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I partners commerciali

Nel documento Volume Rapporto 1995 (.pdf 2.4mb) (pagine 114-119)

5. GLI SCAMBI CON L’ESTERO

5.3. I partners commerciali

L’analisi comparata degli scambi commerciali distinti per paese (o gruppo di paesi) partner dell’Emilia-Romagna e dell’intero paese, permette di cogliere alcune altre specificità regionali. La prima di que-ste è data dai rapporti con gli altri paesi dell’Unione Europea; rispetto alla media nazionale, infatti, l’Emilia-Romagna risulta complessivmente meno dipendente dagli scambi con l’UE per le importazioni a-groalimentari, ma più dipendente dal lato delle esportazioni: le quote erano pari al 63% nel 1994 per la regione contro il 67% per il totale nazionale dal lato delle importazioni, e del 70% contro il 64% invece, per le esportazioni (tabb. 5.7-5.9). Rispetto al 1993, tale divario si è ul-teriormente approfondito nel 1994 nel senso che le quote degli scambi intra-UE erano più alte per quanto concerne le importazioni e più bas-se per le esportazioni.

Nei primi nove mesi del 1995, inoltre, gli scambi agroalimentari dell’Emilia-Romagna con l’Unione Europea sono aumentati, sia per le importazioni che per le esportazioni espresse a valori correnti, del 15,8% rispetto allo stesso periodo del 1994. Tale tendenza, se confron-tata con quella rilevata a livello nazionale, risulta superiore per le im-portazioni (pari all’11,3%), ma inferiore dal lato delle esim-portazioni (20,2%); anche in questi ultimi mesi, quindi, nonostante la forte spe-cializzazione agroalimentare della regione, resta confermata la tenden-za di fondo a “sfruttare” meno intensamente rispetto alle altre regioni italiane, le opportunità offerte dalla svalutazione della lira nei confron-ti delle principali valute.

D’altro canto, le importazioni dell’Emilia-Romagna da paesi extra-UE sono cresciute in misura maggiore rispetto a quelle provenienti dai paesi UE (+18,5%), mentre le esportazioni hanno presentato tassi di incremento inferiori (15,1%), seppure di poco. Ciò conferma ancora una volta l’andamento già illustrato: si importano quote crescenti di

prodotti dall’UE e si esportano quote crescenti verso i paesi extra-UE.

Nello stesso periodo si evidenzia una stabilità del saldo normalizza-to regionale verso l’UE in termini correnti, ma una leggera flessione in termini costanti (-3,4 punti percentuali), mentre verso i paesi extra-UE le variazioni sono negative in entrambi i casi (-1,4 e -4,9 rispettiva-mente a prezzi correnti e costanti). Il dato nazionale è invece significa-tivamente più positivo soprattutto per gli scambi verso i partner

Tab. 5.7 - Commercio agroalimentare dell’Emilia-Romagna e dell’Italia con i paesi dell’Unione Europea ed extra-UE: principali indicatori

1994 1995 (a) Var. % 95/94(a)

Emilia R. Italia Emilia R. Italia Emilia R. Italia PAESI DELL’UNIONE EUROPEA Valori correnti (miliardi di lire)

Importazioni 3.220 27.105 2.665 21.358 15,8 11,3 Esportazioni 2.506 13.838 2.179 11.765 15,8 20,2 Saldo -714 -13.267 -486 -9.594 15,8 2,1 Saldo normalizzato (b) -12,5 -32,4 -10,0 -29,0 0,0 3,5 Valori costanti (miliardi di lire 1989-90)

Importazioni 2.822 20.318 2.115 14.530 4,7 -0,1 Esportazioni 2.260 11.663 1.674 8.823 -2,2 6,6 Saldo -561 -8.655 -441 -5.707 43,0 -8,9 Saldo normalizzato (b) -11,0 -27,1 -11,6 -24,4 -3,4 3,0 Grado di copertura (b) 0,801 0,574 0,792 0,607 -0,056 0,038 Ragione di scambio (b) 0,972 0,889 1,033 0,907 0,070 0,012

PAESI EXTRA-UE

Valori correnti (miliardi di lire)

Importazioni 1.890 13.225 1.635 11.925 18,5 26,0 Esportazioni 1.059 7.671 921 6.858 15,1 25,3 Saldo -831 -5.554 -714 -5.067 23,3 27,0 Saldo normalizzato (b) -28,2 -26,6 -27,9 -27,0 -1,4 -0,3 Valori costanti (miliardi di lire 1989-90)

Importazioni 2.341 12.236 1.886 9.189 9,5 2,3 Esportazioni 983 5.989 725 4.215 -2,7 -1,4 Saldo -1.357 -6.247 -1.162 -4.974 18,9 5,7 Saldo normalizzato (b) -40,8 -34,3 -44,5 -37,1 -4,9 -1,6 Grado di copertura (b) 0,420 0,489 0,384 0,459 -0,048 -0,017 Ragione di scambio (b) 1,334 1,185 1,467 1,254 0,094 0,032 (a) Dati riferiti ai primi nove mesi.

(b) La variazione è stata calcolata come differenza semplice.

Fonte: nostre elaborazioni su dati Istat.

europei per i quali il saldo normalizzato migliora (+3,5 e +3 a prezzi correnti e costanti rispettivamente), ma anche per quelli con i paesi e-xtra-UE per i quali peggiora ma in misura più limitata rispetto a quan-to rilevaquan-to per gli scambi regionali. La ragione di scambio del com-mercio agroalimentare migliora, invece, sia verso i paesi UE che verso Tab. 5.8 - Importazioni di prodotti agroalimentari: quote percentuali dei primi paesi o gruppi di paesi di provenienza nel 1993-94

1993 1994 Fonte: nostre elaborazioni su dati Istat.

gli altri, ed in misura maggiore per l’Emilia-Romagna rispetto al totale nazionale.

Altra caratteristica degli scambi agroalimentari è data dall’importanza relativa maggiore dell’UE nel caso delle importazioni Tab. 5.9 - Esportazioni di prodotti agroalimentari: quote percentuali dei primi paesi o gruppi di paesi di destinazione nel 1993-94

1993 1994 Fonte: nostre elaborazioni su dati Istat.

di prodotti dell’industria alimentare (71% nel 1993 e 68% nel 1994) rispetto a quelli del settore primario (56% circa sia nel 1993 che nel 1994), mentre si verifica l’opposto nel caso delle esportazioni: 65-67%

per i prodotti dell’industria alimentare e 76-79% per quelli dell’agricoltura (tabb. 5.8 e 5.9).

A livello maggiore di disaggregazione per paese partner si eviden-ziano, tra i paesi di provenienza, le quote assai maggiori, rispetto alla media nazionale, di Germania, USA-Canada-Messico e Centro-Sud America, per i prodotti agricoli; risulta invece inferiore il peso della Francia. Per i prodotti dell’industria alimentare variano maggiormente le quote di prodotto provenienti dai maggiori fornitori che, nei due an-ni considerati (1993-94), si alternano nelle prime posizioan-ni in termian-ni di quota: dietro i Paesi Bassi che restano il primo fornitore dell’Emilia-Romagna, seguivano nel 1993, Francia, Germania e Cen-tro-Sud America; nel 1994 invece, migliora il contributo del Centro-Sud America che raggiunge la seconda posizione, seguito da Francia e Germania. Di rilievo anche la diversa tendenza in termini di concen-trazione delle importazioni: mentre per i prodotti agricoli la quota di prodotto proveniente dai primi 4 paesi è diminuita dal 65,2% nel 1993 al 55,18% nel 1994, nel caso dei prodotti dell’industria alimentare è aumentata, seppure in misura modesta, passando da 58,8% a 61,57%.

La Germania rimane il principale paese di destinazione delle espor-tazioni di prodotti agroalimentari dell’Emilia-Romagna con quote an-che superiori rispetto a quelle dell’Italia considerata nell’insieme: nel 1994 la quota di esportazioni agroalimentari destinata alla Germania, infatti, ha raggiunto il 31,1% (dal 30,1% del 1993), superando di quasi 4 punti la quota nazionale attestata sul 27,4%. Sono soprattutto i pro-dotti agricoli quelli che trovano in questo mercato uno sbocco di fon-damentale importanza: poco meno del 44% delle esportazioni regiona-li del 1994 sono state vendute in Germania; il secondo paese di desti-nazione delle vendite all’estero della regione di prodotti del settore primario, il Regno Unito, ha una quota che non arriva al 10%.

Diversamente, nel caso dei prodotti dell’industria alimentare, i primi 4 paesi di destinazione detengono quote assai più simili tra loro:

nel 1993 si andava dal 23% della Germania, primo paese, al 9,4%

dell’aggregato dei paesi del Centro-Est Europa, quarta destinazione;

nel 1994 i due estremi sono rappresentati da Germania (24,3%) e dai paesi dell’Africa (7,3%). Seconda e terza destinazione per i prodotti dell’industria alimentare emiliano romagnola sono sempre Francia e Spagna, con quote comprese tra il 17,5% e 18,4% nel primo caso, e tra 11,3% e 10,4% nel secondo. Complessivamente, la concentrazione per paese di destinazione delle esportazioni, misurata con la quota com-plessiva delle prime 4 destinazioni, si attesta su valori di poco superio-ri al 60%, in leggera diminuzione nel 1994 superio-rispetto all’anno preceden-te: nel caso dei prodotti agricoli la quota è stata del 64,4% nel 1994 mentre per quelli dell’industria alimentare si ferma al 60,4%.

Nel documento Volume Rapporto 1995 (.pdf 2.4mb) (pagine 114-119)