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I mondi rurali in Africa australe e Sub sahariana

2. Acquisizioni di terra su larga scala: un quadro dal 2008 a oggi

3.4 I mondi rurali in Africa australe e Sub sahariana

In Africa Sub-Sahariana si possono delineare cinque tipologie di mondi rurali in cui confluiscono diverse tipologie di aziende rurali: 1) le aziende agricole che producono per fini commerciali e per l'esportazione; 2) le aziende più piccole, a dimensione locale, che producono surplus per il mercato locale; 3) i “contadini di sussistenza” che lavorano la terra per la sussistenza della propria famiglia; 4) coloro che hanno perso la terra e al massimo possono offrire forza lavoro ai primi due mondi; e infine 5) coloro che non possiedono nulla e si recano in città aumentando le fila degli esclusi e degli emarginati64(Pellizzoli, 2013).

In molte società, la terra è più di una semplice risorsa fisica ed economica ed è 63 Roberta Pellizzoli, esperta ricercatrice in Storia dell'Africa e questioni di genere, docente al corso

“Donne e promozione dell'uguaglianza di genere nel Sud-Africa post-apartheid”, Training Center for International Cooperation, maggio 2013. https://www.youtube.com/watch?v=lnlM7WlHyyE

profondamente legata alle pratiche sociali e culturali, alle credenze e ai rituali delle comunità, aspetti di cui gli accordi sulla terra non tengono conto e che le compensazioni monetarie non possono misurare. L’aumento di interesse verso i terreni coltivabili è, come si è dimostrato nel capitolo precedente, indirizzato principalmente all’Africa Sub-Sahariana (WB, 2010: XVIII) e verso quella terra considerata “inutilizzata” che di fatto poi, nella realtà, non lo è. Come precedentemente dibattuto, il fenomeno globale del land grabbing colpisce sempre di più le popolazioni rurali di molti paesi africani, in termini di perdita di terreni, abitazioni e risorse idriche, sfratti forzati e costrizioni di tipo lavorativo. Le donne generalmente hanno un accesso più limitato alla terra ed alle altre risorse naturali rispetto all’uomo. Questo è dovuto, tra le altre cose, ai sistemi di gestione delle eredità, accordi che sanciscono la proprietà e l’utilizzo della terra in termini sfavorevoli alla popolazione femminile. Nel settore agricolo le donne rappresentano la maggior parte della forza lavoro; esse hanno la responsabilità di nutrire la famiglia: ciò nonostante le donne difficilmente hanno la possibilità di firmare dei contratti, e per questa ragione le loro esperienze e le loro preoccupazioni non hanno alcun rilievo nelle negoziazioni. Esse tendono ad avere una ridotta capacità in questo senso, ed avendo a disposizione poche informazioni, risulta loro difficile prendere decisioni consapevoli.

Da una prospettiva femminista, occorrerebbe coinvolgerle nelle questioni legate al land grabbing e alle acquisizioni di terra, facendo emergere le loro esperienze, spesso sconosciute. Secondo la teoria di Marta Nussbaum di cui ho trattato ampiamente nel primo capitolo, le possibilità che le donne hanno di vivere pienamente le loro vite diminuiscono quando vengono private forzatamente delle loro terre (Zetterlund, 2013: 23). In un contesto globale come quello attuale, caratterizzato da pressioni commerciali crescenti che hanno come oggetto la terra, le donne sembrano essere toccate in modo differente rispetto agli uomini dagli accordi su larga scala che caratterizzano tali ambiti. La questione del possesso della terra è particolarmente rilevante per le donne in virtù del fatto che in materia di terra posseggono generalmente meno diritti degli uomini. Mentre i diritti che gli uomini hanno sulle terre avite sono determinati dall’essere appartenenti ad una determinata discendenza, le donne possono soltanto guadagnare tali diritti instaurando una relazione con un uomo di quella stessa stirpe/famiglia (spesso in qualità di mogli). Nelle situazioni in cui si verificano accaparramenti di terra le donne si trovano in una condizione di particolare vulnerabilità. Le donne patiscono le conseguenze di tale fenomeno in maniera molto più pesante di quanto non accada agli uomini, dato che sono principalmente loro a procurare il cibo.

Una donna della Tanzania ha descritto così alcune delle privazioni che si è trovata a subire a causa del land grabbing:

“...é la donna ad essere colpita di più perché è la principale produttrice di cibo per la famiglia. La donna “nutre” la famiglia. Normalmente noi andiamo laggiù (alla terra della comunità sulla quale la azienda di biocarburante ora sta coltivando la jatropha) per raccogliere la legna necessaria per la casa. Ora non possiamo più andarci. Ce l'hanno proibito. Ora dobbiamo andare fino ad un'altra foresta più lontana per raccogliere la legna. Parto da qui alle dieci per rientrare alle due. È piuttosto pesante. Ora il lavoro è più duro rispetto a prima. A causa di questo cambiamento ho meno tempo a disposizione per la mia azienda agricola a causa del tempo che si è ridotto” (Kachika T., 2010)

Inoltre, le donne, che sono i soggetti che maggiormente si occupano della cura dei malati e dei bambini, risentono maggiormente di un eventuale trasferimento della propria comunità a seguito di un caso di land grabbing. La carenza di servizi sociali colpisce in generale molto di più la popolazione femminile. Sulle donne il trasferimento in nuove aree ha un impatto altrettanto forte nell’ambito prettamente agricolo dato che esse sono spesso obbligate a partecipare alle pratiche, estremamente faticose perché svolte senza l’ausilio di strumenti tecnologici, di dissodamento65 di nuovi campi. Le donne sono raramente compensate dalle perdite e dai disagi causati dalla perdita delle terre; gli investitori non si degnano mai di riconoscere loro il sacrosanto diritto di essere risarcite. Le conseguenze del land grabbing impattano ancor di più sulla vita delle donne perché non sono stati ancora sanciti i diritti femminili in materia di proprietà fondiaria. Diverse compagnie transnazionali hanno sostenuto che le donne trarranno benefici dalla produzione di biomasse; ma l’evidenza suggerisce che tali argomenti non rispecchiano la condizione attuale delle donne. Il rapporto Oxfam del 2013, fornisce argomenti a sostegno del fatto che il possibile incremento di reddito che le donne di campagna conseguirebbero con le biomasse sarà ridotto dalle dinamiche di potere che riguardano l’accesso e il controllo della terra all’interno di molte società. Lo studio effettuato su sei nazioni africane suggerisce che le donne hanno un più limitato accesso alle risorse rispetto alla loro controparte maschile, in particolare hanno meno possibilità degli uomini di essere padrone della terra. Nel contesto degli affari che hanno come oggetto la terre, il ruolo di genere è un 65 Il dissodamento è una lavorazione straordinaria eseguita su un terreno naturale che non è mai stato interessato da usi agricoli oppure su un terreno rimasto incolto per molti anni. Questa lavorazione, piuttosto profonda, si esegue una sola volta dopo un disboscamento o il decespugliamento allo scopo di destinare il terreno alla coltivazione. La finalità è quella di rompere la compattezza del terreno anche in profondità e creare le condizioni fisiche adatte a permettere le successive lavorazioni e l'approfondimento delle radici delle piante. 22 febbraio 2016 https://it.wikipedia.org/wiki/Dissodamento

importante parametro di differenziazione sociale che dovrebbe essere compreso al fine di ispirare delle appropriate alternative politiche. Poche ricerche si sono concentrate sugli aspetti di genere concernenti il land grabbing. Si sono segnalati comunque alcuni studi, che hanno dato risalto alla necessità di un impegno femminista, e fra questi il caso studio sul land grabbing in Rift Valley e in Nigeria che presenterò nel prossimo capitolo insieme all'analisi della situazione e del contesto del paese in cui si sono verificati (Oxfam, 2013).

L'aumento della concorrenza per la terra ha avuto un impatto immediato sulle possibilità di uso della terra da parte delle donne, sulle loro entrate e le condizioni di vita, sull'accessibilità al cibo e i relativi costi di vita, e, di conseguenza, sulla loro capacità di permettersi il costo dei terreni agricoli. Questi sono “solo” gli impatti economici.

Altri impatti a lungo termine minacciano il patrimonio e l'eredità di sistemi di conoscenza delle donne, le loro relazioni socio-culturali con la terra e la natura, e con la gestione e la cura per la terra e dei suoi abitanti. Le combinazioni di questi fattori minacciano i confini già limitati entro i quali le donne rurali operano. Generalizzando, le tendenze degli ultimi decenni indicano i seguenti nodi critici:

• quando la pressione per la terra si intensifica, le donne sono sottoposte a pressioni di esclusione da parte dei loro parenti maschi o membri della comunità;

• non appena una risorsa naturale acquisisce valore commerciale sul mercato internazionale delle materie prime, il controllo e le decisioni (a livello locale) su quelle risorse passa rapidamente dalle donne nelle mani degli uomini;

• le donne, già in una situazione vulnerabile, sono a rischio di ulteriore marginalizzazione attraverso la speculazione della terra e costosi sistemi di trasferimento dei diritti di terra;

• quando i prezzi del cibo salgono, le donne devono trovare i soldi per comprare il cibo, compromettendo ancora di più il loro apporto nutrizionale, e sacrificando altre necessità, al fine di nutrire la famiglia;

• quando e se vengono applicate misure di compensazione ai contadini, le donne hanno meno probabilità di essere le destinatarie dirette della compensazione finanziaria;

• anche all'interno dei movimenti organizzati indigeni, per esempio, o le associazioni sindacali di agricoltori, le donne sono in coda a meno che non assumano un ruolo di leadership;

• con l'esclusione delle donne dall'accesso alla terra e la diminuzione del controllo sulla produzione alimentare, un ricco insieme di conoscenze, di pratiche e tecniche che per secoli hanno salvaguardato l'integrità della terra, delle sementi, del suolo e del valore nutrizionale degli alimenti va inevitabilmente perduto;

• allo stesso tempo, i nuovi valori economici e prezzi sulla biodiversità, sui valori degli ecosistemi, il carbonio delle foreste e i relativi cambiamenti climatici sulla biodiversità legittimano ulteriormente le decisioni politiche;

• politiche internazionali sul cambiamento climatico legittimano sistematicamente questi processi, la monetizzazione e le proposizioni del valore, spesso a scapito delle donne (e dei loro sistemi di valori) (TEEB, 2009) •