L’INNOVAZIONE MEDIATA VERSO UN APPROCCIO SISTEMICO ALLA “SCIENZA NEI MEDIA”
4.2 I MODELLI DELLA CONTINUITÀ UNA SECONDA VALUTAZIONE
Un sociologo particolarmente attento al ruolo dei media nel discorso pubblico sulla scienza, Massimiano Bucchi, propone una significativa implementazione del modello della continuità (Bucchi 2000; 2002). Nel corso del secondo capitolo la sua posizione è stata presentata in relazione al modello tradizionale (deficit model o standard model of scientific communication), in questo paragrafo riprenderemo solamente gli
elementi di base per discuterli in relazione ai nostri obiettivi.
Per lo studioso italiano, quando parliamo di comunicazione pubblica della scienza ci possiamo riferire a due percorsi differenti (Bucchi 2002):
• una traiettoria di routine, consensuale, non problematica, adeguatamente descritta dal “modello della continuità”: nonostante le sue connotazioni ideologiche, “divulgazione” è un termine sufficientemente appropriato per questo processo
• una traiettoria alternativa, rappresentata dai processi di “deviazione” verso il pubblico, in cui la comunicazione assume una rilevanza maggiore nei
confronti del dibattito scientifico. Nella figura 4.1, la deviazione può essere graficamente rappresentata da una freccia che parte dallo stadio
intraspecialistico, salta gli altri step e raggiunge l'ultimo livello. Nei casi di deviazione è possibile un feedback tra i due estremi del modello: ciò che accade a livello pubblico può avere conseguenze nel core set della scienza.
Durante la traiettoria della divulgazione, il risultato del processo comunicativo è relativamente scontato; si tratta di un discorso essenzialmente celebrativo che
contribuisce a rafforzare la certezza della conoscenza scientifica. Al contrario, quando avviene la deviazione verso il livello pubblico non è possibile determinare a priori quale sarà il risultato della comunicazione (Id.) Da un punto di vista formale, quando
la modalità di divulgazione è attivata, i problemi tecnoscientifici vengono
frequentemente inseriti in spazi mediali esplicitamente ad essi dedicati (inserti, pagine ad hoc, telegiornali “specializzati” come “Tg Leonardo”): “la stessa presenza entro tali frame mediali costituisce un elemento di legittimazione dei contenuti scientifici, contribuendo ad accreditarli” (Id. p.149). Nel percorso contrario, invece, i temi appaiono più frequentemente in contesti mediali generici quali le sezioni di cronaca dei quotidiani o i notiziari televisivi.
Fig 4.1 Modello della continuità (Fonte: Bucchi, 2000)
Non si vuole negare la validità euristica della proposta di Bucchi che ha ispirato feconde analisi di casi di deviazione. Lo studio dei processi di deviazione costituisce una opportunità per identificare la pluralità dei luoghi di produzione e riproduzione della conoscenza scientifica, includendo gli attori esclusi a priori dalla concezione canonica: i media ed il pubblico. La nostra idea di partenza, piuttosto, propone la non riducibilità delle traiettorie comunicative, per quanto riguarda le “tecnologie
emergenti”, alle due modalità identificate dallo studioso italiano. In altre parole, il modello di Bucchi non valorizza appieno la “complessità comunicativa” che
caratterizza un’innovazione tecnologica durante il suo processo di costruzione come issue di pubblica rilevanza. Possiamo utilizzare questo schema per tracciare le dinamiche della comunicazione scientifica in quanto tale, ovvero quel processo di circolazione della conoscenza all'interno della comunità esperta e tra questa ed il pubblico dei profani, ma non le interazioni dei gruppi sociali interessati ad una
determinata innovazione all’interno della sfera dei media. Nel nostro case study, ad esempio, abbiamo incontrato forme comunicative inquadrabili come “divulgative” (articoli scritti da scienziati, report di esperimenti etc.) intrecciate ad interessi,
“visioni”, scenari (futuribili o realistici) espressione dei network che si affrontano per la stabilizzazione interpretativa delle nanotecnologie. Le stesse posizioni degli
scienziati somigliano a giudizi di valore ed indicazioni di “futuri possibili” piuttosto che a pratiche espositive ordinarie nel contesto della comunicazione di massa
(divulgazione). L'innovazione tecnologica nei media viene discussa con una intensità maggiore o minore secondo determinate circostanze, non semplicemente “divulgata” dagli esperti o da altri attori sociali.
Quando un problema scientifico viene spinto in un'arena pubblica, perde almeno in parte quello status speciale di cui potrebbe ancora godere all'interno delle cornici di divulgazione, come le riviste di divulgazione scientifica o le sezioni scientifiche dei giornali. Può ad esempio divenire oggetto di processi di concatenazioni di problemi o sperimentare cicli di vita come qualsiasi altro tema di interesse pubblico, le posizioni scientifiche potrebbero alla fine essere assimilate a prese di posizione politiche e giudizi di valore. Inoltre, la sua manipolazione, così come la sua
incorporazione nella arena pubblica, sarà presumibilmente compiuta, anche da attori esterni alla comunità scientifica quali giornalisti policy makers, esponenti di movimenti ed associazioni (Id.
pp.150-151).
I fenomeni che avvengono durante la “deviazione” in parte stanno già caratterizzando per le nanotecnologie. Allo stesso tempo, nel nostro lavoro, sono emersi elementi riassumibili sotto l'etichetta “divulgazione”. La maggior parte delle notizie sono ospitate nella pagine scientifiche o negli inserti ad hoc, il tono generale della copertura contribuisce a rafforzare la certezza e la solidità dell'oggetto tecnologico legittimando il sapere scientifico come fonte unica ed autorevole per discutere l'innovazione. Le nanotecnologie, quindi, possono essere considerate un caso “deviante” nella comunicazione pubblica della scienza, oppure seguono una
traiettoria standard? La domanda acquista meno valore se posta da un punto di vista diverso rispetto ai modelli di comunicazione scientifica. L'approccio della
“continuità” inaugurato da Cloitre e Shinn (1985), sembra presupporre che la
negoziazione del significato di una teoria scientifica o di un artefatto tecnico, a livello pubblico, avvenga esclusivamente per effetto della “deviazione” .
della rivoluzione rispetto alla scienza normale. Esiste infatti una tensione all'interno della
comunità scientifica tra l'istituzionalizzazione della deviazione da un lato, cioè il suo assorbimento nella pratica espositiva ordinaria (divulgazione) per impedirne l'abuso incontrollato e invece la sua difesa come una specie di uscita di emergenza per situazioni specifiche, così come una fonte potenziale di mutamento e innovazione scientifica (Id. pp.152-152)
Una “tecnologia emergente”, invece, per essere considerata “innovativa” deve mobilitare una platea più vasta possibile. Il coinvolgimento della sfera dei media può avvenire non solo per iniziativa degli esperti ma anche grazie all'azione di altri “gruppi sociali rilevanti”. Come hanno notato Gamson e Modigliani, i mezzi di comunicazione di massa giocano un ruolo importante, nella “negoziazione sociale” dell’innovazione, fornendo un “palcoscenico” condiviso agli attori interessati (Gamson e Modigliani,1989). I media, uno dei forum principali dove si costruisce il discorso pubblico, assumono un ruolo più diversificato, rispetto al modello di Bucchi, perché contribuiscono a formare quel “mondo sociale distintivo” ai confini dei
“sistemi esperti”, dove l'innovazione viene continuamente elaborata (Hilgartner e Lewenstein, 2004). In questo contesto, forme plurali di comunicazione pubblica della scienza si intrecciano, gli attori/alleati che concorrono a conferire all'oggetto tecnico l'accento di fattualità di cui ha bisogno per consolidarsi, forniscono specifici
“pacchetti interpretativi” (interpretative media packages nella terminologia di Gamson e Modigliani) con l'obiettivo di mobilitare ulteriore supporto per la tesi proposta. Il focus si deve spostare, quindi, dalla dialettica divulgazione-deviazione ad un approccio sistemico che si orienti a comprendere come l'oggetto tecnico venga discusso e rielaborato nella sfera pubblica, intesa come un complesso di ambienti sociali differenti in sinergia e competizione. Soltanto attraverso questo slittamento dal punto di vista analitico si può tentare di isolare il ruolo dei media nella diffusione dell'innovazione tecnologia. Di conseguenza, se guardiamo alla “scienza e tecnologia in pubblico” (nel nostro caso le nanotecnologie) come il risultato dell'azione di forze sociali differenti in contesti molteplici, dobbiamo volgere lo sguardo verso un modello integrato di sviluppo delle issue mediali (model of mediated issue development).