agricoltura, la riforma fondiaria condotta nel 1991 ha stimolato la nascita delle prime aziende agricole. Quest’ultime, anche se di dimensione molto piccola, sono state le prime che hanno dato segnali di ripresa e nello stesso tempo hanno contribuito ad assorbire l’occupazione e a frenare l’immigrazione di massa (Ancona, 2005). Infatti, dai dati INSTAT emerge che la superficie agricola utilizzabile è di circa 1.7 ettari pro capite158.

Sempre riferendosi alla stessa fonte si nota che più della metà delle aziende agricole ha una dimensione inferiore a un ettaro e nessuna è superiore a tre ettari e questa dimensione continua a ridursi159. Per quanto riguarda i terreni agricoli e la loro distribuzione per regione (vedi grafico 3.1), l’Albania conta 2875000 ettari di terra di cui solo 696 mila ettari (24%) sono terreni coltivabili, ma di quest’ultima parte, stando ai dati dell’annuario statistico del 2011, circa la metà non sono più coltivati. Come in tutti i paesi balcanici, l’agricoltura albanese è molto frammentata con spazi eterogenei e campagne abbandonate che spesso “denunciano” storie di marginalità e abbandono per migrazione alla ricerca di un futuro migliore.

Nei terreni ancora oggi coltivati lavorano 388697 famiglie dove ciascuna ha in media circa 4.5 ettari però tale superfice è costituita da terreni agricoli spezzati in parcelle la cui grandezza media, nel 2000, era a livello nazionale di circa 0.2 ettari.

Nel 2005 la media nazionale per la superficie di un terreno agricolo passò a 0.28 ettari per poi scendere di nuovo a 0.26 ettari nel 2010160.

Secondo molti autori, è stata proprio questa frammentazione della terra che ha reso l’agricoltura albanese sinonimo di povertà, impossibilità di scelte migliori, arretratezza e mancanza di futuro. Lo spezzamento della terra e la mancanza in Albania di un

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Vedi la fabbrica di trattori di Tirana che un tempo impiegava oltre 4000 operai oggi è completamente abbandonata e i macchinari sono stati venduti come rotami ferrosi oppure la fabbrica dei concimi fosfatici a Fier che ha avuto la stesa sorte.

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Dati INSTAT, 2011 159

Secondo un articolo pubblicato da Sh. Lushaj con la riforma del 7501 la terra agricola è stata divisa in 0.21 ettari pro capita, adesso circa 70 mila ettari (10% del totale circa) non sono più terreni agricoli ma terreni edificabili. Vedi su www.zeri-popullit.com, Masakra ne Tokat Bujqesore, po humbet sigurine per gjeneratat e ardhshme, 29/10/2013

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adeguato mercato della terra agricola sono state le cause principali dell’inefficenza e della bassa produttività di questo settore (Fullani, 2012). Skreli e McCalla (2013) dimostrano come questo fenomeno sia anche dovuto alla mancanza di concorrenza nel settore agricolo sia nel mercato interno che in quello internazionale. Kota (2009) afferma che, tranne in quei casi che possono essere definiti di vero successo ma molto limitati, lo spezzamento della terra e la mancanza di commercio di quest’ultima ha reso le aziende agricole di dimensioni troppo modeste, con il risultato che spesso sono improduttive e incapaci di attivare gli investimenti necessari.

Per far fronte a ciò, i vari governi hanno intrapreso diverse iniziative per rivitalizzare il settore agricolo ma nessun governo ha trovato ancora il coraggio di intraprendere una riforma radicale quale la privatizzazione della terra e l’approvazione della legge per la creazione delle cooperative che darebbe la possibilità alle aziende agricole di organizzarsi e avere più potere contrattuale verso gli intermediari nella commercializzazione dei prodotti (Musabelliu e Skreli, 1998; De soto, 2002; Swinnen and Vraken, 2005; De Waal, 2004).

De Biasi e Devitis aggiungono che la mancanza d’investimenti nel settore agricolo e la mancanza di incentivi per investire in questo settore versa l’agricoltura albanese in uno stato di grande arretratezza; le aziende orientate maggiormente al mercato sono quelle ubicate nelle vicinanze dei principali centri urbani e presentano una certa specializzazione in particolar modo verso l’orticoltura161.

Botta sottolinea la necessità per il settore di un’assistenza tecnica da parte di altri paesi per superare l’arretramento tecnologico e far ritornare il settore attrattivo dal punto di vista economico162.

Per quanto riguarda l’impatto dell’agricoltura sull’ economia albanese, il settore agricolo ha avuto alti e bassi in questi vent’anni, non soltanto dal punto di vista del suo peso nel PIL ma anche in termini occupazionali registrando una forte caduta:da 761.000 nel 2000 (71% degli occupati) a 506.000 nel 2010163.

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G. De Blasi, B. De Devitis, Struttura e risultati del settore agricolo in: Il sistema agroalimentare albanese, istituzioni, strutture e politiche a cura di G. De Meo, FrancoAngeli, Milano, 2004 p.174

162

F. Botta, Il ruolo dei fattori istituzionali per lo sviluppo delle imprese agroalimentari, in: Il sistema agroalimentare albanese, istituzioni, strutture e politiche a cura di G. De Meo, FrancoAngeli, Milano, 2004 p.450

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Grafico 3. 1La terra agricola divisa per regioni in ettari

Fonte: Nostre ellaborazioni su dati dell’annuario statistico 2011

Secondo le stime dell’INSTAT, nel 2011 il numero delle aziende agricole era di circa 300.000 unità; nonostante tale numero sia aumentato in maniera esponenziale negli ultimi anni, la produzione agricola come vedremo in seguito non riesce a soddisfare la domanda interna per questi prodotti.

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3.2 I PROBLEMI DEL SETTORE DELL’AGRICOLTURA E IL SUO IMPATTO