Prospettive di analisi dell’innovazione tecnologica nello spazio pubblico
4 Livello popolare I due autori lo identificano con la “scienza nei media” (science in the media): la stampa quotidiana, i documentari scientific
2.2 LA MEDIATIZZAZIONE DELLA SCIENZA L’INNOVAZIONE COME ALLEANZA DI ATTORI ETEROGENE
La comunicazione della scienza verso il pubblico non rappresenta qualcosa di fondamentalmente nuovo, una caratteristica delle odierne società altamente mediatizzate. Già nelle fase di istituzionalizzazione della impresa scientifica, tra il 1700 ed il 1800, la comunità degli esperti utilizzava vari strumenti di comunicazione per divulgare le scoperte o per mobilitare risorse eterogenee a favore del campo scientifico. La novità risiede, piuttosto, nella forma e nell’intensità della sempre più stretta connessione tra la scienza ed il contesto sociale in cui opera e nel ruolo dei media nello strutturare questo legame. Il fenomeno di cui stiamo parlando può essere chiamato “collegamento scienza-media” (science and media coupling,
Weingart,1998), la base della tesi della “mediatizzazione della scienza”. A causa dell’importanza dei media nel formare l’opinione pubblica e della crescente dipendenza da risorse scarse (finanziamenti, sostegno pubblico alla ricerca,
legittimazione sociale etc), la scienza ha sempre più bisogno della costante attenzione dei mezzi di comunicazione di massa (Id). In questa prospettiva di analisi emerge la consapevolezza di un legame organico tra scienza, media e opinione pubblica che coinvolge svariati attori e contesti sociali con un grado di “complessità comunicativa” diverso in base all’importanza dei temi e degli interessi in gioco. La scienza si
affaccia alla ribalta dei media non tanto per divulgare i contenuti e gli artefatti prodotti nel suo ambito, ma per cercare il consenso dell’opinione pubblica e l’appoggio di influenti gruppi sociali.
Weingart individua tre fenomeni principali di questo processo:
1 la presentazione nei media di scoperte non ancora sedimentate o ritenute “certe”. Si tratta della deviazione verso il livello pubblico già evidenziata da Cloitre e Shinn.
2 la presenza degli scienziati, in qualità di esperti, nella discussione pubblica su temi di rilevanza collettiva e l’impatto crescente della logica dei media sulle dinamiche interne al campo scientifico.
3 La sovrapposizione e interrelazione tra il discorso politico, scientifico e mediale.
Nella prospettiva delineata dall’autore, l’attenzione si sposta dallo studio della comunicazione scientifica in quanto tale, all’analisi dei temi tecnoscientifici nella sfera dei media. Tale orientamento comporta l’aumento della complessità del quadro
di analisi, per l’inclusione di elementi non previsti dal modello standard e trascurati dallo schema della continuità.
Quando gli esperti partecipano al “discorso pubblico” sono coinvolti, in cooperazione od in contrapposizione ad altri attori, ad una sorta di “gara” per ottenere l’attenzione dell’opinione pubblica. Nell’arena dei media si incontrano e scontrano diversi
interessi difesi da “portavoce” che tentano di diffondere la loro interpretazione di una particolare teoria o artefatto tecnico, cercando la complicità e l’appoggio dei
professionisti dell’informazione (Berkowitz 1992). La agency nella relazione media- scienza-pubblico si estende a tutti e tre i soggetti del modello standard fino a
comprendere le istituzioni,gli attori politici, i movimenti dei cittadini ed il mondo industriale. I media giocano un ruolo molto più attivo rispetto alla concezione canonica, lungi da essere dei semplici veicoli di informazione scientifica, rappresentano sia il territorio dove le tematiche tecniche vengono discusse pubblicamente, sia uno dei soggetti più attivi (Weingart 1998).
È facile constatare quanto nella proposta di Weingart ci sia l’influenza, pur non direttamente esplicitata, della riflessione sulla trasformazione strutturale della sfera pubblica nelle società occidentali e sul ruolo dei media in questo processo epocale. Thompson (1998), riprendendo il concetto habermasiano di “sfera pubblica”, propone una “teoria sociale dei media”, ovvero interessata a comprendere l’impatto dei mezzi di comunicazione sulla società. Secondo il sociologo britannico l’effetto della
comunicazione mediale è di tipo strutturale, la creazione di nuovi tipi di “azione e interazione e nuove forme di relazioni sociali, tipi e forme profondamente differenti dal genere di interazione che hanno dominato buona parte della storia dell’umanità” (Id. p.121). Per esaminare i diversi tipi di relazione sociale resi possibili dall'uso dei mezzi di comunicazione, l’autore propone una distinzione tra tre tipologie:
• L'interazione faccia a faccia. Avviene in un contesto di compresenza (in cui è condiviso un comune sistema di riferimento spazio-temporale) ed assume la caratteristica della dialogicità.
• L’interazione mediata (ad esempio attraverso il telefono). Si svolge con l'ausilio di un mezzo tecnico, tra individui lontani nello spazio e/o nel tempo, limitando la serie di indirizzi simbolici a disposizione dei partecipanti.
• La quasi interazione mediata (tipica dei mezzi come la stampa e la
nello spazio e/o nel tempo, secondo un flusso di comunicazione
unidirezionale, rivolto a un insieme di riceventi potenzialmente indefinito. Sia nell’ambito pubblico che privato, quindi, si istaurano nuove relazioni
comunicative non più legate alla compresenza nello spazio e nel tempo, tipica delle interazioni faccia a faccia. L’interazione mediata e, soprattutto, la quasi interazione mediata favoriscono la nascita di una nuova visibilità pubblica, una “simultaneità despazializzata” che consente agli individui di accedere a forme simboliche e ad esperienze radicalmente diverse.
Con lo sviluppo dei nuovi mezzi di comunicazione, ad iniziare dalla stampa, ma tenendo conto anche delle forme più recenti di comunicazione elettronica, la notorietà o pubblicità si è separata dall’idea di conversazione dialogica in un luogo condiviso. Ha perso il suo ancoraggio nello spazio ed è diventata non dialogica, legandosi in misura maggiore al tipo particolare di visibilità prodotto da, e accessibile grazie ai media (id. pp 185-186).
L’avvento di media come la stampa e la televisione hanno strutturato una nuovo tipo di sfera pubblica, profondamente diversa dal modello classico descritto da Habermas. L’idea di una vita pubblica in uno spazio comune è stata sostituita dalla separazione della visibilità di azioni ed eventi dalla condivisione spazio-temporale. Thompson parla di “sfera pubblica mediata” per sottolineare il ruolo decisivo dei media nel costituire la ribalta dove avvengono la gran parte delle relazioni tra gli attori che formano il discorso pubblico nelle società contemporanee.
Seguendo l’analisi del sociologo britannico, la tesi della “mediatizzazione della scienza” ha importanti risvolti teorici ed empirici. I media, da canali di
intermediazione tra la scienza ed il pubblico, diventano una delle arene pubbliche dove gli attori si incontrano/scontrano nei termini di una interazione competitiva, prevalentemente orientata dalla comunicazione, che ha come finalità la definizione collettiva di una teoria o di un artefatto tecnologico. La mobilitazione di gruppi sociali e risorse simboliche eterogenee crea alleanze e conflitti per costruire e
stabilizzare una certa interpretazione della issue. Sebbene i media siano soltanto uno dei forum dove si concretizza il discorso pubblico (Hilgartner e Bosk 1988), il loro ruolo diventa fondamentale qualora si fosse interessati a ricostruire il set di significati presente in un dato momento nella società.
creation […] because their role is believed to be so central in framing issues for the attentive public, they are also, a site on which various social groups, institution and ideologies struggle over the definition and construction of social reality (Gamson e Modigliani 1989 p.3).
Evidenziare la natura socialmente definita di un tema a livello pubblico evita il riferimento, di matrice neopositivista, ad una sorta di “oggettività tecnica” dell’innovazione, trasmessa, attraverso la pratica comunicativa, dagli esperti ai profani. Si completa il definitivo abbandono di qualsiasi modello unilineare o sequenziale della comunicazione scientifica, abbracciando la prospettiva di
Lewenstein sulla valorizzazione della communication complexity. I mass media, nella comunicazione pubblica della scienza, assumono ruoli molteplici a seconda dei setting in cui si trovano ad agire; possono essere la ribalta principale, il “rumore di sfondo” dove avvengono le relazioni tra i gruppi sociali interessati, il “sistema nervoso centrale” attraverso il quale ogni forma simbolica trova il suo anello di connessione reciproca o la fonte di messaggi che gli attori incorporano secondo un processo di “mediatizzazione estesa”.
Sul piano empirico non si è più interessati a cercare i bias nell’attività giornalistica o a misurare l’ignoranza del pubblico. Piuttosto, temi affacciatesi sull’arena mediale per processi di deviazione della comunità degli esperti verso il pubblico, per la loro natura altamente controversa o per l’azione di “gruppi sociali rilevanti”, diventano case studies che impegnano gli studiosi in un’analisi retrospettiva tesa alla
ricostruzione delle attività dei media nella diffusione e nella rappresentazione pubblica della scienza. Gli studi colgono le issue al momento del massimo picco del loro “ciclo di attenzione” o quando le relazioni tra gli attori presenti nella sfera pubblica mediata presentano caratteri di stabilità tali da portare ad una determinata “chiusura interpretativa”.
Scegliere di spostare il centro dell’analisi sulla costituzione della scienza e della tecnologia come issue presenti nel discorso dei media, significa rivolgersi ad una prospettiva “costruzionista” allo studio delle modalità attraverso le quali la società seleziona temi e problemi ritenuti importanti per la vita collettiva. Ci stiamo riferendo ad un settore delle scienze sociali e della communication research che prende il nome di agenda building, un insieme variegato di analisi teoriche ed empiriche interessato alle interazioni tra i vari sottoinsiemi della sfera pubblica all’interno dei quali le issue si sviluppano. L’idea di base è che i social problem non siano specchio di una realtà oggettiva, un “fatto” in sé, ma il prodotto di un complesso sistema di relazioni tra
arene, attori individuali e collettivi che dona rilevanza pubblica ad un evento, azione o situazione del mondo sociale. Sotto questa lente di ingrandimento, le tematiche tecnoscientifiche presenti nello spazio pubblico diventano il prodotto di rapporti trasversali tra gli attori sociali e le arene che li ospitano.
La prospettiva dell’agenda building è stata applicata con esiti interessanti al ruolo dei media nella evoluzione delle issue legate alla scienza e alla tecnologia (Nisbet e Lewenstein 2002; Durant et alii 1998; Nisbet et alii 2003). Tuttavia questo approccio, tranne alcune eccezioni (Gaskell e Bauer 2002), resta impermeabile agli studi sociali sulla scienza, anche essi di matrice costruzionista. In particolare, gli studi che vanno sotto il nome di SCOT, Social Construction of Technological Systems sono
particolarmente adatti ad essere integrati con la prospettiva dell’agenda building. Ambedue le aree di ricerca sottolineano la natura socialmente definita dei rispettivi oggetti di studio, sono entrambi interessate al ruolo degli attori sociali nel costruire la conoscenza, disegnando un quadro altamente conflittuale delle dinamiche di
definizione sociale
Utilizzare lo SCOT per gli scopi di questo lavoro, accanto ad un tentativo di analisi transdisciplinare, assolve ad un'altra funzione essenziale: superare la distinzione, fin qui implicitamente mantenuta, tra scienza e tecnologia. Lo SCOT, infatti, nasce come tentativo sociologico di studio dell’innovazione tecnologica in seno alla Ssk e ne utilizza i principi epistemologici ed i metodi empirici. Secondo questo approccio distinguere tra ricerca di base e ricerca applicata è frutto non tanto di un marcata differenza ontologica ma di costruzione sociale, una questione di confini mobili spostati dagli attori in funzione dei propri interessi.
One theme which has been pursued by philosophers is the attempt to separate technology from science on analitical grounds. In doing so, philosophers tend to posit over idealized distinctions, such as, for example, that science is about the discover of truths whilst technology is about the application of truth. [...] Researchers concerned to measure the exact interdependence of science and technology seem to have asked the wrong question because they have assumed science and technology to be well-defined monolithic structures. In short they have not grasped that science and technology are themselves socially produced in a variety of social circumstances (Pinch e
Bijker 1984 pp.402-403).
Nella realtà empirica, al di fuori dei modelli normativi della speculazione filosofica, scienza e tecnologia sono sempre più legate, due facce della stessa medaglia, un intreccio dove non è possibile distinguere la fonte di conoscenza “pura”o “applicata”.
Soprattutto nella sfera pubblica mediata, come giustamente sottolinea Weingart, la scienza e la tecnologia vengono composte, disaggregate e riorganizzate assieme ad altre forme simboliche, segni prodotti in altri contesti e con significati differenti che configurano un senso composito, al di là della natura strettamente tecnica di una teoria o di un oggetto: costruzioni concettuali molteplici definite da attori eterogenei in “lotta” per la definizione pubblica di una issue.
La polisemia del discorso pubblico nei media impedisce di guardare alla scienza e alla tecnologia come a due poli separati, esse fanno parte di un’ampia provincia di
significato dove politica, economia, etica, saperi differenti dal dominio delle scienze della natura contribuiscono a formare un ibrido socio-tecnico. Latour (1995), per sottolineare la natura ibrida di questa relazione conia il termine, largamente usato in seno agli STS, di “tecnoscienza”, una formula linguistica che libera il ricercatore sociale dal cercare il confine tra la scienza e la tecnologia, per concentrarsi sul loro carattere negoziato socialmente. D’ora in avanti, quindi, la distinzione tra scienza e tecnologia sarà mantenuta, accanto all’utilizzo del termine latouriano, per praticità espositiva non per l’adesione di chi scrive ad una rigida dicotomia tra i due concetti.
2.3 CONVERGENZE PARALLELE. MEDIA STUDIES E APPROCCIO