2. Acquisizioni di terra su larga scala: un quadro dal 2008 a oggi
4.3 Mozambico
4.3.1 L’espansione della produzione e della commercializzazione della soia in
Questo progetto, a cui comunemente ci si riferisce con il nome di “Prosoya”, intende aumentare la produzione di soia e la sua commercializzazione tra i piccoli contadini a Gurue, nella provincia di Zambezia per mezzo di interventi coordinati attraverso la Catena del valore della soia. Il progetto è caratterizzato dai seguenti elementi: produzione di soia e collegamento con il mercato, educazione degli adulti, promozione delle associazioni di produttori, legalizzazione della terra, nutrizione, trazione animale e la formazione di gruppi di credito e di risparmio (soprattutto per le donne). “Prosoya” è stato concepito con un occhio di riguardo nei confronti del genere, in modo da aumentare la partecipazione delle donne in tutti gli aspetti della catena di produzione e commercializzazione della soia e per incoraggiare le donne a partecipare e a prendere posizioni di potere all'interno delle associazioni e forum agricoli. Questo focus di
genere è particolarmente forte riguardo ai gruppi di risparmio e credito, all'educazione degli adulti (le persone coinvolte sosterranno per la prima volta il loro esame di alfabetizzazione di quinto livello del Dipartimento dell'Educazione) e ai diritti delle produttrici alla terra, aspetti importanti per l'aumento della partecipazione delle donne e per l'accesso alle risorse e ai fattori produttivi. Più del 40% degli agricoltori sono donne, mentre 10 su 20 degli agricoltori emergenti (agricoltori di con terreni di medie dimensioni, 10-30 ettari a testa) sono donne. L'area coltivata dalle donne rappresenta il 37% del totale, ciò indica una media più bassa delle aree coltivate dalle donne rispetto agli uomini, soprattutto per quanto riguarda i piccoli proprietari. Una delle raccomandazioni del progetto è che si dovrebbe realizzare una mappatura dell'uso delle terre esistenti e della proprietà nelle aree con un alto potenziale di espansione della produzione di soia, come nell'area di Lioma, in modo da riconoscere le aree adatte ad una futura espansione dei piccoli proprietari e degli agricoltori con aziende di medie dimensioni, e da essere preparati a una possibile concorrenza da parte delle grandi aziende agricole (Tindon, 2010).
4.3.2 La protezione giuridica delle comunità
Il governo del Mozambico ha reagito alle richieste di investimenti, specialmente di biocarburante, ed al conseguente impatto negativo che ricade sulla sicurezza della proprietà fondiaria e alimentare delle comunità mozambicane, poiché non c’erano misure di contrasto. Con una mossa audace, il governo ha istituito una moratoria per fermare le concessioni di terra sopra ai 1.000 ettari fino all'Ottobre 2011. Tuttavia, con la fine della moratoria la concessione di terre è continuata, sebbene su scala ridotta, e sono state prese alcune misure per giudicare l'attuabilità dei progetti e l'impatto sullo sviluppo (The Oakland Institute, 2011). La moratoria non è stata seguita da una legislazione più specifica riguardo alle future concessioni terriere.
Le terre mozambicane sono di proprietà dello stato e possono essere occupate dai mozambicani presentando apposita domanda; ci sono misure per l'affitto di terre agli investitori. La Costituzione del Mozambico riconosce i diritti sulla terra comunitaria; pari diritti sono garantiti a uomini e donne; la sicurezza della proprietà è basata sulla successione, sulla buona fede o sull'atto di proprietà. In teoria si prendono provvedimenti condivisi, ma in pratica spesso il potere di prendere delle decisioni rimane in mano alla leadership locale. In assenza di una corte costituzionale autorizzata a lavorare sulle dispute territoriali, la risoluzione delle stesse è stata delegata alle
comunità e ai tribunali giuridici (Government of Mozambique, 1990).
La legislazione sulla terra mozambicana (Legge fondiaria 19/1997 e i suoi regolamenti 1997) e le relative misure attuative cercano di bilanciare la proprietà tradizionalmente concentrata e di creare un efficace sistema di registrazione. Significativamente la legislazione menziona i diritti delle donne alla terra in modo particolare (The Oakland Institute, 2011). Contiene un prerequisito in base al quale il diritto a un DUAT (il diritto alla terra concesso dallo stato) dev'essere basato sull'opinione delle autorità amministrative locali, preceduta dalla consultazione con le comunità locali, per confermare che la terra sia disponibile e non occupata (Theting e Brekke, 2010). In ogni caso, l'esperienza suggerisce che nella maggior parte dei casi questo procedimento non viene seguito. Se il DUAT è in qualche modo connesso a individui o gruppi influenti è ancora meno probabile che avvenga; quando accade, il più delle volte è più che altro una formalità (The Oakland Institute, 2011).
Il governo nazionale e quelli locali sono responsabili delle politiche attuative: il Ministro dell'Agricoltura, responsabile per il 2012 ha ricevuto 1,09% del budget del 2012; ma questo budget è legato a mantenere specifici progetti agricoli su larga scala. La sua efficacia nella promozione dell'agricoltura di piccola scala basata sul lavoro di contadini e familiare rimane estremamente bassa. Non esiste nessuna commissione parlamentare sulla terra. La sicurezza della proprietà, attraverso i servizi catastali pubblici, avviene in base alle richieste e opera esclusivamente sulla base cliente individuale/fornitore di un pubblico servizio (FAO, 2010: 9). Questo processo ad hoc è problematico, considerando le risorse limitate dei rappresentanti locali degli organismi di registrazione e l'importanza della garanzia del possesso di fondi consuetudinari come strategia di mitigazione comunitaria contro le acquisizioni di terra su larga scala. I servizi catastali hanno il potenziale di rappresentare un modo importante per le comunità di registrare la terra e di mantenere la garanzia di proprietà, ma molte comunità non sono coscienti del processo perché non è stato pubblicizzato e dipende da una richiesta, che dipende dalla conoscenza del sistema e di come funziona (Bhatt, 2009).
Procedure parallele, meccanismi innovativi e istituzioni locali vengono usati quando ci sono delle lacune nell'attuazione e mancanze nella politica nazionale di garanzia della proprietà. In assenza di tale garanzia a livello locale, le autorità distrettuali producono dichiarazioni scritte su richiesta di proprietà della terra, che forniscono un riconoscimento della proprietà della terra localmente accettato (UN Habitat, 2008). Tuttavia, poiché non sono autorizzati dal governo provinciale, essi assicurano la
garanzia della proprietà a livello nazionale, soprattutto quando si scontrano con le pressioni concorrenti degli affitti di terra del governo. Le corti giuridiche sono attive nelle dispute sui terreni a vari livelli. In ogni caso, le corti comunitarie sono la via principale attraverso cui le comunità possono accedere alla giustizia relativa alla terra tramite paralegali formati da organizzazioni non governative che offrono supporto sulla base delle disposizioni giuridiche nazionali (LANDac, 2012). Inoltre, i “catasti viventi”, un gruppo consuetudinario di anziani che conoscono a memoria l'uso della terra locale e le strutture di possesso, sono accettati legalmente come comitato di risoluzione dei problemi (De Wit e Norfolk, 2010).
Le politiche nazionali relative alla terra spesso si contraddicono l'una con l'altra, la qual cosa, unita a una bassa attuazione legislativa, ha portato a un aumento delle acquisizioni su larga scala in numero e misura tra il 2004 e il 2009. Il delicato equilibrio tra possesso legale e consuetudinario cerca di supportare le comunità, ma in pratica è difficile da realizzare. Gli accordi sui termini di affitto della terra non tengono conto che le comunità subiranno presumibilmente delle conseguenze a seguito degli stessi; perciò le consultazioni spesso sono mere formalità affinché gli affari sulla terra vadano avanti piuttosto che un meccanismo legale con cui le comunità possano esprimere le loro preoccupazioni (Ibidem).
4.3.3 L’uguaglianza di genere
I diritti delle donne alla terra sono garantiti nella Legge fondiaria del 1997, ma a causa della mancanza di conoscenza della legge stessa e delle pratiche organizzative mal coordinate, le donne non possono esercitare concretamente questi diritti. Inoltre la legge mozambicana riconosce il diritto consuetudinario, che spesso impedisce alle donne di esercitare o di utilizzare i loro diritti alla terra (Social Institutions and Gender Index, 2012). Il diritto di famiglia stabilisce le disposizioni legali per l'eredità e il divorzio, sebbene nella pratica e a livello locale, le leggi consuetudinarie neghino i diritti delle donne alla terra all'interno di un'unità familiare, dal momento che i terreni sono solitamente assegnati agli uomini. Questo potrebbe essere considerata una forma di land grabbing intrafamiliare a discapito delle donne.
Il Mozambico è migliore di molti suoi vicini nella rappresentanza delle donne nel governo locale e nazionale, cosa dovuta in buona parte a una legge che richiede che le donne rappresentino il 30% negli organi deliberativi, inclusi quelli a livello locale (ccD, ccL- Consigli consultativi distrettuali, locali) sotto la Legge che regola gli organi
statali locali. A livello sub-nazionale, il 27% dei governatori sono donne, il 45% dei segretari permanenti e il 41% degli amministratori distrettuali; a livello locale ciò diminuisce, tuttavia, fino al 15% dei capi nelle cariche amministrative e appena il 7% dei presidenti dei consigli municipali. Questa rappresentanza significativa non è limitata al governo: il 36% degli avvocati provinciali e il 30,5% dei giudici sono donne (UNCHR, 2011).
4.3.4 La regolamentazione degli investimenti sulla terra
Tra il 2004 e il 2009 sono state approvate oltre 400 acquisizioni di terra su larga scala e allocati dai 2 ai 2.67 milioni di ettari di terra (Deininger et al. 2011; LANDac 2012). Gli investimenti esteri diretti hanno totalizzato, nel 2011, 199 milioni di dollari; tra i principali investitori nelle prima metà del 2011 ci sono il Sudafrica, il Portogallo, Mauritius, il Regno Unito e gli Emirati Arabi Uniti (CPI, 2011).
Il divario esistente tra la legge esistente e la pratica è preoccupante in un paese dove oltre il 60% della popolazione vive in aree rurali e basa la propria sussistenza sulla terra. Il Mozambico, secondo le previsioni, diverrà il maggiore produttore africano di biocarburante che è una delle principali motivazioni del land grabbing (Nhantumbo and Salomao 2010). L'agricoltura contribuisce al 31,5% del PIL (CIA, 2011).
Il Mozambico ha istituito leggi per attirare gli investitori attraverso la sua Legge sugli investimenti e la regolamentazione di supporto, il Codice dei Vantaggi fiscali, e attraverso le creazione del CPI, un corpo nazionale per la promozione degli investimenti. CPI ha il compito di aumentare l'attrattiva del Mozambico per gli investitori nazionali e stranieri e di agevolare gli investimenti attraverso: misure di assistenza istituzionale, la ricezione e registrazione di progetti di investimento, agevolazioni fiscali garantite e altri incentivi per gli investitori (CPI, 2011). Tra le altre cose, il CPI stabilisce le prestazioni minime che il Mozambico dovrebbe ricevere dagli investitori, con la rimessa dei profitti e il capitale investito come incentivi (Ibidem). Al primo posto tra questi incentivi è il fatto che il Mozambico sia firmatario di alcuni trattati di investimento bilaterali che assicurano gli investitori contro una serie di rischi associati con gli investimenti sulla terra (The Oakland Institute, 2011). La protezione dell'investitore è sicuramente stata la priorità all'interno di questo pacchetto, come è chiaro dal Doing business Index della Banca Centrale, dove il Mozambico è stato classificato al 46esimo per la protezione degli investitori – mentre a livello generale la sua posizione è la 139esima (World Bank, 2012).
Secondo il database della International Land Coalition, il Mozambico è stato soggetto a 96 acquisizioni di terra su larga scala: tra i paesi investitori ci sono il Brasile, la Germania, l'India, l'Italia, la Libia insieme a un partner locale, la Norvegia, il Portogallo, il Sudafrica, la Svezia, la Svizzera e il Regno Unito. Più della metà delle acquisizioni su larga scala sono legate all'agricoltura: l'acacia, l'eucalipto, sei sono di canna da zucchero, sedici di jatropha. Sette degli accordi erano per la selvicoltura, 31 per il bestiame, 3 per l'estrazione e tre per il turismo (ILC, 2012).