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U NO S GUARDO ALLA T ELEVISIONE E UROPEA

Nel documento 2005 La televisionein Europa: (pagine 39-43)

Tutela generale del rapporto di lavoro

II. Lo stato dell’arte dell’emittenza televisiva in Europa

2. U NO S GUARDO ALLA T ELEVISIONE E UROPEA

Nonostante Internet e le altre nuove piattaforme di comunicazione furono viste come una minaccia alla popolarità della televisione, questa è stata in grado di difendere la sua posizione di predominio in termini di utilizzo dei mezzi di comunicazione. Tuttavia, nel 2002, nei postumi della recessione economica globale occorsa dopo gli attacchi terrori-stici dell’11 settembre 2001 a New York, le emittenti televisive nazionali iniziarono a subire una flessione economica, mentre gli operatori di nicchia, come i canali tematici, pay-TV or canali di televendite, stanno registrando una crescita economica sebbene su minor scala. Nonostante la frammentazione delle trasmissioni, dopo la liberalizzazione dei mercati televisivi, la grossa fetta dell’audience a livello nazionale è ancora attratta dai 3 operatori nazionali.

2.1 Indici di ascolto televisivi

Alcuni sedicenti “esperti” di comunicazioni predissero la fine della televisione come conseguenza dell’avvento di Internet qualche anno fa. Essi sostenevano che gli spetta-tori sarebbero stati più attratti dalle potenzialità interattive di Internet piuttosto che dal tradizionale “consumo” passivo offerto dalla televisione. Tuttavia, nonostante la rapida diffusione di internet, la televisione ha mantenuto la sua capacità attrattiva di spettatori in tutto il mondo. Nei ultimi 10 anni, il tempo trascorso davanti allo scher-mo è aumentato e, nel 2003, il tempo medio di visione in Europa è stato superiore a tre ore al giorno(Tavola 1). In Europa occidentale, il tempo medio trascorso dagli adulti davanti alla televisione è passato da 195 minuti nel 1995 a 217 nel 2003, e, negli Stati centro orientali, da 208 minuti nel 2000 a 228 minuti nel 2003.8Tra gli europei centro orientali, i serbi e gli ungheresi sono gli spettatori più avidi. In Europa occidentale, il sud (Italia) ha sempre registrato alti indici di ascolto, mentre il nord (Danimarca, Svezia e Finlandia) ha l’indice di ascolto più basso, con una media di 162 minuti nel 2003. Al di là di un generale incremento del tempo di visione, ogni paese presenta specifiche abitudini che dipendono dalla cultura locale, dall’offerta di pro-grammi e dagli eventi politici, sociali e culturali del paese. In Germania, per esempio, dopo più di dieci anni dall’unificazione, vi sono ancora differenze nei tempi di visio-ne: l’ex Germania dell’est, maggiormente afflitta da disoccupazione tende a guardare la televisione più dell’ex Germania ovest - 249 minuti contro 217 minuti al giorno, secondo i dati del 2004. Di solito gli eventi sportivi di forte richiamo, come le Olimpiadi, o i campionati del mondo fanno aumentare i tempi di visione. Gli eventi politici, specie nei periodi di crisi più o meno grave, le lezioni attraggono molti

spet-8 Commissione IP Marketing Internazionale, Televisione 2004. Eventi Internazionali Cardine, Ottobre 2004, p. 25, (di seguito, Commissione IP Marketing Internazionale, Televisione 2004). La regione CEE nello studio della Commissione IP Marketing Internazionale include 17 Stati: Bielorussia, Bulgaria, Repubblica Ceca, gli Stati Baltici, Ungheria, gli Stati dell’ex Jugoslavia, tran-ne Bosnia Erzegovina, Polonia, Russia, Turchie and Ucraina.

tatori. In Macedonia, ad esempio, il tempo di visione si impennò da 259 minuti a 325 minuti al giorno durante la rivolta armata dei gruppi di ribelli albanesi della primave-ra-estate 2001.

In generale, nonostante in alcuni paesi la generale fiducia nei mezzi di informazione sia declinata negli ultimi anni, tutte le relazioni confluite nel presente studio confermano che la televisione è ancora la primaria fonte di informazione per la popolazione. Certo, la presenza della televisione nella vita di tutti i giorni è invasiva. In Bulgaria, guardare la televisione costituisce il principale svago. Secondo recenti dati, in Romania and Slovacchia, la televisione è la primaria fonte di informazione generale, rispettivamente per il 73 per cento e il 76.9 per cento della popolazione, mentre in Estonia, al televisio-ne costituisce la fonte più importante di informaziotelevisio-ne a livello nazionale e internazio-nale per la maggior parte degli spettatori.

Un ulteriore circostanza (che ha avuto numerose conferme) è che il servizio pubblico televisivo rimane la primaria fonte di informazione per la maggior parte delle popola-zioni dei paesi esaminati nel presente studio. Solo in alcuni Stati, quali la Repubblica Ceca, la Slovacchia e l’Ungheria i notiziari della televisione privata attraggono più spet-tatori.

2.2 Il business della televisione

(Tavole 2, 3 e 4)

A seguito della liberalizzazione dei mercati televisivi -negli anni ’80 in Europa occiden-tale, negli anni ’90 nell’Europa post comunista- la televisione è diventata concorrenzia-le e, per la maggior parte del tempo sino ad oggi trascorso, un’industria fiorente. Gli investimenti, negli ultimi 20 anni sono letteralmente piovuti su tutta l’Europa, incenti-vati dalla crescente popolarità del mezzo di comunicazione come principale fornitore di informazioni e intrattenimento. Per il 2003, in Europa, il numero di apparecchi televi-sivi era quasi uguale al numero di abitazioni. La percentuale di abitazioni in possesso di una televisione nel 2003 era superiore al 90% in tutti i paesi oggetto della presente inda-gine, eccezion fatta per la Macedonia e l’Albania, ove, rispettivamente, nell’68,8% e nell’83% delle abitazioni era presente una televisione. (Tavola 2)

Nonostante il massiccio capitale che l’industria televisiva ha attratto, la su crescita è stata significativamente rallentata negli ultimi anni. Nel 2002, gli operatori europei registra-rono ricavi pari a 65,4 miliardi di euro, circa l’1,3% in meno dell’anno precedente.9 Questo calo è stato dovuto principalmente a un crollo nei ricavi delle imprese televisive pubbliche e private. Allo stesso tempo, altri settori televisivi relativamente più nuovi e ancora in via di sviluppo, quali, le pay-TV, i canali tematici, i canali di televendite e i pacchetti televisivi10hanno registrato un incremento, sebbene partendo da cifre

inferio-9 Osservatorio Europeo di Audiovisione, Annuario 2004, Strasburgo 2004, Vol. 1, p. 30, (di segui-to, Osservatorio Europeo di Audiovisione, Annuario 2004).

ri. L’inversione di tendenza dell’industria televisiva, nel 2002, arrivò dopo 5 anni di con-tinua impennata economica. L’industria europea ha visto i propri ricavi crescere dal 1998 al 2002 di ben 15,1 miliardi di euro. Nel 2002, le emittenti del servizio pubblico (radio e televisione) raggiunsero il 42,5% del totale dei ricavi europei, mentre gli opera-tori privati (radio e televisione) arrivarono al 32,5%. La restante quota è divisa tra società di televendite, pay-TV, pacchetti televisivi e canali tematici (Tavola 3).

In termini di margini di profitto, il settore dell’industria audiovisiva che ha fatto regi-strare la crescita più rapida nel 2001 in Europa è stato quello della televisione satellitare che, tra il 1998 e il 2002, ha raggiunto margini di profitto tra il 24 per cento (2002) e un sorprendente 44 per cento (2000).11

Nel 2002 le perdite totali sofferta dai 391 operatori televisivi e pubblici e privati registrata dall’Osservatorio Audiovisivo si aggirava intorno ai 3 miliardi di euro.12Per contrasto, gli operatori dei nuovi mercati dell’Europa centrale e orientale erano in attivo, e alcune delle emittenti si posizionavano tra le 50 maggiori imprese televisive private europee del 2003. Tra di esse vi sono: le polacche Telewizja Polsat, TVN and Wizja TV, la ceca CET 21, gestore di TV Nova, e le ungheresi Magyar RTL Televizio e MTM-SBS Televizio. Anche in un contesto economico debole come quello serbo, TV Pink, un operatore televisivo privato ha accumulato abbastanza profitti per indirizzarli in investimenti nella regione. Tuttavia, la situazione delle televisioni private nei paesi dell’est europeo è tutt’altro che rosea. Nell’ultimo decennio, molti operatori hanno lottato per la sopravvivenza. In Romania, ad esempio, negli anni scorsi, le più grandi emittenti private, tra cui Pro TV e Antena1, sono andate incontro a grave e profonda crisi finanziaria, non riuscendo nem-meno a pagare le tasse arretrate e indebitandosi nei confronti dello Stato.

Francia, Germania, Italia e Regno Unito restano, a livello europeo, i più importanti Stati per l’industria televisiva. Le 10 migliori imprese televisive del 2003 provenivano da que-sti paesi e complessivamente i loro ricavi ammontavano a 22,2 miliardi di euro.

2.3 Che cosa c’è in televisione?

(Tavole 5 and 6)

Nonostante il costante incremento del periodo di tempo che mediamente viene trascor-so davanti alla televisione, la liberalizzazione dei mercati televisivi ha accentuato il

diva-10I pacchetti televisivi appartengono a società che riuniscono vari canali televisivi e li commercializ-zano come “pacchetti” di programmi trasmessi via satellite, cavo o digitale terrestre. Si veda: André Lange (ed.), Lo sviluppo della televisione digitale nell’Unione Europea; Osservatorio Europeo di Audiovisione, Francia, 4 dicembre 1999.

11Osservatorio Europeo di Audiovisione, Annuario 2004, Vol. 1, p. 32.

12La cifra non include gli operatori minori nè quelli locali. Osservatorio Europeo di Audiovisione, Annuario 2004, Vol. 1, p. 35.

rio tra televisione pubblica e privata e ha visto la ex televisione di Stato perdere signifi-cative quote di mercato. Tuttavia, nella maggior parte dei paesi esaminati, la televisione private è in mano a poche grandi imprese e la maggior parte delle preferenze dei tele-spettatori – in Bulgaria, Croazia e Repubblica Ceca, più dell’80% – si attesta su un numero limitato di canali, di solito non più di tre. Fanno eccezione Germania e Turchia, ove i tre maggiori canali attraggono non più del 50% degli spettatori. (Tavola 5.) In generale, le emittenti private raggiungono maggiori audience. Nel 2003, solo in Bosnia, Croazia, Italia, Polonia, Romania e Regno Unito le emittenti del sevizio pubbli-co sono riuscite ad attrarre più telespettatori.13(Tavola 6).

La programmazione televisiva ha visto una evoluzione estremamente dinamica; negli ultimi anni, i format televisivi sono stati continuamente mescolati e svecchiati. La moda del momento vede la trasmissione massiccia di programmi di intrattenimento che inva-dono tutti i format e concorrono a creare offerte ibride. I format dei “reality” hanno invaso la programmazione della prima serata; di qui sono nati format nuovi quali le “docu-soaps” (The Osbournes), reality show (Il grande fratello), quiz (Chi vuol essere milionario?), telenovele latino-americane con repliche in tutto il mondo, reality show ibridi (Hell’s Kitchen sulla britannica ITV 1, 2004). Certo, anche lo sport è un ingre-diente di prim’ordine nella programmazione visto l’enorme aumento dei diritti televisi-vi. A ciò aggiungasi che i documentari di qualità sono sempre più visti. La ricercatrice Carine Dubois ha scritto: “La qualità di questi documentari è migliorata grazie a costo-si effetti speciali e nuove tecnologie. Di conseguenza, le co-produzioni sono l’unico modo per finanziare questi costosissimi progetti.”14

13Nella maggior parte di questi paesi, la percentuale di audience delle emittenti pubbliche ha subi-to un declino. In Croazia, per esempio, con l’ingresso di RTL sul mercasubi-to, la televisione pubblica croata ha assistito ad una drastica riduzione degli indici di ascolto.

14Tra di essi si ricorda “Pompei: L’ultimo giorno”, su France 2, e “D-Day”, su Discovery e German ProSieben. Commissione IP International Marketing, Televisione 2004, p. 43.

Nel documento 2005 La televisionein Europa: (pagine 39-43)