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I cambiamenti sociali, economici e politici in Cina

2.2 La migrazione aperta (1978 – oggi)

2.2.1 I cambiamenti sociali, economici e politici in Cina

Nell’anno 1976, in cui morì Mao Zedong, finì anche la Rivoluzione Culturale che portò alla società cinese dieci anni di disordine.

Il Terzo Plenum dell’XI Comitato Centrale (Zhonggong shiyijie sanzhong quanhui 中共十一届三中全会) del 1978 segnò la salita al potere di Deng Xiaoping181, il capo della seconda generazione di leader. Il Terzo Plenum ha lanciato la demaoizzazione, mirando a abolire il culto della personalità e a cancellare gli errori e i crimini dell’epoca di Mao. Inoltre, al Terzo Plenum la leadership della seconda generazione si è resa consapevole della necessità di adottare nuove politiche per sostenere l’economia e la società cinese. L’obiettivo era quello di promuovere le “Quattro Modernizzazioni” nei settori dell’agricoltura, dell’industria, della difesa e della scienza/tecnologia. La componente principale della Riforma era la “Open Door Policy”, ossia l’apertura agli scambi di beni, tecnologie e investimenti con altri paesi. Lo scopo principale di tale politica è l’accesso a capitali e conoscenze in grado di supportare il raggiungimento degli obiettivi di sviluppo economico, industriale e sociale. La “Open Door Policy” è stata avviata in modo concreto con l’approvazione di alcune misure tese a porre le condizioni per la collaborazione produttiva e commerciale con imprese estere.182

Nel 1979 è stato approvato il piano per istituire le Zone a Economia Speciale (jingji tequ 经济特区) nelle aree di Shenzhen, Zhuhai, Shantou e Xiamen; nello stesso

181 Deng Xiaoping (1904-1997), ricoprì ruoli direttivi nel Partito Comunista Cinese (PCC) a più riprese nel corso dell'era di Mao Zedong e diresse de facto la Cina dal 1978 al 1992. Fu considerato ufficialmente “il capo architetto della riforma economica e della modernizzazione socialista della Cina. Cfr. enciclopedia online http://ecph.cnki.net/.

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anno viene promulgata la Joint-Venture Law per consentire l’avvio di iniziative produttive congiunte fra imprese cinesi e imprese estere, percepite come fonti primarie di risorse finanziarie e soprattutto tecnologiche. Nel 1984 vengono individuate 14 città costiere da aprire agli scambi con l’estero (tra queste 14 città, c’era Wenzhou, terra d’origine principale degli immigrati cinesi in Europa).183 L’idea dell’istituzione delle Zone a Economia Speciale e dell’apertura delle città costiere era, secondo le parole di Deng, di consentire che qualcuno diventasse ricco prima degli altri e poi aiutasse (gli

altri) a fare altrettanto.

Nell’ottobre del 1992, nel corso del XIV Congresso del Partito Comunista Cinese (Zhongguo gongchandang dishisici quanguo daibiao dahui 中国共产党第十四次全国 代表大会), in seguito al viaggio di forte significato simbolico che Deng Xiaoping effettua nel sud della Cina nel gennaio-febbraio 1992, durante il quale enuncia le tesi sulla riconferma della politica “Riforma e Apertura” e sulla costruzione del socialismo alla cinese, viene ufficializzato il concetto dell’economia socialista di mercato. Questo concetto ha restituito fiducia agli imprenditori cinesi e agli investitori stranieri.184 Il boom economico delle regioni situate nel sud della Cina, tradizionalmente fonte di emigrazione, ha beneficiato dalla politica favorevole agli investimenti stranieri deliberata al XIV Congresso del PCC.

La politica “Riforma e Apertura” ha giocato un ruolo primario negli ultimi trent’anni di sviluppo “ad alta velocità”. Ha costituito una base di principi politici ed economici per le successive riforme, ha concesso ai cinesi l’opportunità di andare all’estero e con ciò alla Cina di beneficiare degli scambi, in tutti i campi, con altri paesi. Con la linea di apertura, le migrazioni internazionali sono diventate via via migrazioni libere e individuali.

183 Pagano A., Musso F., La Cina: percorsi di sviluppo fra liberalizzazione dei mercati e controllo

dell’economia, in Musso F. Bartolucci, F. e Pagano A., Competere e radicarsi in Cina – Aspetti strategici e operativi, FrancoAngeli, Milano, 2005, pp.17-18.

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Tesi di Dottorato in Scienze Sociali - Università degli Studi di Sassari 107 2) Quattro riforme rilevanti sotto la linea della Politica “Riforma e Apertura”

L’obiettivo principale della Politica “Riforma e Apertura” del 1978 è stato trasformare l’economia pianificata dell’epoca di Mao nell’economia di mercato dell’epoca di Deng, interrompendo quindi il sistema di egualitarismo185, incoraggiando il sistema di concorrenza e sostenendo lo sviluppo della società cinese. Sotto la guida di “Riforma e Apertura”, nel periodo che va dalla fine degli anni ‘80 alla seconda metà degli anni ‘90, il governo cinese ha portato avanti quattro riforme riguardanti imprese statali, abitazione, sanità e aspetti giuridici. Queste riforme hanno prodotto mutamenti profondi nella società cinese.

Fino all’anno 1980, le imprese statali (state owned enterpries) rappresentavano il 75,98% della produzione industriale complessiva della Cina e le imprese collettive (collectively owned enterprises) il 23,54%. Per contro i settori non pubblici (imprese private e imprese di altri tipi di proprietà tipo le joint ventures) costituivano solo lo 0,49%.186 Dunque quando al fine di trasformare l’economia pianificata in economia del mercato, è stata avviata la politica “Riforma e Apertura”, l’assetto della proprietà e i rapporti di lavoro ad essa pertinenti sono diventati l’oggetto primario dell’intervento. La riforma delle imprese statali si è articolata in tre fasi: 1978-1984 fase di decentralizzazione, finalizzata a collocare le imprese statali in un sistema di autogestione e autofinanziamento; 1985-1992 fase di separazione, finalizzata a separare la gestione delle imprese dalla proprietà del governo; dal 1993, fase volta a costruire imprese moderne.187

Fino agli anni ‘93-95, più del 40% delle imprese statali era in deficit. Per cambiare

185 Nell’epoca dell’economia pianificata, modello sovietico, il governo vincolava le scelte dell'intero sistema economico, stabilendo di quali e quante risorse dovessero disporre le singole unità produttive, cosa dovessero produrre e come dovessero impiegare i beni e i servizi prodotti.

186 Zhou Y. X., Nelson Chow W. S., Xu Y. B., Socialist welfare in a market economy: Social Security

Reforms in Guangzhou, China, Ashgate Pubblishing, Aldershot, 2001.

187 Chen Xiaohong 陈小红, Zhongguo dalu guoqi gaige chengzhen xiagang zhigong de zaijiuye yu shehui

baozhang tixijian guanxi de shehuixue kaocha 中国大陆国企改革城镇下岗职工的再就业与社会保 障体系间关系的社会学考察(Studio sociologico sulla relazione tra ri-inserimento dei lavoratori licenziati urbani e il sistema della garanzia sociale in seguito alla riforma delle imprese statali in continente cinese), Rapporto del 1°anno, Guoli Zhengzhi Daxue, Taibei, 2001, pp.4-6.

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questa situazione, il governo cinese ha portato avanti con decisione la riforma delle imprese statali in base al principio guida di “mantenere le grandi imprese e liberare le imprese di piccola-media dimensione”(“zhuada fangxiao”抓大放小). Nella sostanza la riforma è consistita nel separare le imprese statali dal governo e la gestione dalla proprietà. In pratica le misure adottate consistevano nel destatalizzare le imprese statali, eliminare il personale incapace e creare imprese capaci di essere vitali nel sistema di mercato. L’eccedenza del personale era infatti uno dei principali problemi delle imprese statali. Nel 1993 si è osservato per la prima volta il fenomeno del declassamento degli impiegati (xiagang zhigong 下 岗 职 工 ) che, pur mantenendo nominalmente l’appartenenza all’unità di lavoro, non potevano più ritirare la retribuzione mensile. Con l’avanzare della riforma, la dimensione del fenomeno del declassamento o licenziamento si è estesa e ha toccato il culmine nel 1998. In tale anno la percentuale di imprese statali è scesa al 28,24% dell’economia industriale urbana, mentre la percentuale delle imprese collettive e delle imprese private è salita rispettivamente al 38,41% e 40%.188 Dal 1998 al 2002 26.100.000 persone hanno perso il loro posto di lavoro nelle imprese statali.189

Il taglio del personale è stato attuato in modo feroce, gli impiegati licenziati avevano un’età compresa tra i quaranta ed i cinquant’anni e le regioni principalmente coinvolte nell’ondata di licenziamenti sono state quelle del nord-est della Cina, dove l’industria pesante (grandi fabbriche e imprese statali) dominava l’economia locale. In seguito a questa riforma, la disoccupazione è diventata un problema sociale poiché coinvolgeva non solo gli impiegati licenziati ma anche la vita delle loro famiglie (mantenimento familiare, istruzione dei figli, assistenza sanitaria, pensione e altre garanzie sociali sono di fatto basate sempre sul rapporto di lavoro). Il nord-est della Cina è dunque diventato una nuova terra di emigrazione.

188 Wu Xiaobo 吴晓波 , Jidang sanshinian: Zhongguo qiye 1978-2008 激荡三十 年 : 中国 企业 1978-2008 (I trent’anni nelle ondate), Zhongxin Chubanshe, Beijing, 2007, p.114.

189 www.mohrss.gov.cn, sito ufficiale di Ministry of Human Resources and Social Security of the P.R.China.

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Altre riforme riguardanti le politiche abitative, la sanità e il sistema pensionistico sono strettamente legate alla riforma delle imprese statali. Infatti gli impiegati di tali imprese godevano di garanzie relative a pensione, assistenza sanitaria e abitazione precluse ai lavoratori delle imprese private e ai contadini. Il Documento n.23 del 1998, ponendo fine al sistema dell’assegnazione delle case che aveva funzionato per più di quarant’anni come una parte del welfare per i funzionari delle autorità e gli impiegati delle imprese statali, ha segnato una svolta importante nella storia immobiliare cinese. Durante la riforma delle politiche abitative, il governo cinese ha perseguito il sistema della monetizzazione dell’assegnazione delle case (zhufang feipei huobihua 住房分配货 币化) in base all’anzianità - passaggio della commercializzazione immobiliare – in modo che i funzionari e gli impiegati delle imprese statali potessero acquisire dietro pagamento la proprietà della casa in cui stavano abitando. 190 Con la fine dell’assegnazione delle case e l’avvio della commercializzazione immobiliare, i prezzi delle case sono aumentati di anno in anno e comprare casa è diventata una delle spese più rilevanti dei cinesi.

La riforma sanitaria è stata avviata in seguito alla riforma delle imprese statali e collettive. Le spese sanitarie non sono state più sostenute dalle imprese statali.

Gli impiegati urbani che avevano forme di contratto che comprendevano l’assicurazione sanitaria, potevano richiedere una percentuale di rimborso sulle spese sanitarie, ma negli anni ‘90 e 2000, a causa della privatizzazione della sanità, le spese delle cure sanitarie e i prezzi delle medicine sono notevolmente aumentati e un’alta percentuale delle spese sanitarie è stata posta a carico degli impiegati urbani. Nelle campagne, dove la maggior parte delle imprese collettive è stata venduta, il sistema sanitario cooperativo si è disgregato e gli abitanti rurali si sono ritrovati a dover pagare tutte le spese sanitarie. Il ricovero ospedaliero è diventato un trauma per i cinesi.

190 Cfr. Chen Xiaohong 陈小红, Zhongguo dalu guoqi gaige chengzhen xiagang zhigong de zaijiuye yu

shehui baozhang tixijian guanxi de shehuixue kaocha 中国大陆国企改革城镇下岗职工的再就业与 社 会 保 障 体 系 间 关 系 的 社 会 学 考 察(Studio sociologico sulla relazione tra ri-inserimento dei lavoratori licenziati urbani e il sistema della garanzia sociale in seguito alla riforma delle imprese statali in continente cinese), op.cit., pp.6-11.

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Il dibattito degli ultimi anni sull’invecchiamento della Cina ha suscitato la preoccupazione sulla sostenibilità del pagamento della pensione nel futuro. Anche il problema delle pensioni è dovuto alla riforma delle imprese statali. Prima della riforma, la pensione era a carico dello Stato. Successivamente il sistema pensionistico è stato diviso in due binari: la pensione dei funzionari delle autorità è rimasta ancora a carico dello Stato, mentre quella degli impiegati di imprese (ex imprese statali e imprese di altri tipi) è stata incorporata nel sistema della previdenza sociale che è imperniata sul principio della combinazione tra coordinamento sociale e fondo individuale191. Però nell’attuazione pratica del nuovo sistema, lo Stato non ha recuperato i fondi individuali in base alla loro anzianità e dunque esiste un grande deficit per il pagamento delle pensioni. In altri termini, per coloro che sono andati in pensione prima della riforma e per quelli che sono andati in pensione negli ultimi anni, la pensione viene pagata dalle persone che stanno lavorando e non dal fondo individuale dei pensionati.

Inoltre vi è una grande differenza tra la pensione dei funzionari e quella degli impiegati normali. Il Libro verde della previdenza sociale (2012) e l’Indagine sulla

ridistribuzione dei redditi previdenziali sociali della Cina (2011-2012), rivelano che il

75,4% dei pensionati delle imprese ha una pensione mensile non superiore a 2.000 RMB, mentre il 92,3% dei pensionati dello Stato beneficia di una pensione superiore a 4000 RMB. Tra gli intervistati, nell’agosto del 2011, la più bassa pensione percepita era pari a 200 RMB e la più alta era pari 10.000 RMB: quest’ultima era pari a 50 volte la prima.192

191 Il sistema della previdenza sociale comprende queste parti: pensione, cura sanitaria, infortunio, maternità, disoccupazione e abitazione. Per gli impiegati di imprese a contratto formale, viene trattenuto il 8% dalla retribuzione mensile per il fondo pensione, il 2% per il fondo individuale sanitario, il 1% per il fondo di disoccupazione e il 8% per il fondo individuale di abitazione mentre l’impresa dove lavora l’impiegato versa il 21% per il fondo di pensione, il 9% per il fondo individuale sanitario, il 2% per il fondo individuale di disoccupazione, il 0,5% per l’infortunio, il 0.8% per la maternità, e il 8% per il fondo individuale di abitazione. Le proporzioni del versamento sui fondi di previdenza che sono indicate come sopra si riferiscono agli impiegati di imprese esclusi i funzionari a carico di Stato, i lavoratori urbani che non hanno unità di lavoro o i datori di lavoro non offrono contratti formali. Per questi ultimi come i disoccupati devono versare il 100% rispettivamente per la pensione e la cura sanitaria se vogliono attivare il proprio fondo. Cfr. http://www.cnss.cn e http://news.xinhuanet.com. 192 CSSN, Libro verde della previdenza sociale – Rapporto sullo sviluppo della previdenza sociale cinese

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In breve, la politica “Riforma e Apertura” è definita come base delle politiche nazionali finalizzate all’obiettivo di costruire il Socialismo alla cinese. In effetti è quasi un esperimento, è come se il governo cinese avesse cercato di “attraversare il fiume sentendo le pietre nel fiume” (ovvero procedendo a tentoni). In altri termini la Cina non ha avuto né all’interno né all’esterno, esperienze da poter prendere come riferimento. Con questa politica la Cina ha ottenuto un forte sviluppo negli ultimi trent’anni; la rapida crescita economica ha notevolmente ridotto la povertà nella Cina urbana così come nelle regioni rurali; la vita dei cinesi è migliorata radicalmente. Tuttavia, nel corso della riforma, in particolare nei suoi primi vent’anni, le politiche basate sulla “Riforma e Apertura” sono state applicate in modo imprudente; il sistema giuridico, che non ha seguito i passi della riforma, si è rivelato imperfetto; i controlli e la sorveglianza delle autorità competenti sono stati deboli, funzionari di alto livello hanno goduto di un grande potere.

Tutto ciò ha comportato risultati negativi nell’applicazione della riforma. Nella riforma delle imprese statali una grande parte di beni patrimoniali dello stato si è trasformata in beni privati di ex-capi delle imprese statali. Questi sono diventati i primi ricchi dopo l’avvio della politica “Riforma e Apertura”. Non si può negare il fatto che tra i primi beneficiari di questa politica, oltre ai più sensibili al cambiamento politico e quindi bravi a cogliere le opportunità, ci siano anche quelli che avevano certe relazioni con le autorità. Le masse cinesi invece hanno dovuto affrontare nuovi problemi relativi all’aumento del costo della vita, dei prezzi immobiliari, delle cure sanitarie, dell’istruzione e così via.

Insomma le riforme economiche hanno aumentato drammaticamente le disuguaglianze all'interno della Cina, tra aree rurali e aree urbane, tra regioni costiere e regioni interne, tra poveri e ricchi. Hanno accentuato la tendenza alla bipolarizzazione

Kexue Wenxian Chubanshe, Beijing, 2013. L’indagine sulla ridistribuzione dei redditi previdenziali sociali della Cina è stata condotta nella Regione autonoma di Neimenggu, Provincia del Henan, Provincia del Fujian, Municipalità di Chongqing, Provincia del Shanxi e ha raccolto 2.151 questionari efficaci.

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che è diventata sempre più evidente. Il coefficiente di Gini della Cina è stato stimato superiore a 0.45, paragonabile quindi ad alcuni paesi dell'America Latina e degli Stati Uniti.193