LE NANOTECNOLOGIE NELLA STAMPA ITALIANA (2000 2005)
3.4 ANALISI DELLA COPERTURA
3.4.1 Struttura generale della copertura
Le quattro testate considerate hanno dedicato al tema, complessivamente, 525 articoli. Il trend della copertura mostra che la presenza delle nanoscienze sulla stampa,
assolutamente residuale nel 2000, cresce costantemente, raggiungendo il picco nel 2004 con poco più di 150 articoli, per calare l'anno successivo
Fig.3.2 Andamento temporale della copertura
Il grafico evidenzia una frattura tra i primi anni del periodo di rilevazione e gli ultimi tre con un “salto”nella copertura tra il 2002 ed il 2003, anni in cui si registra il passaggio da 72 a 115 articoli. Il rapido balzo in queste due annate può essere messo in relazione con alcuni eventi accaduti nella sfera scientifica ed istituzionale. Tra il 2000 e il 2001, scoppia la polemica tra Billy Joy e larga parte della comunità
scientifica sulla potenziale pericolosità della nanotecnologie. Il dibattito viene ripreso solo marginalmente dalla stampa italiana, in particolare dal “Corriere della Sera”; le poche notizie sul tema, in questo biennio, riguardano soprattutto la presentazione del “fatto” scientifico: annuncio di scoperte, lancio di progetti di ricerca, possibili applicazioni tecniche degli studi sulle nanoparticelle. Tuttavia, nel 2001, la UE prepara le linee guida del VI Programma Quadro con una posizione di rilievo assegnata alle nanotecnologie, fatto che innalza l'attenzione dei quotidiani in analisi fino a raddoppiare gli articoli (54 contro 27) rispetto all'anno precedente; nel 2002 viene varato ufficialmente il Programma e la copertura aumenta, seppure di poco. Nel 2003 la Commissione Europea vara la quick start list, l'elenco delle grandi opere che possono ottenere i finanziamenti comunitari, che, a fianco ad altri settori di ricerca,
riserva un posto significativo alle nanoscienze. Sempre nel 2003 esce in Italia la traduzione del romanzo di Chrichton Preda e, addirittura il principe Carlo prende posizione, attraverso una lettera aperta alla Royal Society, agitando lo spettro della «sostanza grigia» (Grey goo), uno scenario catastrofico nel quale micro-macchinari si autoriproducono minacciando l'intera umanità, una visione già evocata dal testo fantascientifico del romanziere americano. Successivamente, nel 2004, nasce l'Istituto Italiano di Tecnologia, un ente a partecipazione mista pubblico-privato, creato con lo scopo di coordinare e rendere più produttiva la ricerca italiana in diversi settori considerati strategici, tra i quali spiccano le nanotecnologie. La nascita dell'istituto convoglia l'attenzione della stampa verso un dibattito incentrato su temi ciclicamente all'attenzione dei media: la priorità e lo stato della ricerca in Italia, il rapporto tra innovazione tecnologica e sviluppo economico del paese. Le nanoscienze entrano in questo contesto, come “the next big thing” della ricerca scientifica prossima ventura insieme alle biotecnologie, una nuova classe di possibili innovazioni che attira su di sé l'attenzione di rilevanti attori sociali, soprattutto soggetti istituzionali ed
imprenditoriali, in grado di intensificare la salienza della issue, legandola ad aspetti non meramente tecnici, dotati di un grado maggiore di notiziabilità. Tra il 2003 ed il 2004, infatti, troviamo il picco massimo di attenzione con 271 articoli complessivi. La lettura di questo primo dato evidenzia una copertura episodica, raggruppata
attorno a determinati trigger events, caratterizzata soprattutto da articoli concentrati in pochi giorni o settimane, seguiti da un periodo di relativo “silenzio mediale” con “pezzi” sporadici che si distribuiscono in diversi mesi. Osservando,infatti, la figura 3.3, notiamo che, nonostante la media di 87,5 articoli l'anno, si registrano andamenti molto difformi tra le quattro testate. Gli estremi della distribuzione sono “Il
Sole24Ore” che, da solo, rappresenta oltre il 50% del totale (n=266, media di 44,3 notizie all'anno) e “La Repubblica” con soltanto 39 articoli (media di 6,5); mentre il “Corriere della Sera” (n=120, media 20) e la “Stampa” seguono sostanzialmente lo stesso pattern (n=100, media 16,6). Nell'anno di maggior copertura, il “Sole24Ore” dedica al tema 78 articoli, il “Corriere della Sera” 34, la “Stampa” 32 e “La
Repubblica” 12, una media complessiva di 13 al mese; tuttavia, se prendiamo i tre quotidiani dove si concentra il coverage, la media scende a 6,5, ovvero 78 articoli in totale, un dato ben al di sotto del picco massimo ottenuto da altre issue
tecnoscientifiche.
articoli non si riferisce ad alcun evento (tab.3.2). Netta, invece, la prevalenza di copertura di fatti scientifici (38,1%), seguita da accadimenti nella sfera economica (14,3%) ed istituzionale (10,3%). Il 12,4%, invece, fa riferimento ad interviste rilasciate da opinion leader, con assoluta prevalenza di attori scientifici (40 su 65).
Fig.3.3 Andamento temporale della copertura per testata Excel 0 10 20 30 40 50 60 70 80 90 2000 2001 2002 2003 2004 2005 Repubblic a Stam pa Corriere Sole
Tabella 3.2 Tipologia di evento
v.a %
non presente 117 22,3
intervista 65 12,4
eventi scientifici 200 38,1 eventi politico istituzionali 54 10,3 eventi economici 75 14,3
altro 14 2,6
totale 525 100
La maggioranza degli articoli proviene dai quotidiani (82,9% n=435) mentre il 17,1% (n=90) dagli inserti settimanali. Sono poche, tuttavia, le notizie che riescono ad arrivare alla ribalta della prima pagina o del fatto del giorno (solo il 5,1% n=22), mentre la gran parte (57,7%) ricade all'interno delle pagine dedicate alla scienza (tab.3.3). In particolare, temi riguardanti le nanotecnologie sono stati inseriti nelle
sezioni di economia (18,6%), di cronaca interna (9,2%) e, in percentuale molto minore, in altre pagine dei quotidiani. Praticamente inesistente la presenza nelle sezioni di politica, un dato congruente, come si vedrà, sia con la tipologia di attori che con le aree tematiche trattate. Appare scarsa, inoltre, la visibilità della issue all'interno della copertura, ben il 65% degli articoli, infatti, non fa riferimento esplicito alle nanoscienze nella titolazione (fig.3.5).
Fig. 3.4 Articoli nei quotidiani e negli inserti (%) Fig.3.5 Riferimento alle nanotecnologie nel titolo (%)
Tabella 3.3 Sezione dei quotidiani dove compare l’articolo
Per quanto riguarda la tipologia di testo giornalistico (tab.3.5), si tratta per il 51,2% di “normali” articoli, mentre il 25% sono brevi notizie basate sulla ripresa di comunicati stampa o lanci di agenzia; poco frequenti gli editoriali (7,2%) e ancor meno le
inchieste (4,2%), segno di una copertura frammentata, ampiamente focalizzata su eventi ed attori ben definiti, con pochi momenti di contestualizzazione per un tema ancora non entrato stabilmente nell’agenda della stampa quotidiana.
Il coverage è fortemente incentrato sul contesto nazionale (42,9%), seguono Stati Uniti (22,1%) e Europa (13,1%). Assolutamente residuale la percentuale di articoli con notizie provenienti dai paesi asiatici, a conferma del grande investimento della UE e degli Stati Uniti nelle nanotecnologie, con centri di ricerca e agenzie
governative come fonte di news privilegiata per la copertura di eventi legati al tema in questione.
Tabella 3.4 Contesto geografico
sono firmati prevalentemente da giornalisti (81,1%). Il coinvolgimento diretto degli esperti scientifici nella pubblicazione di articoli per la stampa , che si aggiunge ad altre forme di “presenza attiva” come le interviste, è in linea con i risultati di altri studi internazionali e contribuisce a mettere in discussione lo stereotipo, tipico del modello standard, di una comunicazione mediale della scienza inadeguata in quanto totalmente delegata a non specialisti (Bucchi e Mazzolini 2002; Lewenstein 1995; Nelkin1995).
Tabella 3.5 Tipologia di articolo Tabella 3.6 Tipologia di autore
Gli scienziati sono significativamente coinvolti non solo come fonti ma anche come autori, in un quadro di collaborazione tra esperto e mediamen piuttosto che di
conflitto; le strategie di pubbliche relazioni di centri ricerca, università e corporation si intrecciano con le routine produttive e le ideologie professionali dei giornalisti, formando una “cultura condivisa” tra reporter e fonte tecnoscientifica (Nelkin 1995). I giornalisti, lungi dall’essere ostili verso la scienza, la coinvolgono nel flusso dei messaggi mediali come origine di conoscenza “vera” ed “inconfutabile”, dipingendo gli esperti come una sorta di “maghi della natura” in grado di garantire un accento di realtà in più, una parvenza di oggettività indiscutibile ai resoconti dei media. La concezione della professione giornalistica come puro resoconto dei fatti si incontra con l’ideologia neopositivista dello scienziato “scopritore di verità” che prefigura, da un lato una copertura mediale della scienza e della tecnologia sostanzialmente lineare e positiva; dall’altro, l’esclusione di saperi altri rispetto all’expertise tecnica (Nisbet et alii 2003; Nisbet e Huge 2003; Nelkin 1995). Quest’ultimo aspetto, caratteristico delle issue tecnoscientifiche ad uno stato embrionale del proprio ciclo di vita, come prima ipotesi di lettura, sembra un elemento caratterizzante anche il caso in questione