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L A CONDIZIONE FEMMINILE

2. Hegel: fu vera misoginia?

A ben guardare, Hegel scrive, in realtà, che la relazione e la differenza tra i sessi acquista il suo significato e la sua determinazione etica6 nella famiglia, e proprio una lettura attenta dei testi hegeliani dedicati alla famiglia7, ed in particolare al ruolo della donna nella comunità familiare, consente di cogliere come il filosofo tedesco ponga la questione dei diritti delle donne in una pro- spettiva di uguaglianza nella differenza.

Nella Fenomenologia dello Spirito, la famiglia riveste grande importanza in quanto natürli-

ches sittliches Gemeinwesen, cioè comunità etica naturale, e destinazione oggettiva dell’uomo. Nel-

necessario preludio alla successiva antropologia atea ispirata dal testo hegeliano. Nel 1933 Koyrè, in procinto di partire per il Cairo, propone a Kojève di sostituirlo nei suoi corsi. Kojève accetta e terrà dal 1933 al 1939 un seminario annuale sulla Fenomenologia dello Spirito. Gli appunti presi nel corso da Raymond Queneau costituiranno il materiale che sarà poi pubblicato, nel 1947, con il titolo di Introduction à la lecture de Hegel. Nelle mani di Kojève, giovane emigrato rus- so di trentun’anni, Hegel è stravolto: le sue lezioni diverranno celebri per intelligenza ed acume e il loro potere evocati- vo sarà una costante nei ricordi di coloro che vi assistettero.

5 Per Kojève, alla natura umana appartiene l’essere Signore o l’essere Servo: “La dialettica storica è la dialettica del Signore e del Servo”, dice il filosofo russo. Il riconoscimento del Signore, cioè dell’umanità dell’essere umano, pas- sa per lo scontro (la c.d. lotta antropogena) con l’altro. Infatti il conflitto determina un’evoluzione in cui “dapprima si renderà manifesto l’aspetto dell’ineguaglianza delle due Autocoscienze […]: l’una è entità riconosciuta, e l’altra entità riconoscente”. (cfr. A.KOJÈVE Lineamenti di Fenomenologia del Diritto, trad. it. a cura di R. D’Ettorre, Milano 1996,

p. 24).

6 Hegel non è stato il primo ad associare la differenza naturale dei sessi con differenze della disposizione etica: lo aveva per esempio già fatto Wilhelm Von Humboldt, nel suo scritto Sulla differenza dei sessi e sul suo influsso sulla natura organica, nel quale si sosteneva che la natura fisica componesse un unico grande tutto con la natura morale.

7 Nella trattazione hegeliana la famiglia, prima radice etica dello Stato, sta alla base della tripartizione dell’eti- cità. Essa presuppone il diritto e la moralità: perché il diritto astratto divenga vivente, l’individuo deve trovarsi in una comunità di cui sia membro. Essa ha, inoltre, il suo momento immediato nel matrimonio; il momento della scissione nell’esteriore esserci, la proprietà e i beni della famiglia; e il momento etico nell’educazione dei figli e nel suo sciogli- mento. Così il filosofo tedesco scrive nella prima sezione dell’eticità: “La famiglia intesa come la sostanzialità imme- diata dello spirito ha la di lui unità senziente sé, l’amore, per propria determinazione, così che la disposizione d’animo è di avere l’autocoscienza della propria individualità in questa unità come in una essenzialità essente in sé e per sé, per essere in essa non come una persona per sé, bensì come membro”. Cfr. G.W.F.HEGEL, Lineamenti di filosofia del dirit-

la famiglia, infatti, l’individualità dei suoi membri si riconosce dialetticamente nella relazione affet- tiva; ciascuno è parte della totalità di questa comunità naturale: “Queste personalità si congiungono, secondo la loro individualità esclusiva, in una sola persona; e l’intimità soggettiva, determinata co- me unità sostanziale, fa di questa riunione una relazione etica: il matrimonio. L’intimità sostanziale fa del matrimonio un legame indiviso delle persone e quindi matrimonio monogamico”8.

L’aspetto etico della famiglia consiste pertanto nella consapevolezza di quest’unità come di un fine sostanziale, il cui nucleo fondativo è il matrimonio che unisce due persone consenzienti, di sesso differente, che assumono il compito di perpetuare l’ordine sociale. I coniugi trovano soddisfa- zione e rinunciano ai loro interessi egoistici e personali a vantaggio della comunità familiare. Così facendo essi divengono membri di un’unica identità9.

La famiglia è, dunque, un principio antropologico. Essa non è cioè riducibile né a un mero da- to di consanguineità biologica, né ad una mera dimensione storico-culturale, ma di per sé appartiene alla struttura costitutiva dell’essere umano.

Ciò significa che è nella famiglia e attraverso la famiglia che l’individuo acquisisce, instaura e porta a compimento la propria identità personale, che è identità relazionale.

Di fatto, nell’unione maritale, “l’unità naturale dei due sessi si trasforma in unità spirituale, in amore cosciente”, e la famiglia, che è in realtà un modo d’essere immediato dell’esistenza colletti- va, supera la prospettiva del contratto liberale.

La forma contrattuale10 non è, infatti, adeguata a pensare il rapporto matrimoniale, che istitui- sce la famiglia, poiché si riferisce a singoli individui, sulla base di una già avvenuta costituzione dell’intersoggettività: “Il contratto presuppone che coloro che vi intervengono si riconoscano come persone e proprietari; poiché esso è un rapporto dello spirito oggettivo, il momento del riconosci- mento è già in esso contenuto e presupposto”11.

Hegel è consapevole che la concezione contrattualistica del matrimonio è stata anche un capo- saldo della battaglia illuministica contro la giurisdizione ecclesiastica, ma non per questo l’accetta: “Il matrimonio non è un contratto giuridico o civile. Si è considerata una veduta più alta, propria del nostro tempo, che si tratti il matrimonio come un contratto civile e lo si sottragga alla chiesa. Il ma- trimonio può essere un contratto ecclesiastico in quanto rapporto etico, nel quale l’individuo rinun- cia al suo arbitrio e si pone come scopo l’unità”12.

Il rapporto tra coniugi dunque non si basa semplicemente sull’istinto sessuale naturale che spinge un uomo e una donna ad accoppiarsi per riprodursi, ma trova il suo fondamento nell’amore cosciente. Non si parla della passione romantica, che origina tentazioni assolute, né dell’amore pla- tonico; l’amore hegeliano, pur ricco di sentimento, si sviluppa nella relazione coniugale.

L’eros platonico è infatti relazione unidirezionale tra un amante e un amato, che restano ben lungi dal confondersi in un unico essere. Al contrario, la figura moderna dell’amore implica per Hegel uguaglianza e reciprocità: quindi essa può incarnarsi solo tra amanti uguali e diversi (uguali

8 Cfr. G.W.F. HEGEL, Lineamenti di filosofia del diritto, cit., pp. 463-464

9 Il vero legame familiare è fondato sull’unità personale “Il primo momento dell’amore è che io non voglio esse- re una persona autonoma per me e che, se fossi tale, mi sentirei manchevole e incompiuto. Il secondo momento è che io guadagno me stesso in un’altra persona, che io valgo in essa ciò che essa, a sua volta, consegue in me”. Cfr. Lineamenti di filosofia del diritto, cit., § 161.

10 Hegel critica apertamente la definizione kantiana del matrimonio come contratto per l’uso delle facoltà sessua- li: la “cosalità” di tale possesso, che Kant voleva esprimere in quell’aspra formulazione, è esclusa dalla dottrina hege- liana.

11 G.W.F.HEGEL, Fenomenologia dello Spirito, cit., p. 72. 12 Ivi,p. 98 e p. 99.

in potenza, diversi nei caratteri), come lo sono l’uomo e la donna. Uguali e diversi, perché la loro polarità è una differenziazione interna del genere. La spinta dell’amore al reciproco arricchimento è identificata con la sua vocazione alla unione della molteplicità. Il culmine di questo processo di uni- ficazione delle differenze è l’unione sessuale. Qui la separazione tra uomo e donna viene del tutto vinta, perché il principio di individuazione cede, consentendo agli amanti di superare i confini del proprio io13.

La procreazione, questo atto divino, è il compiuto e durevole superamento della separabilità dei generi.