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Indipendenza dal potere politico

Nel documento 2005 La televisionein Europa: (pagine 50-53)

Tutela generale del rapporto di lavoro

II. Lo stato dell’arte dell’emittenza televisiva in Europa

3. L A REGOLAMENTAZIONE DELLE TRASMISSIONI TELEVISIVE IN

3.5 Il principale organismo di regolazione – l’indipendenza

3.5.1 Indipendenza dal potere politico

I Governi europei hanno mostrato,quantomeno formalmente, la volontà di allentare il controllo esercitato sulle autorità di regolazione del settore. La conseguenza di tale pro-cesso è stata l’adozione di norme che garantiscono alle autorità un certo grado di indi-pendenza.

Tuttavia, l’adozione di norme in tal senso non ha necessariamente mutato lo stato attua-le degli eventi. In Bulgaria ci si auspicava che attua-le norme che proibivano al Governo di licenziare i membri dell’autorità (il Consiglio per le Comunicazioni Elettroniche) avreb-bero conferito ad essa più autonomia –e, in ultima analisi, coraggio- nell’assumere deci-sioni, in vista del pubblico interesse, fondate sul proprio giudizio.

Purtroppo, i Governi successivi hanno interferito platealmente nello svolgimento delle attività delle autorità, determinando,illegittimamente, la fine dei mandati dei singoli componenti.

Anche in Romania, sebbene il grado di autonomia di cui gode l’autorità nazionale di regolazione (Consiglio Nazionale di Audiovisione – CNA) sia aumentato, si sospetta for-temente della legittimità del procedimento attraverso cui vengono rilasciate le licenze. In Serbia, la coalizione parlamentare al potere ha deciso, nell’agosto del 2003, di con-fermare l’elezione –palesemente irregolare- dei membri della prima autorità di regola-zione, invece di rinnovare il procedimento elettivo, in ossequio alle disposizioni norma-tive.

I procedimenti di nomina,in molti casi, lasciano spazio alle interferenze politiche,atten-tando,così all’indipendenza operativa delle autorità.

membri sono ufficialmente scelti dal Primo Ministro. In realtà, la Camera dei Deputati, che ha il potere di proposta, ha totale controllo sui procedimenti di nomina e di revoca. La nomina dei membri con funzioni decisionali da parte di un unico organismo rende il Consiglio un organo fortemente politicizzato,in cui è inevitabilmente rappresentata la distribuzione del potere all’interno della Camera.

Gli osservatori delle comunicazioni cechi, ritengono che la distribuzione tra più sogget-ti – quali il Senato e la Presidenza - del potere di nomina del Consiglio delle Emittensogget-ti contribuirebbe a diluire il controllo che oggi la sola Camera dei Deputati esercita nel procedimento di nomina.

Il Consiglio Slovacco delle Comunicazioni e Trasmissioni è riuscito, negli ultimi cinque anni, ad applicare la legislazione in essere in materia di comunicazioni e ad assicurare un certo grado di trasparenza nello svolgimento della propria attività.

Nel 1998, la reputazione del Consiglio è stata offuscata per via della evidente inclina-zione verso il Governo allora al potere. L’introduinclina-zione, nel 2000, delle nomine scaglio-nate nel tempo fu accolta come un primo passo positivo verso la neutralità dell’autorità. Tuttavia sussistono ancora seri sospetti che i candidati membri dell’autorità siano legati a filo doppio con i partiti politici.

Inoltre, la nomina da parte del solo Parlamento – benché su proposta sia della società civile che dei parlamentari – è stata messa in dubbio dagli osservatori delle comunica-zioni e delle emittenti poiché lasciava ampio spazio ad interferenze politiche.

In Albania, la società politica si intromette apertamente negli affari del Consiglio Nazionale per la Radio e la Televisione interferendo nell’elezione dei suoi membri o con-testando le decisioni assunte.

In Estonia, il Governo disciplina direttamente il settore delle comunicazioni. Il Ministero della Cultura svolge le più importanti funzioni regolamentari e sanzionato-rie,come ad esempio l’espressione del voto favorevole sulle domande di licenza e sui pro-cedimenti di controllo, l’imposizione di sanzioni, l’adozione di provvedimenti di sospen-sione e revoca delle licenze.

Tuttavia, grazie alla tenace resistenza opposta dalle emittenti alla interferenza del potere politico, il Ministero si è limitato ad assicurare il rispetto delle norme da parte delle emit-tenti, senza costringere queste ultime ad adeguarsi all’agenda politica. Il Ministero ha anche proposto (senza che,peraltro, alcun accordo sia stato raggiunto)l’istituzione di un nuovo regolatore.

Tuttavia, in alcuni paesi, lo Stato sta tentando di imporre nuovamente il proprio con-trollo sulla regolazione del settore. In Lettonia, secondo due disegni di legge presentati nel 2003 e nel 2004 dalla commissione parlamentare sulle comunicazioni, il Consiglio delle Comunicazioni,responsabile della regolazione della televisione privata e pubbli-ca,avrebbe dovuto essere sciolto e il Ministero della Cultura avrebbe dovuto accollarsi la maggior parte dei compiti di regolazione per le emittenti private,incluso il rilascio delle

licenze e il controllo sulle concentrazioni, mentre i poteri di regolazione nel servizio pub-blico sarebbero stati trasferiti in capo ad una nuova autorità.

In Serbia, il Parlamento ha concesso ai membri nominati dal potere politico di sedere nel Consiglio delle Comunicazioni per sei anni, laddove, invece, i candidati della società civile e delle associazioni professionali del settore restano in carica per soli quattro anni. Le organizzazioni civili hanno esercitato pressione sulle istituzioni statali all’interno del processo di riforma delle autorità delle comunicazioni insistendo per il conferimento ad esse di maggiore autonomia. Tuttavia, anche alcune delle descritte organizzazioni o sof-frono del controllo del potere politico, oppure sono composte da membri arruolati dai partiti politici per consentire l’ingresso dei propri interessi nelle decisioni dell’autorità. In Slovacchia, ad esempio, sebbene le candidature per il Consiglio siano sottoposte al Parlamento dai parlamentari e da organizzazioni non governative,in realtà, i membri del Consiglio sono stati spesso candidati del potere politico.

Quello della Bosnia Erzegovina, uno Stato che, dieci anni dopo la fine della guerra, è ancora sotto un regime di protettorato internazionale, è un caso particolare. L’Autorità per la Regolazione delle Comunicazioni (RAK) fu creata come agenzia internazionale protetta dal potere politico dall’Ufficio dell’Alto Rappresentante.

Oggi, l’Autorità è considerata un organismo efficiente e indipendente. Tuttavia, è stato talvolta esposto a pressioni di natura politica ed economica esercitate da vari centri di interesse.

Si auspica che la società civile divenga la forza trainante che dissolva le descritte pressio-ni, ma lo sviluppo di una società civile dotata di tale forza è di là da venire.

L’istituzione di un sistema di nomina in Lituania, ove la maggioranza dei membri del-l’autorità proviene da associazioni professionali, ha alimentato l’indipendenza della Commissione per la Radio e la Televisione che si occupa solo della regolazione delle emittenti private.

Non si sono registrati tentativi del Governo né del Parlamento di interferire con lo svol-gimento dei compiti della Commissione. Accanto alla Commissione, la Lituania possie-de un sistema di autoregolazione che comprenpossie-de la Commissione Deontologia Lituana dei Giornalisti e degli Editori e l’Ispettore Deontologico dei Giornalisti.

Anche nei paesi dell’Europa occidentale, l’attività delle autorità delle comunicazioni è stata posta sotto inchiesta. In Francia, il Consiglio Superiore delle Comunicazioni (CSA) è stato criticato per la dipendenza dal potere politico. I componenti del CSA sono stati più volte sospettati di non godere del dovuto grado di neutralità, essendo nominati da autorità politiche.

Anche in Italia, nonostante le norme che mettono al riparo i membri dell’AGCOM da conflitti di interesse,sussistono fondati dubbi che tali norme garantiscano davvero l’in-dipendenza dell’Autorità, poiché il sistema delle votazioni all’interno dell’AGCOM

con-ferisce un forte potere ad un’unica persona: il Presidente dell’Autorità.

Solitamente, la composizione dell’AGCOM riflette la divisione del potere politico in Parlamento (quattro contro quattro),così il potere decisionale è concentrato nelle mani del Presidente, nominato dal Governo.

Al fine di assicurare un forte grado di indipendenza dallo Stato, il britannico Ofcom è stato costruito su una complessa struttura di gestione che ricorda l’approccio a distanza tipico del sistema del Regno Unito – ovverosia una relazione di corretta cooperazione tra Governo, industria e autorità, una situazione unica, non riscontrata in alcun altro Stato europeo.

Nonostante questo sistema di nomina lasci tecnicamente spazio per interferenze statali, l’Ofcom opera all’interno di una cultura politica che accetta l’indipendenza delle emit-tenti come valore fondamentale.

Se questa situazione non garantisce l’indipendenza del regolatore, può, però, costituire una condizione essenziale per raggiungerla. Mentre la vicinanza al potere politico di alcuni membri anziani dell’Ofcom è stata oggetto di critica da parte della stampa, l’au-torità sembra godere di molta fiducia. Tuttavia, questo è solo l’inizio, poiché l’Ofcom è di recente istituzione.

Dopo il 1945 i tedeschi seguirono l’esempio britannico e scelsero un sistema di regola-zione a controllo interno per il servizio pubblico e un sistema di regolaregola-zione a controllo esterno per le emittenti private.

Al fine di assicurare l’indipendenza di entrambe le autorità di regolazione, queste erano composte da rappresentanti delle più diffuse formazioni sociali.

Un lato meno positivo della regolazione del settore in Germania consiste nel fatto che, sin dall’inizio, le strutture delle autorità hanno visto la partecipazione dei partiti, diven-tando, così vulnerabili al gioco della contrattazione politica (si veda il paragrafo 4.6.2)

Nel documento 2005 La televisionein Europa: (pagine 50-53)