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Capitolo III L’Italia nel consiglio del debito (1903-1928).

2. La guerra italo-turca e le conseguenze sull’influenza italiana nel consiglio del debito

Prima di arrivare alla guerra del 1911-1912 tra l’impero ottomano e l’Italia per il controllo dei vilayet della Tripolitania e della Cirenaica, bisogna fare un passo indietro

530 ASDMAE, CAP, busta 5, da Guiccioli a Guglielmo Imperiali, Costantinopoli 16 aprile 1904.

531 Herzl voleva ottenere dal Sultano la possibilità di adottare una politica favorevole verso l’insediamento e la presenza ebraica in Palestina in cambio del consolidamento del debito pubblico ottomano. Il contrasto tra Herzl ed i Rothschild per questioni politiche, tolse all’ebreo ungherese un prezioso alleato per il suo piano di consolidamento del debito pubblico ottomano. Si veda Mandel N.J., Ottoman Policy and Restrictions on Jewish Settlement in Palestine: 1881-1908: Part I in "Middle Eastern Studies" vol. 10, n. 3, 1974, pp. 312-332 e Gutwein D., The Divided Elite, Economics, Politics and Anglo-Jewry 1882-1917, E.J. Brill, Leiden, 1992. Questa opposizione allo stabilizzarsi si ebrei greci e russi in Palestina era però stata manifestata dalla Porta già nel 1891. In merito si veda anche NA, FO 78/4347, da White W.A. a Salisbury, n°292, Therapia 10 settembre 1891.

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per capire come si regolò il nuovo assetto del CADPO tra gli inizi del nuovo secolo ed il colpo di mano dei Giovani Turchi nel 1908532.

Sebbene il consolidamento del 1903 avesse ridotto considerevolmente il peso del debito pubblico, le condizioni economiche dell’impero non migliorarono come si era previsto, nonostante i cespiti di rendite amministrate dal consiglio del debito fossero aumentate533.

Grafico. 3 Valore delle Sei Contribuzioni Indirette amministrate dal consiglio del debito

Fonti: Calcoli dell’autore da Annual Report of the Council of the Corporation of Foreign Bondholders http://collections.stanford.edu/cfb/bin/page;jsessionid=401AC2B35FCEE53515FE5FA55598DF46?forward=ho me. (valori espresso in Lira Turca).

Grafico. 4 Indice valore del debito estero dell’impero ottomano tra il 1900 ed il 1914

532 La storiografia sui Giovani Turchi è molto ampia, ma per un’ottima analisi si veda Zurcher E.J. The Young Turk Legacy and National Building, I.B. Tauris, Londra, 2010.

533 Tukey’s Financial Position. An Increasing revenues, in “The Manchester Guardian”, 23 febbraio 1911.

1895-06 1900-01 1904-05 1909-10 0 500000 1000000 1500000 2000000 2500000

Six indirect taxes

Administrated by the Debt Council

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Fonti: Calcoli dell’ autore da Annual Report of the Council of the Corporation of Foreign Bondholders http://collections.stanford.edu/cfb/bin/page;jsessionid=401AC2B35FCEE53515FE5FA55598DF46?forward=ho me. Nel seguente grafico mancano I valori per l’anno 1908 (Valori espressi in Lire Turche).

Tale condizione imponeva all’impero di aumentare i cespiti d’entrata. Il sistema più rapido e semplice fu quello di aumentare le tariffe doganali. L’accordo fu quello di aumentare i dazi dall’8% all’11% sulle importazioni534. Come accordo, fu chiesto che l’aumento del 3% fosse gestito dal consiglio del debito - bisogna ricordare che questo aumento non avrebbe leso le speciali concessioni capitolari che ogni potenza aveva contrattato con la Sublime Porta -. L’amministrazione di questa sovrattassa avrebbe anche portato vantaggi ai creditori della Porta, che avrebbero potuto contare su maggiori entrate per il pagamento degli interessi. L’idea di toccare le rendite doganali venne dopo la crisi scoppiata in Macedonia tra il governo imperiale ed il consiglio del debito. La Sublime Porta, infatti, non sembrò curarsi dei richiami del CADPO per i mancati introiti delle rendite dalla Macedonia divisa dei vilayet di Salonicco, Monastir e Kassova. Il consiglio voleva estendere una commissione finanziaria internazionale per garantire la corretta amministrazione di quelle terre, oltre a ottenere un’indennità per le entrate mancate. Dopo un tira e molla che culminò con una dimostrazione navale internazionale per intimidire l’impero ottomano, il 16 dicembre 1905 Costantinopoli riconobbe tale commissione finanziaria internazionale535. Questa fu una delle cause

534 BL, The Ottoman Public Debt and its administration, Op. Cit., p.17.

535 Chotzidis A.A., The Impact of the Ottoman Public Debt Administration on the Economies of Epirus,

Macedonia and Thrace (1881-1912): a Preliminary Approach.

0 20000000 40000000 60000000 80000000 100000000 120000000 140000000 160000000 180000000

Foreign Debt Original Amount

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dell’aumento delle tasse doganali, le quali, in realtà, erano una ben misera concessione per il governo ottomano. Infatti le potenze, con la promessa di aumentare del 3% le tasse doganali, dove ¼ sarebbe comunque stato amministrato dal consiglio del debito, avevano ottenuto di fatto il controllo dei tre vilayet della Macedonia insieme alla promessa che il governo imperiale si impegnasse nelle dovute riforme nella legislazione interna ed amministrativa, di cui avrebbero beneficiato il commercio e le industrie europee. Il consiglio del debito così accettava, con l’estensione della commissione internazionale sull’odierna Macedonia, di partecipare de facto come agente delle potenze, mentre il governo ottomano ottenne il misero beneficio, consentito dalle potenze, di rivedere i dazi doganali536.

Questa scelta, se da un lato aumentò il prestigio del CADPO, dall’altro rafforzò l’impressione tra i governanti ottomani che il consiglio del debito fosse sempre più uno strumento non in mano a creditori privati, bensì fosse un’agenzia semi-ufficiale nelle mani dei governi europei537.

Vi furono altri assestamenti nei regolamenti che vigevano tra il consiglio del debito e l’impero ottomano. Il 4 novembre 1907 fu deciso che il CADPO non avrebbe più gestito direttamente il sistema di riscossione delle province europee dell’impero, il consiglio internazionale doveva limitarsi solamente a ricevere le notifiche della commissione imperiale. Questa scelta era stata volutamente richiesta da Costantinopoli, che vedeva sempre più crollare sotto i suoi piedi la propria sovranità finanziaria e politica. Il consiglio del debito aveva ormai sostituito il governo per la gestione degli appalti, specialmente ferroviari. La Porta si trovava spesso in minoranza su questioni dove essa avrebbe dovuto avere l’assoluto controllo. Per la gestione delle rendite chilometriche spesso sorsero dispute tra il governo imperiale, il consiglio del debito e le varie compagnie ferroviarie. Infatti il CADPO era un intermediario “interessato”, pertanto non equidistante tra le parti, sebbene svolgesse una parte essenziale in tali dispute spostando la bilancia da una o dall’altra parte, andava però spesso a favore delle compagnie ferroviarie. Questo accadeva anche perché dentro il consiglio molti delegati

http://www.lse.ac.uk/europeanInstitute/research/hellenicObservatory/pdf/4th_%20Symposium/PAPER S_PPS/HISTORY%20I/CHOTZIDIS.pdf. 25 luglio 2014.

536 Blaisdell D. Op. Cit. p. 181. 537 Wynne W.H., Op. Cit. p. 481.

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facevano al contempo parte dei consigli di amministrazione di grandi banche d’investimento e compagnie ferroviarie538. Ne sono un esempio il delegato tedesco Lindau e quello francese Berger, che erano allo stesso tempo membri della consiglio delle ferrovie dell’Anatolia539.

Con la guerra italo-turca del 1911-12, l’Italia aggredì l’impero ottomano per il controllo dell’odierna Libia, all’epoca per i vilayet di Tripolitania e della Cirenaica. Nel CADPO si verificò il caso unico di un delegato che apparteneva ad una nazione nemica della Porta. Tale delegato era il marchese Alberto Theodoli di Sambuci, che aveva sostituito il marchese Guido Guiccioli dopo la sua morte avvenuta a Napoli, dove si era recato in congedo il 12 febbraio 1905540. Brevemente, Alberto Theodoli faceva parte di quella nobiltà romana strettamente legata al pontefice ed in contrasto con il Regno d’Italia dopo la presa di Roma. Egli fu nominato delegato al debito pubblico grazie all’intercessione di Ernesto Pacelli, direttore del Banco di Roma, data la presenza nel consiglio di amministrazione della banca dello stesso Theodoli. Infatti Pacelli mediò con Tommoso Tittoni, il ministro degli Esteri Italiano, affinché fosse Theodoli il nuovo

538 La carica di delegato al DPO non permetteva il cumulo con altre funzioni governative nei paesi di origine, ma non escludeva il cumulo con funzioni amministrative locali, in ACS, CCAPD, busta n°13, fasc. 34, Blanc A., Op. Cit. p. 61.

539 In merito all’interessante rapporto tra il consiglio del debito e gli appalti ferroviari si veda: Earle E.M., Turkey, the Great Powers, and the Bagdad Railway; a Study in Imperialism, Macmillan, New York, 1924. Con l’Iradé imperiale del 26 aprile 1888 si dà il via alla costruzione delle ferrovie nella Turchia Asiatica. L’art. VI definisce le funzioni che assume il consiglio del debito in tali costruzioni ferroviarie. Tali funzioni vengono esplicitamente menzionate per la prima volta nella Convezione del 27 Settembre 1888 tra il governo imperiale e Alfred Kaulla, rappresentante della Deutche Bank che rappresenta a sua volta il gruppo incaricato dell’estensione della linea Haidar Pasha fino all’odierna Ankara. In tale convenzione in governo ottomano esplicitamente garantisce ai concessionari della ferrovia, attraverso la gestione del consiglio del debito, la rendita lorda annuale di 15.000 franchi per chilometro costruito. Il consiglio nel luglio 1893 sancisce principio che secondo l’art. XXIX della Convenzione del 4 ottobre 1888, l’Amministrazione del Debito Pubblico ottomano “in administrating the tithes assigned to the Anatolian railways, acts only as the mandatory of the Government and, as a consequence, it must accept the changes which the Government deems it necessary to make in the administrative division of the Empire without judging whether these changes are of a nature to prejudice third parties” Per amministrare meglio le decime nel 1898 il consiglio istituisce un dipartimento di Decime, Tasse e differenti Rendite al fine di centralizzare le amministrazioni delle varie ferrovie con le relative decime, in Blaisdell D., Op. Cit., p. 131. 540 Come vedremo in un secondo momento, l'opera di Theodoli, insieme al governo italiano, sarà alquanto utile per l’espansione di una serie di interessi finanziari italiani nell’impero ottomano attraverso lo strumento del consiglio del debito.

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delegato, grazie anche al fatto che il fratello del ministro, Romolo Tittoni, era stato nominato nel mentre vice-presidente della stessa banca541.

Attraverso Theodoli, Pacelli sperava di allargare le attività del Banco, e conseguentemente della finanza vaticana, nei territori sotto il dominio dell’impero ottomano. Infatti, come primo passo verso quest’apertura orientale, la banca romana, a seguito dell’Entente Cordiale tra Francia e Gran Bretagna nel 1904, aprì un’agenzia ad Alessandra d’Egitto. Alberto Theodoli risulterà pertanto essere un figura chiave per l’espansione delle attività del Banco nel Levante e la sua presenza nel consiglio del DPO serviva con buona probabilità a questo scopo. Più problematiche sembravano però essere le relazioni tra il governo d’Italia ed il nobile romano, quest’ultimo infatti non faceva mistero della sua ostilità, e specialmente della sua famiglia, verso l’Italia liberale attraverso il rifiuto nell’essere nominato cavaliere della corona del Regno. Theodoli, scrivendo all’alto dirigente del ministero degli Affari Esteri Primo Levi, protestava “Mi

affrettai a rispondere al Marchese Imperiali [Ambasciatore d’Italia a Costantinopoli] che rifiutavo la decorazione e che a Roma avrei espresso la mia indignazione per la mancanza di riguardo verso chi non ha mai domandato nulle e non cessa di essere sfruttato in ogni modo dalle R. Autorità”542.

Tornando alle questioni inerenti il CADPO, non esistevano norme che regolassero il tipo di provvedimenti da intraprendere in caso di guerra tra l’impero ottomano ed una potenza rappresentata nel consiglio del debito. Dopo neanche venti giorni di guerra, esattamente il 18 ottobre 1912, il commissario imperiale consegnò al consiglio del debito per conto del ministro delle Finanze ottomano la seguente nota del consiglio dei ministri: “In consideration of the State of war, wherein it is inadmissible that Italian

subjects occupy public and official positions, the Gran Visir directs that the functions of Italians in the service of the Public Debt Administration be terminated, with the exception of the delegate of the Italian bondholders”543.

Così il governo ottomano espulse, in un solo momento, tutti gli italiani che lavoravano dentro e per conto del CADPO ad eccezione del delegato Theodoli. Tale

541 Lai B. Finanze e Finanzieri Vaticani fra l’800 e il 900, Mondadori, Milano, 1979, p. 250.

542 Salt Archive (da qui in avanti SA), Consolato italiano Istanbul (da qui in avanti CII), Debito Pubblico ottomano (da qui in avanti DPO), da Theodoli a Primo Levi, Costantinopoli 8 dicembre 1909.

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gesto, secondo le parole dello stesso Theodoli, non doveva essere riconducibile ad un’azione di clemenza della Sublime Porta, infatti “inquanto alla misura che riguarda il

Delegato Italiano sarebbe da osservare che le sue funzioni non dipendono dal buon volere del governo Turco che, dandovi l’aria di fare un bel gesto, non ha fatto altro che salvaguardare il suo credito in Europa544”. Theodoli affermava dunque che i buoni uffici a lui attualmente riservati erano stati una cauta mossa da parte di Costantinopoli per non minare la fiducia dei mercati internazionali sui titoli dell’impero. La grazia per Theodoli però non durò molto, infatti il governo ottomano prese al balzo alcune dichiarazioni fatte dal delegato italiano all’ambasciatore di Germania Von Bieberstein per ordinarne l’espulsione. Sembrerebbe infatti che Theodoli avesse dichiarato che l’Italia avesse l’intenzione di conquistare la Libia, dato che il bilanciamento nel Mediterraneo era stato disturbato dagli accordi franco-tedeschi sul Marocco545.

Il delegato italiano fu espulso sebbene il suo mandato scadesse il 1 marzo del 1913. In un primo momento la Camera di Commercio di Roma decise di rimandare la scelta del nuovo delegato fino a quella data, ma in un secondo momento decise di riconfermare Theodoli per altri 5 anni. Tale scelta fu presa nell’adunanza tenuta presso la Camera di Commercio di Roma il 29 marzo 1912. Essa infatti aveva “ritenuto di

confermare allo stesso Marchese Alberto Theodoli il mandato da lui fin qui lodevolmente disimpegnato”546. Tale scelta non fu in parte condivisa dall’Ambasciata d’Italia a Costantinopoli la quale, pensando ai diritti dei portatori italiani, era ben conscia che il Theodoli non sarebbe mai stato più accettato nel consiglio almeno fino al perdurare del conflitto. La mancanza del delegato italiano avrebbe infatti significato la mancanza della garanzia italiana per la tutela dei suoi interessi547. Le resistenze della Sublime Porta ed il prolungarsi dello stato di guerra impedirono al delegato italiano di tornare al consiglio del debito. Con lo scadere del conflitto l’Italia, per non fare un torto a Costantinopoli con cui si stavano avviando difficili e complicate trattative di pace, decise di nominare

544 SA, CII, DPO, da Theodoli a Tittoni, n°165/170, Costantinopoli 26 ottobre 1911.

545 Grange D.J., L’Italie et la Méditerranée, 1896-1911: les fondaments dùne politique ètragére, vol. I e II, École française de Rome, Roma, 1994.

546 ASDMAE, SPP, busta 470, da Tittoni al Marchese di San Giuliano, n°24971, Roma 30 marzo 1912. 547 ASDMAE, SPP, busta 470, da Garroni al Marchese di San Giuliano, n°250/132, Costantinopoli 30 giungo 1912.

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un nuovo delegato al consiglio del debito. Il 3 dicembre 1912 fu nominato come delegato Bernardino Nogara548.

Sebbene la questione dell’allontanamento potrebbe sembrare quantomeno logica, le carte di Alberto Theodoli ci dicono altro. Secondo il delegato italiano, dietro la sua espulsione ci sarebbe stato il presidente di allora del consiglio del debito, nonché delegato inglese, Adam Block549. In un dispaccio che Domizelli, il provvisorio sostituto di Theodoli, inviò allo stesso Marchese, emerge che il delegato inglese si fosse mostrato più che entusiasta della partenza del nobile italiano dal consiglio del debito

“[…] forse perché non ha più in Lei un ostacolo all’esecuzione di certi suoi progetti […]. Mi fu infatti riferito che ora egli si occupa in modo alacre, come forse mai fece, delle Saline, specialmente quelle di Focea [e ancora] è da sperare che gli altri delegati sapranno impedire e rifiuteranno il loro voto per qualsiasi cambiamento od innovazione in questo ramo del sale fino tanti che quegli a cui si deve il merito di avergli dato nuova e prospera vita, si trovasse assente [il Theodoli]. Questo solo fatto basterebbe a dimostrare come i Portatori italiani hanno motivo di protestare contro l’espulsione dal Debito Pubblico ottomano del loro Delegato in questo momento dove più che mai i loro interessi si trovano in repentaglio [ed osserva] l’animosità dimostrata dal Sig. Block contro il personale italiano del Debito da lei [Theodoli] fatto venire dall’Italia e del pericoli di vedere distolta l’influenza e la preponderanza italiana acquistate in queste saline per merito e per l’iniziativa del Delegato italiano e dei specialisti inviati dal nostro governo i quali seppero in un tempo relativamente breve riorganizzare e fare prosperare questo reddito che rimaneva prima latente ed inerte”550.

Da questo dispaccio emerge chiaramente che dietro l’azione del governo ottomano ci fosse la mano del presidente del consiglio del debito che vedeva nell’allontanamento del Theodoli la possibilità di estendere il controllo inglese sulle saline, il cui contributo sulle entrate delle rendite assegnate al CADPO, era solamente seconda al monopolio dei Tabacchi551. Il marchese Theodoli aveva infatti riorganizzato

548 Blaisdell D. Op. Cit., pp. 188-190.

549 Per dare un’idea dei collegamenti esisteti tra i delegati del DPO e la finanza privata, bisogna pensare che Adam Block fu oltre che delegato e presidente del DPO anche il direttore dell’Imperial Ottoman docks dell’arsenale di Costantinopoli (quello che era stato in possesso dell’Ansaldo come si vedrà nei successivi capitoli) e direttore della Naval Construction Company, in Parlamentary Archives, HC Deb, vol 65, cc1089- 90, 28 luglio 1914. A questo proposito gli inglesi raggiunsero quello che gli italiani non furono in grado di fare, cioè permettere l’emissione di un prestito per le commesse navali richieste. La Gran Bretagna, attraverso la Banca Nazionale di Turchia negoziò un prestito di £ 600,000 5 ½ emesso nel luglio del 1914, in BL, The Ottoman Public Debt and its administration, Op. Cit., p. 29.

550 Archivio Storico Banco di Roma (da qui in avanti ASBR), Serie Carte Theodoli, XII.4, busta 1 fasc. 2, da Domizelli a Theodoli, Costantinopoli 16 novembre 1911.

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una serie di siti per la produzione del sale – non solo a Focea – tra l’Anatolia ed i Balcani, permettendo al consiglio un maggiore incasso. A questo proposito, prima della guerra, Theodoli scrisse al ministro De Martino “Con grande difficoltà ho potuto […] far destinare

sulle coste dell’Albania il personale tecnico italiano; mentre se egli venisse a mancare, sarebbe immediatamente sostituito dall’Ing. Lawreski qui inviato dal governo austriaco e che io sono riuscito a destinare alla saline di Armenia”552. La presa del controllo italiano sulle saline era avvantaggiata dalla presenza dell’ing. Maurizio Basso, italiano, che era a capo della gestione delle saline per conto dell’amministrazione del DPO.

Emerge così come all’interno del consiglio del debito si consumavano delle vere e proprie gare di influenza tra le potenze per il controllo della produzione dei cespiti d’entrata, non solo per questioni di prestigio per l’impiego di personale nazionale, ma anche a vantaggio dell’industria e del commercio della nazione rappresentata “l’anno

scorso, grazie al concorso dell’Ing. Basso, io feci ordinare in Italia per più di 100 mila franchi di macchine e materiale, e molte ordinazioni anche più importanti devono seguire nello svolgimento dell’opera di riorganizzazione delle saline […]”553. Viene da sé che l’estromissione di Theodoli e degli italiani dal CADPO poteva rivelarsi un gran bel affare per chi ne avesse preso il posto, cosa che sembrava intenzionato a fare Adam Block a vantaggio degli interessi britannici. Inoltre, dall’allontanamento dell’elemento italiano ne trasse anche giovamento il delegato ottomano Djahid Bey, un influente membro del Comitato Unione e Progresso e proprietario del giornale Tanine promotore di un’accesa campagna anti-italiana.

“La mia assenza [scriveva Theodoli] fa purtroppo il gioco del delegato inglese che si mostra, anche in questa circostanza sleale e poco curante dei veri interessi del Debito Pubblico ottomano, giacché mi è stato riferito che occupandosi delle Saline avrebbe detto: c’est le moment maintenant de congédier tous les techniciens que le Marquis a fait venir d’Italie. J’ai l’intention de les remplacer par des anglais. Theodoli a rempli la Dette d’Italiens. Egli cerca di raccogliere il frutto da altri seminato […] collo scopo da parte del Block di rendersi ligio ai turchi ed aumentare l’influenza inglese a nostro danno”554.

552 SA, CII, DPO, da Theodoli a De Martino, n° 142/151, Costantinopoli 11 aprile 1911. Da tenere presente che nei Bilanci dei Redditi concessi ed incassati dal Debito Pubblico nell’anno 1909-10 il Sale dava una rendita di Lt 4.763,09 pari ai Bolli e secondo solamente alla Regia dei Tabacchi che incassava 40.250,24. 553 Ibidem.

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Per capire meglio il ruolo dell’ing. Basso all’interno dell’amministrazione del DPO è doveroso accennare brevemente alla divisione e alla struttura del lavoro all’interno