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3.1: I MODELLI E LA METODOLOGIA PER UN BILANCIO SOCIALE

Le tecniche di costruzione di un bilancio sociale

3.1: I MODELLI E LA METODOLOGIA PER UN BILANCIO SOCIALE

3.1.1. Analisi comparativa di alcuni modelli di rendicontazione

Il modello di riferimento che si intende adottare per la rappresentazione del bilancio sociale di un Ente è rimesso alla libera scelta di ogni singola amministrazione, così come la sua strutturazione ed i suoi contenuti. Come detto nel capitolo precedente (paragrafo 2.2.2. e 2.3.2) i modelli di riferimento applicabili sono svariati, molti dei quali di derivazione dai sistemi di rendicontazione sociale delle aziende private, e quindi da “adattare” alle specificità del contesto pubblico. In sostanza, però, possiamo asserire che tutti i principali standard di rendicontazione sociale analizzati in precedenza poggiano sulla condivisione della teoria degli stakeholder (come detto nel paragrafo 2.1.1) e dalla constatazione della carenza del solo risultato economico come dimostrazione della complessiva performance aziendale. Vanno però fatte alcune riflessioni circa la loro congruenza alle peculiarità proprie degli Enti locali. Oltre alla già evidenziata qualità di “standard di contenuto” e “standard di processo”, è possibile individuare una serie di variabili differenziali187:

- il richiamo all’identità o la mission aziendale; - la determinazione del valore aggiunto;

- l’integrazione con i sistemi gestionali;

- il coinvolgimento degli stakeholder; - la presenza di una verifica esterna.

L’inserimento del richiamo all’identità o alla mission aziendale in alcuni modelli è previsto obbligatoriamente in apertura al bilancio sociale (Gri, Gbs, Copenhagen Charter, Linee Guida DFP e Linee Guida Osservatorio), mentre in altri tale richiamo è solo implicito (AA1000). Con riferimento agli Enti locali, tale sezione appare invece necessaria al fine di fornire una contestualizzazione della situazione dell’Ente in termini di andamento delle macro-variabili principali che qualificano le problematiche presenti nel territorio a cui l’Ente deve fornire una risposta con la sua attività. In forma analitica sia le Linee Guida dell’Osservatorio che quelle del Dipartimento della Funzione Pubblica prevedono la descrizione dell’identità, della visione e della mission, onde rendere espliciti gli elementi fondamentali atti a rappresentare il senso complessivo dell’azione della Amministrazione. Il secondo elemento che distingue gli standard è rappresentato dall’esposizione della grandezza del valore aggiunto e dalla sua distribuzione. Tale aspetto è presente nel modello del Gbs (2001 e 2004), ma non in altre proposte (Gri, AA1000, Copenhagen Charter), mentre è accennato nelle Linee Guida DFP, allorché si fa riferimento alla illustrazione dei risultati raggiunti in rapporto alle risorse impiegate. Pur non essendo esplicitamente citato, il “valore aggiunto” è indirettamente desunto nelle Linee Guida dell’Osservatorio tra le modalità del processo di rendicontazione quando, nel paragrafo relativo alla costruzione degli indicatori, prevede che per la composizione del risultato economico si pervenga per risultati parziali delle singole gestioni, e che la correlazione tra proventi e costi dei singoli servizi evidenzi il loro specifico grado di copertura indicando, indirettamente, la quota di costi sopportata dalla collettività per garantire l’erogazione dello stesso servizio. Il valore comunicativo del valore aggiunto si rivela molto elevato nelle imprese sul tipo di apporto (attività lavorativa o disponibilità di capitali) e sull’entità di remunerazione previsto per le diverse categorie di soggetti coinvolti; al contrario, nelle amministrazioni pubbliche, e più in particolare negli Enti locali, a causa di un mercato che valorizza l’utilità creata, il valore informativo di questo indice risulta notevolmente limitato, seppur, con

adeguati adattamenti, offre il “senso” del ritorno dell’outcome sociale tra i diversi stakeholder, utile all’emanazione di un giudizio di questi sulle politiche e sulle capacità degli amministratori. Un ulteriore aspetto che è presente solo in certi standard è l’integrazione dei processi di rendicontazione sociale con i tradizionali sistemi gestionali. Questo elemento, di particolare importanza per garantire la qualità e l’affidabilità del processo di rendicontazione attivato, è presente nelle proposte che si occupano anche di definire il processo (AA1000, Copenhagen Charter), mentre risulta carente, e percepibile solo a livello intuitivo, in quegli standard che sono attenti più al contenuto del documento da predisporre (Gri, Gbs). Tale aspetto invece, per gli Enti locali, risulta di fondamentale importanza per sostenere lo sviluppo di un circuito di programmazione e rendicontazione. Perciò, il richiamo a questo indicatore è sottolineato e vivamente consigliato nelle due Linee Guida italiane: “il bilancio sociale

contribuisce ad integrare e supportare il processo di programmazione e controllo” ed il suo processo di realizzazione “non deve essere separato” da

quello di programmazione, ma solo “a regime” (Linee DFP); la comunicazione del bilancio sociale “contribuisce ad integrare e a

supportare il processo di programmazione e controllo e, a regime, ne stimola il continuo miglioramento e ne orienta i contenuti” (Linee

Osservatorio). Quindi, collegamento auspicato quello tra strumenti di rendicontazione sociale e strumenti di pianificazione, raccomandato, ma non soggetto ad imposizione alcuna. L’elemento che però maggiormente qualifica, e allo stesso tempo differenzia principalmente gli standard descritti, è rappresentato dal coinvolgimento degli stakeholder. Tale aspetto rappresenta il principio fondamentale che informa AA1000 e la Copenhagen Charter, mentre, pur venendo richiamato nel principio di “inclusione” previsto nelle proposte del Gbs e del Gri, non risulta essere un elemento fondamentale per lo sviluppo di tali modelli, i quali come detto si focalizzano sul contenuto del documento e non sull’instaurazione di un dialogo continuativo con i portatori di interesse. L’inclusione e la realizzazione di un costante confronto in ottica collaborativa con gli

stakeholder rappresenta, invece, il focus centrale nelle amministrazioni

pubbliche, dove gli stakeholder sono chiamati alla partecipazione della costruzione delle politiche pubbliche ed alla valutazione delle stesse. Improntate a tale spirito, le Linee Guida nazionali caldeggiano in modo accurato la traiettoria di coinvolgimento di tutti gli stakeholder con cui si rapporta la P.A., suggerendone perfino le modalità, nel processo di partecipazione del percorso di rendicontazione. Si prevede una loro specificazione per classi, le quali sono poi richiamate all’interno di ciascuna macro-area di rendicontazione. Il bilancio sociale, per le Linee DFP, ha “essenzialmente carattere comunicativo” e prevede raccolta di giudizi e valutazioni “finalizzata sia a valutare il gradimento e l’efficacia

comunicativa sia il giudizio dei destinatari sui risultati raggiunti”,

nell’ottica di “favorire e promuovere la partecipazione diretta dei cittadini

ai processi decisionali”. Le Linee dell’Osservatorio sembrano, invece,

spingersi un po’ oltre, quando indicano che “le bozze di rendicontazione

sono presentate ai portatori di interesse generali dell’ente locale” nelle

modalità di coinvolgimento ritenute più idonee e che, in tale sede “i

referenti del gruppo di lavoro invitano i portatori di interesse a comunicare proposte di ulteriori informazioni o indicatori ritenuti utili per la rendicontazione”. Dopo le ulteriori integrazioni e segnalazioni, le stesse

bozze di bilancio “sono riconsegnate ai portatori di interesse chiedendo

loro di esprimere un giudizio, anche attraverso la compilazione di appositi questionari” prevedendo “osservazioni, segnalazioni e proposte da considerare per la futura programmazione e rendicontazione sociale”.

Perciò, un coinvolgimento più approfondito, anche ex- post degli stakeholder, con l’intento di elevare la qualità del processo di rendicontazione sociale e la sua affidabilità; non solo la base per valutare l’efficacia dell’azione amministrativa dell’Ente, ma anche la forma di partecipazione attiva diretta ad integrare l’azione di pianificazione strategica.

Un ultimo elemento che qualifica in maniera differente le varie proposte di

processo di audit esterno effettuato da professionisti indipendenti. La verifica esterna per essere realizzata richiede, oltre ai principi relativi alla redazione del rapporto sociale, anche specifici criteri che stabiliscano i requisiti che deve possedere il soggetto abilitato alla verifica e le modalità di effettuazione delle predette verifiche. L’assenza di questi requisiti ha, per ora, impedito l’applicazione di verifiche di questo tipo (che infatti sono previste solo da AA1000). Nelle Linee Guida DFP la valutazione sul processo di rendicontazione può essere espressa dal Nucleo di Valutazione o dall’Organo di revisione. Le Linee Guida dell’Osservatorio188 prevedono una procedura di asseverazione non rimessa al Nucleo di Valutazione (che seppur organo esterno all’Ente è pur sempre di sua diretta emanazione), ma di competenza esclusiva dell’Organo di revisione (soggetto esterno all’Ente che, ai sensi della L. 148/2011, ora non è più nominato dalla maggioranza consiliare, bensì estratto a sorte) solo per quanto attiene la veridicità e l’attendibilità dei dati contabili da cui trae forma il bilancio sociale; per un giudizio sulla veridicità e sull’affidabilità del processo di predisposizione del bilancio sociale, si prevede una ulteriore asseverazione rimessa o all’Organo di revisione oppure ad una società di revisione, prevedendo in tal modo una qualche forma di audit esterno, in ottemperanza alla previsione di “Principi di riferimento” indicati dall’International Standard on Assurance Engagement 3000 (ISAE 3000) e dall’ International Auditing and Assurance Standard Board (IAASB). Comunque, si auspica che in futuro vi sia una integrazione degli standard tale da consentire l’effettivo controllo anche dei bilanci sociali, poiché a tali “reali” controlli si lega la credibilità dei documenti prodotti.

La tabella successiva espone una comparazione tra alcuni dei più noti modelli di rendicontazione.

TAB. N. 9 - UN’ANALISI COMPARATA DI ALCUNI MODELLI DI