CAPITOLO 2 ANALISI DEL MODELLO DI SVILUPPO ECONOMICO ALBANESE, Il
3.2 I problemi del settore dell’agricoltura e il suo impatto sulla crescita economica
3.2.1 L’Impatto del settore agricolo sulla crescita e sull’import-export
Durante la lunga transizione, l’Albania ha visto cambiare in continuazione i volti dei
policy maker. Tutti hanno avuto in comune la priorità del settore agricolo considerato
un settore strategico per la crescita economica futura del paese. L’agricoltura e lo sviluppo rurale in generale rimangono una delle priorità in merito al processo d’integrazione che coinvolge non soltanto l’Albania ma tutti i paesi dei Balcani occidentali (Petrakos et. Al, 2000). Le politiche dello sviluppo rurale in generale e quelle in agricoltura sono una priorità non soltanto per i paesi dei Balcani occidentali ma anche per l’UE che cerca una diversificazione della produzione nei paesi balcanici165. L’agricoltura in Albania ma non solo, ha avuto un capitolo a parte anche durante la firma della patto di stabilità e associazione: l’articolo 71, 76 e 79 del PSA prevede che l’agricoltura sarà prioritaria per il piano di sviluppo strategico del paese. Negli accordi firmati per il PSA e per aprire i negoziati per diventare un paese candidato per l’UE, l’Albania per il periodo 2007-2014 avrebbe dovuto sia armonizzare la propria legislazione con quella della UE, sia cercare di cambiare la politica agricola a favore della creazione di un mercato della terra basato sulla diversificazione, l’aumento della produtività e della competitività. Tutte queste attività strategiche avevano come obbietivo principale quello di aumentare la produzione agricola sia per soddisfare la domanda interna, ovvero di abbassare l’importazione sia per aumentare l’esportazione dei prodotti agricoli166. L’aumento delle esportazioni è uno degli indicatori principali della competitività sul mercato, senza dimenticare che tale fattore ha anche un’impatto positivo sull’occupazione.
In riferimento all’import-export dei prodotti agricoli si nota che l’Albania ha un modello dipendente dall’import: nel 2012 il rapporto export-import in generale era 1:1.67 (MAAPC, 2013). Come espresso nella tabella 3.4 il rapporto import/export nel settore agricolo era di oltre 1:8 per il 2008, questo trend anche negli ultimi anni non è stato cambiato. Infatti, nel 2012 il volume dell’import dei prodotti agricoli è statodi 875 milioni di dollari invece l’export di questi prodotti è stato solamente di 74 milioni di dollari (MAAPC, 2013).
165
D. Tomić, M. M. Ševarlić, N. Tandir, Agriculture of the countries of the western balkans and european integrations, Agroinform Publishing House, Budapest, 2010, p.94-96
166
91
Uno studio della WB evidenzia che la scarsità di strutture di conservazione e di lavorazione dei generi alimentari rende la totalità della produzione agricola vendibile solo nelle immediate vicinanze o, in alternativa, a grossisti locali forniti di un forte potere nei confronti dei contadini167. Tale fenomeno avviene anche in anni recenti: i grossisti spesso cercano quantità importanti e spesso trovano più conveniente l’importazione di tali prodotti168.
Tabella 3. 4 Scambi e bilancia commerciale dei prodotti agricoli
unita 2005 2006 2007 2008 Il volume del commercio dei prodotti agricoli mill.
EUR
428,0 502,0 734,8 651,3
Il volume dell’export dei prodotti agricoli mill. EUR
46,4 53,8 75,5 60,1
Il volume dello import dei prodotti agricoli mill. EUR
381,6 448,2 659,3 591,2
Bilancia commerciale per i prodotti agricoli mill. EUR
-335,2 -394,3 -583,8 -531,1
La % dell’importazione agricola sullo import totale del paese
% 17,6 17,9 16,2 16,6
La % dell’esportazione agricola sull’export totale del paese
% 8,2 7,9 7,3 6,4
Fonte: nostre elabroazioni sui dati dell’AgriPolicy statistics Albania, 2014
Per quanto riguarda la coltivazione della terra in Albania, dopo gli anni novanta e a seguito della framentazione della terra, le piccolissime aziende hanno cercato fin da subito di soddisfare soprattutto il consumo personale169. Questo ha portato in un certo senso ad avere una quota molto importante dell’area seminata con i cereali, ovvero, circa il 40% del totale nei primi anni (AgriPolicy.Net, 2014), dato che si attestanella media di tutti i paesi balcanici. Secondo Volk quasi tutti i paesi balcanici coltivano cereali nella maggior parte dell’area seminata (40%-60%) tranne il Montenegro che usava soltano il 20% (Volk, 2010).
167
D. Soto, H. Gordon, P. Gedeshi, I. Sinoimeri, Poverty in Albania. A qualitative assessment, The World Bank, Washington DC, 2002, p. 11-12
168
Nel 2012 nel distretto di Korca i grossisti facevano offerte d’acquisto per le patate a prezzi molto bassi e non acquistavano finché i prodotti dei contadini cominciavano a deteriorarsi; in seguito di fronte alle resistenze degli agricoltori i grossisti hanno importato le patate dall’Egitto portando così a un fallimento di massa di una serie d’agricoltori di quella zona.
169
Bisogna specificare che anche se viene usato il termine aziende agricole in realtà non sono vero e proprio aziende perché non sono registrate e non pagano tasse. Si usa questo termine perché l’INSTAT le identifica come aziende.
92
I cereali coltivati in Albania sono destinati al consumo interno e non all’export. Un’altra coltivazione tradizionale era quella del tabacco che prima degli anni novanta occupava un peso molto importante nell’export albanese ma che negli ultimi anni ha avuto una perdita di interesse tanto che la produzione del tabacco è passata da 6200 tonnellate nel 2000 a 900 tonnellate negli ultimi anni.
Diversamente dal tabacco, l’interesse per la frutticoltura è aumentato notevolmente negli ultimi anni.
I primi anni della transizione erano stati caratterizzati da una forte contrazione di queste coltivazioni dato che il popolo ha spesso sradicato e bruciato quelle piante che erano associate al periodo della dittatura. Ma nell’ultimo decennio la coltivazione è stata ripresa tanto da passare da 149600 ettari dedicati nel 2000 a 262200 ettari nel 2008 (AgriPolicy.Net, 2014). Una buona parte di questo terreno è stato adibito alla coltivazione delle verdure che ha riscontrato una forte crescita nei primi anni del 2000: la superficie di coltivazione è passata da 462 ettari del 2000 a 940 ettari del 2008; anche il numero delle aziende che utilizza le serre riscaldate sono aumentate da 10 del 2000 a 102 nel 2011. Nel 2012 la produzione delle verdure in serre è stata di 79 000 tonnellate, il 9% della produzione totale (MAAPC, 2013).
Il notevole aumento che hanno avuto i settori della frutta e della verdura è dovuto anche grazie agli interventi del Ministero dell’Agricoltura. Il ministero infatti ha introdotto una serie di pratiche per aumentare la produzione e l’uso della tecnologia come: friendly
technologies (tecnologie amichevoli), GAP (best practice nella agricoltura), CAP (le
politiche comuni in agricoltura) e CMO (’organizzazione comune del mercato). Grazie a questi interventi il ministero ha cercato l’aumento della competitività della produzione agricola, l’abbassamento dei costi compresi i costi di trasporto (MASRAA170,2014).
Gli interventi per incentivare la produzione in serre e per aumentare il livello della tecnologia hanno dato una spinta all’aumento della produzione in questo settore e nello stesso tempo hanno contribuito anche al miglioramento della bilancia commerciale dei prodotti agricoli. Secondo i dati della ComTrade (2013) per il periodo 2001 – 2011 l’export delle verdure è aumentato di circa 9 volte mentre quello dei prodotti agricoli è
170
Dal settembre 2013 il Ministero dell’Agricoltura, Alimentazione e Protezione del Consumatore ha cambiato in Ministero dell’Agricoltura, Sviluppo Rurale e Amministrazione delle Acque.
93
aumentato del 17% nel 2012, d’altro canto l’import si è abbassato di 1%. Un considerevole contributo nell’aumento dell’esportazione agricola è dovuto della produzione delle olive e della frutta secca, quest’ultime che soltanto nel 2013 ha aumentato la produzione di 10 volte) (MAAPC 2014). Invece la produzione delle olive e del’olio di oliva è stato più che radoppiato. Questi mutamenti consistenti nella produzione della frutta secca e delle olive, sono dovuti alle sovvenzioni offerte dal ministero dell’agricoltura per incentivare la coltivazione della frutta secca e delle olive (MAAPC, 2010).