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2.4. Antonio da Borgonuovo: dalla confraternita dei Battuti alle cariche nel comune

2.4.1. I primi dati biografici; cenni sulle proprietà immobiliari

Relativamente abbondanti, dato il periodo, sono le informazioni a disposizione per ri- costruire la biografia del notaio Antonio da Borgonuovo. La prima notizia sul professionista trentino corrisponde alla sua sottoscrizione in calce ad un documento redatto il 13 febbraio del 1386283; si tratta, nella fattispecie, di una sentenza arbitrale emessa in episcopali palatio dai notai Vigilio da Seregnano, figlio del fu Guglielmo da Roccabruna, Alberto del fu ser Negratus da Sac- co e Federico figlio di ser Ognibene da Povo, arbitri scelti per dirimere la controversia fra il ca- nonico Morandino e Loysius detto dal Dosso. Nulla è noto prima del febbraio 1386; il suo nome non compare nelle fonti reperite né in qualità di testimone né tantomeno in qualità di notaio rogatario.

A partire dalla metà degli anni Ottanta, dunque, e con frequenza sempre maggiore dagli anni Novanta del Trecento, il nome del professionista si presenta nelle sottoscrizioni di un largo

280 A.BARTOLI LANGELI, Notai, p. 9.

281 Codex Wangianus, a cura di E.CURZEL, G.M.VARANINI; per le biografie dei notai impegnati nella redazione del

Codex si vedano in particolare le pp. 169-194.

282 A.BARTOLI LANGELI, Notai, p. 9.

numero di documenti, prevalentemente rogati per il Capitolo della cattedrale, ma anche per pri- vati, per il vescovo e per il comune di Trento. Mettendo, per il momento, da parte il tema della clientela del notaio trentino, della quale ci occuperemo in un capitolo specifico284, ci concentre- remo ora su alcune fasi nella vita del professionista che possono contribuire a mettere in luce una fitta trama di rapporti politici, economici e sociali fra i membri del ceto dirigente cittadino. Lasciata la casa paterna, Antonio si stabilì a poca distanza dal padre Bartolasio, nel quartiere del Borgonuovo. Un paio di documenti, in particolare, consentono di individuare con una certa precisione la posizione della casa del professionista. Il primo è la riconsegna del do- minio utile di uno stabulum da parte del notaio Antonio in favore di Ognibene del fu Azzio da Calliano. Lo stabulum è posto nella contrada del Borgonuovo «apud heredes condam Bonifacii de Clusolis ab una parte versus sero, apud me Antonium ab alia parte versus mane, apud pa- trem meum ser Bartholasium ab alia parte de retro versus septentrionem et apud viam comunis de ante versus meridiem»285. Un ulteriore documento consente di delimitare con precisione an- cora maggiore la probabile residenza del notaio Antonio da Borgonuovo. Bella, moglie del fu Pietro da Sant’Orsola, vende al magister Giovanni detto Darvino da Como il dominio utile su una casa situata a Trento «in contrata ecclesie kathedralis predicte ex opposito dicte sacrestie medietate via comunis, apud Michaelem Fenutoli de Sporo ab una parte et partim de retro, apud heredes condam Mucii baraterii de Tridento ab alia parte, apud me Antonium notarium infrascriptum partim de retro et apud dictam viam comunis de ante»286. Il massaro del Capitolo Bartolomeo Bonetti (fine XVI secolo) specifica ulteriormente la posizione della casa oggetto di refuta nel breve regesto posto sul verso della pergamena, affermando che essa si trova «ex oppo- sito ecclesie Sancti Iohannis et Blasii». Le confinazioni proposte permettono quindi di indivi- duare nel gruppo di case poste ad oriente della cattedrale, nei pressi del cimitero di San Vigilio, l’abitazione del notaio Antonio. La sacrestia del duomo citata nel documento, oggi non più esi- stente, corrispondeva infatti ad una struttura posta in prossimità dell’abside maggiore della basi- lica wangiana ed accostata alla cappella dei Santi Giovanni e Biagio, la cui parte superiore è oggi nota con il nome di Castelletto287. Immediatamente a ridosso del complesso trovava posto il cimitero di San Vigilio, che si estendeva lungo le mura meridionali ed orientali della cattedra- le288. Si tratta di un gruppo di abitazioni situato nei pressi della Roggia Grande289, le cui eviden- ze documentarie attestano la presenza di numerose proprietà capitolari e vescovili. Non può inoltre passare inosservato il fatto che l’abitazione del notaio si trovasse a brevissima distanza

284 Si veda, infra, capitolo 4.

285 APPENDICE I, n. 4 (ADTn, ACap, Instrumenta capitularia 8, c. 181v, n. 362).

286 ADTn, ACap, Instrumenta capitularia 8bis, c. 184v, n. 369a e in ADTn, ACap, capsa 1, n. 10. 287 Si veda quanto detto in E.CURZEL, I canonici e il Capitolo, p. 312 e, in particolare, la nota n. 238.

288 Per una descrizione più analitica della struttura della cattedrale di San Vigilio si veda W.LANDI, Il palatium epi-

scopatus di Trento fra XI e XIII secolo, pp. 141-203.

da quella della famiglia Calepini e, per la precisione, da quel palazzo in cui, almeno dal 1430290 in poi, trovano stabilmente residenza la figlia Maddalena e Bonaventura Calepini291.

Per quanto concerne la struttura dell’abitazione del professionista trentino, le poche in- formazioni disponibili, ricavabili prevalentemente dalle datazioni topiche dei documenti redatti, attestano la presenza di un broilo, ossia un piccolo giardino probabilmente recintato e situato nei pressi dell’abitazione292, e di una scala in pietra che, presumibilmente, poteva condurre dall’ingresso ai piani superiori293. Molti fra gli atti stesi per i privati risultano inoltre rogati in una stupa parva o vetia294 da contrapporre, con ogni probabilità, ad una stupa nova che fa la sua com- parsa nella documentazione del notaio a partire dal novembre del 1427295.

Fig. 5. Incisione su rame di Franz Hogenberg, Tridentum, Biblioteca comunale di Trento [1581]-1621 (particolare). Nella cornice rossa l’area a sud-est della cattedrale in cui sorge il quartiere di Borgonuovo. Manca nella pianta un in- tero isolato del quartiere. L’area immediatamente ad oriente della cattedrale, a nord della Roggia grande viene talvolta identificata nelle fonti come ‘contrada di San Vigilio’.

290 Anno dal quale è certamente attestato il matrimonio fra la figlia Maddalena ed il genero Bonaventura Calepini.

Crf., APPENDICE I, n. 37.

291 In particolare, si osservi come l’edificio, anche oggi noto come palazzo Calepini, avesse annesso, già in età basso

medievale, un orto (broilo), un pozzo, magazzini per lo stoccaggio dei rifornimenti agricoli e stabula, che si trovano menzionati in molti documenti coevi (si veda, in merito, G.COSTISELLA,N.RASMO, Il palazzo Calepini a Trento, p. 329.

292 ADTn, ACap, Instrumenta capitularia 8bis, n. 166.

293 BCT, BCT3, capsa 4, mazzo 1, p. 2, con data topica «Tridentum, in contrata Sancti Vigilii, super via publica, iuxta

scalas lapideas domus habitationis mei Antonii notarii infrascripti».

294 Si vedano, fra i molti esempi, ADTn, ACap, Instrumenta capitularia 8bis, nn. 71, 102, 241. 295 ADTn, ACap, Instrumenta capitularia 8bis, n. 260.

Abbiamo parlato in precedenza delle figlie di Antonio da Borgonuovo ma nulla, o quasi nulla, è noto della moglie di costui; un unico documento, reperito sul registro Instrumenta capitu-

laria 8, permette comunque di formulare qualche ipotesi al riguardo. L’atto veicola la locazione

di una casa di proprietà del Capitolo al notaio Gioacchino Mezzasoma, che ne aveva ereditato il dominio utile da Francesco di ser Endrico da Albiano296. Nell’usuale rubrica che il notaio Anto- nio appone in margine all’atto egli ricorda che la casa fu condam soceri mei. Non si conosce con certezza chi sia il suocero di Antonio da Borgonuovo, tuttavia il documento informa che sull’abitazione insisteva un affitto di 5 lire di denari trentini da versare annualmente al Capitolo per la celebrazione dell’anniversario della morte di Nicolò Goseto dal Borgonuovo che ne ave- va lasciato il dominio eminente ai canonici. Le possibilità sono dunque due: il notaio potrebbe aver sposato la figlia di Francesco di ser Endrico da Albiano, che deteneva il dominio utile sulla casa in Borgonuovo prima di Gioacchino Mezzasoma, oppure la figlia di Nicolò Goseto da Al- biano. Si tratta senza dubbio di un’ipotesi, ma non ci sembra del tutto casuale il fatto che fra i testimoni al testamento di quest’ultimo personaggio, il 10 agosto del 1399, figuri in prima posi- zione proprio il padre del notaio Antonio, Bartolasio del fu Cristiano da Mori297. Questo secon- do indizio porterebbe, dunque, ad individuare nella figlia di Nicolò Goseto la sposa di Antonio da Borgonuovo.

Un tema altrettanto importante nella ricostruzione della biografia di ser Antonio, è quello relativo alle sue attività economiche, ricostruibili attraverso esili tracce documentarie che attestano le sue scelte in tema di acquisto e locazione di case e terreni. La prima notizia298 di una sua attività in questo senso risale al 18 marzo 1401299, quando acquistò per 50 ducati d’oro da Giovanni detto Zibechino il dominio utile su una casa posta nella contrada di San Marco a Trento, per la quale si pagava al Capitolo della cattedrale un affitto annuo di 40 denari300; non passarono, tuttavia, molti mesi prima che, il 17 febbraio del 1402301, il notaio cedesse, ancora per 50 ducati, a Francesco di Giovanni detto dela Massa il dominio utile sulla casa in San Marco. Pochi mesi più tardi, il 5 maggio 1402302 il notaio riconsegnò al Capitolo il dominio utile su una

296 Si tratta di ADTn, ACap, Instrumenta capitularia 8, n. 403a. 297 ADTn, ACap, capsa testamenti, rotoli lunghi/a, n. 11.

298 Nel 1396 Antonio da Borgonuovo è citato nelle confinazioni di un terreno vignato ed arativo situato a San Barto-

lomeo, ad Planum (il terreno si trova «apud heredes predicti condam Guillielmi Ropreti versus setentrionem, apud Anthonium Bertholasii versus meridiem, apud viam consortallem de subtus, apud Petrum de Burmo habitatorem in Burgonovo et apud ipsa affictalinam») (Codex Wangianus a cura di E.CURZEL,G.M.VARANINI, doc. n. 249).

299 APPENDICE I, n. 2 (BCT, BCT1, n. 1868, cc. 119-120).

300 Si tratta probabilmente di una cifra puramente simbolica, visto il valore reale del bene.

301 BCT, BCT1, n. 1868, cc. 173-175; regesto in L.ZAMBONI, Economia e società in una piccola città alpina, n. 96.

302 ADTn, ACap, capsa 23, n. 117; il documento è rogato dal notaio Melchiorre figlio del magister Leonardo sarto da

Trento. Nel verso della pergamena si legge: «Nunc magister Iohannes barberius de Arimino habitator Tridenti tenet dictam clausuram | et bene solvit monete Tridentine libras IX, vide in Bertolasio folio CCLXXXXIX° et alibi est in libro dicto Bertholasio folio XXVI°. In carnerio non inveni instrumentum nove locationis facte dicto magistro Io- hanni manu ser Antonii Bertholasii de anno Domini M°CCCC°XXXII° quia hec instrumenta insimul colligata diver- sis temporibus et per diversos notarios scripta idem significant».

clausura vignata situata in località a Brusa Laste, per 60 ducati d’oro in favore di Giovanni detto Feragu, figlio del professor gramatice Stefano da Cles303.

Nessun altro documento reperito consente di seguire le attività economiche di ser An- tonio fino al 1420304, quando egli stesso registra sul volume Instrumenta capitularia 8 la già citata refuta, per 18 ducati e mezzo, dello stabulum situato in Borgonuovo in favore di Ognibene del fu Azzio da Calliano305.

Il notaio doveva intrattenere dei rapporti economici anche con i membri della famiglia Calepini, come si deduce dal documento che attesta la dote versata per la figlia Maddalena306. Oltre a ricordare i 400 ducati d’oro consegnati ad Adelperio e Bonaventura Calepini a titolo di dote per la figlia, egli annota l’acquisto dal genero Adelperio della metà pro indiviso di un affitto perpetuo di 24 staia di cereali che venivano pagate annualmente dai fratelli Antonio Sumptag e Federico per un manso di 20 piovi.

Nel 1425 ser Antonio aveva inoltre acquistato per 16 ducati d’oro da Nicolò de Capris il dominio utile su un appezzamento di terra coltivata ad orto posta nella contrada del ponte dell’Adige, il cui dominio eminente apparteneva al monastero di San Lorenzo307.

Ciò che si conosce dell’attività economica di Antonio da Borgonuovo è quindi solo un esiguo frammento di un possibile più vasto insieme di proprietà e affitti che il professionista trentino dovette accumulare nell’arco dei circa cinquant’anni di attività. È noto, infatti, che l’acquisto di rendite immobiliari era un mezzo consueto di investimento; le poche tracce dell’attività economica di ser Antonio sembrano confermare questo modus operandi308. Le posi- zioni di prim’ordine che, come vedremo, egli poté ricoprire in città nei primi decenni del Quat- trocento, i matrimoni delle figlie con due membri della famiglia Calepini, nonché l’esercizio ininterrotto della professione notarile per privati e per i più importanti enti dell’episcopato, gli consentirono senza dubbio di consolidare nel corso degli anni la propria condizione economi- ca309.

303 La cifra di 60 ducati d’oro non è irrilevante, soprattutto se teniamo conto che, soltanto cinque anni più tardi, nel

1406, lo stesso Giovanni Feragu rivendette al padre Stefano il dominio utile su quel terreno per ‘soli’ 10 ducati

304 APPENDICE I, n. 3 (ADTn, ACap, Instrumenta capitularia 8, cc. 47r-v, n. 95) (1418 dicembre 7); fra le confinazioni di

una proprietà a San Bartolamé che il padre Bartolasio dona alla figlia Domenica e al genero Desiderato, si annovera anche un bosco (nemus) di proprietà del notaio Antonio.

305 Il documento, datato 15 luglio 1420, si trova in APPENDICE I, n. 4 (ADTn, ACap, Instrumenta capitularia 8, c. 181v,

n. 362).

306 APPENDICE I, n. 37 (ADTn, ACap, Instrumenta capitularia 8bis, c. 145v, n. 380). 307 ADTn, AP, Tomo II, n. 68.2.

308 In riferimento ad un personaggio attivo circa un secolo prima, si veda quanto detto, su questo tema, in E.CUR-

ZEL, Delaìto da Noarna, notaio e “civis Tridentinus”.

309 Il probabile affidamento della registrazione di molti di questi contratti ad altri notai di cui ogginon si conservano